Pietro fu mai a Roma?
La più antica testimonianza addotta è quella di I Pietro 5:13: “Colei che è in Babilonia, eletta come voi, vi manda i suoi saluti”.
Una nota in calce nella New American Bible, una moderna traduzione cattolica romana, identifica questa “Babilonia” come segue: “Roma la quale, come l’antica Babilonia, conquistò Gerusalemme e ne distrusse il tempio”. Tuttavia questa stessa traduzione cattolica riconosce che, se Pietro scrisse la lettera, “dovette avere una data anteriore al 64-67 d.C., periodo in cui ebbe luogo sotto Nerone la sua esecuzione”. Ma Gerusalemme non fu distrutta dai Romani fino all’anno 70 E.V. Al tempo in cui Pietro scrisse la sua lettera non esisteva dunque nessuna corrispondenza fra Babilonia e Roma.
Così l’idea che Babilonia significa Roma semplicemente è un’interpretazione, ma non è sostenuta dai fatti. Fu messa in dubbio perfino da eruditi cattolici romani dei secoli passati, compresi Michele De Ceza, Marsile di Padova, Giovanni Aventino, Giovanni Leland, Carlo Du Moulin, Luigi Ellies Dupin e il noto Desiderio (Gerardo) Erasmo. Lo storico ecclesiastico Dupin scrisse:
“La Prima Epistola di Pietro ha la data di Babilonia. Molti antichi han compreso che quel nome significhi Roma; ma pare che non possa prevalere nessuna ragione secondo cui S. Pietro cambiasse il nome di Roma in quello di Babilonia. Come avrebbero potuto quelli ai quali scrisse capire che Babilonia era Roma?”
A parte i riferimenti a “Babilonia la Grande” nel libro di Rivelazione, una sola città è chiamata Babilonia nelle Sacre Scritture. Quella città è la Babilonia situata sull’Eufrate. Poté questa essere il luogo da cui Pietro scrisse?
Sì. Sebbene Babilonia declinasse dopo la sua caduta nelle mani dei Medi e dei Persiani, essa continuò a esistere. Ci fu una considerevole popolazione giudaica nella zona di Babilonia ai primi secoli dell’Ãra Volgare. The International Standard Bible Encyclopedia dice: “Babilonia restò per secoli un fuoco di giudaismo orientale, e dalle considerazioni delle scuole rabbiniche fu elaborato nel 5° sec[olo] della nostra èra il Tal[mud] di Gerusalemme, e un sec[olo] dopo il Tal[mud] di Babilonia”.
Pietro dovette voler dire esattamente ciò che scrisse. Ciò si comprende chiaramente da una decisione che prese alcuni anni prima di scrivere la sua prima lettera ispirata. In un’adunanza con Paolo e Barnaba, convenne di continuare a dedicare i propri sforzi alla divulgazione del vangelo fra i Giudei. Leggiamo: “Avendo riconosciuto che a me [Paolo] era stato affidato il vangelo per gli incirconcisi, come a Pietro era stato affidato quello dei circoncisi (poiché colui che era stato all’opera per mezzo di Pietro quale suo apostolo fra i Giudei era stato all’opera in me per i Gentili) e riconoscendo inoltre il favore che mi era stato conferito, quelli che erano le riconosciute colonne, Giacomo, Cefa e Giovanni, diedero a Barnaba e a me la stretta di mano d’associazione, volendo significare che noi dovessimo andare ai Gentili come essi ai Giudei”. (Gal. 2:7-9) Conforme a ciò, Pietro avrebbe ragionevolmente lavorato in un centro di giudaismo, come era Babilonia, anziché a Roma, con la sua prevalente popolazione gentile.
La pretesa che Pietro fosse a Roma non ha così nessuna base nella testimonianza della Bibbia stessa. Ma che dire di altri scritti antichi?
TESTIMONIANZA DI CLEMENTE
Clemente di Roma, del primo secolo E.V., è spesso presentato come uno che confermi la permanenza di Pietro a Roma. Egli scrisse:
“Poniamo dinanzi ai nostri occhi gli illustri apostoli. Pietro, per ingiusta invidia, sopportò non una o due, ma numerose fatiche; e quando ebbe a lungo subìto il martirio, si dipartì verso il luogo della gloria a lui dovuta. A causa dell’invidia, Paolo pure ottenne la ricompensa della paziente perseveranza, dopo essere stato sette volte gettato in cattività , costretto a fuggire e lapidato. Dopo aver predicato sia in oriente che in occidente, ottenne l’illustre reputazione dovuta alla sua fede, avendo insegnato la giustizia al mondo intero, ed essendo venuto all’estremo limite dell’occidente e avendo sofferto il martirio sotto i prefetti”.
Su questi commenti, l’erudito cattolico romano Lardner osservò:
“Da questi brani penso che si possa giustamente concludere che Pietro e Paolo furono martiri a Roma, al tempo della persecuzione di Nerone. Poiché soffrirono fra i Romani, dove Clemente era vescovo, e nel cui nome scriveva ai Corinti”.
Ma è realmente questo che Clemente disse? à vero che Clemente menziona sia Pietro che Paolo. Ma egli non dice in nessun luogo che entrambi subissero a Roma la morte da martiri. Si riferisce solo a Paolo che predicò “sia in oriente che in occidente”, implicando che Pietro non fu mai in occidente (servì, piuttosto, in oriente, a Babilonia). Così la testimonianza di Clemente in effetti contrasta l’idea che Pietro fosse a Roma.
TESTIMONIANZA DI IRENEO
Ma alcuni possono dire: Ah, ma non disse definitamente Ireneo che Pietro fu a Roma? Secondo gli scritti esistenti di Ireneo (secondo secolo E.V.), egli lo disse. Leggiamo: “Anche Matteo emanò un Vangelo scritto fra gli Ebrei nel loro proprio dialetto, mentre Pietro e Paolo predicavano a Roma, ponendo le fondamenta della Chiesa”. C’è anche un riferimento all’“universalmente nota Chiesa fondata e organizzata a Roma dai due più gloriosi apostoli, Pietro e Paolo”. Ciò nondimeno, Ireneo poté non fare queste dichiarazioni. Perché no? Perché gli originali scritti greci di Ireneo si son perduti. Queste parole attribuite a lui sono tradotte da una povera versione latina trovata circa centinaia d’anni dopo. Uno scriba latino poté facilmente aggiungere i punti inerenti a Pietro. Che ci fossero contraffazioni simili è ammesso da Luigi Ellies Dupin, storico ecclesiastico cattolico romano. Egli dice:
“I cattolici inventarono storie false, miracoli falsi e false vite di santi per nutrire e sostenere la pietà dei fedeli”.
La più forte evidenza contro le dichiarazioni che si pretende fossero fatte da Ireneo è il loro disaccordo con la Bibbia. Come appare evidente dalla lettera ai Romani, a Roma c’erano cristiani prima che in questa città vi giungesse l’apostolo Paolo. Ciò è riconosciuto nell’introduzione del libro ai Romani nella New American Bible cattolica:
“Poiché né la primitiva tradizione cristiana né la lettera di Paolo ai Romani menziona un fondatore della comunità cristiana a Roma, si può concludere che la fede cristiana venisse in questa città per mezzo di membri della comunità giudaica di Gerusalemme che erano convertiti cristiani”.
Né Pietro né Paolo, operando in Roma, fondarono lì la chiesa cristiana. Comunque, il giorno di Pentecoste del 33 E.V., Pietro parlò a “residenti temporanei di Roma, sia Giudei che proseliti”, in Gerusalemme. (Atti 2:10) Questa può essere la base delle tradizioni che attribuiscono a Pietro la fondazione della chiesa a Roma. Ma, come i fatti mostrano, non è una solida base su cui edificare la propria fede.
TESTIMONIANZA ARCHEOLOGICA
Così, l’apparente evidenza storica che Pietro stesse a Roma, dopo attento esame, risulta priva di ogni vero fondamento. Questo può anche dirsi della pretesa evidenza archeologica. Gli scavi hanno portato alla luce i resti di ciò che si pensa fosse un piccolo monumento funebre. Quelli che collegano questo monumento con la tomba di Pietro basano la loro conclusione sulla supposizione che egli fosse a Roma. Circa le ossa che furon trovate, la New Catholic Encyclopedia ci narra:
“L’esame anatomico e geologico indica che queste ossa sono del 1° secolo; fra loro sono le ossa di un uomo di grossa costituzione. Ma non c’è nessun modo di provare che fossero le ossa di S. Pietro”.
Pertanto non c’è nessuna solida evidenza, né archeologica né storica, per stabilire che Pietro stesse a Roma. L’evidenza della Bibbia mostra il contrario. La pretesa della Chiesa Cattolica Romana inerente al “Primato apostolico di Pietro” è perciò falsa!
2007-01-24 12:34:16
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answer #2
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