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Come la morale influenza il comportamento dell'essere umano:

Che ne pensate a riguardo? Cos'è veramente morale?

2007-02-22 08:46:46 · 10 risposte · inviata da Anonymous in Arte e cultura Filosofia

Volevo aggiungere una cosa importante...

Voi siete quello che siete o vi sentite inibiti, siete apparenza?
PERCHE' LA MORALE INFLUISCE COSI' TANTO SULLA NOSTRA VITA?

Grazie a tutti!

2007-02-22 08:52:29 · update #1

Mi piacerebbe che una volta ogni tanto le risposte fossero ragionate e spiegate per bene...Non due righe giusto per guadagnarsi due punticini...
Questa domanda mi serve, è importante perché è lo spunto della mia tesina d'esami, e volevo sapere cosa ne pensavate voi...

2007-02-22 09:06:26 · update #2

10 risposte

Essere o Apparire... sono due possibili scelte di vita.
Pirandello (che io non ho mai amato) scrisse "uno nessuno centomila" spiegando come una persona possa indossare centomila maschere nella vita ed apparire agli altri diversa da come realmente è. Il comportamento umano influenza tantissimo la scelta fra l'essere e l'apparire: essere se stessi non è facile quando vi è una serie non quantificata di circostanze esterne che porta l'uomo a mutare il proprio "io" e ad "apparire" al solo fine di adattarsi alla società.

Uno, nessuno, centomila - 1926
Il titolo del romanzo pirandelliano è un’ efficacissima chiave di lettura della tematica dell'identità e può guidare nell’ interpretazione di un lavoro letterario così ricco di sottili passaggi logici. In apertura il protagonista, Vitangelo Moscarda, scopre di non essere per gli altri quell’ UNO che crede di essere per sé. La moglie Dida, svelandogli che il suo naso pende verso destra, ha squarciato tutte le sue certezze, avviando una riflessione sull’ intera esistenza. Nell’ autoanalisi emerge la diversità psicologica dagli altri, una sorta di malattia della volontà che rende il protagonista immerso nella propria dimensione personale fatta di continua introspezione. Egli vive: "con lo spirito pieno di mondi, o di sassolini": ecco visualizzata la frantumazione del reale che conduce dall'univoca identità (l'UNO ) alla poliedrica pluralità di forme (CENTOMILA) e sfocerà infine nel nulla (NESSUNO).

Vitangelo allo specchio, simbolo dell’io davanti a se stesso, scopre di vivere senza "vedersi vivere". Si getta all’inseguimento dell’ estraneo inscindibile da sé, che l’alterità conosce in centomila identità differenti. Il protagonista si stacca dal proprio "fantoccio vivente", per se stesso è ormai nessuno: la distruzione dell’ io è consumata. Se ognuno di noi è "Uno, nessuno e centomila" anche la realtà perde la serena e fittizia oggettività e si scompone all’ infinito nel vortice del relativismo. L’uomo è un’ artificiale costruzione ligia alle convenzioni sociali e contrapposta alla natura, priva di componenti artificiali.
Maschera creata dagli altri, fantoccio della moglie, è il "caro Gengè", amato teneramente da Dida fino a trasformare Vitangelo in un’ ombra vana.
L’io del protagonista, inesorabilmente frantumato, non può identificarsi nella persona (in senso etimologico di "maschera" sociale) del Signor Moscarda con quel cognome "brutto fino alla crudeltà" che ricorda un "fastidio ronzante" e lo lega al padre. Sì ,il padre "banchiere–usuraio" che lo ha ingabbiato nel ruolo di "buon figliuolo feroce": ecco un’altra marionetta nel "gioco della parti" della vita.

L’aspirazione di Vitangelo è rimanere al di là dello specchio, essere un "uomo nella vita, Un uomo così e basta". E’ possibile? Il lettore, affascinato, si interroga sul modo di sottrarsi al divenire umano, alle opinioni dell’ alterità; in astratto, tuttavia, "non si è" , la vita si snoda nel tempo e nello spazio. Vitangelo, alla ricerca di una via di fuga dai centomila estranei a sé che vivono negli altri, decide di uccidere le sue "marionette" ma, per aver voluto dimostrare di non essere ciò che si credeva, è ritenuto pazzo: la gente non vuole accettare che il mondo sia diverso da come lo immagina.
Non c’è via di fuga: Vitangelo assapora il piacere di "alienarsi" da sé ma scopre poi, suprema disillusione, che le marionette possono impazzire ma non si possono distruggere. Il protagonista sopraffatto dagli altri, non riesce a sostenere nemmeno lo sguardo della cagnetta, maltratterà anche la moglie; estrema ribellione di chi sente gli altri dentro di sé e manca a se stesso.

La decisione di vendere la banca del padre per uccidere l’usuraio Moscarda,che si nasconde in lui fa sorgere un "punto vivo", una volontà che lo fa essere Uno. Questo atto, per tutti assurdo crea attorno a lui un vuoto in cui si inserisce Anna Rosa, donna dalla psiche molto simile alla sua: Frantuma la propria identità atteggiandosi davanti allo specchio, vorrebbe fermare la vita per conoscersi. Vitangelo invece va verso l’annientamento perché "nulla vale essere per sé qualcosa". La vicinanza simpatetica tra le due psicologie conduce al delirio del ferimento di Anna Rosa. Ci si avvia verso l’oblio totale del mondo, delle maschere, dei doveri della vita associata, incarnati dal giudice. Vitangelo, avvolto nella coperta verde di convalescente, "naufraga dolcemente" nella serenità della natura, senza passato né futuro.
Estraniarsi da sé e sentirsi "parte anonima della vita biologica" è l’unica via per fuggire alle centomila costruzioni che falsificano la realtà e la imprigionano in un nome, immutabile come un’ epigrafe funeraria.
La vita "non conclude" ed è un divenire palpitante: Meglio, dunque ,essere nessuno poiché l’essere uno si è rivelato un’ illusione di fronte allo svelarsi delle centomila maschere.

La frantumazione dell’ io appare completa : il protagonista si dissolve nella natura, nel ciclo di continua disgregazione e rigenerazione delle cose: ordine e progresso sono, per l’autore, soltanto presunzioni umane. Specchio della dissoluzione dell’ io è lo scompaginamento dell’ ordine narrativo controllato dall'alto, la logica tradizionale del romanzo è provocatoriamente violata: Le riflessioni del protagonista offuscano la trama, rallentano il ritmo narrativo. Non i fatti ma la vita interiore del "Fu Vitangelo Moscarda" sono messi in rilievo.

2007-02-23 02:33:38 · answer #1 · answered by Anonymous · 3 0

oggi è sicuramente d'obbligo apparire, è il messaggio martellante che ci arriva dai media, se non hai un certo look ed un certo stile di vita sei out. Essere è molto difficile, devi uscire dalla massa e rischi di restare isolato ma credo che certi valori vadano difesi. Non c'è niente di morale od immorale, è una scelta di vita, l'importante è essere sè stessi senza scendere a compromessi e senza rinunciare ai propri principi. C'è gente che si vende per arrivare al successo, sono attratti dal potere e dalla visibilita', contenti loro contenti tutti. Vedo donne piene di botox e silicone e sono ridicole, sembrano tutte uguali, uomini che con il potere ed i soldi si accompagnano con donne 30 anni piu' giovani e non dirmi che è amore, forse amore per i soldi. E' questa la nostra societa', se non appari non esisti ed io nel mio piccolo cerco di essere me stesso, con i miei pregi ed i miei difetti, coerente con le mie idee ed incasinato con i miei dubbi e problemi. Non appariro' sulle riviste ma spero che i miei amici si ricordino di me.Ciaooooooo

2007-02-22 17:07:25 · answer #2 · answered by Skatelowes 7 · 2 0

Oggigiorno risulta più difficile essere, soprattutto in situazioni pubbliche. L'apparenza ce la insegna la televisione fin da piccoli.
Molti disturbi psichici più o meno gravi sono dovuti spesso a situazioni di non accettazione. Un individuo è cmq condizionato dal mondo esterno, e anche inconsciamente, attua sistemi di vita non propri e crea delle maschere a volte indiscindibili in quanto nn si è presa coscenza della situazione...
Ciao ciao

2007-02-23 02:02:20 · answer #3 · answered by Anonymous · 1 0

la morale dovrebbe essere avere rispetto di se stessi e del prossimo. sono stata sempre alla ricerca di apparire secondo il mio modo di essere ma mi sono attirata solo molte invidie da parte delle persone che comunque ho capito che non sono coerenti con loro stesse. sono cambiata nel modo di pensare e trovo che è più morale apparire in modo dignitoso anche se può volere nascondere dei lati del proprio essere :)

2007-02-22 18:00:27 · answer #4 · answered by Anonymous · 1 0

La morale è una cosa assolutamente cangiante e varia con i tempi... cose amorali 1.000 anni fa sono morali ora, cose morali ora saranno amorali tra 1.000 anni... niente è fisso...

Io non do mai risposte per i punti... non me ne frega niente... le mie risposte sono quasi sempre di questa lunghezza...

2007-02-22 16:54:55 · answer #5 · answered by Heart of Darkness 6 · 0 0

se non siamo non appariamo

2007-02-23 02:16:16 · answer #6 · answered by italiano 6 · 0 1

dovrebbe essere essere

2007-02-22 16:55:07 · answer #7 · answered by Fireblade 3 · 0 1

x mee la morale è la capacita di guardarsi dentro e saper capire se una cosa è giusta o sbagliata
ciao °ç°

2007-02-22 16:50:40 · answer #8 · answered by s5c 2 · 0 1

essere sempre dignitosi con se stessi e con gli altri

2007-02-22 16:49:49 · answer #9 · answered by cinzia r 5 · 0 1

!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

2007-02-22 16:59:33 · answer #10 · answered by ??????? 2 · 0 3

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