Con il termine magia si indica una tecnica che si prefigge lo scopo di influenzare gli eventi e dominare i fenomeni fisici, nonché l'essere umano, servendosi di mezzi soprannaturali o paranormali e rituali appropriati. L'etimologia del vocabolo "magia" (in greco Îαγεία) deriva dal termine con cui venivano indicati i "magi" (Îάγοι), antichi sacerdoti Zoroastriani.
Il mago utilizza il suo sapere magico con pratiche rituali o con intenti benefici ("magia bianca", positiva) o con intenti malefici ("magia nera", negativa). La scienza magica agisce in genere attraverso simboli, siano essi parole, pensieri, figure, gesti, danza o suoni. Le tecniche magiche possono essere raggruppate convenzionalmente in cinque categorie:
La cosiddetta magia simpatica o di incanalamento, in cui l'effetto magico è perseguito tramite l'utilizzo di immagini od oggetti (amuleti e talismani), che possono essere usati, ad esempio, come rappresentazione simbolica della persona cui si vuole nuocere (come nel Voodoo).
La magia da contatto è caratterizzata dalla preparazione di pozioni e filtri magici con ingredienti più o meno naturali.
La terza forma di pratica magica è l'incantesimo, che agisce tramite parole (un esempio tipico è abracadabra) o formule magiche.
La quarta categoria è quella della divinazione, utilizzata per ricevere informazioni, come nell'astrologia, nella cartomanzia o nei tarocchi, nel presagio o nella preveggenza.
La quinta categoria è quella di assomiglianza, il simile produce il simile, un chiaro esempio è quello dei pigmei, dove prima di andare a cacciare, imitano i movimenti , i versi e i comportamenti in genere dell'animale che desiderano catturare.
Solitamente i riti magici utilizzano una combinazione tra le diverse forme. Nei casi in cui il mago durante una pratica rituale ricorre all'intervento di un entità soprannaturale si entra nei campi della negromanzia, dello spiritismo e della demonologia. L'arte di evocare potenze sovrumane è più propriamente chiamata teurgia.
Nella maggior parte delle culture antiche, fin dagli albori della civiltà , sono esistite credenze e pratiche magiche, con caratteristiche sostanzialmente simili anche se formalmente diverse, che si possono trovare in relazione ad aspetti tipici dell'occultismo, della superstizione e della stregoneria. Alcune scene di pitture del paleolitico superiore trovate nelle caverne francesi sono state interpretate come aventi finalità magiche, come il successo nella caccia.
La società dell'antico Egitto è fortemente intrisa di credenze occulte. Nel pantheon egizio, oltre a Weret-Hekau, la dea della magia, anche Iside e Thot sono caratterizzati da poteri magici. Sono stati trovati molti papiri magici, scritti in greco, copto e demotico, che contengono formule ritenute capaci di prolungare la vita, fornire aiuto in questioni amorose e combattere i mali. à attestata anche la credenza nella cerimonia magica dell'apertura della bocca per mezzo della quale si riteneva possibile conferire un'anima a statuette, utilizzate come controfigure magiche dei defunti.
In Mesopotamia, nelle culture accadica, caldea e sumera, come anche in Persia, la terra d'origine dei Magi, si trovano numerose attestazioni di rituali di magia cerimoniale. Tutte le fonti antiche riportano esempi di pratiche magiche, come:
l'utilizzo di "parole magiche" che hanno il potere di comandare gli spiriti;
l'uso di bacchette ed altri oggetti rituali;
il ricorrere a un cerchio magico per difendere il mago contro gli spiriti invocati;
l'utilizzo di simboli misteriosi o sigilli per invocare gli spiriti;
l'uso di amuleti che rappresentano l'immagine del demone per esorcizzarlo.
Comunque il più grande apporto culturale del Medio Oriente consisté nell'astrologia: l'osservazione degli astri era non solo magicamente inscindibile dal computo del tempo, ma anche strettamente legata ad ogni evento naturale.
In Grecia fu Erodoto a coniare il termine "mago" per indicare un sacerdote di una tribù della Persia antica. Dal IV secolo AC il vocabolo "mageia" cominciò ad essere utilizzato per indicare un insieme di dottrine nate dalla commistione di tradizioni arcaiche e le pratiche rituali ereditate dai Persiani. Fu comunque nella koinè culturale ellenistica che ebbe luogo quella fusione dei riti magici con elementi astrologici e alchimistici, che sarà alla base di tutta la speculazione magica dei secoli successivi. Nella tarda antichità troviamo numerose testimonianze riguardo a rituali di teurgia la cui provenienza è spesso attribuita, dagli stessi teurghi, all'antico Egitto. Verso il III IV secolo della nostra era compaiono anche trattazioni filosofiche a favore di tale pratica, in particolare per opera del filosofo neoplatonico Giamblico.
Nella letteratura latina si trovano numerose testimonianze relative a tutta una serie di attività occulte. Esperimenti di negromanzia, uccisioni a distanza, animali parlanti, statue che camminano, filtri d'amore, metamorfosi, divinazioni, talismani che curano le malattie, sono solamente alcuni degli oggetti e dei rituali magici adoperati dai maghi che compaiono nelle opere di Orazio, Porfirio, Plinio il Vecchio e Virgilio. Nel panorama letterario di magia latina un posto di prim’ordine spetta a Le metamorfosi (anche conosciuto come L'asino d'oro) di Apuleio. L'opera, l'unico romanzo della letteratura latina pervenutoci intero, si compone di undici libri, nei quali viene narrata la storia di Lucio, un giovane trasformato per magia in asino, che, dopo varie peripezie, ritorna uomo per intercessione della dea Iside. Da ricordare che lo stesso Apuleio fu processato per aver costretto con la magia una ricca vedova a sposarlo per impadronirsi della dote. Del resto, nel diritto romano le leggi antiche prevedevano pene severe per quanti utilizzavano mezzi magici per conseguire scopi criminali.
Nonostante la polemica antimagica di alcuni scrittori cristiani, come Origene, Sant'Agostino e Tommaso d'Aquino, e l'ostilità della Chiesa nei riguardi delle arti occulte, il substrato culturale della magia medievale ebbe una certa rilevanza. La produzione letteraria di carattere magico, soprattutto in età umanistica, fu molto ricca, grazie anche alla mediazione di scrittori arabi. Alcune opere, come il Tetrabiblos di Claudio Tolomeo, l'Introductiorum di Albumasar, il Liber Vaccae (o Libro degli esperimenti) ed il famoso Picatrix, ebbero una enorme influenza sulla speculazione magica dell'età rinascimentale. Anche se alcuni autori, come Isidoro da Siviglia e più tardi Ugo da San Vittore, accomunano la magia all'idolatria, in quanto scienza conferita dai demoni, è nel XIII secolo con Guglielmo d'Alvernia e Alberto Magno, che si iniziò a porre l'accento sulla categoria della magia naturale, che tanta fortuna ebbe nei secoli immediatamente successivi. Sempre nel XIII secolo, torna in auge anche l'astrologia, con autori allora famosissimi come il forlivese Guido Bonatti, la cui influenza sarà notevole ancora nel XVI secolo.
Il periodo che va dal XV agli inizi del XVII secolo segna la grande rinascita della magia, con il crescere degli interessi scientifici. L'inizio di questa rivoluzione magica può essere considerata l'opera di traduzione che alcuni umanisti fecero delle quattordici opere che formavano il cosiddetto "Corpus Hermeticum ", degli "Oracoli Caldaici" e degli "Inni Orfici". Queste opere, attribuite dagli studiosi rinascimentali rispettivamente ad Ermes Trismegisto, Zoroastro ed Orfeo, erano in realtà raccolte di testi nate in età imperiale romana, che combinavano elementi neoplatonici, concetti ricavati dal Cristianesimo, dottrine magico-teurgiche e forme di gnosi mistico-magica. Nel Rinascimento sul substrato colto di dottrine neoplatoniche, neopitagoriche ed ermetiche si incardinò la riflessione speculativa magico-astrologica-alchemica, arricchita da idee derivanti dalla Cabala, come testimoniano emblematicamente le figure di Pico della Mirandola e Giordano Bruno. Il compendio forse più interessante per la magia rinascimentale è il "De occulta philosophia" di Cornelio Agrippa von Nettesheim. In questa opera il medico, astrologo, filosofo e alchimista tedesco definisce la magia "la scienza più perfetta", e la divide in tre tipi: naturale, celeste e cerimoniale, dove i primi due rappresentano la magia bianca, ed il terzo quella nera o negromantica. Queste argomentazioni saranno riprese più tardi nel "Magia naturalis sive de miraculis rerum naturalium" del napoletano Giovanni Battista Della Porta, il quale vede nella magia naturale il culmine della filosofia naturale, e nel "Del senso delle cose e della magia" di Tommaso Campanella. Altra importante figura nel contesto magico-alchemico rinascimentale è quella di Paracelso, la cui iatrochimica risente della simbiosi tra magia naturale e scienza sperimentale, tipica del XVI secolo.
Proprio mentre la tradizione magica è al suo culmine, nel XVII secolo si iniziano a vedere le avvisaglie della polemica contro la cultura magico-alchimistica, che caratterizzerà maggiormente il secolo dei lumi. Il precursore della condanna delle varie dottrine magiche in nome del sapere scientifico è da considerarsi Francesco Bacone. A partire da questo momento la magia inizierà un lento declino, favorito da pensatori come Cartesio e Hobbes e dallo sviluppo delle correnti filosofiche del meccanicismo, del razionalismo e dell'empirismo. Nel XVIII secolo, con l'avvento dell'Illuminismo, la magia, definitivamente sconfitta nell'ambito della cultura dominante, venne relegata in un limbo, nel quale tuttavia riuscì in qualche modo a sopravvivere.
La seconda metà dell'Ottocento è caratterizzata da un rinnovato interesse nei confronti dell'occultismo e dell'esoterismo magico. La figura che meglio incarna il revival delle scienze occulte nel XIX secolo è il mago Eliphas Lévi, nato Alphonse Louis Constant. La cui ricca produzione letteraria influenzò grandemente la speculazione occultista del secolo successivo. L'ultimo scorcio del secolo vide anche il sorgere di organizzazioni dal sapore magico, come l'Hermetic Order of the Golden Dawn e la Società Teosofica.
2007-03-07 12:43:02
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