SIETE realisti? Quasi tutti noi ameremmo pensare di sì. Il realista cerca di farsi guidare da fatti dimostrabili. Non vuole essere deluso da sogni poco realistici o da idee poco pratiche. Nel clima scientifico e razionale del mondo d’oggi si è facilmente attratti da un simile modo di affrontare i problemi.
Questo atteggiamento però ha indotto molti a smettere di credere in Dio. Ritengono sia impossibile in pieno ventesimo secolo, in questa era scientifica, credere in una Persona invisibile, sovrumana, che ha creato tutto. Preferiscono cercare nella scienza le risposte a domande quali “Come siamo venuti all’esistenza?” e “Dove siamo diretti?” Quelli che credono in Dio sono dunque persone poco realistiche?
I limiti del realismo
Prima di rispondere, dobbiamo rammentare a noi stessi che il realismo ha dei limiti. Il realista può trarre conclusioni solo in base ai fatti di cui è in possesso. Ma che dire se non è in possesso di tutti i fatti? E se crede a qualcosa di inesatto? E, anche se forse i fatti di cui è in possesso sono esatti, che dire se il suo modo di ragionare è errato? Ovviamente in tal caso le sue conclusioni “realistiche” sarebbero errate.
Winston Churchill era senz’altro realistico, secondo il proprio intendimento, quando nel 1939 disse: “L’energia atomica potrebbe essere efficace quanto gli esplosivi di cui disponiamo al presente, ma è improbabile che produca qualcosa di molto più pericoloso”. Purtroppo, la sua conclusione era ben lungi dal vero. Analogamente nel 1959 il direttore generale del Fondo Monetario Internazionale disse: “Con tutta probabilità l’inflazione mondiale è superata”. Ma come si sbagliava! Quindi, anche quando uomini altamente qualificati valutano “realisticamente” una situazione, le loro conclusioni non sempre sono corrette.
Ma perché alcuni che vogliono essere realisti negano l’esistenza di Dio?
Gli scienziati e la fede in Dio
Una ragione per cui alcuni negano l’esistenza di Dio è che a loro giudizio la scienza ha reso antiquata la fede. È proprio vero? Ebbene, pochi fra noi sono scienziati, ma sarebbe senz’altro realistico considerare ciò che gli scienziati stessi dicono al riguardo. Nella rivista New Scientist è stato pubblicato un articolo che dichiara: “Tra i profani persiste l’idea che gli scienziati abbiano ‘confutato’ la religione. In base a questa idea ci si aspetta normalmente che gli scienziati siano non credenti; che Darwin abbia conficcato gli ultimi chiodi nella bara di Dio; e che da allora un susseguirsi di novità scientifiche e tecnologiche abbia escluso la possibilità di una risurrezione. È un’idea assolutamente errata”. (Il corsivo è nostro)
L’articolo aggiungeva: “Gli scienziati non sono particolarmente irreligiosi. Non esistono sondaggi attendibili su cui basarsi, ma un’indagine condotta in università, istituti di ricerca e laboratori industriali indica che ben otto scienziati su dieci seguono una fede religiosa o sottoscrivono principi che sono ‘non scientifici’”. Per usare termini realistici, il fatto stesso che molti scienziati abbiano un po’ di fede in Dio è la prova che la scienza moderna non rende impossibile credere nella Sua esistenza.
Ma forse pensate che le teorie scientifiche — specialmente la teoria dell’evoluzione — rendano superflua l’esistenza di Dio. In effetti, molti che esaminano in modo realistico le prove a sostegno dell’evoluzione le trovano miseramente lacunose. E anche per alcuni di quelli che l’accettano, non bastano a spiegare la bellezza e la grandiosità della vita sul nostro pianeta Terra.
Il professor Robert Jastrow, eminente geologo, astronomo e fisico, accetta la teoria dell’evoluzione. Ma in un articolo pubblicato dalla rivista Science Digest ha scritto: “Quando si studia la storia della vita, e si fa un passo indietro per guardare questa lunga storia dalla prospettiva di parecchie centinaia di milioni di anni, vi si scorgono una corrente e una direttiva. . . . Questa storia degli avvenimenti che conducono fino all’uomo, con la sua chiara direttiva, può ciononostante non avere una direttiva?” La sua stessa conclusione è che la domanda è “al di là delle possibilità della scienza”.
Molti converranno che la “storia degli avvenimenti che conducono fino all’uomo” fornisce la prova di una direttiva. Ma è ragionevole non provvedere il successivo legame logico nel filo del ragionamento? La chiara prova che esiste una direttiva è senz’altro la prova che esiste uno che dirige. E questi può essere soltanto Dio. Da questo si può trarre la realistica conclusione che l’evoluzione non rende impossibile credere in Dio, anzi, è l’esistenza di Dio che rende superflua la teoria dell’evoluzione.
C’è un’altra ragione per cui alcuni affermano di non credere in Dio. A volte si trincerano dietro la scienza per nascondere motivi più reconditi. Considerate ciò che ha scritto Aldous Huxley: “Avevo dei motivi per non volere che il mondo avesse un significato; per cui ho supposto che non ne avesse”. E quali erano i suoi motivi? “Per me, come indubbiamente per la maggioranza dei miei contemporanei, la filosofia dell’assenza di significato è stata essenzialmente uno strumento di liberazione. La liberazione che desideravamo era ad un tempo liberazione da un certo sistema politico ed economico e liberazione da un certo sistema morale”.
Se però neghiamo l’esistenza di Dio e diciamo che il mondo non ha un significato semplicemente perché vogliamo che sia così, i fatti cambiano? Chiunque ragioni così assomiglia piuttosto a un ragazzino che vuole nascondersi, così si copre gli occhi con le mani. Egli pensa che, dato che lui non può vedere nessuno, nessuno possa vedere lui! Ma è realistico dire che Dio non esiste semplicemente perché ci rifiutiamo di ammetterne l’esistenza?
Realismo e fede in Dio
L’apostolo Paolo presentò un argomento convincente che ha indotto molti realisti a credere in Dio. Egli disse: “Le invisibili qualità [di Dio], perfino la sua sempiterna potenza e Divinità, si vedono chiaramente fin dalla creazione del mondo, perché si comprendono dalle cose fatte”. (Romani 1:20) Paolo poteva vedere le bellezze della creazione, le meravigliose e svariate forme di vita e i maestosi cieli stellati, e scorgervi alcune qualità di colui che ha creato tutto ciò. La scienza moderna ci aiuta a vedere quanto è intricato il progetto delle cose della natura, quale potenza e sapienza furono necessarie per portarle all’esistenza. Quindi sotto alcuni aspetti, il mondo naturale testimonia ancor più l’esistenza di Dio.
È vero, alcuni respingono questo ragionamento. Ma come possono spiegare in altro modo l’ordine che esiste nel mondo naturale? Riguardo a un piccolo aspetto soltanto di quell’ordine, le molecole delle proteine, Rutherford Platt, autore di scritti scientifici, ha dichiarato: “La probabilità che gli atomi di carbonio, ossigeno, azoto e idrogeno, nonché di fosforo e di alcuni elementi metallici, si trovino insieme nelle giuste proporzioni, e nelle giuste condizioni, si può paragonare alla probabilità che un mazzo di carte da gioco, lanciate in aria, ricadano sul tavolo con tutti i semi nella giusta sequenza: praticamente impossibile, anche se le carte fossero lanciate in aria ogni secondo ininterrottamente nel corso dei secoli”.
Questo scrittore prosegue dicendo che lui crede ugualmente che le proteine siano venute all’esistenza pressappoco così, per caso. Ma certo chi è realista e trova un mazzo di carte disposte in bell’ordine con tutti i semi nella giusta sequenza comprende che qualcuno ve le ha sistemate con cura. Non è realistico giungere alla stessa conclusione quando si osserva la bella armonia esistente in natura?
Certi intellettuali, come Rutherford Platt, si sentono indubbiamente costretti ad accettare — malgrado le prove — una spiegazione naturalistica, o non divina, delle cose perché questo è il tipo di ragionamento che va oggi. Perfino gli scienziati che credono in Dio troverebbero difficile, nei loro scritti scientifici, attribuire a lui l’origine diretta delle cose. Questo è ciò che va di moda fra gli intellettuali. Ma è realistico lasciare che la moda intellettuale stabilisca il nostro modo di vedere le cose? La moda cambia. L’esistenza di Dio è una faccenda troppo seria perché sia subordinata a cose come la moda!
È urgente credere nell’esistenza di Dio
È vero che la scienza ha accresciuto la nostra conoscenza del mondo naturale, ma non ha risolto il problema di creare una società umana in grado di funzionare; né l’ha risolto alcun ramo dello scibile umano. Attualmente questo è un problema serio.
Il fatto è che l’odierna situazione mondiale sfugge al controllo dell’uomo. I politici non possono controllare la corsa agli armamenti nucleari né la sempre più estesa minaccia dell’inquinamento. Le autorità cittadine non riescono a controllare il vertiginoso aumento della criminalità. Gli economisti non sono in grado di risolvere i problemi dell’inflazione o il calo della produzione, e centinaia di milioni di persone conducono una vita abietta e disperata. Il fatto sconvolgente è che esiste il dubbio ben fondato che la razza umana possa sopravvivere ancora per molto.
La Bibbia prediceva questa situazione, e ne indicava la ragione principale. Essa dice che gli uomini sarebbero stati “amanti di se stessi, amanti del denaro, millantatori, superbi, bestemmiatori, disubbidienti ai genitori, ingrati, sleali, senza affezione naturale, “non disposti a nessun accordo, calunniatori, senza padronanza di sé, fieri, senza amore per la bontà, traditori, testardi, gonfi d’orgoglio, amanti dei piaceri anziché amanti di Dio”. (II Timoteo 3:1-4) C’è forse da meravigliarsi se il mondo è in una situazione così brutta quando è pieno di persone del genere. La situazione non migliorerà di certo finché non miglioreranno le persone. La scienza non può migliorare la natura dell’uomo. Chi può migliorarla? Dio!
La natura dell’uomo è degenerata perché egli si è inimicato Dio. La Bibbia però ci dice che Dio ‘riconcilia a sé il mondo’. (II Corinti 5:19) Coloro che accettano questa riconciliazione cambiano veramente. ‘Cessano di conformarsi a questo sistema di cose’ e sono “trasformati”. (Romani 12:2) Sviluppano qualità come amore, considerazione, onestà, fidatezza e interesse per gli altri. Essi hanno la ragione più realistica che ci sia per credere in Dio. Ne hanno visto il potere all’opera nella loro vita.
Se il mondo fosse pieno di persone che seguono i principi di Dio (non di persone che solo affermano di essere cristiane), la maggior parte dei problemi odierni sarebbe risolta. E questo è proprio ciò che accadrà. “Ancora un pochino, e il malvagio non sarà più . . . Ma i mansueti stessi possederanno la terra, e in realtà proveranno squisito diletto nell’abbondanza della pace”. (Salmo 37:10, 11) La migliore speranza dell’uomo per il futuro dipende dall’adempimento di tale promessa.
È una speranza poco realistica? Sappiamo che gli uomini rovinano l’ambiente terrestre e stanno per distruggere la razza umana. Quindi è poco realistico fare affidamento sugli uomini. Se non crediamo in Dio, la nostra unica speranza per il futuro è una pia illusione. È dunque realistico volgere le spalle a Dio? Non è invece il massimo del realismo rivolgersi a Lui, il solo che ha la potenza, la sapienza e il desiderio di liberarci dalle conseguenze dei nostri errori? Sì, chi è realista non solo può, ma deve credere in Dio.
per ALEX971,
non le avresti dovute leggere ugualmente?
cmq non le ho prese da spazi web, mi sono basato sulle nostre riviste "la torre di Guardia" e "Svegliatevi".
2007-01-28 00:26:31
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answer #1
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answered by Out 5
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