Innanzittutto la tua domanda.
Si. Mi "piace" molto e ritengo che arrivi addirittura in ritardo.
Se non ti da fastidio vorrei anche esporre il mio pensiero in merito al dibattito che si è svolto intorno a questo tema.
Ti chiedo scusa in anticipo per l'approfittarmi della tua domanda, ma avrei piacere che tutti riflettessero:
I PACS non riguardano le istituzioni ecclesiastiche.
Infatti, dovrebbero offrire una regolamentazione, con forme di tutela finora assenti (ed in questo sta la novità) nei confronti delle unioni civili e non di quelle religiose, quali che esse siano.
I PACS riguardano la comunità civile laica, che è pertinenza dello Stato, e non interferiscono in alcun modo nelle questioni che riguardano l'ordinamento della Chiesa (quale che essa sia: cattolica, musulmana, protestante, ebraica, etc.) né con l'istituzione del matrimonio religioso.
In questo senso, come cittadino italiano, relativamente allo stato attuale dell'istituto religioso ed eventuali future riforme dell'ordine ecclesiastico non mi pronuncio (per quanto abbia una precisa opinione in merito) perchè, non essendo cattolico, non mi riguarda e non sta a me entrare nel merito di questioni pertinenti la comunità cattolica. Gli uomini e le donne che hanno liberamente scelto la strada del sacerdozio l'hanno fatto, per l'appunto, in libertà e consci delle limitazioni insite in quella scelta. Lo Stato non entra nel merito delle questioni che riguardano il Vaticano ed io, quale cittadino italiano non cattolico, mi astengo dall'entrare nel merito dei suoi affari.
Relativamente alla società civile di cui faccio parte, laica e non soggetta ad uno Stato confessionale (come è quella Italiana secondo la nostra ottima Costituzione), ritengo che lo Stato abbia il dovere morale, oltreché istituzionale, di offrire tutela e garanzie in favore di quelle famiglie di fatto (coppie o nuclei familiari compositi) che attualmente non sono considerate tali o peggio considerate (secondo una dizione molto in voga) famiglie di serie B. Ma prima di giudicare e stilare una classifica in merito alla miglior forma di famiglia bisognerebbe mettersi d'accordo sul concetto stesso di famiglia.
Ebbene, io personalmente ritengo che una famiglia sia composta da qualsiasi nucleo minimo di convivenza le cui vite dei componenti siano legate da reale comunanza di affetti, interessi e reciproco sostegno quotidiano, rispetto e convivenza. Che poi si tratti di coppie eterosessuali, coppie omosessuali, conviventi con figli a carico oppure ancora fratelli e sorelle conviventi, madre e figlia/figlio conviventi, questo non cambia la sostanza. Ne consegue che personalmente sono favorevole al matrimonio civile fra individui dello stesso sesso, alla convivenza tutelata, ad una definizione flessibile e non chiusa del concetto di famiglia. E naturalmente queste unioni e conseguenti nuclei familiari devono avere il medesimo valore delle famiglie tradizionalmente intese (padre, madre, figli).
Il punto di vista della Chiesa?
E' un falso problema anzi...un problema della Chiesa e non dello Stato!
La Chiesa dovrebbe astenersi dall'ingerire in queste faccende. Infatti, non solo è preservata la validità del matrimonio religioso che la riguarda personalmente, ma anche l'autonomia della stessa a rifiutare eventuali unioni religiose non conformi ai suoi dettami. Insomma, lo Stato non pretende di mettere bocca sui matrimoni religiosi.
La cosa inconcepibile è invece il fatto che essa si arroghi il diritto di condizionare le scelte di un Governo e dei cittadini di un paese attribuendosi la facoltà di definire quale sia il concetto di famiglia, di amore ed unione secondo natura, di corretta morale.
Per di più, sebbene la religione cattolica non sia l'unica praticata nel nostro paese, detiene il carattere di unicità per quanto riguarda l'ingerenza nelle nostre vite. Forse che gli Ebrei, i Musulmani, i Buddhisti italiani hanno chiesto che lo Stato, nell' eventuale attuazione dei PACS, preveda di tutelare la famiglia tradizionalmente intesa secondo le rispettive religioni? NO!
Infine vorrei fare qualche considerazione sulle varie figure ecclesistiche che ricoprono incarichi importanti all'interno della Chiesa, e che sono sostenuti economicamente (campati) dalle tasse che pagano gli italiani, e sulla affermazione dell'utente Faamegiu che ha espresso questo pensiero:
"per famiglia si intende quella che si forma per procreare. Pertanto quella che si forma per soddisfare le proprie tendenze sessuali non è famiglia: padronissimi di stare insieme ma non rompessero i creapopoli con la pretesa di essere normali".
Ora, è davvero ammissibile che un Cardinal Ruini o lo stesso Papa, le cui esperienze di uomini si basano su libri, dogmi e liturgie e che non hanno la benchè minima esperienza di cosa siano l'amore carnale e spirituale fra due persone, il vivere civile all'interno di una società lavorando e facendo sacrifici per vivere, faticando per fare una vita dignitosa fra le gioie ed i dolori che questa offre, pretendano di insegnare ad una società qual'è la vera natura di queste cose ed i concetti di giusto e sbagliato, di bene e male?
Ed a quanti pensano come l'utente che ho citato: ma perchè queste persone sentono ossessivamente l'esigenza di porre l'accento sulle "tendenze" sessuali (perchè poi questa perifrasi quando la si potrebbe definire semplicemente per quello che è, cioè omosessualità di fatto...) e comunque sulla pratica sessuale, perchè queste persone non si concedono quel guizzo d'intelligenza che potrebbe far loro riflettere sul fatto che l'omosessualità, come tutte le relazioni, si basa anch'essa sull'amore fra due individui? Perchè due omosessuali che tendono a vivere insieme dovrebbero farlo mettendo in prima istanza la voglia di sesso e non il bisogno di volersi bene senza sentirsi giudicati, umiliati, offesi, denigrati e disprezzati? Non pensano queste persone che anche gli omosessuali siano dotati di affinità intellettuali con i propri partners e prima di tutto tendano a condividere le loro vite e le proprie esperienze quotidiane come avviene fra un uomo ed una donna?
Se queste persone non riescono a cogliere questi concetti di base, bisognerebbe concludere che essi stessi (come del resto le eminenze ecclesiastiche) sono ossessionati dal sesso e che ne hanno una visione decisamente primitiva basata solo sull'atto della penetrazione, del rapporto di forza uomo/donna (ovviamente subalterna al maschio...perchè se così non fosse la donna sconvolgerebbe l'ordine basato sulla fallocrazia) e sull'antico stereotipo del patriarcato!
2007-01-31 09:50:01
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answer #2
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answered by lightroom 3
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