Legalmente, si`, e tutto a loro grande vantaggio. Ma anche con doveri ben precisi.
Da considerare che quando un religioso lascia il convento, senza leggi ben precise, rischia di trovarsi abbandonato economicamente, perche` il convento non e` legalmente tenuto a dargli un preciso aiuto economico in base all' attivita` svolta in convento. Con i voti di castita`, poverta` e obbedienza, il religioso rinuncia a tutto. Poi, quando va in crisi, o conduce una vita infelice adattandosi alle circostanze o si trova veramente sul lastrico, a carico dello Stato per il sostentamento in vecchiaia. Le leggi per i DI.CO non sono un obbligo, ma una persona prudente dovrebbe stipulare una specie di assicurazione dignitosa per i casi di cui ho dato un esempio: lo Stato non puo` sempre prendere dai fondi pensione comuni per aiutare i poveri che si sono resi poveri per loro scelta. E` solo un esempio di come i DI.CO potrebbero seriamente pensare al loro futuro senza troppe mistificazioni. O il convento si organizza a sopperire a questi incidenti di percorso nel pieno rispetto della persona umana o lo Stato deve poter dire che a tutti i suoi cittadini non mancherebbero i mezzi per tutelarsi in ogni evenienza e l' accatonaggio nella societa` non e` auspicabile su vasta scala.
Ci sarebbero ancora moltissimi esempi che il profano, fuori dalle mura del convento, non riesce a capire appieno.
Per il voto di castita` e il celibato, la cosa e` solo tecnica: il voto e` emesso dai religiosi che possono anche essere sacerdoti. Il celibato e` una legislazione ecclesiastica per tutti i sacerdoti cattolici. Con il sacramento dell' Ordine Sacro il sacerdote assume questo impegno, ma non e` propriamente un voto perpetuo fatto a Dio di condurre per sempre una vita casta. In caso di scioglimento, il sacerdote religioso, oltre alla riduzione allo stato laicale ( cosa ora difficilmente concessa ), ottiene la dispensa dai voti emessi. Per comprendere meglio, occorre capire la differenza tecnica dei termini e gli impegni assunti.
2007-02-19 21:15:39
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answer #1
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answered by giulietta 7
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Secondo te aspettavano i DICO per usufruire?
2007-02-19 04:47:29
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answer #2
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answered by freedom 2
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Penso che sarebbe finalmente risolta la convivenza tra preti e perpetue...
2007-02-19 04:38:14
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answer #3
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answered by bikaner 7
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non so quale sarebbe il beneficio: la pensione del fondo Clero erogata dall'Inps non è reversibile, non è vero che i preti non possono possedere beni perchè fanno parte del clero secolare, sono i frati e le suore che fanno voto di povertà, però con il testamento possono lasciare i loro beni a chiunque (anche alla Diocesi o parrocchia) non avendo l'obbligo della legittima, altrimenti i loro beni automaticamente passano ai parenti (genitori o fratelli e sorelle, cugini ect) per quanto riguarda l'assistenza in ospedale penso che con il volontariato che promuovono trovano sempre qualcuno che li assista specialmente nelle cliniche dove ancora ci sono le suore . . . quali altri benefici ci sono con i DICO . .
2007-02-19 06:15:43
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answer #4
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answered by asor 3
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Secondo me no, visto che il Vaticano ha osteggiato ( e continua a osteggiare) il disegno di legge relativo ai DICO.
Non penso che permetterà ai preti di usufruirne.
Io non sarei contraria, anche perchè, per quato riguarda i DICO, si tratta di patti che possono essere effettuati anche fra amici, parenti, fratello e sorella; al solo scopo di essere più tutelati se la convivenza dovesse finire.
Quindi anche un prete dovrebbe poterne usufruire (per esempio, se divide la casa con suo fratello).
2007-02-19 04:45:39
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answer #5
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answered by stella m 2
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beh, dal momento che i preti nn possiedono beni materiali (almeno non dovrebbero possederne), non servirebbe a nulla usufruirne!
2007-02-19 04:41:31
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answer #6
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answered by Claudia D 5
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