Sono più di cento le operazioni necessarie alla fabbricazione di una scarpa. Il primo e più importante passo è la creazione della forma da scarpe, una copia del piede umano intagliata a mano nel legno o realizzata in plastica a stampo. Con questo primo manufatto si definisce la curvatura dell'arco e il modo con cui il peso della persona verrà distribuito sulla pianta del piede. La realizzazione delle forme richiede una grande abilità da parte dell'artigiano. La sfida consiste nel tener conto di tutte le caratteristiche che garantiscono il comfort senza comprometterne la bellezza e lo stile del design. Andando a ritroso nella storia, si nota come le calzature abbiano sempre rivestito un ruolo di grande rilievo: le prime scarpe erano "fasciature" di pezzi di pelle legati in qualche modo al piede, e sono state il primo mezzo che ha consentito all'uomo di muoversi su percorsi impervi e terreni accidentati senza ferirsi. Il pezzo di pelle poi si è evoluto, diventando una suola sagomata con lacci intrecciati che la fermavano sul piede o sulla caviglia. Queste sono state le caratteristiche dei calzari di tutti i popoli dell'antichità. I "sandali" infatti sono stati il primo tipo di calzatura prodotto dalla tecnica umana, e tutte le civiltà antiche ne hanno dato una propria versione. L'uso della calzatura presso gli antichi popoli orientali, per condizioni soprattutto climatiche, era meno diffuso che altrove, ed era limitato alle classi più elevate. Tuttavia già nel 3500 a.C. gli antichi egizi producevano con papiro intrecciato una suola e vi applicavano legacci di pelle grezza.
Questi sandali lasciavano i piedi quasi completamente scoperti, e le donne egizie ne approfittavano per adornarli con disegni e gioielli. I sandali egizi erano talvolta foderati internamente di tela, e sulla suola era dipinta, in segno di spregio, la figura di un nemico prigioniero perpetuamente calcato sotto i piedi. Le suole dei sandali delle imperatrici romane venivano realizzate con oro fuso e i cinturini tempestati di pietre rare. I giapponesi usavano sandali di materiale intrecciato, mentre in Africa si cucivano alle ciabatte nastri di pelle colorati con pigmenti naturali. I Medi e i Persiani portavano calzature di cuoio rimontanti fino al ginocchio, lasciando alle donne le scarpette di stoffa o di cuoio leggero e adorno. Gli antichissimi infradito videro la luce nel vicino Oriente; in India, dove la religione induista proibisce l'uso della pelle di vacca, i sandali venivano realizzati in legno, talvolta rivestito di incisioni in argento finemente lavorato. I coloratissimi "Chappals", diffusi nella calda e sabbiosa Valle dell'Indo, erano soprattutto molto funzionali, con i pon pon a proteggere le dita dei piedi, e una stretta parte posteriore che consentiva a chi li indossava di liberarsi facilmente della sabbia. Grande era la varietà di calzature presso i Greci: quella più antica era composta di una semplice suola in legno o di cuoio legata sul dorso del piede o alle gambe con corde incrociate e annodate; una seconda forma di calzatura era la scarpa: alla suola si aggiungevano dei quarti di cuoio che coprivano il tallone e i lati del piede, mentre l'allacciatura si faceva sul dorso di questo. Le "scarpe" servivano in modo particolare ai militari e ai cacciatori.
Le calzature etrusche erano molto stimate presso i romani, i quali adottarono alcune delle loro forme. La forma più semplice usata dai romani fu quella delle suole allacciate, adoperata in casa e nelle visite amichevoli; per l'uscita si calzava una scarpa a guisa di stivale. Nelle solennità si usavano i sandali, ma non si portavano in pubblico, dato che essi erano adoperati dalle donne nell'uscir di casa. Era costume togliersi le calzature durante i pasti. Gli appartenenti alle classi meno facoltose usavano gli zoccoli di legno, mentre i campagnoli avviluppavano il piede in calzature di lana o di pelo di capra. Le calzature da donna erano naturalmente più ricche e ornate di ricami d'oro e anche di perle e di pietre preziose. Il colore era di preferenza bianco, qualche volta anche rosso, scarlatto, porporino o giallo. Nei tempi più raffinati dell'impero anche i cavalli e i muli ebbero vere e proprie calzature, generalmente in ferro, talora anche d'oro e d'argento. Nel Medioevo i poveri portavano semplicissimi sandali in legno e i sacerdoti medievali e i frati francescani li indossavano in segno di umiltà e di povertà. In Europa nei primi secoli del Medioevo le calzature erano piuttosto rozze, specie nel nord, ma utili a proteggere il piede e la gamba dalle asperità e dalle intemperie. Nel secolo IX le calzature assunsero una forma simile alle nostre pantofole. Diventarono di moda anche delle scarpe dalla punta lunghissima, portate in un primo tempo solo dai nobili, poi rapidamente propagatesi e adoperate sia come calzature da guerra sia nelle città. La lunghezza delle punte cresceva però a tal punto che il sovrano Filippo IX, nel secolo XIV, dovette fissare dei limiti, distinguendo tre misure: per i nobili, per la borghesia e per il popolo.
Per secoli le scarpe sono state piatte: il tacco è apparso molto tardi, apportando, soprattutto per il gentil sesso, grandi cambiamenti nel modo di camminare e di incedere, divenuto da quel momento più sinuoso ed elegante. Fino a quel momento, gli attori dell'Antica Grecia e di Roma, le matrone romane, le signore eleganti del '500 di Venezia e Parigi, per sembrare più alte portavano un rialzo, pari a tutta la lunghezza della suola, con cui però riuscivano a camminare a fatica, servendosi di un bastone per stare in piedi!
Le origini del tacco sono oscure, ma risalgono sicuramente a epoche precristiane. I macellai dell'antico Egitto portavano i tacchi per evitare di sporcarsi i piedi con il sangue che ricopriva il terreno, mentre i cavalieri mongoli calzavano stivali muniti di tacco per tenere ben salde le staffe. Ma la prima testimonianza relativa a una scarpa con tacco indossata per vanità risale al 1533, quando la minuta Caterina de' Medici scelse un paio di scarpe col tacco per sposarsi, a Parigi, col Duca d'Orléans. Il modello fu immediatamente adottato dalla corte francese.Quando apparvero nel '500, i tacchi fecero sbizzarrire la fantasia dei calzolai, che ne inventarono di ogni sorta e colore, a cubo o a rocchetto, lisci o scolpiti, stravaganti e bellissimi nella loro originalità, ma certamente non comodi. Le scarpe infatti, erano spesso veri strumenti di tortura, come nel caso degli stivaletti di inizio secolo, portati strettissimi con lo scopo di far apparire minuto il piede, ornati da mille bottoncini, difficili da indossare e da allacciare. Poiché le classi meno abbienti non potevano permettersi scarpe così poco pratiche, i tacchi divennero un segno di privilegio. Le scarpe col tacco si andarono sempre più completando sia nei colori che negli ornamenti, (fibbie, fiocchi, ecc). Il tacco "Luigi", largo alla base e rientrante, nacque alla corte di Luigi XV ed è tuttora usato da molti stilisti. I tacchi rossi, status symbol nell'Europa dei secoli XVII e XVIII, erano indossati solo dai membri delle classi privilegiate.La regina Maria Antonietta aveva una cameriera addetta esclusivamente alla cura delle sue 500 pantofole, catalogate per data, colore e modello. Un tacco ampio e solido era prediletto dai nobili inglesi, in contrasto con lo stile più aggraziato scelto dai loro pari continentali. Nel corso del tempo questa inclinazione verso un genere di calzatura comoda avrebbe reso gli inglesi famosi nel mondo per un tipo raffinato di scarpa su misura. Un elemento molto diffuso nel XVIII secolo era la "soprascarpa", a forma di zoccolo, che veniva applicata a calzature delicate per proteggerle dal fango delle strade europee. Con la Rivoluzione Francese la calzatura si semplifica e diventa utilitaria. Sotto il Direttorio si impiegano stivali a risvolti gialli. Da allora lo stivale perdura, pur mutando via via di foggia e di ornamento. A metà del XIX secolo, dopo un periodo di grande entusiasmo per calzature piatte ed essenziali, la scarpa con il tacco torna in auge. Intorno alla metà del XIX secolo ebbe inizio una fase di rapidi mutamenti economici e sociali che cambiò anche la vita delle donne e, di conseguenza, il loro modo di vestire. Tutto il campo dell'abbigliamento femminile subì una rivoluzione che portò a dare più importanza alle esigenze di comodità, salute e bellezza.
Con la loro emancipazione, le donne all'inizio del XX secolo privilegiarono scarpe comode e resistenti, ma negli anni '20, con l'accorciarsi delle gonne, gambe e piedi si ritrovarono improvvisamente in evidenza, e le calzature cominciarono a dover essere anche belle, oltre che comode.
Anche i sandali, caduti in disuso dopo il Medioevo, simbolo in epoche diverse, di ricchezza e di povertà, di castità e di civetteria, sono ricomparsi dopo quasi mille anni all'inizio del XX secolo.
Verso la fine degli anni '20, le unghie smaltate di rosso, cominciarono a far capolino dai sandali a tacco alto.
Alla fine della seconda guerra mondiale, gli europei, che dovevano ancora fare i conti con il razionamento, cercarono un modo per concedersi qualche lusso. Due stilisti, Christian Dior e Salvatore Ferragamo, fornirono loro qualche splendida e strana creazione per rispondere a questa esigenza! A Dior si devono le ampie gonne in crinoline lunghe fino al polpaccio, mentre Ferragamo inventava l'audace "sandalo invisibile", creato con una tomaia da cui venivano fatti passare dei fili di nylon.
Un diverso genere di scarpa, al contempo pratica e raffinata, distinta e austera, inizialmente destinata ad un pubblico maschile, è la "décolleté". Oggi scarpe tipicamente femminili, all'inizio del XVI secolo facevano parte dell'uniforme dei soldati di fanteria. Verso la metà del XVIII secolo, le donne cominciarono a indossare queste scarpe nella versione senza tacco, quando erano diffuse tra i damerini come scarpe da passeggio. Verso la fine del secolo le décolleté ebbero grandissima diffusione sia in Europa che in America, ai piedi di dame e gentiluomini, che iniziarono a considerarle scarpe da ballo per antonomasia.
Quando il design è dettato da un'esigenza di praticità e di comfort, anziché dalla sola estetica, nasce la scarpa comoda. La maggior parte delle scarpe femminili comode, nascono da modelli maschili. Fu da un'idea di praticità che nacque l'idea del mocassino indiano in pelle di daino, una delle prime scarpe unisex, antenato degli odierni mocassini. Le donne dei primi coloni americani, abituate alle scomodissime scarpe europee, apprezzarono subito i benefici dei mocassini, e cominciarono a portarle, mentre in Europa le calzature continuavano a riflettere distinzioni di ceto. Le suole di gomma furono applicate intorno al 1860 a un modello di scarpa di tela alta alla caviglia e allacciata al collo del piede, che avrebbe preso il nome di "sandalo da croquet". Il primo tipo di scarpa da tennis abbordabile anche come prezzo, apparve sul mercato nel 1917 col nome di "Ked" (una combinazione della radice latina "ped" - piede, e della lettera "k" che sta per "kid" - ragazzo), prodotte dalla U.S.Rubber. Nel 1919 fecero la loro comparsa le "All Star", vere antesignane della scarpa sportiva maschile e femminile.
Di origine antichissima sono gli stivali. Alcuni dipinti rupestri scoperti in Spagna e risalenti al 13.000 a.C., ritraggono figure maschili e femminili che indossano stivali realizzati con pelli di animale. Nel tempo questo tipo di calzatura divenne prerogativa esclusivamente maschile, mentre alle donne erano riservate scarpine più minute e delicate. Solo intorno al 1830 le donne non lavoratrici cominciarono a calzare comunemente gli stivali. Per ingentilire il piede femminile, questi stivaletti alla caviglia avevano forme molto strette e venivano indossati ben allacciati e abbottonati. Quando ebbe inizio la produzione industriale, intorno al 1850, gli stivali furono accessibili a tutti tanto che divennero in breve tempo simbolo di uguaglianza tra i sessi e le classi sociali.
Tra i maestri della calzatura, prima di Manolo Blahnik e Robert Clergerie, fu André Perugia il più importante creatore di scarpe per le dive. Egli divenne ben presto celebre grazie all'introduzione di nuove forme di tacchi e tomaie. La ricerca del bello era il suo primo scopo nella creazione di décolleté alte e sandali su misura in pelle di serpente, capretto o coccodrillo. Egli conobbe il culmine del successo quando divenne disegnatore per il grande stilista Paul Poiret, alla fine della prima guerra mondiale. Fu invece nel 1953 che ebbe inizio il sodalizio professionale tra Roger Vivier, un altro maestro di stile, e Christian Dior. Questa felice collaborazione diede vita a una sorta di età dell'oro nella moda delle calzature. Creatore per la Regina Elisabetta, di cui disegnò le scarpe per l'incoronazione nel 1953, è famoso per i tacchi innovativi, e viene ricordato per quelli "a virgola", tuttora realizzati. Caratterizzate dalla tomaia affusolata, sono le scarpe di Manolo Blahnik, disegnatore svizzero che vanta tra le sue clienti Paloma Picasso, Madonna, Bianca Jagger. Passando per oltre cinquanta fasi di lavorazione, le sue scarpe vengono controllate personalmente da Blahnik, che ne cura ogni disegno e ogni fase di lavorazione. La sue scarpe trovano posto nelle più importanti collezioni di scarpe, che sono quelle di Isaac Mizrahi, Todd Ildham e Badgley-Mischka. Creatore per tutte le first ladies americane, nonché per le dive del cinema e persino per l'elegantissima duchessa di Windsor, David Evins nel corso della sua quarantennale carriera ha creato scarpe classiche, confortevoli e alla moda. Dalle lussuosissime ciabattine per Ava Gardner, alle deliziose décolleté per Judy Garland, agli stivaletti di leopardo per Marlene Dietrich, alle scarpe di Grace Kelly per il suo matrimonio. Forte del suo stile e della sua "semplicità", venne eletto nel 1949 "re delle décolleté".
Approdato a Hollywood a sedici anni, Salvatore Ferragamo creò il suo primo paio di scarpe a nove anni. I registi adottavano i suoi stivali da cow-boy e i sandali romani per i propri film, le dive, la Swanson, la Dietrich, la Garbo, affollavano il suo negozio in Hollywood Boulevard. La competenza tecnica era il punto forte della sua attività. La sua invenzione più famosa fu probabilmente la zeppa di sughero, e negli anni '40 e '50 i suoi modelli erano su tutte le pagine delle riviste di moda. Alla sua morte lasciò 350 brevetti, che avevano rivoluzionato la moda delle calzature. Oltre che parte dell'abbigliamento, simbolo di eleganza, accessorio di moda, è innegabile il potere delle scarpe come oggetto del desiderio. Le loro virtù carismatiche sono più legate al possesso che alle ragioni del loro utilizzo, è per questo che molte donne continuano a comprare e collezionare scarpe, che probabilmente non indosseranno se non poche volte. Le scarpe da sempre sono un elemento caratterizzante dello status sociale di chi le porta, ma soprattutto sono un segno particolare della vita personale. L'indefinibile fascino di un nuovo paio di scarpe scatena quell'impulso all'acquisto che poco ha a che fare con la necessità e che riflette piuttosto l'emozione di indossare una scarpa nuova, capace di donare una nuova identità. Forse non è un caso che l'unico indizio lasciato al Principe per ritrovare Cenerentola fosse proprio una scarpina...
2007-01-28 09:40:14
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answer #2
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answered by eleonora 5
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