La mia esperienza è questa ho transitato tutte due la fasi, fin quando ho pensato di poter avere tutto sotto controllo, che la mia mente potesse spiegarmi tutto ero atea, anche perché non avevo compreso il messaggio del Vangelo, mi era stato trasmesso male o forse l'avevo compreso male; ad un certo punto ho capito che con i miei pensieri potevo arrivare poco lontano ed ho cercato altre strade; nel frattempo avevano preso un senso diverso, da quello che gli avevo dato nel passato, alcune frasi del Vangelo, ed ho iniziato a rileggerlo. Devo dire che non sentirmi sola nei momenti di sconforto mi è di aiuto.
Non saprei però come definirmi, perché il credente vero per me è colui che vive l'essenza del Vangelo che è una frase sola: "Ama il prossimo tuo come te stesso" ed io sono molta lontana da questo, certo però che il mondo sarebbe molto più bello e felice.
2007-01-27 19:53:09
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answer #1
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answered by bianca 3
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Una correzione è subito doverosa: aspirazione massima di un buddista è non doversi mai più reincarnare, in uomo o topo che sia: la reincarnazione è una dannazione e un inferno per il buddista, l'aspirazione è tornare al tutto-nulla nel Nirvana, nell'essenza pura, oltre il velo dei fenomeni.
Una grossa bestialità che leggo spesso e che dimostra un'ignoranza spaventosa (nel senso di ignorare) è chiamare ateo (che vuol dire senza Dio) chiunque aderisca a una fede diversa da quella cristiana e soprattutto cattolica. In Dio ci si può credere e viverlo in mille modi diversi, tutti ugualmente validi, perché Dio si manifesta continuamente in modo diverso nella geografia e nella storia. Dio abita in noi, in ciascuno di noi, non nelle organizzazioni ecclesiastiche di qualsiasi tipo esse siano. E soprattutto non c'è nessun Dio in quelle organizzazioni ecclesiastiche che pensano di averne il monopolio.
Detto questo l'ateo (senza Dio) è spesso molto credente, è uomo di profonda fede il più delle volte nauseato dalle organizzazioni ecclesiastiche di cui sopra.
2007-01-27 16:55:41
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answer #2
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answered by etcetera 7
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Io sono credente!!! xò tra atei e credenti c'è una vera differenza. Ad esempio le religioni in cui è più presente la falsa credenza (cioè le xsone dicono k c credono ma nn ne sanno niente di qlo in cui credono) sono i cattolica. Basta soltanto guardare Chi Vuol essere Milionario(?) x capire qnte xsone dicono di essere fedeli ma nn lo sono. Appena ci sono le domande su qlcsa k riguarda la religione devono chiedere a qlc1 l'aiuto e poi sbagliano sempre. Io tte le domande k ho visto d religione mi sembravano davvero facilissime... Va boh (/so di aver fatto un po' di critik...forse ank 1 po' pesanti...ma ho detto sl la verità)...Mentre gli atei nn credono proprio all'esistenza di Dio...di nessun dio (k sia qlo di Maometto o qlo cristiano)...Ciao...Kiss...PS spero di averti chiarito le idee...
2007-01-27 11:24:14
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answer #3
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answered by Flory 2
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Io trovo estremamente illuminante leggere le parole di Bertrand Russell.
I suoi testi spiegano meglio di quanto potrei fare io le cose che trovo piu' ragionevoli.
http://web.tiscali.it/yurimarcialis/russell/2.html
http://web.tiscali.it/yurimarcialis/russell/3.html
http://web.tiscali.it/yurimarcialis/russell/5.html
2007-01-27 16:20:28
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answer #4
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answered by Pippi 2
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Dopo la domanda di Andrea C in proposito al termine "ateo" credo che smetterò di usarlo.
Un razionalista e un credente hanno entrambi fede, perchè credono entrambi in qualcosa, ma mentre il primo, con la propria fede crede in ciò che vede, il credente, con la sua, vede ciò in cui crede.
Naturalmente il credente "vero" non crede a cose campate in aria, ma nella Bibbia, con le sue dimostrazioni, insegnamenti, doni, esortazioni, ecc ecc...
Poi ci sono quelli che credono nelle religioni e distorcono la Bibbia per giustificarle, e le danno qualche "umana" limatina qui, qualche "perdonabile" aggiustatina là, ed ecco una nuova religione.
2007-01-27 11:52:12
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answer #5
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answered by HK 6
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Direi che la differenza è basilare: il credente si lascia convincere da alte ma fumose teorie filosofico-trascendentali, dai paramenti rutilanti d'oro e di pietre preziose, in luoghi rutilanti di dipinti, di marmi e di stucchi.
Hanno il concetto della vita terrena intesa come luogo transitorio nel quale si deve soffrire e fare penitenza, in attesa della vita migliore, che dovrebbe trascorre per l'eternità fra profumo di violetta, fra celestiali suoni di arpe, con i cherubini ed i serafini che svolazzano di qua e di là.
Un'eternità da schifo !!!
L'ateo si ispira al comune buon senso ed alla nuda logica della razionalità, cerca di godersi questa vita nel migliore dei modi, senza preoccuparsi troppo dell'aldilà, delle fiamme eterne, di Belzebù, ai quali non crede al pari del signore, del paradiso e delle trombe del giudizio.
E se anche dovesse risultare che dio esiste, e se un giorno dovessi trovarmi al suo cospetto, avrò molti argomenti per rimproverargli di non avere fatto un mondo migliore.
E non mi si venga a parlare di un suo imperscrutabile disegno !...
Poi, non credo che sia così cattivo fino a condannarmi per l'eternità a quegli orrori: dopotutto, anche se non ho creduto nella sua esistenza, mi sono sempre comportato comunque da buon cristiano, seguendo i suoi dettati, seppure involontariamente.
2007-01-27 11:38:02
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answer #6
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answered by Robert Saw 4
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La religione esiste da tempi remoti, è sempre servita, in molti casi ad assecondare i bisogni degli uomini di trascendenza e di eliminare la paura, specialmente quella della morte. certe religioni al giorno d'oggi sono ancora a misura umana, mentre altre sono possibilità di relazionarsi autenticamente con l'altro e con il divino.
anche in futuro ci saranno altri fondatori di nuove religione a misura umana che però non prenderanno in considerazione, nella maggior parte dei casi, molti aspetti dell'uomo.
E' molto più semplice, credo porsi in relazione con la divinità, spesso ipotizzata concreta, ma invisibile.
Le religioni autentuche dovrebbero portare asd una vera armonia fra gli esseri viventi, cioè capacità di amare che significa ascolto, comprensine dell'altro e dei suoi bisogni, senza annullarsi completamente, ma trovando in questo la gioia.
2007-01-27 11:37:36
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answer #7
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answered by pecorella 2
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I credenti sono persone che hanno una fiducia assoluta in Qualcuno o in Qualcosa che abbia il potere di vincere lo stato di nullità. Voglio dire che non riescono a pensare che la loro esistenza finisca con quella terrena, o in un altro essere, o in una risurrezione della sua anima o comunque in un passaggio in un'altra dimensione non ammettono la fine della loro vita. D'altra parte l'ateismo per me non esiste in senso puro perchè anche chi crede di non credere in niente crede per forza in qualcosa per continuare a sperare e a vivere. Hai ragione a volte gli atei possono essere veri più dei credenti che sono ricchi di velleità e convinzioni paradossali. Non saprei darti torto, nonostante ciò continuo a sperare, con tutti i dubbi che mi pongo che al di là della mia morte mi aspetti un'altra possibilità di v.i.v.e.r.e.
Ciao Dafne
2007-01-27 16:00:52
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answer #8
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answered by Anonymous
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Il credente di oggi, sia che creda nella divinita' di Budda, di Gesu, di Krishna, o di Maoemetto non e' diverso dal credente pagano dell'antica Grecia. In tutti i credenti, presenti e passati, c'e' un denominatore comune: la fede (quindi senza evidenza sensoriale) dell'esistenza di un'entita' divina alla quale ci possiamo rivolgere, parlargli, pregargli, adorarla, e ai cui precetti dobbiamo ubbidire per paura d'essere puniti.
Se invece una persona conclude che senza evidenza sensoriale, ognuno e' libero di inventarsi qualsiasi entita' supernaturale che creda, da Babbo Natale al Guardiano Supremo dell'Universo, ma che solo studiando la natura e le sue proprieta' l'uomo puo' vivere moralmente e felicemente, questa persona, scegliendo di agire secondo la ragione, la logica e la scienza ha i mezzi per arrivare alla verita' mentre chi segue il sentimento della fede lo puo' fare solo parzialmente, non consistemente. La verita' si raggiunge proprio quando si mette la fede da parte e si sceglie la ragione per risolvere i problemi della vita, perche' la fede e' la negazione della conoscenza e quindi la negazione che la verita' si possa raggiungere mentre si e' vivi.
Mi pare che ci sia una bella differenza tra essere un credente mistico e un libero pensatore!
In pratica, la differenza si traduce in azioni -- insulse ed inutili di chi segue la fede, benefiche e produttive di chi segue la ragione. Se uno dovesse dedicarsi esclusivamenete e consistentemente agli studi di teologia, per esempio, la sua carriera lo porterebbe a studiare incessantemente argomenti inutili e vuoti di applicazioni pratiche, come cercare di capire la natura di Dio, se Dio comunica e ispira l'uomo, se lo fa per mezzo di messia e profeti, o se parla a tutti in modo personale, se ispira gli uomini a scrivere libri sacri, se da' ad alcuni uomini la capacita' di fare miracoli e quindi il potere di violare le leggi della natura, se e' possibile capire la natura degli angeli, sapere dov'e' e che cosa si fa veramente in paradiso, chi ci va e chi no, di che cosa e' formata l'anima, se l'anima continua a ragionare quando e' separata dal corpo, che cosa avviene del corpo dopo la morte, se puo' ricostituirsi e risorgere, se c'e' la reincarnazione e come avviene, se c'e' chi non si reincarna piu', insomma studiare migliaia di domande teologiche assurde su cui passare la propria vita, producendo assolutamente niente di benefico ne' per se' ne' per l'umanita'. E' ovvio, che a parte vescovi e papi, che effettivamente hanno dedicato la loro vita a questi studi inutili, il resto dell'umanita' non li trova di gran valore per vivere. Per vivere, ognuno di noi deve essere in qualche modo produttivo. Chi si puo' permettere di essere pagato o mantenuto per studiare se gli angeli sono maschi o femmine?
Se Dio esiste o no? Non ci vuole molto ad essere autorevoli in queste materie. Con la fede siamo tutti esperti!
Ma per produrre un vaccino contro il polio ci vogliono menti logiche e razionali, che attraverso lo studio della natura e le sue leggi arrivano a scoprire la verita' e ad applicare risultati concreti per vivere meglio.
Questa e' la differenza tra il pensatore e il fedele.
2007-01-27 13:11:48
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answer #9
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answered by DrEvol 7
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Non sta a noi giudicare. Magari anke loro pensano lo stesso di noi cristiani. Noi crediamo sia giusto quello in cui crediamo, loro anke. Io resto cmq del parere che è meglio un ateo rispetto ad un credente ke si dice tale solo per i sacramenti ricevuti e per andare a messa una volta ogni tanto vivendo a piacere proprio. Sono quelli i finti credenti o meglio, come dici tu, atei mancati.
2007-01-27 11:26:04
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answer #10
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answered by peteronz2000 2
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