Il suo vero nome è "Campo Torino", ma per tutti è Stadio Filadelfia, dal nome della via sul quale è stato edificato. Per oltre trenta anni è stato lo stadio del Toro, e per i tifosi granata il suo nome è ancor più semplicemente "il Fila"; su questo glorioso campo calcarono i giocatori del "Grande Torino".
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1 Cenni storici
2 L'abbandono
3 Gli Angeli del Filadelfia
4 Progetti di ricostruzione
5 Cronologia di un disastro
6 Il Filadelfia nel cinema
7 Collegamenti esterni
[modifica] Cenni storici
Stadio FiladelfiaVenne edificato per volere del Conte Enrico Marone di Cinzano, allora presidente del sodalizio granata, su progetto dell'ingegnere Gamba, insegnante al Politecnico torinese; i lavori di costruzione vennero seguiti dal commendator Filippa.
L'inaugurazione avvenne il 17 ottobre 1926, in occasione della partita Torino FC-Fortitudo Roma, alla presenza del principe ereditario Umberto, della principessa Maria Adelaide e di un pubblico di 15.000 spettatori; la rituale benedizione dell'arcivescovo di Torino Monsignore Gamba, poco prima della partita, sembrò portare subito bene ai granata, che si imposero sui romani con il punteggio di 4-0.
Questo stadio vide le partite interne del Torino fino sul finire degli anni '50: qui i granata vinsero sei dei loro sette scudetti, a cui andrebbe aggiunto anche quello revocato nel 1927.
Divenne inviolabile negli anni '40, ai tempi del Grande Torino: furono un centinaio le partite consecutive senza sconfitte messe in fila dai granata, in maggior parte vittorie (anche con punteggi roboanti, come un 10-0 rifilato all'Alessandria), e tale serie positiva continuò per qualche tempo anche dopo la Tragedia di Superga.
[modifica] L'abbandono
L'ultima partita ufficiale venne disputata l' 11 maggio 1958: Torino-Genoa 4-2, con i granata in rimonta dopo esser stati in svantaggio di 2 reti al termine del primo tempo; dalla stagione seguente i granata si trasferiscono allo Stadio Comunale.
Diventato campo di allenamento della prima squadra e della "Primavera", diventa una sorta di "marchio" di garanzia: per i giovani che arrivano alla prima squadra, essere uno "ragazzo del Filadelfia" è segno di compravata granatitudine. Il Toro vi seguita ad allenarsi sino al 1997, quando ormai decadente viene parzialmente abbattuto, sotto la spinta di Diego Novelli, in passato già sindaco della città, che si fa promotore di una Fondazione (a cui l'allora presidente del Torino Sergio Calleri aveva ceduto la proprietà) che attraverso l'abbattimento voleva proporre un progetto di ricostruzione, poi naufragato tra mille difficoltà burocratiche.
Successivamente si susseguono i passaggi di proprietà: Fondazione Filadelfia (Novelli) -> S.i.s. (Ergom).
Dalla S.i.s. -> A.C. Torino Calcio (di Cimminelli)
Dal A.C. Torino Calcio -> Città di Torino.
Di passaggio in passaggio sono state eliminati vincoli precedentemente imposti. Inoltre, contestualmente, veniva cambiato il piano regolatore introducendo alcune "varianti" e modifiche che hanno completato la trasformazione dell'area, svilendola (da un punto di vista storico-affettivo) ed elevandola (dal punto di vista commerciale). Quel che è certo è che si tratta di una gigantesca speculazione. Lo stadio si trova in una zona molto centrale e appetibile sul piano commerciale. Ovvio che più di una persona abbia posato gli occhi sull'area per poter edificare palazzi al posto del campo Torino. A parere comune non sembra dunque certo un caso se ogni volta che si propone di ricostruire lo stadio, arriva qualche consigliere comunale che trova qualcosa da ridire e fa naufragare il progetto.
NB: l'oggetto del passaggio originarimente non era il terreno in se', ma le quote della società proprietaria dello stesso, cioè la prima Soc. Civile Campo Torino, quella originale.
[modifica] Gli Angeli del Filadelfia
Dalla distruzione si salvarono parte delle tribune, l'atrio di ingresso e la vecchia biglietteria, salvaguardate dai Beni Architettonici.
E pazienza per la vecchia tribuna in legno, unico esempio di stile Liberty applicato ad uno Stadio di Calcio
Lo Stadio Filadelfia oggi, in occasione del 56.mo anniversario della Tragedia di Superga vista da dietro la reteAbbandonato, divenuto dimora delle erbacce, è finito sotto l'ala protettrice di alcuni tifosi volontari (chiamati "gli Angeli del Filadelfia"), che hanno iniziato a prendersene cura - quasi fosse un Tempio pagano - e oggi viene mantenuto in discrete condizioni, tanto che il campo, ancora virtualmente lo stesso calcato dai Campioni, è ora nuovamente tornato in condizioni praticabili.
Il 4 maggio 2005 infatti, in occasione del cinquantaseiesimo anniversario della Tragedia di Superga, vi si è disputato un incontro di calcio tra vecchie glorie granata (comprendente i giocatori del Torino Campione d'Italia 1976) e una selezione di tifosi.
[modifica] Progetti di ricostruzione
Periodicamente i Presidenti che si sono susseguiti alla guida del Torino si sono proposti di recuperare, restaurare o ricostruire lo stadio, trasferendovi nei locali così ricavati anche la sede societaria.
La situazione attuale si è tuttavia molto ingarbugliata: quando il Torino era di proprietà di Cimminelli, la società era anche tornata proprietaria dell'intero isolato su cui insisteva il vecchio impianto; una variante al piano regolatore consentiva però la costruzione di due condomini, sul lato prima occupato dal campo di allenamento della squadra "ragazzi", e di un supermercato sul lato prima occupato dalle gradinate opposte alla tribuna, rendendo così assai limitati gli spazi da dedicare alle esigenze di una squadra professionistica (palestra, spogliatoi, infermeria).
Le continue proteste della tifoseria, con petizioni e movimenti di opinione, portarono con il tempo a rivedere i piani: spostato prima le concessioni di edificabilità del supermercato in un'area adiacente, il 24 luglio 2006, il sindaco di Torino Sergio Chiamparino annunciava che i gruppi edili proprietari delle concessioni per i palazzi accettavano la proposta di trasferimento delle stesse in un'altra area: il sogno di poter ricostruire lo stadio dotandolo di tutte le infrastrutture necessarie ad ospitare gli allenamenti di una squadra professionistica diviene realizzabile: sorgeranno due campi da allenamento (uno da destinare alla squadra "Primavera"), palestra, museo, biglietteria e negozi per il merchandising.
Sulla base di studi preliminari, il progetto potrebbe costare 10 milioni di euro: la Città potrebbe intervenire investendo metà della somma, il resto sarebbe a carico del Torino FC di Cairo e di sponsor e fondazioni.
[modifica] Cronologia di un disastro
1994 - Gian Marco Calleri decide di abbandonare il Filadelfia come sede degli allenamenti della prima squadra e lo cede gratuitamente alla Fondazione Filadelfia, presieduta da Diego Novelli, che nel frattempo si è costituita. Dalla prima squadra fino ai pulcini, il Toro inizia il pellegrinaggio in cerca di ospitalità: il vivaio viene smenbrato.
1997 - La Fondazione, forte di un documento dal quale il Filadelfia risulterebbe inagibile, fa radere al suolo quasi interamente lo stadio e lancia una sottoscrizione con la vendita dei "mattoni". Viene presentato un progetto e prevista la data dell'inaugurazione del nuovo impianto: 4 maggio 1999.
Durante lo smantellamento si approfitterà dell’occasione per fare pulizia completa: saranno bruciati o gettati nei cassonetti documenti, lettere, gagliardetti, cartoline, palloni, scarpette, panche e armadi. Tabula rasa, alla faccia della storia del Toro. Resta la speranza che il Fila venga davvero ricostruito come promesso.
22 giugno 1998 - Il Consiglio Comunale approva una mozione che prende atto delle proposte di juve e Torino per realizzare stadi di proprietà e impegna sindaco e giunta a vincolare la Fondazione Filadelfia al ridimensionamento significativo del progetto presentato l'anno precedente, pur salvaguardando le esigenze della società.
A cavallo di questo periodo era stato prospettato di abbattere il Comunale. La Sovrintendenza in questa circostanza interviene e, ricordandosi che tra i suoi compiti c'è anche il proteggere edifici di valore storico evitandone la distruzione, stavolta si attiva impedendo questa possibilità. Solo pochi mesi prima le medesime attenzioni non erano state riservate al Filadelfia, che pure le avrebbe meritate in misura ancora maggiore. Volendo credere alla buona fede della Fondazione, resta come minimo la sensazione di fretta e superficialità nel voler abbattere il Filadelfia senza averne prima tentato un recupero attraverso lavori di conservazione almeno della storica tribuna e degli spogliatoi. Se tale azione fosse risultata davvero impraticabile, si sarebbero dovute almeno pretendere reali garanzie sulla possibilità di una sua effettiva ricostruzione nei termini presentati con tanta enfasi. Non era impossibile prevedere che questa potesse essere ostacolata dalla contemporanea presenza di altri due stadi di grandi dimensioni. Ma tant’è. E così il cuore pulsante del Toro, la fucina dei suoi campioni o aspiranti tali, il luogo storico di ritrovo dei tifosi granata, piomba nel dimenticatoio. Quella piccola ma efficientissima struttura che aveva consentito per decenni la sopravvivenza del club senza potentati economici alle spalle, con ottimi risultati, invidiata e studiata da tutti anche all’estero, viene smantellata e al suo posto rimane una discarica, nella quale periodicamente i tifosi organizzano presidi e raccolte di firme.
Il Delle Alpi, costruito da otto anni e quindi senza necessità di pesanti interventi che non siano voluti, diventa l’oggetto del desiderio. Al contrario del Comunale, che senza lavori di ammodernamento risulterebbe inutilizzabile. A rigor di logica, essendoci due squadre di calcio cittadine teoricamente entrambe con pari diritti, l’assegnazione degli stadi dovrebbe essere concordata o eseguita attraverso un’asta pubblica. Ma una delle due minaccia sul principale giornale cittadino, il suo, di spostarsi altrove se non viene accontentata subito e su tutto, come d’abitudine. Questa squadra non è il Torino. Meglio quindi procedere in fretta e rispondere positivamente a lettere come quella scritta da Giraudo a Castellani il 9 settembre, 1999, che se fossero su pergamena parrebbero editti imperiali piuttosto che richieste all’amministrazione cittadina. Ma il risultato è analogo. Restava la remota possibilità che, a fronte del business stadi anche in prospettiva olimpica, il Toro dei Genovesi diventasse improvvisamente appetibile per qualche imprenditore “forestiero’’, poco incline a farsi da parte in silenzio come da copione. Siamo arrivati all’anno 2000. A Torino il bug del millennio è scongiurato con l’osannato arrivo di Francesco Cimminelli alla guida della societá granata. L’uomo giusto al posto giusto nel momento giusto.
2000 - La Fondazione cede il terreno alla SIS di Franco Cimminelli, neoproprietario del Torino Calcio, per l'importo di 140 milioni di lire. Il 18 dicembre Cimminelli e Romero illustrano in sede il progetto del nuovo Filadelfia. Vengono esposti plastico e planimetrie, e sono presenti diverse autorità (assessori, direttori del Demanio e della Dogana). Il progetto sembra molto oneroso (Cimminelli: «Uno stadio come non se ne sono mai visti, con la copertura e tre terreni mobili per ospitare il calcio, ma anche il pattinaggio su ghiaccio e non soltanto quello delle Olimpiadi del 2006, per tenere concerti e congressi. Ci saranno 25mila posti a sedere, 1900 posti auto, il Parco Filadelfia, il museo del Toro, negozi ed esercizi commerciali, un albergo a cinque stelle»), ma Cimminelli non pare preoccuparsene: «Cento miliardi? Se alla fine dovessi spendere il triplo sarei soddisfatto di me stesso». 28 marzo 2001 - Il Consiglio Comunale di Torino non approva la variante al piano regolatore relativa all'area Filadelfia, decisiva è la presentazione da parte del consigliere radicale Silvio Viale di 537 emendamenti, da sempre avversario di un'operazione che considera una speculazione, che ha buon gioco anche perché l'argomento viene messo all'ultimo punto dell'ordine del giorno dell'ultima seduta del Consiglio prima stesso prima delle elezioni che porteranno Chiamparino sulla poltrona di sindaco. Nel programma di Chiamparino figurava anche questo punto: "….è nostra intenzione portare all'immediata approvazione del Consiglio Comunale la variante urbanistica necessaria per la costruzione dello Stadio Filadelfia…". Il 18 giugno il Torino Calcio firma con il Comune l'accordo per lo Stadio Comunale.
18 novembre 2002 - Il Consiglio Comunale delibera la variante parziale al PRG concernente l'area dello stadio Filadelfia tra le vie Spano, Tunisi, Filadelfia, Giordano Bruno. Ora la zona è considerata a tutti gli effetti come oggetto di trasformazione urbana. L’area del Fila è ora terreno edificabile. Con l’occasione della variante vengono anche chiariti meglio alcuni aspetti relativi alla questione Delle Alpi, tra cui: “In particolare con la mozione n. 33 approvata dal Consiglio Comunale il 22 giugno 1998, si auspicava una soluzione che vedesse la cessione alla juve dello Stadio delle Alpi e la ricerca per la Società Torino Calcio di alternative possibili al Filadelfia”. Come? Era stabilito già nel 98? E perché “auspica” una cessione alla gi*ve e una “ricerca di alternative” al Toro? Il contrario sarebbe stato inconcepibile?
19 dicembre 2002 - La Sis di Francesco Cimminelli cede il Fila al Torino Calcio di Francesco Cimminelli. Perché? Non è che per caso in questo passaggio ci si sia dimenticati di riportare qualche clausola restrittiva originaria, relativa all’uso che si sarebbe dovuto fare dell’area? 17 febbraio 2003 - Viene sollevata qualche perplessità anche per la questione stadio Delle Alpi. Come trovare una copertura efficace a ciò che non appare molto diverso da una vera e propria prevaricazione nei confronti del soggetto sì meno forte economicamente, ma soprattutto tradizionalmente meno incline a minacciare ritorsioni? Così: “La suddetta costituzione del diritto di superficie sull’area dello "Stadio delle Alpi" alla juve, risulta inoltre in linea con la pronuncia resa dal Consiglio di Stato Sez. V. n. 1257 in data 4 novembre 1994, con la quale il supremo organo di giustizia amministrativa ha ritenuto legittima (pur trattandosi, nel caso di specie, di rapporto concessorio) l’individuazione della società la cui squadra locale di calcio militi nella massima divisione professionistica (1), quale soggetto cui direttamente affidare lo stadio della Città, poiché l’Amministrazione può ritenere ragionevolmente che l’interesse pubblico sia maggiormente soddisfatto se lo stadio venga utilizzato dalla squadra che maggiormente comporti utilità per la popolazione locale (2)”.
Punto 1. Dedicato a chi ha sempre ritenuto che la juve non abbia mai avuto nessun interesse nel fatto che il Toro giocasse in A oppure in B o che sparisse del tutto.
Punto 2. Traduzione dal politichese: granata, non contate niente anche se in città siete più dei gobbi. Adesso ve l’abbiamo detto papale papale, con tanto di timbro. Tutte le varie decisioni prese sulla vicenda stadi derivano da questa concezione assolutamente arbitraria e antistorica, per non dire offensiva nei confronti del Torino, la cui utilità sociale è considerata inferiore a quella della juve e la cui categoria di appartenza in quel momento era la stessa. Sarebbe bello sapere quali siano le motivazioni concrete portate a supporto di tale ipotesi, come i numeri della partecipazione dei rispettivi tifosi alle manifestazioni sportive, alle vicende o alle ricorrenze delle due società. Una degna smentita a tale visione della realtà cittadina arriverà quattro mesi dopo, con la marcia dei 50.000 tifosi del Toro.
Questo passaggio rimane la vera chiave di lettura dell'intera questione stadi a Torino, dalla quale la situazione del Filadelfia è indissolubile. Una volta stabilito che il Delle Alpi dovesse essere dato alla juve perché da lei richiesto espressamente per le immotivate conclusioni sulla maggiore utilità sociale della società bianconera e con la protezione del Comunale da parte della Sovrintendenza (su cui avranno comunque la meglio le esigenze "olimpiche"), ecco che il Fila diventava il terzo incomodo. Nessuna delle garanzie vere o presunte presentate da Novelli nel 1997 furono quindi applicate. Il Toro doveva per forza andare al Comunale e per l'area del Fila si sarebbe provveduto al riciclaggio.
28 febbraio 2003 - Viene siglato un protocollo d'intesa tra la Città di Torino e il Torino Calcio per disciplinare il recupero delle aree Comunale e Filadelfia. 25 giugno 2003 - Il Consiglio Comunale trasferisce al Torino Calcio il diritto di superficie dell'area Stadio Comunale. Il Torino Calcio si impegna a realizzare nell'area Filadelfia un impianto sportivo regolamentare con servizi, tribuna e museo della memoria granata.
17 maggio 2004 - Il Consiglio Comunale, a fronte delle proteste relative all'insediamento del supermercato Bennet sull'area del Filadelfia, approva il trasferimento dalla suddetta all'area ex-Chinino. Cimminelli fa predisporre un nuovo progetto minimale sul Fila che gli permetta di rispettare gli impegni presi con il minimo onere. Una prima, ridicola versione viene sommersa di critiche persino al momento della presentazione in Comune da parte di due architetti del tutto impreparati (13 luglio: “Tanto lo si sapeva che quello mica era uno stadio per giocarci davvero"), ma per fine anno tutto sembra andare a posto: il 17 dicembre davanti al notaio vengono sottoscritti gli atti che decretano lo scambio di aree tra Comune e Torino Calcio, il 20 dicembre il Consiglio Comunale approva la variante sull'area delimitata dalle vie Taggia, Montevideo, Giordano Bruno, Madonna delle Rose.
24 febbraio 2005 - Via libera in commissione al piano per l'area Filadelfia. Quattro lotti: area ex-Chinino (centro commerciale), due lotti per edifici residenziali, stadio Filadelfia. Il resto è storia recente. Il Torino Calcio viene dichiarato fallito e, nonostante nelle delibere di assegnazione fossero stati precisati termini e condizioni tutti disattesi da Francesco Cimminelli, l'area del Fila è sotto tutela del curatore fallimentare, anziché rientrare a pieno titolo sotto quella dell'amministrazione cittadina.
[modifica] Il Filadelfia nel cinema
Lo Stadio Filadelfia così com'è oggi è divenuto location per due film dedicati al Grande Torino.
Ora e per sempre (2004), regia di Vincenzo Verdecchi. Con Kasia Smutniak, Giorgio Albertazzi e Gioele Dix.
Il Grande Torino, fiction RAI con Michele Placido e Beppe Fiorello; trasmesso nel settembre (2005).
2007-03-13 06:35:40
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answer #1
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answered by alex 5
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