L’utilita’ del credere
E’ misurabile la fede? Naturalmente; come tutti i sentimenti e le emozioni, la fede si puo’ misurare. Ci sono gradi di fede, come ci sono gradi di amore, di desiderio, di irritazione, di speranza, eccetera. Credere in qualcosa con “tutto il cuore” significa avere un grado elevato di fede. Credere tenuamente e’ l’opposto. Non credere in qualcosa significa dismettere l’emozione di fede per due motivi: non avere nessuna evidenza dell’esistenza di qualcosa e di trovare il fatto senza conseguenze; oppure avere assoluta evidenza dell’esistenza di qualcosa e quindi averne la certezza.
Agli estremi, la fede non ha motivo di esistere, e come sentimento non nasce in noi. Se c’e’ certezza, il sentimento di fede e’ inutile; se si specula nell’impossibile, la fede e’ altrettanto inutile. Il sentimento di fede esiste ed e’ utile solo nell’incertezza.
La fede e’ l’emozione che misura la nostra certezza o incertezza di quello che non sappiamo. Il futuro, per esempio, si misura in gradi di fede, cioe’ di certezza o incertezza. Quanta fede ho che domani mattina il sole sorgera’? La maggior parte di noi e’ cosi certa che domani ci sara’ un altro giorno che il sentimento di fede per questo evento non sorge quasi in nessuno, a meno che uno non si concentri con la mente su certe riflessioni contestuali e di statistica. Dopo l’11 settembre, salire al 46mo piano di un grattacielo in Manhattan potrebbe sempre farti pensare: tutti quegli impiegati che si accingevano ad iniziare una giornata di lavoro nelle torri gemelle erano sicuri, alle otto di mattina, di avere davanti a se’ una giornata come tutte le altre, percui la fede di avere anni di vita davanti non poteva farsi sentire in loro perche’ la certezza della vita era implicita.
Il futuro e’ incerto e sconosciuto, anche il futuro dei prossimi dieci minuti, dobbiamo ammetterlo. Ma di fronte a questo fatto che cosa facciamo? Usiamo la ragione per misurare statisticamente il grado di certezza o incertezza delle nostre probabilita’ di esistenza futura. Questa misurazione la percepiamo con un valore d’emozione che chiamiamo fede. Se ai prossimi dieci minuti del mio futuro do’ un valore 100 che saro’ in vita, vuol dire che la mia fede in questo evento e’ pari alla certezza. Se sposto il futuro a 10 anni, 50 anni, o 90 anni, col mio ragionamento calcolo la certezza del mio futuro in ognuno di questi casi diversamente. In questo modo posso misurare il mio grado di fede nel futuro della mia vita. Questo esercizio e’ importante, perche’ ci rivela il nostro grado emotivo delle cose a seconda della nostra circostanza. Se sono stato educato in una filosofia fatalista, la mia fede nel futuro potrebbe ridursi a zero, perche’ potrei convincermi che e’ il fato che decide se dovro’ vivere o morire fra dieci minuti. Se mi dovessi concentrare sul pensiero che la vita e’ assoluta incertezza, e dovrei vivere ogni minuto come se fosse il mio ultimo minuto di vita, le azioni che potrebbero nascere da questa mancanza di sicurezza e quindi di fede, potrebbero essere ben diverse da quella persona che si prepara una carriera brillante. La filossofia dell’assoluta incertezza puo’ trasformarsi in esistenzialismo assurdo, dove ogni minuto ha significato, ma il futuro non ne ha. Questo tipo di filosofia, se accettato e praticato, ingolfa tutti gli aspetti della vita, inclusa la nostra moralita.’ C’e’ chi vive da gangster, c’e’ chi si ubriaca o prende droghe continuamente, c’e’ chi decide di farsi prete o monaco buddista. La nostra capacita’ di ragionare e’ la nostra capacita’ di immaginare e misurare la certezza dei fatti e le circostanze della nostra vita il piu’ accuratamente possibile.
Credere in Dio o nella vita eterna dopo la morte sta nel grado di misura dell’emozione di fede che esprimiamo con la nostra filosofia o religione. Con la ragione, prima consideriamo i fatti, quello che sappiamo di certo, quello che gli altri ci dicono o ci insegnano, la validita’ dei libri sacri, la fiducia che abbiamo in coloro che amiamo, e poi decidiamo il valore di misura di certezza che Dio esiste. Se concludiamo che Dio esiste al cento per cento, vuol dire che ne siamo sicuri come siamo sicuri che se abbiamo sete l’acqua ci disseta. E’ un esperimento che facciamo tutti i giorni, e tutti i giorni l’acqua ci disseta, tutti i giorni la prova convalida la certezza del fatto. Siccome Dio non e’ esttamente come l’acqua, e il desiderio di conoscerlo non e’ esattamente come la sete, entra l’indottrinamento. Per credere in un fatto che non esiste allo stesso modo che uno crede ad un fatto che e’ riproducibile tutti i giorni, uno deve ricevere una buona dose di lavaggio di cervello. In questo caso, l’incertezza si trasforma in certezza. Questa e’ fede assoluta. Questo e’ il tipo di fede di Abramo, che sentendo Dio chiedergli di immolare suo figlio per dimostrare la certezza in Dio, era pronto a farlo!
La fede al cento per cento in Dio nei Paesi occidentali si e’ diluita notevolmente. Non e’ facile trovare oggi qualcuno che VERAMENTE sente Dio in se’ stesso. Dio potrebbe chiedere di tutto, anche quello che ha chiesto ad Abramo. Ma se qualcuno dovesse mettere in pratica questo sentimento di fede, probabilmente si troverebbe velocemente al manicomio. Nei Paesi mussulmani, invece, come ai tempi della Bibbia, questo tipo di fede esiste ancora. L’undici settembre non sarebbe potuto succedere senza ragionare che Dio esiste al cento per cento e Dio puo’ comandare qualsiasi atrocita’ poiche' noi siamo solo strumenti che Egli usa per i suoi motivi misteriosi.
I cosiddetti religiosi sono ipocriti, non perche’ non credono, ma perche’ credono solo finche’ e’ ragionevole. Dire che Dio esiste con certezza e’ che ci credo con tutto il mio cuore e’ facile, ma metter la persona alla prova di Abramo, e quindi crederci al cento per cento, e’ un’altra cosa. Ecco perche’ e’ importante la coerenza di pensiero. Chi e’ coerente capisce cosa vuol dire essere onesto con se’ stesso e di conseguenza con gli altri. Non si puo’ essere morali e disonesti con se’ stessi allo stesso tempo. Avere fede e’ un’emozione importante, come l’amore e la felicita’. Bisogna avere fede nella misura giusta a seconda dell’oggetto della fede.
La ragione ci dice quanta fede dobbiamo avere in cio’ che non conosciamo, cio’ che non e’ prevedibile al cento per cento, cio’ che ci viene detto. Considerare il nostro grado di fede in qualcosa significa misurare basandoci su quello che gia’ sappiamo e dare spazio all’immaginazione per quello che non sappiamo. Per esempio, credere nella fedelta’ di chi amiamo e’ una valutazione razionale che facciamo e che puo’ variare dal 100% al 2%! Le informazioni che accumuliamo su una persona, i valori che la persona ci dice di avere, le attitudini, la reputazione, ed anche i valori che abbiamo noi stessi incidono a determinare la nostra fede nella persona. Se diciamo che siamo sicuri al cento per cento, come ci siamo arrivati a questa fede incrollabile? Se diciamo che la persona non e’ degna di ricevere piu’ del dieci percento della nostra fiducia, come abbiamo raggiunto questa percentuale? Qualsiasi grado di misura di un’emozione si raggiunge esclusivamente ragionando, cioe’ considerando quello che sappiamo di certo e la logica.
In conclusione, tutte le emozioni hanno un’utilita' importante perche’ sono la nostra percezione di un grado di valutazione razionale. Non esiste emozione che non provenga dal ragionamento. Se il ragionamento cambia, l’emozione cambia. La fede in Dio, o in noi stessi, e’ una necessita’ della nostra coscienza umana. La fede misura quanto valutiamo qualcosa d’importante per la nostra vita. Non e’ possibile vivere senza fede in qualcosa, e la prima cosa in cui abbiamo fede e’ in noi stessi, nelle nostre capacita’ di ragionamento. Se uno dovesse dire io non valuto il mio ragionamento per niente, non mi serve a niente, e quindi non lo uso, questa persona diventerebbe incapacitata mentale e senza l’aiuto degli altri non potrebbe fare nessuna azione per vivere. Se dovessi sotituire la mia mente a qualcosa di ancora piu’ importante di me stesso, cosa potrebbe essere l’oggetto della mia fede? Se mi faccio strumento di un’altra autorita’ al cento per cento, devo seguire quello che mi viene detto senza piu’ ragionarci sopra. Questo e’ il pericolo dell’uso deviato della fede, questo e’ quello che le religioni insegnano ai bambini prima che possano ragionare, questo e’ il pericolo del lavaggio del cervello.
2007-02-15 20:24:42
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answer #4
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answered by DrEvol 7
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