Minoica è il nome dato alla civiltà cretese dell'età del bronzo. Il termine, derivato da Minosse, fu coniato dall'archeologo britannico Arthur Evans. La vantaggiosa posizione geografica dell'isola favorì il sorgere della prima civiltà mediterranea e di un fiorente impero marittimo che dal Mare Egeo controllava una rete commerciale che raggiungeva l'Egitto, la Siria, le regioni a nord del Mar Nero e l'Occidente
Mentre a Creta iniziava il suo declino la cosiddetta civiltà minoica (da Minosse), in Grecia nel Peloponneso cominciava a fiorire la civiltà preistorica che sarebbe stata chiamata civiltà micenea, in quanto la sua esistenza fu per la prima volta resa nota dagli scavi di Heinrich Schliemann a Micene nel 1878, benché in realtà fosse diffusa in tutto il Peloponneso.
Attualmente a quello di civiltà micenea si tende a preferire il termine civiltà egea, in quanto le scoperte che seguirono hanno reso evidente che Micene non ne fu il centro principale ai suoi primi stadi o, forse, in qualsiasi periodo e di conseguenza è ora di uso più comune adottare un titolo geografico più ampio
2007-02-13 20:44:38
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answer #1
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answered by mareluna 7
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Minoica: Creta (isola)
Micenea: Micene (Grecia)
Rapporti tra le due: legami commerciali e non solo; probabilmente, poi, la seconda ha prevalso sulla prima.
Legame anche nella forma linguistica: la Lineare B (testi micenei) è greco, ma usa il codice grafico minoico. A Creta si usava la Lineare A che però non era greco. Infatti sappiamo leggere e decifrare la B, ma non la A.
Per intenderci, la civiltà micenea è più o meno quella che ci descrive Omero nei suoi poemi, specie nell'Iliade. La minoica deriva il suo nome da Minosse (nome di un celebre re cretese o forse anche titolo di tutti i re di Creta).
2007-02-14 01:00:31
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answer #3
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answered by Gnomo 3
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Mentre a Creta iniziava il suo declino la cosiddetta civiltà minoica (da Minosse), in Grecia nel Peloponneso cominciava a fiorire la civiltà preistorica che sarebbe stata chiamata civiltà micenea, in quanto la sua esistenza fu per la prima volta resa nota dagli scavi di Heinrich Schliemann a Micene nel 1878, benché in realtà fosse diffusa in tutto il Peloponneso.
Attualmente a quello di civiltà micenea si tende a preferire il termine civiltà egea, in quanto le scoperte che seguirono hanno reso evidente che Micene non ne fu il centro principale ai suoi primi stadi o, forse, in qualsiasi periodo e di conseguenza è ora di uso più comune adottare un titolo geografico più ampio.
Nella Grecia continentale il territorio è montuoso. Lungo il corso dei maggiori fiumi si aprono pianure separate tra loro da montagne. Anche le isole sono piccole e poco adatte all'agricoltura. Il clima si presenta con inverni brevi al sud, e rigidi al nord; in estate invece il clima si presenta caldo e secco, con scarse precipitazioni. Nella Grecia crescono viti, olivi, fichi, in pianura frumento, orzo, mandorli. Le condizioni ambientali greche, con la scarsità di terre coltivabili, generarono nell'antichità un alto tasso di conflittualità tra le popolazioni autoctone; mentre l'eccessiva concentrazione demografica nelle poche zone coltivabili provocò vasti fenomeni migratori. La situazione orografica creò infine un ostacolo al commercio tradizionale, determinando lo spostamento via mare dei flussi economici.
La prima civiltà urbana di cui si abbia testimonianza risale al 1700 a.C. ed era di lingua indoeuropea. Essa preso il nome di micenea dal ritrovamento del sito archeologico di Micene ad opera di Heinrich Schliemann. Dopo la clamorosa scoperta del sito di *****, nella pianura di Hissarlik in Anatolia, avvenuta sulla scorta di una letterale interpretazione dell'Iliade, l'archeologo tedesco si era infatto spostato nel Peloponneso, alla ricerca di nuove testimonianze volte a confermare il quadro "storico" tessuto nell'epopea omerica. Schliemann portò dunque alla luce i centri di Micene e Tirinto. La vicenda interpretativa subì tuttavia alterne fortune: quando nel 1900 l'inglese Sir Arthur Evans scoprì a Creta le rovine di Cnosso, venne formulata l’ipotesi di un'espansione della minoica nella penisola balcanica. Ma con la scoperta delle tavolette con il sistema alfabetico noto come lineare B, l'ipotesi di un dominio minoico sulla Grecia venne rovesciata poiché esse testimoniavano l'occupazione di Creta da parte dei Micenei.
La civiltà micenea non si riferiva a uno Stato unitario, ma a vari centri urbani aventi caratteristiche sociali, culturali ed economiche comuni, con realtà politiche indipendenti e spesso in conflitto tra loro. La scrittura aveva creato un alto livello di specializzazione nell'amministrazione economica e politica, anche se i Micenei avevano attinto dai Minoici la struttura sociale della cultura dei Palazzi. Nei Micenei si ritrovano comunque molti fattori originali, come gli armamenti, i carri da guerra, l'architettura funeraria.
I micenei conquistarono pure le isole di Rodi, Creta e Cipro. Ancora più vaste furono le lotte per i commerci, che servivano per reperire metalli. Esse furono dirette in Spagna, nel continente europeo, in Oriente. Le ceramiche dei micenei furono ritrovate anche in Italia, dove nel meridione i mercanti micenei fondarono basi commerciali. Similmente nel Lazio meridionale (Alatri, Arpino) si ritrovano esempi di architettura straordinariamente simili a quelli della cultura micenea.
Il declino di questa civiltà avvenne, probabilmente, attorno al 1100 a.C. (inizio del Medioevo ellenico) per cause che oggi non sono più fatte risalire alla tradizionale teoria dei movimenti migratori di popolazioni indoeuropee di stirpe greca - ad esempio i Dori, che forse erano già presenti nel Peloponneso in posizione marginale - ma a ben più prosaici fattori di carattere economico e demografico. Il suo splendore e la sua magnifica cultura sono, però, rimaste un modello perenne per la civiltà greca.
[modifica] Struttura sociale
L’organizzazione sociale dei Micenei era basata sulla centralizzazione, la burocratizzazione e la ridistribuzione. La società era organizzata gerarchicamente; al vertice stava il re o wanax, seguito dal lawaghetas che comandava l'esercito. Venivano poi gli aristocratici e i sacerdoti. Le campagne o demi erano amministrate dai gwasilewes (da cui il greco basileis), che assegnavano le terre al villaggio e riscuotevano tributi. Al gradino più basso, infine, vi erano i doeloi (da cui il greco douloi) o schiavi. Al wanax e al lawaghetas spettava il temenos, che corrispondeva a un lotto di terreno tratto dalla confisca effettuata nel territorio sottomesso. Il resto della terra veniva dato ai grandi dignitari, dietro pagamento di un tributo. A loro volta i grandi dignitari e il tempio affidavano le terre a dei funzionari minori.
[modifica] Economia
Il controllo e l'organizzazione delle attività veniva fatto attraverso la burocrazia capillare. Il palazzo controllava la riscossione di tributi, distribuiva le materie prime. L'agricoltura era solo una delle attività svolte dai micenei: vi erano l'allevamento ovino, la produzione di tessuti di lana, svolti dai doeloi, l'oreficeria, la metallurgia, la produzione di olio e profumi, svolta invece dai membri del damos (da cui il greco demos, popolo), i quali svolgevano attività specialistiche. Grazie a questa organizzazione, i micenei accumularono molta ricchezza, che veniva ridistribuita agli individui che ne facevano parte.
[modifica] Religione
Il wanax è sia re che capo religioso, infatti dirigeva le offerte e i riti. La figura del re è vista come colui che comunica tra il mondo umano e la benevolenza degli dei. Proprio per questo ruolo religioso così importante, riesce ad essere più notevole del lawaghetas' e degli altri sacerdoti. I templi, infine dipendevano dal palazzo.
[modifica] Architettura e arte
Per approfondire, vedi la voce Arte minoico-micena.
La "maschera di Agamennone"Benché sia stata fortemente influenzata da Creta, la civiltà micenea presenta notevoli differenze dal punto di vista architettonico ed artistico. Quella micenea fu infatti un'arte prevalentemente ispirata dalla guerra. I fastosi palazzi cretesi furono sostituiti da costruzioni robuste, circondate da enormi cinte murarie di fortificazione, realizzate con una serie di blocchi di pietra irregolari e collocate sulla parte elevata della città (acropoli).
Caratteristico in questo senso è certamente il palazzo reale di Tirinto, la cui particolare struttura, impostata essenzialmente sul megaron, sembra abbia ispirato la forma del tempio greco classico. Si tratta infatti di una grande sala al cui centro era disposto un camino e circondata da quattro colonne disposte a quadrato che sostenevano, probabilmente, il tetto. L'ambiente era preceduto da due grandi vestiboli, il primo dei quali aperto sul lato anteriore dove erano disposte due grandi colonne.
L'architettura funeraria prevedeva due tipi di tombe: quelle a fossa costituite da un pozzo dove vi era la camera sepolcrale, e le tombe a tholos formate da una camera con una pseudocupola, a cui si accedeva attraverso un corridoio chiamato dromos.
Il campo più produttivo fu certamente quello dell'arte orafa. Suggestive sono le grandissime maschere funerarie in oro massiccio, come quella ritrovata nella tomba di Agamennone.
Al pari della civiltà minoica, quella cretese eccelse anche nella lavorazione della ceramica. Sono stati, infatti, ritrovati numerose statuine di idoli e guerrieri. Di particolare interesse sono, poi, i vasi elegantemente dipinti con temi naturalistici, tra i quali il più ricorrente è certamente la piovra.
CIAOOOO
2007-02-13 20:48:46
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answer #6
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answered by Anonymous
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