mi piacciono tantissimo le poesia di giovanni pascoli
2007-02-10 00:21:37
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answer #1
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answered by Stellina 5
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"Lentamente muore" di Pablo Neruda...il titolo originale è Quien muere?
2007-02-14 07:47:21
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answer #2
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answered by Barbara B 2
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L'INFINITO di Giacomo Leopardi
Sempre caro mi fu
quest'ermo colle,
e questa siepe,
che da tanta parte dell'ultimo orizzonte
il guardo esclude.
Ma
sedendo e mirando,
interminati spazi di là da quella,
e sovrumani silenzi,
e profondissima quïete
io
nel pensier mi fingo,
ove per poco
il cor non si spaura.
E
come il vento odo
stormir tra queste piante,
io
quello infinito silenzio
a questa voce
vo comparando:
e mi sovvien l'eterno,
e le morte stagioni,
e la presente
e viva,
e il suon di lei.
Così
tra questa immensità
s'annega il pensier mio:
e
il naufragar
m'è dolce
in questo mare.
2007-02-14 01:29:36
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answer #3
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answered by il Padrino 3
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il monologo di Amleto
Essere, o non essere, è questo che mi chiedo:
se è più grande l'animo che sopporta
i colpi di fionda e i dardi della fortuna insensata,
o quello che si arma contro un mare di guai
e opponendosi li annienta. Morire...dormire,
null'altro. E con quel sonno metter fine
allo strazio del cuore a ai mille traumi
che la carne eredita: è un consummatum
da evocare a mani giunte. Morire, dormire-
doemire, sognare forse- ah è qui l'incaglio:
perchè nel sonno della morte quali sogni
possano venire, quando ci siamo districati
da questo groviglio funesto, è la domanda
che ci ferma- ed è questo il dubbio
che dà una vita così lunga alla nostra sciagura.
Perchè chi sopporterebbe le frustate e le ingiurie del tempo,
il torto dell'oppressore, l'oltraggio del superbo,
le angosce dell'amore disprezzato, le lentezze della legge,
l'insolenza delle autorità, e le umiliazioni
che il merito paziente riceve dagli indegni,
quando, da sè, potrebbe darsi quietanza
con un semplice colpo di punta? Chi accetterebbe
di accollarsi quelle some e grugnire
e sudare sotto il peso della vita,
se non fosse il terrore di qualcosa
dopo la morte, la terra sconosciuta
da dove non torna mai nessuno, e paralizzarli
la volontà, e farci preferire i mali che abbiamo
ad altra di cui non sappiamo niente? Così
la coscienza ci rende codardi, tutti
e così il colore naturale delle risolutezza
s'ivvilisce all'ombra pallida del pensiero
e imprese di gran rilievo e momento
per questo si sviano dal loro corso
e perdono il nome di azioni.
(Amleto.W.Shakespeare)
a dir poco favoloso.ciao!
2007-02-10 23:58:17
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answer #4
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answered by elisabetta 3
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A me piacciono molto i testi teatrali di Pinter.
Buon pomeriggio
2007-02-10 03:12:31
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answer #5
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answered by Anonymous
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"LADY MACBETH: "Esse mi incontrarono il giorno della vittoria; ed io ho appreso dalla più autorevole informazione che in loro è una scienza più che mortale. Nel momento in cui ardevo dal desiderio di interrogarle ancora, si trasformarono in aria, e in essa scomparvero.
Mentre ne ero ancora compreso di stupore, giungevano messaggeri da parte del re, i quali mi salutarono 'signore di Cawdor', col quale titolo, appunto, prima mi avevan salutato queste sorelle, e mi avevano rinviato al tempo avvenire, con queste parole: 'Salve, o tu che dovrai essere re!'. Ciò ho pensato bene di far subito noto a te, o mia carissima compagna di grandezza, affinché tu non perdessi la tua parte di godimento, restando ignara della grandezza che ti è promessa.
Riponi questa in fondo al tuo cuore, e addio". Tu sei Glamis e Cawdor, e sarai ciò che ti è stato promesso. Ma temo della tua natura; essa è troppo imbevuta del latte della bontà umana, per prender la via più breve. Tu vorresti esser grande; non sei senza ambizione: ma non hai il malvolere che dovrebbe acccompagnarla: ciò che desideri sommamente tu lo vorresti avere santamente: tu non vorresti agire in modo sleale, ma tuttavia vorresti ottenere ingiustamente: tu, o magnanimo Glamis, vorresti avere ciò che ti grida: "così devi fare, se lo devi avere"; e vorresti quel che hai più timore di commettere che desiderio che non sia commesso. Affrettati a venir qui, affinché io possa versarti nell'orecchio il mio coraggio, e riprovare, col valore della mia lingua, tutto ciò che ti allontana dal cerchio d'oro, col quale il destino e un aiuto soprannaturale sembra ti vogliano incoronato."
Mi piace perchè fa capire chi è Lady Macbeth e la sua perfidia... per fortuna che è la sua prima battuta...
2007-02-10 01:18:16
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answer #6
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answered by Phantom 2
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Forse un mattino andando in un'aria di vetro
Forse un mattino andando in un'aria di vetro,
arida,rivolgendomi vedró compirsi il miracolo:
il nulla alle mie spalle, il vuoto dietro
di me, con un terrore di ubriaco.
Poi come s'uno schermo, s'accamperanno di gitto
alberi case colli per l'inganno consueto.
Ma sarà troppo tardi; ed io me n'andró zitto
tra gli uomini che non si voltano, col mio segreto.
(Eugenio Montale, Ossi di Seppia)
Di che reggimento siete
Fratelli?
Parola tremante
Nella notte
Foglia appena nata
Nell’aria spasimante
Involontaria rivolta
Dell’uomo presente alla sua
Fragilità
Fratelli
(G.Ungaretti)
Soldati
Bosco di Courton luglio 1918
Si sta come
d'autunno
sugli alberi
le foglie.
ED E’ SUBITO SERA
Ognuno sta solo sul cuor della terra
trafitto da un raggio di sole:
ed è subito sera
(S.Quasimodo)
Primo Levi
Se questo è un uomo
Voi che vivete sicuri
Nelle vostre tiepide case,
voi che trovate tornando a sera
Il cibo caldo e visi amici:
Considerate se questo è un uomo
Che lavora nel fango
Che non conosce pace
Che lotta per un pezzo di pane
Che muore per un sì o per un no.
Considerate se questa è una donna,
Senza capelli e senza nome
Senza più forza di ricordare
Vuoti gli occhi e freddo il grembo
Come una rana d'inverno.
Meditate che questo è stato:
Vi comando queste parole.
Scolpitele nel vostro cuore
Stando in casa andando per via,
Coricandovi alzandovi;
Ripetetele ai vostri figli.
O vi si sfaccia la casa,
La malattia vi impedisca,
I vostri nati torcano il viso da voi.
Salvatore Quasimodo
Uomo del mio tempo
Sei ancora quello della pietra e della fionda
uomo del mio tempo. Eri nella carlinga,
con le ali maligne, le meridiane di morte,
- t'ho visto - dentro il carro di fuoco, alle forche,
alle ruote di tortura. T'ho visto: eri tu,
con la tua scienza esatta persuasa allo sterminio,
senza amore, senza Cristo. Hai ucciso ancora,
come sempre, come uccisero i padri, come uccisero
gli animali che ti videro per la prima volta.
E questo sangue odora come nel giorno
quando il fratello disse all'altro fratello:
- Andiamo ai campi - E quell'eco fredda, tenace,
è giunta fino a te, dentro la tua giornata.
Dimenticate, o figli, le nuvole di sangue
salite della terra, dimenticate i padri:
le loro tombe affondano nella cenere,
gli uccelli neri, il vento, coprono il loro cuore.
"Dialoghi con Leucò" di Cesare Pavese
Sempre caro mi fu quest’ermo colle
e questa siepe che da tanta parte
dell’ultimo orizzonte il guardo esclude.
Ma sedendo e mirando, interminati
spazi di là da quella, e sovrumani
silenzi, e profondissima quïete
io nel pensier mi fingo; ove per poco
il cor non si spaura. E come il vento
odo stormir tra queste piante, io quello
infinito silenzio a questa voce
vo comparando: e mi sovvien l’eterno,
e le morte stagioni e la presente
e viva, e il suon di lei: Così tra questa
immensità s’annega il pensier mio:
e il naufragar m’è dolce in questo mare.
(L'ifinito di Giacomo Leopardi)
C'è un paio di scarpette rosse
numero ventiquattro
quasi nuove:
sulla suola interna si vede
ancora la marca di fabbrica
Schulze Monaco
c'è un paio di scarpette rosse
in cima a un mucchio
di scarpette infantili
a Buchenwald
più in là c'è un mucchio di riccioli biondi
di ciocche nere e castane
a Buchenwald
servivano a far coperte per i soldati
non si sprecava nulla
e i bimbi li spogliavano e li radevano
prima di spingerli nelle camere a gas
c'è un paio di scarpette rosse
di scarpette rosse per la domenica
a Buchenwald
erano di un bimbo di tre anni
forse di tre anni e mezzo
chi sa di che colore erano gli occhi
bruciati nei forni
ma il suo pianto
lo possiamo immaginare
si sa come piangono i bambini
anche i suoi piedini
li possiamo immaginare
scarpa numero ventiquattro
per l'eternità
perché i piedini dei bambini morti
non crescono
c'è un paio di scarpette rosse
a Buchenwald
quasi nuove
perché i piedini dei bambini morti
non consumano le suole...
(JOYCE LUSSU)
2007-02-10 00:50:09
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answer #7
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answered by cioccolat89 4
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I monologhi che amo di piu' sono quelli dei comici, dove si vede veramente chi ha del talento e chi no... Un monologo comico di successo significa essere un vero e proprio animale da palcoscenico.. nessuna macchetta, nessuna barzelletta o imitazione, soltanto il talento di saper far ridere con le parole e con l'uso della mimica facciale e del corpo...
Il mio preferito è un monologo riferito al Derby Milan - Inter, recitato a Zelig qualche anno fa... Se qualcuno se lo ricorda, lo scriva!
2007-02-10 00:33:36
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answer #8
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answered by Anonymous
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i monologhi più belli sono quelli di daniele luttazzi...
2007-02-10 00:27:34
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answer #9
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answered by Anonymous
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I RAGAZZI CHE SI AMANO di Jacques Prevèrt
I ragazzi che si amano si baciano in piedi
Contro le porte della notte
E i passanti che passano li segnano a dito
Ma i ragazzi che si amano
Non ci sono per nessuno
Ed è la loro ombra soltanto
Che trema nella notte
Stimolando la rabbia dei passanti
La loro rabbia il loro disprezzo le risa la loro invidia
I ragazzi che si amano non ci sono per nessuno
Essi sono altrove molto più lontano della notte
Molto più in alto del giorno
Nell'abbagliante splendore del loro primo amore
Non c'è un perchè...semplicemente mi piace!
2007-02-10 00:22:05
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answer #10
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answered by ♥Marianna♥ ♥ 6
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