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essere felice significa anke essere triste qualke volta?

mi sono sempre kiesta cosa significa essere veramente felici!
una persona e felice quando n piange mai?
quando n si ferma mai a pensare?
quando n pensa mai s e felice o no?

forse sta diventando un po troppo difficile essere felici in questo mondo, basta ke ci guardiamo attorno..cosa stiamo facendo al nostro pianeta, cosa fanno persone solo x ottenere soldi e potere.
mi fa skifo!
secondo voi come puo una persona essere completamente felice?
deve scordarsi di tutto quello ke ci sta succedendo intorno?
x essere felici bisogna anke essere egoisti?
veronika

2007-01-25 10:38:20 · 3 risposte · inviata da veronica t 2 in Società e culture Religione e spiritualità

3 risposte

Ciao Veronica...
la tua domanda mi è piaciuta molto. Denota una certa profondità...
C'è da differenziare tra serenità e felicità
La prima si riferisce ad una condizione in cui si è esenti da preoccupazioni e dolori, la seconda ad una condizione di serenità, di appagamento, di soddisfazione completa, di contentezza, di gioia piena.
La felicità, quindi, è qualcosa che in parte racchiude anche la serenità, ma va oltre essa.

Difficile dare una definizione teorica della felicità, perché il piano su cui si colloca è più esperienziale e psicoemotivo. E’ diverso, infatti, parlarne, comprenderla in modo verbale, astratto, altra cosa è viverla, averne una percezione emotiva. Proprio quest’ultima, forse, può essere la definizione più adeguata e rispettosa della sua essenza.

Se si chiedesse in senso ampio e diffuso una definizione di felicità, ciascun individuo ne darebbe una diversa, personalissima, ‘vera’ a suo modo. Si tratta, infatti, di una realtà emotiva così intima e profonda che spesso diventa difficile tradurla in un linguaggio verbale.

Per provare a concretizzare, la felicità vissuta può essere paragonata a quella sensazione di pienezza del cuore, al sentirlo caldo, gonfio, pulsante, come un piccolo sole dentro in grado di emanare luce e calore in modo del tutto spontaneo e naturale. Ecco perché la persona felice emana gioia piena e splendore anche al di fuori. Non è solo il semplice sorridere, ma è un farlo con il volto intero, gli occhi che brillano, le rughe della fronte che sia appianano, le braccia che morbidamente si protendono verso l’esterno, le gambe leggermente divaricate, rilassate, in modo da rendere partecipi gli altri del proprio mondo interiore e della propria gioia profonda.

Sicuramente la felicità appare come una realtà complessa, multideterminata e multisfaccettata.
E certamente questo è un po’ il suo punto forte, nel senso che le fonti di essa possono essere assai numerose, ma, per altri versi, può essere anche un punto debole nella misura in cui il suo equilibrio è estremamente precario e suscettibile di essere facilmente turbato.
Ognuno di noi trova la sua peculiare strada verso la felicità. Se, in linea generale, le ricerche effettuate finora hanno rilevato un tipo di felicità con componenti più attive e dinamiche tra i giovani, più calme e pacate tra le persone più anziane, in realtà, in questo campo più che mai la soggettività è molto diffusa. Non solo vi sono differenze nei modi di vivere, ricercare e coltivare la felicità tra le persone a seconda dell’età, del sesso, della condizione socioeconomica e culturale, ma anche all’interno di un singolo individuo vi possono essere delle variazioni nel tempo.
Come qualsiasi condizione di vita, la felicità più che mai si presta ad essere una condizione mutevole nel tempo, con un equilibrio precario, ma l’averla vissuta in passato pone le basi per poterla sperimentare nuovamente in seguito.
La felicità è colma di componenti che possono essere più attive (la felicità nell’agire), o più passive (la felicità nell’osservare), più sociali (la felicità condivisa), oppure più individuali (una forma di contemplazione solitaria). Questo molto a grandi linee, dato che non è possibile dare delle spiegazioni definitive, incasellare le persone e i loro vissuti una volta per tutte.

La sfida più grande che la felicità ci pone è saperla riconoscere quando ci si presenta, nel presente, senza accorgersene quando è svanita, per contrasto, senza rimpiangerla nel passato, né proiettarla nel futuro. La felicità è come un piccolo fragile fiore: sta a noi nutrirla, non calpestarla, gustarne l’essenza e aspettare che rifiorisca, preparando il terreno e disponendoci in una tranquilla attesa. Imparare tutto questo è possibile: ciascuno di noi può diventare un buon “giardiniere” del proprio mondo interiore.
Per concludere questo mio intervento prolisso, non sarei io altrimenti, vorrei sottolineare ancora una cosa che la tua ultima affermazione mi trae dalla bocca:
Essere egoisti può solo darti la sensazione di non soffrire, ma non ti rende felici. Aiutare chi ne ha bisogno, fa stare bene con se stessi e gli altri...
Ti auguro una buona notte...
Un abbraccio,

Paky

2007-01-25 11:03:57 · answer #1 · answered by paky191 4 · 0 0

L'hai posta due volte, stai attenta ma spero di averti davvero spiegato che i momenti tristi servono a crescere e a maturare.
la tua domanda merita attenzione ed é davvero profonda.
Devi avere un animo nobile e sensibile.
Ti auguro di essere felice in un futuro prossimo.
Guardarsi intorno è rendersi conto che tutto quello che succede è per colpa di persone che non sono davvero come te.
per fortuna al mondo esistono ancora tipi che hanno dei valori e una sensibilità verso gli altri. Sei mitica! Dafne

2007-01-26 08:03:00 · answer #2 · answered by Anonymous · 1 0

sempre perchè la vita è bella.
ciao

2007-01-26 08:34:18 · answer #3 · answered by zorro 2 · 0 0

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