Un omuncolo paranoico, ignorante, sanguinario, con uno scarso potere cognitivo e nessuna visione teorica. È questo lo Stalin di Martin Amis, protagonista di Koba il terribile (Einaudi 2003) - Koba era uno dei nomignoli giovanili del dittatore sovietico - penultimo libro del celebre scrittore britannico, appena tradotto in italiano.
Il libro si porta dietro una sorta di impressionismo, che né il tentativo di riflessione, né la bibliografia riescono a cancellare.
Ripercorrendo l’epoca dello stalinismo, Amis porta avanti un dialogo a distanza con l’ormai morto padre Kingsley, anch’egli scrittore, prima iscritto al Partito comunista, poi diventato laburista ragionevolmente impegnato e infine trasformatosi in feroce conservatore. E anche con gli intellettuali occidentali, quelli contemporanei a Stalin e quelli ancora in qualche modo sedotti dall’ideologia comunista, primo tra tutti l’amico Christopher Hitchens. Quello che vuole essere anche una sorta di esame di coscienza intellettuale, personale e sociale, però si limita a una critica tanto dura quanto facile.
Amis enumera uno dopo l’altro gli innumerevoli orrori dello stalinismo: gulag, carestie, epurazioni, eliminazione del dissenso, stragi di massa, sono sbattuti davanti agli occhi del lettore. Ma non c’è nessuno scavo politico, sociale, storico che tenti quantomeno di capire il perché tutto questo fu possibile, da dove veniva, quali erano i fermenti ideali da cui era originato. Per l’autore sembra tutta una questione puramente psicologica, messa in moto da uomini folli e crudeli. Se Stalin impersona il male nella sua massima espressione, Trockij viene definito come «un ******** assassino e un lurido bugiardo», Lenin ricordato per «le scurrili sfuriate, la calcolata amoralità, il civettuolo nichilismo, l’ilarità di fronte alla violenza, l’infantilismo da incubo».
La realtà viene ridotta ad aforismi come quello in cui si legge: «La Russia non sperimentò mai la dittatura del proletariato. Quella che sperimentò fu la dittatura di un proletario», o in letture onnicomprensive, come quella che sotto Stalin la verità era tale che l’orrore e il disgusto impedivano di accettarla, o anche solo di contemplarla.
E Amis non si risparmia neanche il confronto tra Hitler e Stalin. All’annosa, quanto inutile questione, di chi dei due meriti la palma del peggiore, sembra consegnarla senza esitare al dittatore russo: «All’interno dell’Urss, per tutto il quarto di secolo del suo regime, Stalin fu un leader estremamente popolare. Anche Hitler fu un leader popolare, ma a differenza di Stalin aveva avuto qualche successo economico, e aveva preso di mira minoranze relativamente piccole (gli ebrei rappresentavano l’1% della popolazione). Le vittime di Stalin erano state le maggioranze, come i contadini (l’85% della popolazione)…Naturalmente la popolarità di Stalin fu interamente – mentre quella di Hitler lo fu solo largamente - prodotta dall’indottrinamento».
Senza nulla togliere agli orrori dello stalinismo e alla complicità colpevole dell’Occidente, davvero un’Utopia complessa come il comunismo può essere affrontata e liquidata soltanto attraverso l’analisi di un dittatore per quanto efferato? Ma forse Koba il terribile voleva essere solo una biografia. Se così fosse, manca altrettanto di approfondimento e scavo psicologico. E se, invece, intendeva ripercorrere attraverso una vicenda emblematica la storia dello scrittore e quella della sua famiglia? Questa intenzione, infatti, si può evincere dagli ultimi capitoli del libro che ripercorrono le ultime vicende degli Amis, incentrati sulla figura di Kingsley, ma anche su quella della sorella di Martin. Pagine che però appaiono posticce.
Autocompiaciuto, narcisista, superficiale: Koba il terribile è davvero un libro insopportabile. E che sia acuto e ben scritto proprio non basta.
Amis, Martin
Koba il terribile
Einaudi, 2003
2007-02-01 21:53:15
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answer #1
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answered by Anonymous
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Sì, l'ho letto. Illuminante su tante cose - pazzesche- come quella sulle carestie provacate intenzionalmente morire di fame intere popolazioni. Per il resto non mi è piaciuto. Un po' autoreferenziale. Parla un po'troppo dell'autore, di sua sorella e di suo padre - fuori luogo in un libro sugli orrori di Stalin.
2007-02-02 15:36:31
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answer #2
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answered by Federica B 2
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"Koba il terribile", era lo pseudonimo che Stalin usava in gioventù. Nel libro si parla appunto di due spettri: Lenin e Stalin, dei crimini di Lenin e Stalin, di Stalin in modo particolare. Un libro che ti fa riflettere sulle menzogne e sugli orrori del nostro mondo. Ciao
2007-02-02 06:01:59
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answer #3
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answered by lella 6
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