La prima sensazione che si riceve viaggiando per il mondo è che il pianeta è diviso in due. Da una parte si incontrano paesi con una potente struttura industriale, grande capacità tecnologica, molti servizi e un benessere diffuso. Dall'altra paesi con un apparato industriale debole o nullo, servizi pubblici scadenti, larghe fasce della popolazione che vivono in condizioni disumane.
Al primo gruppo appartengono gli Stati Uniti, il Canada, l'Europa, il Giappone, l'Australia, la Nuova Zelanda e poiché sono collocati quasi tutti nell'estrema parte settentrionale del globo, sono stati genericamente definiti «Nord». Per contrapposizione, il secondo gruppo, formato da tutti gli altri paesi, è stato definito «Sud».
Per capire quanto è squilibrato il mondo, basta dare un'occhiata alla produzione e ai consumi. Attraverso due secoli di sfruttamento del lavoro e di accaparramento di risorse a livello planetario, il Nord ha concentrato quasi tutta la struttura produttiva del pianeta nella sua parte di mondo e la fa funzionare con materie prime a basso costo provenienti da tutta la terra. Così, pur ospitando solo un miliardo e 200 milioni di persone, pari al 23% della popolazione planetaria, si garantisce l'84% del prodotto lordo mondiale. Viceversa il Sud, che accoglie gli altri 4 miliardi e 100 milioni di persone, partecipa al prodotto lordo mondiale per una quota pari al 16%. Il risultato è che ogni abitante del Nord dispone di una ricchezza che è quasi 19 volte più alta di quella di ogni abitante del Sud '.
Naturalmente, la contrapposizione Nord/Sud è solo una rappresentazione schematica delle grandi differenze e delle grandi linee di tendenza a livello planetario. Non vuole assolutamente dire che all'interno dei due blocchi tutti i paesi sono nella stessa, identica, condizione economica.
La divisione Nord/Sud: economica più che geografica
L'espressione «Nord/Sud» è stata introdotta dal Rapporto Brandt nel 1980. Ma prima di Willy Brandt già altri avevano descritto la realtà economica planetaria con altre definizioni. Ad esempio ancora oggi c'è chi si riferisce all'Africa, all'Asia e all'America Latina col termine «Terzo Mondo».
Questa definizione è stata usata per la prima volta dall'economista francese A. Sauvy in un articolo comparso sul giornale «L'observateur» del 14 agosto 1952. Sauvy, prendendo come riferimento la situazione sociale esistente in Francia prima della rivoluzione del 1789, divise i paesi del mondo in tre categorie: il primo mondo comprendente i paesi industrializzati di tipo capitalistico; il secondo mondo i paesi socialisti, e il terzo mondo comprendente tutti gli altri. Ma oggi questa rappresentazione è superata perché il secondo pezzo di quel mosaico è scomparso.
Un'altra abitudine è di chiamare i paesi africani, asiatici e dell'America Latina «paesi in via di sviluppo» o «sottosviluppati».
Questa definizione saltò fuori per la prima volta il 20 gennaio 1949 nel discorso che il Presidente statunitense Harry Truman tenne davanti al Congresso. Dividendo i paesi del mondo in sviluppati e sottosviluppati, Truman annunciò che il modello economico e produttivo che i popoli dovevano prendere come riferimento era quello industriale di tipo capitalista. Da allora i paesi del Sud del mondo sono in una gara con se stessi per adeguarsi ad un modello economico che bada solo ad aumentare la produzione, le esportazioni e l'apparato industriale.
Più avanti vedremo quanti danni sta provocando questo modello. Ma pur accettandolo, dobbiamo renderci conto che anche questo modo di classificare i paesi del Sud è superato, perché essi hanno situazioni produttive ed industriali molto diverse fra loro.
2007-03-13 20:05:18
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answer #1
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