Contribuisco:
"Gli omocidi, cioè gli assassinii anti-gay, sono la punta dell'iceberg dell'omofobia diffusa. A dimostrarlo, la lunga scia dei delitti in cui le vittime sono omosessuali. L'ultimo è di giugno. Non è stato risolto. Sergio Aru Tosio, 39 anni, (nella foto) è stato ucciso nel suo appartamento di Viale Vaticano, a Roma, città dove si concentra la maggior parte dei reati. Negli anni mutano gli scenari e le mani degli assassini. Ma il movente è sempre lo stesso. A ricostruire la scena dei delitti dal 1990 a oggi è Andrea Pini, autore del libro "Omocidi" (Stampalternativa). Pini continua con "Liberi tutti" l'analisi condotta sul suo testo fino al 2002, anno di pubblicazione. "Sono partito da questi delitti non per condurre un'indagine di cronaca nera, ma per una ragione sola: finché ci saranno delitti di omosessuali ci sarà nella nostra società un enorme continente sommerso di omofobia". Capirlo è facile, come aprire gli occhi. I dati. L'evidenza: negli ultimi cinque anni ad uccidere sono soprattutto stranieri. Dal 1990 al 2001 in Italia sono stati ammazzati 112 omosessuali. Soltanto di 64 omicidi sono stati trovati i colpevoli. Di questi, 20 delitti sono stati commessi da stranieri, e 44 da italiani. La proporzione è la seguente: 30 per cento di stranieri assassini, contro settanta per cento circa di italiani. Nel quinquennio successivo la situazione si capovolge. Dal 2002 al 2006 vengono commessi in Italia 34 delitti di gay. In 23 casi i colpevoli vengono individuati e processati. A uccidere 17 volte su 23 sono stranieri e non italiani. È il 74 per cento. Ecco i dati anno per anno.
Nel 2002 vengono risolti 7 omocidi (su 10 commessi), di questi cinque sono compiuti da stranieri: in un caso uccidono un italiano e un marocchino insieme, in un altro due rumeni, negli altri 3 un ucraino, un marocchino e un maghrebino. Nel 2003 vengono risolti 5 omocidi (su 7 commessi), di cui 4 sono compiuti da stranieri. Ad uccidere sono due rumeni in coppia, e poi negli altri tre casi un americano, un tunisino, un rumeno. In tutti e 4 gli omocidi risolti del 2004 (su 5 commessi) la mano è straniera e il reato viene commesso in gruppo: uccidono in coppia due maghrebini, in due casi ad ammazzare sono due rumeni, e in un altro tre albanesi. Nel 2005 i 5 omocidi risolti (su 8 commessi) vedono in due casi assassini stranieri. In entrambi i reati a uccidere sono due rumeni in coppia. Roma. Su 146 omocidi avvenuti dal 1990 al 2006, 37 sono stati commessi a Roma. Perché? "I delitti di Roma saltano all'occhio per il numero assoluto, ma sono proporzionati alla popolazione. All'inizio degli anni '90 la concentrazione era più evidente - Osserva Andrea Pini - . Roma essendo una metropoli catalizza più prostituzione ed emarginazione. In questi ambienti maturano di frequente i delitti anti-gay". Il 2006. Su quattro casi ne vengono risolti due. Ad uccidere sono sempre cittadini rumeni. A Torino muore Calogero La Delfa, un uomo di 61 anni a detta di tutti gentilissimo, stroncato da un giovane rumeno di 20 anni che aggredisce dopo due litri di vino rosso, e lascia nell'appartamento della vittima tantissime tracce, persino le sue fotografie. Nel secondo caso ad agire è una coppia. I due rumeni uccidono Mario Carpineti, di 72 anni, in una camera di un albergo di Ostia. Uno dei due lascia alla reception il passaporto, rivelatosi autentico. Si tratta di un segnale chiave: "Gli assassini non vanno intenzionati ad uccidere. Nel corso del rapporto sessuale, o subito dopo, si scatena il feroce meccanismo omofobico responsabile della morte", dichiara Pini. Gli aggressori. Fino al 2002, ad uccidere erano soprattutto prostituti italiani. Ragazzi sbandati, che ritenevano di andare con i gay per soldi. Poi, ignari di se stessi, nel corso di una lite perdevano il controllo e uccidevano. Spesso, consumato il rapporto, vedevano nell'altro l'omosessuale che in loro stessi disprezzavano, e uccidevano il testimone per eliminare l'immagine di sé aborrita. "Dal 2002 in poi la percentuale dei prostituti stranieri si è alzata di molto, è difficile fotografare questo mondo. Si tratta di un fenomeno selvaggio, autogestito. Ben diverso dalla realtà della prostituzione d'alto bordo, dei cosiddetti "Rent boy", quasi tutti italiani - aggiunge Andrea Pini - che si possono incontrare nelle chat, che hanno in alcuni casi un sito personale, o che in Internet si mimetizzano dietro le categorie dei massaggiatori, dei modelli, dei personal trainer. In ogni caso, si tratta di individui che sanno di essere gay, che non si disprezzano e che considerano il loro un lavoro. Sono più ricchi e sanno tutelarsi". Gli stranieri di oggi che uccidono, invece, sono simili ai ragazzi italiani sbandati che si potevano trovare per strada fino agli anni '90. "I giovani immigrati di oggi sono poveri, spesso ignoranti, provengono da culture fortemente omofobiche (Croazia, Ucraina, Romania, Bulgaria, Polonia), basti pensare alle reazioni che ci sono state di recente in Russia e in Polonia ai Pride. Ci sono anche i nordafricani di religione musulmana, ma ad ammazzare sono in maggior parte gli immigrati dell'Est". Le vittime. Ad essere uccisi, nella grande maggioranza, sono gay che non vivono alla luce del sole il proprio orientamento sessuale oppure che nascondono agli amici la pratica consueta di consumare rapporti sessuali con prostituti. Una vita notturna nascosta persino ai confidenti più stretti. "Ricordo il caso di Dante Cappelletti, critico d'arte docente, saggista. Il suo ex compagno mi rivelò di essere davvero stupito della vita sessuale a pagamento e nascosta dell'amico", aggiunge Pini. L'arma e il luogo. L'aggressore non porta armi con sé. Uccide con un cavo elettrico, una cravatta, una pietra che si trova nell'appartamento utilizzata come soprammobile, l'asta di una piantana, un coltello da cucina. Non c'è premeditazione. Il luogo nella grandissima parte dei casi e l'appartamento di proprietà della vittima, dove si crea subito una situazione dispari tutta a vantaggio dell'assassino. "In casa propria, la vittima abbassa le difese, si rilassa. Lo sconosciuto apprende subito che sta entrando di nascosto. Magari gli si dice di fare piano, di salire dopo, di non accendere la luce. Capisce che la sua visita deve apparire per il vicinato come quella di un fantasma. Non visto da altri, e percependo la necessità della vittima che ogni cosa resti sotto silenzio, si sente alleggerito dalle responsabilità e poco controllabile", afferma Andrea Pini. Il movente. La motivazione a uccidere esplode dopo il rapporto sessuale o nel corso di una lite. Il prostituto che uccide disprezza sé e disprezza l'altro, ma uccide l'altro. "Si tratta di un feroce meccanismo di odio. La vittima viene uccisa perché omosessuale, perché il suo orientamento sessuale svela un modo d'essere che l'aggressore non tollera per sé e aborrisce. L'omosessuale viene visto come possibile vittima, comunque. A volte si dice che la vittima aveva chiesto prestazioni non previste, ma il prostituto potrebbe rifiutarsi, e non ammazzare. Si dice anche che la motivazione può essere il furto, ma la logica dell'aggressore è costruita su un giudizio banale: sei ****** e pure ricco? Ora ti sistemo io - osserva Pini. -. In questi casi la non ribellione al furto potrebbe smorzare l'evoluzione della violenza. Spesso molti gay che non fanno resistenza al furto vengono derubati, ma non uccisi". Le forze dell'ordine. Il territorio fa la differenza. "Nelle province e nei piccoli centri ci sono omofobia, paura di scoprirsi conservatorismo da parte della popolazione e delle forze dell'ordine. Nei grandi centri ci sono questure molto attente. A Roma e a Milano sono stati risolti molti casi, e il contatto con le associazioni gay è assiduo. Ci sono disponibilità, rispetto democratico ed efficienza nelle indagini. Nella capitale Alberto Intini, funzionario che lavora da anni sugli omocidi, è una figura di riferimento". I consigli. Anni fa l'Arcigay ha redatto un decalogo di consigli per tenere alta l'attenzione. Lo pubblichiamo parzialmente (in alto). Ma insieme ad Andrea Pini abbiamo aggiunto una sollecitazione che salta agli occhi analizzando le morti: "Se vuoi consumare sesso con prostituti, fallo altrove. Non illuderti: casa tua non è un posto sicuro". "
martedì 04 luglio 2006 , Delia Vaccarello
Sull'omicidio di Pier Paolo Pasolini, Alberto Moravia disse: "Pino Pelosi era la mano, la società era il mandante", questa frase vale ancora, purtroppo.
2007-03-16 03:31:19
·
answer #1
·
answered by Pimpi 6
·
7⤊
2⤋
ci sono tanti fatti disumani che succedono,oggi più di prima,i gay si devono capire non giudicare o picchiare,purtroppo tutto ciò che non si conosce fa paura,rabbia,o rifiuto,anche i barboni,i dawn,i disabili danno fastidio,vengono derisi anche loro o maltrattati,ognuno dentro ha qualche disagio e reagisce con rabbia invece di capire avvicinare le persone,tutti hanno dei valori dentro,anzi magari anche di più dei cosiddetti"normali"con affetto.
2007-03-16 03:11:04
·
answer #4
·
answered by Sil.Rho. Dio è immensamente ok! 7
·
3⤊
0⤋