«Non c’è infatti un solo razzismo -ma si dovrebbe parlare di razzismi, di forme diverse di discriminazione. -Il razzismo oggi è un camaleonte che muta velocemente, in forme e stati differenti». Ad esempio oggi è la teoria della differenza, più di quella della razza, a risultare particolarmente insidiosa e pericolosa nel giustificare atteggiamenti razzisti. «La nostra cultura democratica - ha aggiunto il sociologo - ci ha abituato a pensare con la categoria dell’uguaglianza dell’unità. Oggi è fondamentale riflettere sulla categoria della differenza perché è anche nella accettazione delle differenze che possiamo sviluppare una cultura democratica. Ma la cultura della differenza è più complessa di quella dell’uguaglianza e bisogna prestare attenzione ad un nuovo razzismo differenzialista.»
Esiste poi un rischio razzismo legato all’“allarme identitario”, che svela l’incubo di un futuro meticcio, che svilisce e dissipa tradizioni , storie e culture. Non finirà mai il razzismo!!!
2007-03-07 05:38:44
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answer #1
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answered by Anonymous
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Non riesco a capire quando leggo questo "domande", se esse sono domande o sono una specie di comizio in via telematica. Temo di conoscere la risposta, ma passiamo oltre.
Prima di tutto smontiamo questo mito degli italiani emigrati paragonabili con gli attuali immigrati. Primo, l'immigrazione nelle Americhe era rigidamente controllata, sottoposta a vessazioni tali che voi filoimmigratori rabbrividireste, altro che cpt dove gli offrono pasti caldi e alla fine nemmeno li rispediscono a casa, per il semplice fatto che non è stato possibile avviare trattative come con l'Albania (e infatti dall'Albania il flusso si è arrestato), non li rivogliono.
Gli immigrati dall'africa e dal medioriente sono portatori di una cultura extraeuropea, inassimilabile, e che non vuole essere assimilata, anzi, si propone il contrario. La cultura italiana era europea come quella anglosassone, e alla fine le popolazioni europee si mescolano facilmente tra loro, e si perdono nel giro di un paio di generazioni quasi tutti i caratteri distintivi. Questo non avviene con le popolazioni terze, dove anche tra generazioni, guardandosi allo specchio la l'immagine che si rifletterà non potrò che gridare a tutta forza la diversità rispetto alla popolazione autoctona (non so per quanto maggioranza), la diversità rispetto alle statua, ai dipinti, alla storia, che abbiamo in Europa. Quando si studia la battaglia di Poitiers è plausibile che un arabo e un europeo provino le stesse sensazioni? E' plausibile che un senegalese si riconosca nei busti di Ottaviano Augusto o nei ritratti di Raffaello? E' plausibile infine che ripercorrendo la storia di uno stato, poniamo fors'anche tra cento anni di continua immigrazione e meticciamento, costoro guardando alla storia possano considerarsi gli eredi degli italiani di Roma, delle invasioni barbariche, del rinascimento, del Risorgimento, e di tutta la nostra storia? La stessa cosa vale peraltro per tutti i paesi europei, ognuno con la loro storia. Anzi, a maggior ragione, cosa penserà un algerino o un keniota, che magari ha nonni giò cittadini francesi e inglesi delle imprese degli antenati francesi nelle loro terre? Io credo che al minimo possano sviluppare una indifferenza per la storia delle nazioni di cui pure sono venuti a far parte, al massimo un aperto odio e volontà di distruzione.
Tutto ciò non si poneva assolutamente nelle Americhe, primo perché non avevano alcuna storia dietro, se non recentissima (sono gli immigrati medesimi che hanno fatto la storia delle americhe), secondo perché le immense praterie erano di fatto quasi deserte, e spazio ce n'era e ce n'è ancora tanto. In Europa la densità di popolazione è elevatissima invece, e l'antropizzazione del territorio al limite.
Che il povero immigrato sia tale, e abbia solo una conoscenza approssimativa della storia e della politica, posso anche crederlo, ma in tutti c'è un più o meno aperto spirito di rivalza, vero e proprio revanchismo che i comunisti europei sono sempre pronti a condannare, quando questa ideologia scatta nei loro connazionali. Quando invece scatta nei popoli terzi, a danno dell'esistenza medesima della cultura di cui tutti facciamo parte, ciò viene nella migliore delle ipotesi condonato e derubricato a "ragazzata", nella peggiore, vedi i vari noglobal e alternativi vari, apertamenta appoggiato.
Penso non esista in natura alcun animale che persegua coscientemente la sua annichilazione, come stirpe. Ciò avviene per taluni uomini, i quali possono perseguire questo obiettivo perché di fatto ci sono altri uomini che li proteggono e gli permettono di farlo, anche se questi ultimi sono i loro maggiori nemici, o almeno considerati tali.
Ad ogni modo, se l'immigrato medio può essere anche un povero disgraziato e plagiato, non per questo scusabile, esso è di fatto una pedina di quelli che in realtà spingono per un preciso disegno:
"Entreremo con le vostre leggi, vi domineremo con il nostro "numero".
Questo, in buona sostanza ciò che la maggior parte degli immigrati, almeno di certa provenienza pensa, chi più rozzamente, chi con maggiori basi intellettuali, ma questo è ciò che, non solo viene compiuto senza alcuna copertura e ritegno, ma viene affermato apertamente, e ciò che mi preoccupa è che i giovanissimi, perfino chi ha meno di 20 anni, sostiene questo ragionamento.
Ovviamente ci saranno anche taluni che invece si prodigano per entrare nella nostra nazione a pieno titolo, ma sono una minoranza, e di fronte a 20 milioni e oltre di immigrati in tutta Europa non possiamo prendere ad esempio il caso singolo, ma ragionare per masse aggregate, il che ci porta ad affermare che il futuro è fosco.
Ma, una mia ipotesi sostenuta dalla nostra grande storia italiana ed europea, io non credo si arriverà alla nostra annichilazione, anche se certo è possibile. Penso invece che quando si raggiungerà il limite, e ci sarebbero molti modi per raggiungerlo (siamo sulla buona via), ci sarà una riscossa, che anche se necessaria per far sopravvivere il malato, purtroppo temo non sarà affatto piacevole, come una medicina che quasi uccide il paziente, sia in termini di cambiamenti delle istituzioni, che di annunciate tragedie.
2007-03-07 12:24:07
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answer #2
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answered by Gabriele B 3
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