La rivoluzione del 1848 travolge nel suo fallimento sia i partiti di sinistra sia i governi liberali che si erano fatti portatori di riforme, riportando il potere nelle mani della borghesia conservatrice che si identifica con i regimi autoritari di Napoleone III, di Bismarck e con il governo dei conservatori inglesi guidati da Disraeli. Questo clima politico porta ad una generale stabilità, sebbene animata da alcune guerre, e ad un diffuso sviluppo economico, favorito prima di tutto dalla politica imperialista.
I maggiori stati Europei, infatti, alla ricerca di prestigio e di materie prime, si lanciano nella conquista dei continenti Africano ed Asiatico, forti della potenza dei loro eserciti. La politica di potenza favorisce gli industriali sia per l'abbondanza di materie prime sia per la facilità dei commerci sia per l'ingenza delle commesse statali, soprattutto nel settore degli armamenti.
La politica di potenza si identifica inoltre con il protezionismo, per cui l'industria nazionale, soprattutto in settori come la siderurgia o l'agricoltura meccanizzata, cresce favorita dai dazi doganali.
Causa e conseguenza dello sviluppo industriale è il notevole sviluppo tecnologico, che cambia in modo così radicale la società da porre questo periodo alla base della nascita della società tecnologica: l'energia del vapore viene sostituita dal motore a scoppio e da quello elettrico, l'elettricità garantisce l'illuminazione notturna stravolgendo i ritmi di vita nelle città, la produzione di massa, che trova in questo periodo piena applicazione assieme alla divisione dei lavori, rende più accessibile il benessere materiale. A questo si aggiunge un generale aumento dei salari ed un miglioramento delle condizioni di lavoro, che si accompagnerà più tardi all'istituzione del suffragio universale maschile.
Assieme allo sviluppo della società la città cresce, dotandosi di una quantità sempre maggiore di servizi, crescendo notevolmente e sviluppando sempre più il commercio. La città però è spesso formata su un reticolo urbano antico o medioevale, completamente inadatto ad ospitare lo sviluppo di una città moderna con le sue necessità. La situazione è inoltre aggravata dalla speculazione edilizia per cui si assiste soprattutto nel centro ad un aumento della densità di popolazione con un conseguente deteriorarsi delle condizioni di vita.
I governi di molti paesi si pongono di fronte al problema urbano stabilendo per la prima volta i ruoli definiti che l'autorità pubblica deve avere nella gestione della città. Vengono definite quindi le condizioni di sfruttamento del terreno privato, che deve essere subordinato ai limiti imposti dal progetto di urbanizzazione: nell'impianto della città si vengono così a definire lo spazio da destinarsi esclusivamente alle vie di comunicazione ed all'estensione della rete di servizi (acqua, gas, fognature) e lo spazio in cui il privato può costruire.
Così ordinato, lo spazio cittadino aumenta di valore per la presenza di servizi e di negozi, che si concentrano ai piani bassi degli edifici. I vantaggi che i proprietari immobiliari ricevono ricompensano quindi il fatto che alcuni terreni debbano essere ceduti per far spazio alle infrastrutture: il maggior valore si ripercuote però sul costo delle abitazioni che sale, dando origine alla costruzione dei quartieri di periferia dove il minor costo del terreno permette di ottenere abitazioni economiche, anche se lontane dal centro. Le strutture più ingombranti e mutevoli, come le industrie, vengono allontanate a formare una fascia estrema di sobborghi che separa la città dalla campagna.
I problemi della nuova città sono però numerosi: il grande sviluppo edilizio nel centro comporta ancora un aumento della densità di popolazione in zone che diventano quindi insalubri e rumorose; inoltre i nuovi regolamenti favoriscono opere di riorganizzazione urbana (come il piano Hausmann), che portano ad un aumento degli spazi vivibili ma anche allo sconvolgimento del panorama urbano: gli edifici di valore artistico, anche se preservati con rispetto, si trovano inseriti in un contesto estraneo, come pezzi da museo; si assiste al sorgere continuo di nuovi edifici che, nel tentativo di mantenere l'aspetto originario della città tramite uno stile eclettico ed ispirato al passato, le conferiscono invece la caratteristica disarmonia e bruttezza. Il bello esce definitivamente dalla città per diventare esperienza momentanea da vivere nei musei, il cui sviluppo sta quasi a sottolineare la coscienza, nascosta ma non assente, di vivere in un mondo che non regge, dal punto di vista artistico ed estetico, il confronto con il passato.
La disarmonia del contesto cittadino deriva, oltre che dalla grande diffidenza nei confronti delle nuove tendenze artistiche da parte dei governi conservatori, anche dalla radicale divisione dei ruoli di tecnici ed architetti, i primi relegati a risolvere singolari problemi tecnici, senza una visione d'insieme in senso urbanistico, e formati in senso specificatamente matematico senza coscienza estetica, gli altri limitati dai committenti a dare una forma esteriore, peraltro non difforme da moduli predeterminati nelle accademie, senza poter intervenire sulla struttura. Lo stile architettonico, svuotato di ogni valenza funzionale, diventa monumentale e sterilmente eclettico, le strutture che la città necessita sono invece affidate all'opera di ingegneri che, eccetto in alcuni casi, sono anche totalmente estranei alla problematica urbana.
La società, soprattutto la società borghese, è però abbagliata dal raggiunto benessere e dai miti di pace e progresso, distratta dai mali della sua esistenza, o fiduciosa che la scienza li avrebbe risolti con il tempo, nella visione ottimistica del positivismo. In questa generale condizione di "allegra spensieratezza" passa il secolo e trascorre il primo decennio del novecento.
La Belle Époque, nonostante porti in se tutti i mali che ne causeranno la tragica fine, celebra le esposizioni universali come simboli della civiltà della tecnica, gode la città scintillante per l'illuminazione elettrica, vive nel lusso e nella spensieratezza di un'Art Nuveau svuotata di tutti i suoi presupposti teorici, entrata nella produzione in serie di oggetti di lusso con il suo stile retorico ed elegante, che si fa simbolo di un'intera epoca.
Tutto ciò finisce però improvvisamente allo scoppio della Grande Guerra, tutto il castello di illusioni di pace e benessere sfocia in una definitiva crisi, peraltro già avvertita dagli artisti più disillusi, che hanno rilevato per primi i mali della vita moderna: l'uomo nel suo animo è malato, vive una vita frenetica e veloce, in cui tutti i rapporti umani risultano alterati ed in cui il tempo passa senza che nessuno lo viva pienamente. Si avverte da molte parti il presagio della fine, l'inevitabile decadenza di una società distratta e malata. La città, simbolo della nuova civiltà con i suoi splendori e la sue luci, comincia ad apparire per la prima volta come un mostro, un labirinto infernale e desertico, un ambiente ostile e rumoroso in cui l'uomo non riesce a vivere.
Cosa si intende per seconda rivoluzione industriale?
Per seconda rivoluzione industriale si intende quel processo che porta a forti innovazioni tecnologiche e che si ha in seguito di una grande depressione.
Cosa si intende per grande depressione(1873-1896), quali ne sono le cause e quale il rapporto con la seconda rivoluzione industriale?
La grande depressione consiste in un periodo di crisi caratterizzato da un rallentamento dello sviluppo economico. (l'economia internazionale entra in una lunga fase di stagnazione produttiva) Si ha a partire dal 1873. Caratterizzata dalla deflazione, una particolare fenomeno, opposto all''inflazione, che consiste in una diminuzione del livello generale dei prezzi; causata dalla concorrenza dei prodotti agricoli e industriali a basso costo che venivano esportati sul mercato europeo da parte di due grandi paesi come Stati Uniti e Germania.
Quando si afferma e quali sono i paesi coinvolti?
Si afferma alla fine dell''800 , inizialmente in Inghilterra , poi anche in Belgio, Francia, Germania e in Italia (anche se con molto ritardo: quando in Inghilterra iniziava la seconda rivoluzione, in Italia era ancora in corso la prima.
Quali differenze presenta rispetto alla prima?
Nella prima rivoluzione industriale si passa dall'industria a domicilio alla creazione di un'industria basata sul sistema delle fabbriche gestite dai borghesi (capitalismo). Nella seconda, oltre che nell'industria, si verificano miglioramenti delle fonti energetiche, delle tecnologie, vengono unificati i mercati, create nuove forme di investimento grazie alla circolazione dei capitali, migliorate e ampliate le vie di comunicazione.
Considera materiali, fonti energetiche, tecnologie utilizzate...
Fu introdotto nella siderurgia l'acciaio, più resistente della ghisa e a prezzi più competitivi riguardi i costi di produzione. La chimica, l'elettricità e il petrolio furono grandi protagonisti della seconda rivoluzione industriale, in quanto settori trainanti delle economie industrializzate. Le reti ferroviarie si svilupparono e vennero ampliate, determinando:
Aumento di domanda di energia (carbone e vapore) che alimentava la ferrovia e il battello a vapore;
Investimenti di capitali per la costruzione di nuove reti e quindi sviluppo del sistema bancario;
Unificazione dei mercati.
Le ferrovie inoltre provocarono un'accelerazione nell'industrializzazione, che portò a una modernizzazione tecnologica, grazie all'unificazione dei mercati e della crescente convenienza dei trasporti. Si intensifica anche la produzione agricola, in seguito alla diffusione di nuove tecniche e delle scoperte scientifiche: fu migliorata l'irrigazione, i vecchi aratri di legno furono sostituiti con aratri di ferro, furono fabbricate nuove macchine.
L'organizzazione del mondo del lavoro
La sete di guadagno e la concorrenza spingevano i datori di lavoro a ridurre sempre più i costi di produzione. Ma i costi della materie prime, dei trasporti per raggiungere la fabbrica, dei macchinari atti alla lavorazione e ancora dei trasporti per inviare i prodotti finiti sul mercato non potevano essere ulteriormente diminuiti e compressi. Comprimibile invece poteva essere il salario corrisposto agli operai dal momento che non esisteva nessuna legge a tutela del lavoro. D'altra parte di fronte a un operaio non disposto a lavorare per un salario di fame, altri cento si presentavano pronti ad accettare qualsiasi retribuzione pur di non restare disoccupati. Il reclutamento della manodopera veniva compiuto in misura rilevante anche fra le donne e fra i bambini. Il lavoro femminile e infantile era impiegato perfino nelle miniere. Nelle manifatture i fanciulli lavoravano insieme agli adulti in ambienti malsani e sovraffollati. L'aria era generalmente irrespirabile e l'igiene inesistente.
Andò così diffondendosi il fenomeno della concentrazione , e gli organismi produttivi assunsero dimensioni sempre più vaste, dando vita ai primi imperi industriali e finanziari, mentre l'economia europea assumeva proporzioni mondiali. Tutto questo era in parte il risultato della libera concorrenza , teorizzata dagli economisti di orientamento liberista, alla cui base stava la fiducia nella legge della domanda e dell'offerta , che riconosceva ai più abili il diritto d'imporsi.
Scienza e industria
Mentre fino a metà secolo scienza e industria procedono separatamente nel loro sviluppo, in questo periodo si crea una forte saldature tra le due attività: il lavoro industriale diviene oggetto di studio scientifico e viene organizzato secondo criteri di efficienza . Lo stesso sovradimensionamento e sviluppo tecnologico degli impianti industriali richiese criteri di gestione più "scientifici" e "razionali". Se all'esterno la razionalizzazione delle imprese si attua tramite la formazione di trust e cartelli(detti anche pool) , all'interno avviene attraverso l'applicazione della scienza alla produzione.
L'innovazione organizzativa
In altri paesi l'aumento della produttività si indirizzerà non verso la razionalizzazione della produzione, cioè lo sfruttamento razionale e scientifico delle macchine; ma verso la razionalizzazione del lavoro , cioè un impiego più razionale e scientifico della forza lavoro. È questo il caso degli Usa.
Il Taylorismo
Fu infatti Frederick Taylor , negli Usa, a farsi portatore del movimento per lo scientifico management , teso ad applicare al lavoro umano i principi di efficienza dell'ingegneria meccanica. L'innovazione consisteva nello scomporre il lavoro nei movimenti più semplici misurando il tempo necessario a compierli. In questo modo si poteva stabilire il modo migliore di compiere un'operazione lavorativa ed il tempo ottimale necessario a compierla. Ispirandosi alla fiducia nella scienza il taylorismo si proponeva come una filosofia capace di risolvere i conflitti sociali: grazie alla scienza si sarebbe potuta produrre una quantità di ricchezza sufficiente per tutti ripartendola secondo criteri oggettivi in funzione del contributo da ciascuno prestato nella produzione . La proposta di Taylor incontrò la forte opposizione dei sindacati che la consideravano una forma di sottomissione dell'uomo alla macchina e di riduzione a macchina della stessa esistenza umana.
Ad Henry Ford , il re dell'auto, si deve l'introduzione della catena di montaggio . Venne sperimentata nel 1913 e, una volta adottata consentì una drastica riduzione dei tempi di lavorazione del prodotto. Con essa è direttamente la macchina a determinare la successione delle operazioni ed il loro ritmo mentre l'operaio diviene una semplice appendice di essa limitandosi alla esecuzione di un gesto sempre uguale ripetuto migliaia di volte. Con l'introduzione della catena di montaggio la divisione del lavoro in fabbrica venne spinta al massimo e il rapporto tra uomo e macchina si modellò sul predominio della seconda.
2007-03-12 06:29:13
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answer #2
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answered by alex 5
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La Seconda rivoluzione industriale
La rivoluzione del 1848 travolge nel suo fallimento sia i partiti di sinistra sia i governi liberali che si erano fatti portatori di riforme, riportando il potere nelle mani della borghesia conservatrice che si identifica con i regimi autoritari di Napoleone III, di Bismarck e con il governo dei conservatori inglesi guidati da Disraeli. Questo clima politico porta ad una generale stabilità , sebbene animata da alcune guerre, e ad un diffuso sviluppo economico, favorito prima di tutto dalla politica imperialista.
I maggiori stati Europei, infatti, alla ricerca di prestigio e di materie prime, si lanciano nella conquista dei continenti Africano ed Asiatico, forti della potenza dei loro eserciti. La politica di potenza favorisce gli industriali sia per l'abbondanza di materie prime sia per la facilità dei commerci sia per l'ingenza delle commesse statali, soprattutto nel settore degli armamenti.
La politica di potenza si identifica inoltre con il protezionismo, per cui l'industria nazionale, soprattutto in settori come la siderurgia o l'agricoltura meccanizzata, cresce favorita dai dazi doganali.
Causa e conseguenza dello sviluppo industriale è il notevole sviluppo tecnologico, che cambia in modo così radicale la società da porre questo periodo alla base della nascita della società tecnologica: l'energia del vapore viene sostituita dal motore a scoppio e da quello elettrico, l'elettricità garantisce l'illuminazione notturna stravolgendo i ritmi di vita nelle città , la produzione di massa, che trova in questo periodo piena applicazione assieme alla divisione dei lavori, rende più accessibile il benessere materiale. A questo si aggiunge un generale aumento dei salari ed un miglioramento delle condizioni di lavoro, che si accompagnerà più tardi all'istituzione del suffragio universale maschile.
Assieme allo sviluppo della società la città cresce, dotandosi di una quantità sempre maggiore di servizi, crescendo notevolmente e sviluppando sempre più il commercio. La città però è spesso formata su un reticolo urbano antico o medioevale, completamente inadatto ad ospitare lo sviluppo di una città moderna con le sue necessità . La situazione è inoltre aggravata dalla speculazione edilizia per cui si assiste soprattutto nel centro ad un aumento della densità di popolazione con un conseguente deteriorarsi delle condizioni di vita.
I governi di molti paesi si pongono di fronte al problema urbano stabilendo per la prima volta i ruoli definiti che l'autorità pubblica deve avere nella gestione della città . Vengono definite quindi le condizioni di sfruttamento del terreno privato, che deve essere subordinato ai limiti imposti dal progetto di urbanizzazione: nell'impianto della città si vengono così a definire lo spazio da destinarsi esclusivamente alle vie di comunicazione ed all'estensione della rete di servizi (acqua, gas, fognature) e lo spazio in cui il privato può costruire.
Così ordinato, lo spazio cittadino aumenta di valore per la presenza di servizi e di negozi, che si concentrano ai piani bassi degli edifici. I vantaggi che i proprietari immobiliari ricevono ricompensano quindi il fatto che alcuni terreni debbano essere ceduti per far spazio alle infrastrutture: il maggior valore si ripercuote però sul costo delle abitazioni che sale, dando origine alla costruzione dei quartieri di periferia dove il minor costo del terreno permette di ottenere abitazioni economiche, anche se lontane dal centro. Le strutture più ingombranti e mutevoli, come le industrie, vengono allontanate a formare una fascia estrema di sobborghi che separa la città dalla campagna.
I problemi della nuova città sono però numerosi: il grande sviluppo edilizio nel centro comporta ancora un aumento della densità di popolazione in zone che diventano quindi insalubri e rumorose; inoltre i nuovi regolamenti favoriscono opere di riorganizzazione urbana (come il piano Hausmann), che portano ad un aumento degli spazi vivibili ma anche allo sconvolgimento del panorama urbano: gli edifici di valore artistico, anche se preservati con rispetto, si trovano inseriti in un contesto estraneo, come pezzi da museo; si assiste al sorgere continuo di nuovi edifici che, nel tentativo di mantenere l'aspetto originario della città tramite uno stile eclettico ed ispirato al passato, le conferiscono invece la caratteristica disarmonia e bruttezza. Il bello esce definitivamente dalla città per diventare esperienza momentanea da vivere nei musei, il cui sviluppo sta quasi a sottolineare la coscienza, nascosta ma non assente, di vivere in un mondo che non regge, dal punto di vista artistico ed estetico, il confronto con il passato.
La disarmonia del contesto cittadino deriva, oltre che dalla grande diffidenza nei confronti delle nuove tendenze artistiche da parte dei governi conservatori, anche dalla radicale divisione dei ruoli di tecnici ed architetti, i primi relegati a risolvere singolari problemi tecnici, senza una visione d'insieme in senso urbanistico, e formati in senso specificatamente matematico senza coscienza estetica, gli altri limitati dai committenti a dare una forma esteriore, peraltro non difforme da moduli predeterminati nelle accademie, senza poter intervenire sulla struttura. Lo stile architettonico, svuotato di ogni valenza funzionale, diventa monumentale e sterilmente eclettico, le strutture che la città necessita sono invece affidate all'opera di ingegneri che, eccetto in alcuni casi, sono anche totalmente estranei alla problematica urbana.
La società , soprattutto la società borghese, è però abbagliata dal raggiunto benessere e dai miti di pace e progresso, distratta dai mali della sua esistenza, o fiduciosa che la scienza li avrebbe risolti con il tempo, nella visione ottimistica del positivismo. In questa generale condizione di "allegra spensieratezza" passa il secolo e trascorre il primo decennio del novecento.
La Belle Ãpoque, nonostante porti in se tutti i mali che ne causeranno la tragica fine, celebra le esposizioni universali come simboli della civiltà della tecnica, gode la città scintillante per l'illuminazione elettrica, vive nel lusso e nella spensieratezza di un'Art Nuveau svuotata di tutti i suoi presupposti teorici, entrata nella produzione in serie di oggetti di lusso con il suo stile retorico ed elegante, che si fa simbolo di un'intera epoca.
Tutto ciò finisce però improvvisamente allo scoppio della Grande Guerra, tutto il castello di illusioni di pace e benessere sfocia in una definitiva crisi, peraltro già avvertita dagli artisti più disillusi, che hanno rilevato per primi i mali della vita moderna: l'uomo nel suo animo è malato, vive una vita frenetica e veloce, in cui tutti i rapporti umani risultano alterati ed in cui il tempo passa senza che nessuno lo viva pienamente. Si avverte da molte parti il presagio della fine, l'inevitabile decadenza di una società distratta e malata. La città , simbolo della nuova civiltà con i suoi splendori e la sue luci, comincia ad apparire per la prima volta come un mostro, un labirinto infernale e desertico, un ambiente ostile e rumoroso in cui l'uomo non riesce a vivere.
SCOPERTE:
Infrantisi gli slanci e gli ideali romantici contro la dura concretezza del reale, di gran lunga diverso da come era stato idealizzato, si rese necessaria una visione più concreta dei problemi, dei giochi politici, dei rapporti di potere.
La logica del profitto si sostituì a quella dei sentimenti, la concretezza oggettiva del reale prese il posto dell'ideale, le leggi dell'economia, dell'alta finanza, del capitalismo subentrarono al sogno e all'evasione in mondi lontani.
Il metafisico si trasformò nel fisico.
La seconda rivoluzione industriale rafforzò il carattere capitalistico della società , che prese una piega fortemente tecnologica e scientifica. Si può affermare che la II° Rivololuzione Industriale fu definita l'età DELL'ELETTRICITA'; DELL'ACCIAIO E DELLA CHIMICA ed età durante la quale ci fu uno stretto connubio tra scienza e tecnica.
Dà allora il processo non si è mai interrotto, intensificandosi nel corso delle periodiche crisi economiche succedutesi negli ultimi due secoli. La ragione di questo apparente paradosso è in realtà abbastanza evidente: quando i mercati s’ingolfano di merci invendute, la concorrenza spinge il sistema produttivo a ristrutturarsi, cioè ad operare tutte le trasformazioni possibili per levare la competitività delle merci immesse sul mercato.
Non diversamente nella seconda metà dell’ottocento, ad una fase di persistente stagnazione degli scambi (la cosiddetta lunga depressione) corrispose un processo di rinnovamento tecnologico, la cui estrema radicalità e le cui forti riverberazioni sulla vita sociale hanno indotto molti storici a considerarlo una seconda rivoluzione industriale.
La prima fase della seconda rivoluzione industriale è segnata da una libertà economica in cui l’intervento dello stato è inesistente, esso non interviene nella formazione del capitale in quanto delinea una limitazione ai privati nelle fabbriche come accade in Inghilterra.
Ma com’era accaduto in precedenza e come accadrà anche in seguito il progresso tecnologico derivante dalla lotta tra le imprese per la sopravvivenza non fu né lineare, né esente da gravi contraddizioni. Fra l’altro in Italia si assistette alla definitiva emarginazione dell’industria del Napoletano che, per la sua ubicazione periferica rispetto all’epicentro dei mercati situato nell’Europa centro occidentale non offriva prospettive di profitto adeguate agli investimenti che sarebbero stati necessari e in Europa s’indebolì il primato mantenuto fin allora dall’Inghilterra nell’industria e nel commercio. Infatti, questo paese, che era stato la culla della prima rivoluzione industriale, si considerò sufficientemente protetto dagli ampi confini del suo mercato coloniale e non operò un adeguato rinnovamento del suo sistema industriale.
Al contrario la Germania e gli Stati Uniti, che proprio in questo periodo effettuarono il loro decollo industriale, introdussero gli impianti più avanzati, presentando in tal modo il massimo di competitività .
I tedeschi portarono a perfezionamento il laminatoio, cioè inventarono il recupero dei gas di combustione reintroducendoli nell’altoforno o nei forni a conversione. Questa fase prende nome di seconda industrializzazione nettamente diversa da quella precedente avente bisogno dello stato per il capitale e per la sua estensione al resto d’Europa.
Come già abbiamo accennato la seconda rivoluzione industriale è caratterizzata dalle industrie chimiche e siderurgiche. La prima più complessa per i costi, divenne vitale per l’industria agricola in quanto produceva fertilizzanti inorganici riuscendo ad ottenere così risultati migliori con l’abolizione definitiva del pascolo e maggese. Nel 1875 furono messi a punto i processi di produzione dell'acido solforico; ammoniaca; nitrati e quello della soda inizialmente ottenuta attraverso il processo Leblanc (abolito in quanto scartava l'acido citrico sostanza altamente inquinante) poi attraverso il processo Solvay che utilizzava l'ammoniaca per estrarre la soda dal sale.
Vennero anche realizzati dei materiali semisintetici come la celluloide e la galatide e, quelli interamante sintetici come la Bachelite utilizzata per esempio nella produzione delle penne stilografiche.
Al lato è riportato un manifesto pubblicitario il quale sponsorizza una penna stilografica prodotta con la Bachelite
Goodyar inventò e portò a termine il processo di vulcanizzazione utilizzato per produrre i pneumatici.
Per quanto riguarda la siderurgia, grazie al metodo di fusione di Gilchrist Thomas (1876) vennero utilizzati minerali meno pregiati e più convenienti per questo la produttività degli impianti nell’arco di vent’anni (1870-1890) aumentò di quattro volte. Quando poi, grazie ai procedimenti di depurazione del cromo e alla scoperta dei grandi giacimenti di nichel, si riuscirono a produrre a prezzi accettabili le leghe, l’importanza di quello che orgogliosamente fu definito Sua Maestà l’acciaio si estese enormemente, anche per il contributo dell’inglese Henry Bessme.
Esso inventò il convertitore separato(sopra riportato) il quale attraverso degli accorgimenti come ad esempio il riciclo dei gas, originati dalla combustione, per alimentare il forno permise la realizzazione della produzione dell'acciaio a basso costo impiegato nella produzione di locomotive, imbarcazioni, caldaie etc. L'acciaio si sostituì al ferro materiale continuamente soggetto ad usure.
Dopo il 1850 la produzione dell’acciaio rese possibile la costruzione del primo motore a scoppio ad opera di Barsanti-Matteucci, costruito nelle officine Benini di Firenze. Il 19 settembre 1860 si costituì una società per lo sfruttamento della nuova invenzione e, l’anno dopo un motore della potenza di 20 CV figurava in funzione all’esposizione di Firenze, e trovò acquirenti. La gioia della riuscita fu per gli inventori non priva di crucci.
Nel 1860 il noto volgarizzatore Figuier, ignorando probabilmente il motore già creato in Italia, annunciava dandogli il carattere di assoluta novità , la medesima invenzione attribuendola al francobelga Lenoir che aveva ottenuto in proposito un brevetto il 10 novembre 1859. l'invenzione del motore a scoppio, appartiene alle scoperte effettuate nell'ambito dei trasporti appunto perchè fu applicato alle prime automobili. A questa scoperta ne seguirono altre come l'invenzione della
nave a vapore, la quale sfruttando l'energia fornita dalle caldaie azionava delle grandi pale motrici che permisero una notevole riduzione dei tempi di navigazione; la bicicletta, che divenne il mezzo di trasporto di massa perchè a basso costo; ed infine
la ferrovia con l'invenzione del treno vapore che sempre sfruttando l'energia fornita dalle caldaie divenne un mezzo di trasporto sia civile che materiale infatti contribuì ad un incremento finanziario.
Oltre ai mezzi di comunicazione terrestri, vennero fatte delle invenzioni anche nell'ambito tipografico, della fotografia e del cinema e nei mezzi di comunicazione come il telegrafo, il telefono, la radio, il televisore ed i radar.
Per quanto riguarda l'ambito tipografico, fu inventata la macchina da scrivere il cui problema principale era quello relativo all'accavallamento dei martelletti;
la Linotype una macchina copofonditrice che fondeva e stampava una intera righa di testo alla volta. Fino ad allora si utilizzava la stampa a caratteri mobili di Guttember, ora con questa macchina attraverso l'utilizzo di un tastierino che controllava moltissime matrici si riducevano notevolmente i tempi di stampa.
Successivamente fu inventata la rotativa una macchina tipografica utilizzata prevalentemente per stampare giornali, era formata da due rulli contrapposti uno che tirava il foglio e l'altro che stampava.
Nell'ambito fotografico fu inventata la I° fotografia chiamata la dagherrotipia dal nome del suo inventore Daguerre (1787-1851). Si ottenne sesibilizzando con vapori di iodio un sottile strato di argento applicato su una lastra di rame, in seguito vennero prodotte le prime carte fotosensibili. Grazie all'invenzione della fotografia venne inventato il cinema dai fratelli Lumière che costruirono un apparecchio per la registrazione e riproduzione dei film. Nacquero anche le prime case cinematografiche come la Star Film(1896). Inizialmente i film erano muti ed accompagnati da un pianoforte.
Solamente nel 1927 fu proiettato il primo film sonoro intitolato "The jazz singer". Accanto è riportata la locandina del film.
Nei mezzi di comunicazione vennero fatte molte invenzioni come:
IL TELEGRAFO: un apparecchio capace di trasmettere segnali elettrici da un capo all'altro del conduttore. Inizialmente il telegrafo non ebbe una larga diffusione appunto perchè, al destinatario dell'informazione, giungeva un segnale molto distorto difficile da interpretare. Soltanto dopo l'invenzione della pila realizzata da Alessandro Volta e alla scoperta dei fenomeni magnetici il telegrafo trovò una larga diffusione. Il più diffuso fu quello dell'americano Samuel Morse il quale inventò anche il famoso codice Morse utilizzato nell'ambito di queste trasmissioni.
IL TELEFONO: nacque dopo li telegrafo ed era un mezzo utilizzato per trasmettere la voce a grande distanza. Nel 1877 ci fu la commercializzazione di questo prodotto inventato dallo statunitense Bell e l'italiano Meucci. Inizialmente non trovò una larga diffusione in quanto in quanto gli utenti potevano mettersi in comunicazione con abbonati diversi. Grazie all'invenzione dei primi centralini manuali, con i quali l'usufruente del servizio poteva mettersi in comunicazione con tutti, il telefono ebbe una larga diffusione.
LA RADIO: questa tecnologia si sviluppo tra le due guerre e l'inventore fu Marconi. Furono trasmessi anche i primi programmi radiofonici e siccome le radio erano molto ingobranti, grazie ai progressi della tecnologia con la miniaturizzazione delle valvole, quest'ultime raggiunsero dimensioni più piccole tanto da poter essere applicate anche all'interno degli aerei impiegati nelle due guerre mondiali. Fu utile sia dal punto di vista civile che militare.
IL RADAR: fu utilizzato dall' Inghilterra contro la Germania nella seconda guerra mondiale per prevedere improvvisi attacchi aerei. Nel 1940, i tecnici britannici avevano completato la messa a punto di un complesso sistema elettronico di generazione, trasmissione e ricezione a cui avevano dato il nome di radar. Questo apparecchio inviava onde elettromagnetiche in uno spazio ed attraverso la loro riflessione individuava oggetti in movimento con le loro caratteristiche anche in caso di scarsa visibilità .
LA TELEVISIONE: nel 1884 il tubo a raggi catodici era già stato inventato quindi per giungere alla realizzazione della televisione il paso era breve. I maggiori problemi erano legati al fatto della mancanza delle trasmissioni raramente trasmesse e molto disturbate. Per tale motivo il televisore fu un passatempo di lusso.
Tra le conseguenze più significative della seconda rivoluzione industriale vi fu indubbiamente il sorgere e l'affermarsi delle organizzazioni sindacali e politiche dei lavoratori.
Alla base di questo fenomeno vi fu la crescita quantitativa della classe operaia, indotta dallo sviluppo dell'industrializzazione. Ma la crescita dell'associazionismo operaio indica anche come, parallelamente al rafforzamento quantitativo, si erano venute sviluppando tra i lavoratori industriali la coscienza sociale ed una nuova cultura politica, che sfocerà proprio in quegli stessi anni per opera di Karl Marx e di Friederich Engels, nel Socialismo. Tutto ciò porto alla nascita del socialismo utopistico, una corrente ideologica a favore degli operai che si basava però su teorie difficilmente realizzabili cioè auspicava alla solidarietà e alla fratellanza tra operai ed industriali senza una seria analisi del problema operaio ne a livello sociale ne a livello economico. Tale corrente ebbe dei lati positivi e negativi:
LATO POSITIVO: Pose le basi al socialismo scientifico appunto perchè si accorse delle reali condizioni degli operai
LATO NEGATIVO: Accetto il sistema della borghesia e si rivolse solamente agli imprenditori
è tutto ciò che ho trovato... ma bisogna che lo sistemi...
2007-03-12 06:30:58
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answer #4
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answered by Dolcevita 2
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