Con il termine Risorgimento la storiografia designa il periodo della storia d'Italia durante il quale la penisola italiana venne unificata politicamente. Il termine tende a fornire un'interpretazione in positivo del periodo, come rinascita di un'unità nazionale per lungo tempo perduta. Per quanto tale visione idealistica del periodo sia rifiutata da diverse interpretazioni moderne, il termine è ormai sostanzialmente accettato ed ha assunto una valenza storica, più che idealistica.
La prima fase del Risorgimento (1847-1849) vede lo sviluppo di vari movimenti rivoluzionari e di una guerra anti austriaca, ma si conclude con un completo ritorno allo status quo. La seconda fase, maturata nel biennio 1859-1860, porta molto avanti il processo di unificazione e si conclude con la dichiarazione del Regno d'Italia. L'unificazione viene poi completata con l'annessione di Roma, capitale dello Stato Pontificio, il 20 settembre 1870.
Il contesto storico
Le idee liberali, le speranze suscitate dall'illuminismo e le idee della Rivoluzione francese portate in Italia da Napoleone, alimentarono un crogiolo di aspettative e di ideali, alcuni incompatibili tra loro. Vi erano in campo quelli romantico- nazionalisti, repubblicani, laici, socialisti o anticlericali, liberali, i monarchici filo Savoia o Papalini, laici e clericali, vi era l'ambizione espansionista di Casa Savoia, vi era il bisogno di liberarsi dal dominio austriaco nel Lombardo-Veneto, unitamente al generale desiderio di migliorare la situazione socio-economica approfittando delle opportunità offerte dalla rivoluzione tecnico-industriale, superando al contempo la frammentazione della penisola laddove sussistevano stati in parte illiberali e troppo spesso in conflitto, che spinsero i vari rivoluzionari della penisola a elaborare e a sviluppare un'idea di patria più ampia e ad auspicare la nascita di uno stato nazionale analogamente a quanto avvenuto in altre realtà europee come Francia, Spagna e Gran Bretagna.
Le personalità di spicco in questo processo furono molte tra cui Giuseppe Mazzini, figura eminente del movimento liberale repubblicano italiano ed europeo, Giuseppe Garibaldi, repubblicano e di simpatie socialiste, per alcuni fu un eroico ed efficace combattente per la libertà in Europa ed in Sud America; Camillo Benso conte di Cavour, statista in grado di muoversi nella politica europea per ottenere sostegni all'espansione del Regno di Sardegna; Vittorio Emanuele II di Savoia, in grado di concretizzare il contesto favorevole con la costituzione del Regno d'Italia; vi furono gli unitaristi repubblicani e federalisti contrari alla monarchia come Nicolò Tommaseo e Carlo Cattaneo; vi furono cattolici come Antonio Rosmini che auspicavano una confederazione di stati italiani sotto la presidenza del Papa.
Per quanto riguarda il contesto sociale ed economico, esso fu notevolmente influenzato dalla discesa dell'esercito francese in Italia, che dopo i furori rivoluzionari del 1789, avrebbe lasciato un forte segno nella cultura e nella economia italiana.
L'esercito francese, rovesciati gli stati preesistenti, si era stabilmente insediato nella Pianura Padana, creando repubbliche su modello francese (Repubblica Cispadana) rivoluzionando la vita del tempo, portando sì idee nuove al suo passaggio, ma facendone anche ricadere il costo sulla economia locale.
Dopo il Congresso di Vienna, l'influenza francese nella vita politica italiana lasciò i suoi segni attraverso la circolazione delle idee e la circolazione di gazzette letterarie; fiorirono infatti salotti borghesi che, sotto il pretesto letterario, crearono veri e propri club di tipo anglosassone, che si prestarono a coprire società segrete; in tale quadro gli esuli italiani facevano da tessitori di contatti con potenze straniere; ricordiamo Antonio Panizzi esule a Londra.
In tale panorama sovversivo, una delle prime società segrete fu quella dei Carbonari. Nel 1814 questa società organizzò dei moti rivoluzionari a Napoli, fino alla presa della città nel 1820, prima della sconfitta da parte dell'Austria, intervenuta per tutelare i propri interessi egemonici e a nome della Santa Alleanza tra Austria, Prussia e Russia.
Giuseppe Mazzini, nato a Genova nel 1805, divenne membro dei Carbonari nel 1830. La sua attività di ideologo e organizzatore lo costrinse a lasciare l'Italia nel 1831 per fuggire a Marsiglia, dove fondò la Giovine Italia, un movimento che raccoglieva le spinte patriottiche per la costituzione di uno stato unitario, ponendosi anche una prospettiva europea.
Giuseppe Garibaldi, nato a Nizza nel 1807, partecipò ai moti rivoluzionari in Piemonte del 1834, al seguito del fallimento dei quali fu condannato a morte dal governo Sardo e costretto a fuggire in Sud America, dove partecipò ai moti rivoluzionari in Brasile ed Uruguay.
Tra il 1848 e il 1866 gli eserciti del Regno di Sardegna e l'Austria combatterono tre guerre che, pur con esiti alterni, portarono alla liberazione della maggior parte del nord italia dall'Austria. La prima guerra si svolse nel 1848-1849 e terminò con la sconfitta dell'esercito piemontese. Nel 1852 vi fu il sacrificio dei Martiri di Belfiore. La seconda guerra si svolse nel 1859, vide il regno di Sardegna allearsi con la Francia e portò alla sconfitta dell'Austria e alla formazione del nucleo che sarebbe diventato il regno d'Italia. La terza guerra si svolse nel 1866 e vide il regno d'Italia allearsi con la Prussia contro l'Austria. Con questa terza guerra il regno d'Italia acquisì il Veneto, grazie alle vittorie prussiane sull'esercito austriaco.
I territori sotto il controllo dello Stato Pontificio rimasero sotto la protezione delle truppe francesi; anche se Garibaldi tentò più volte senza successo, di conquistare Roma. Solo dopo la sconfitta e cattura di Napoleone III a Sedan nella guerra Franco-Prussiana, le truppe italiane con Bersaglieri e Carabinieri in testa, il 20 settembre 1870 entrarono dalla breccia di Porta Pia nella capitale.
Dopo il plebiscito del 2 ottobre 1870 che sancì l'annessione di Roma al Regno d'Italia, nel giugno del 1871 la capitale d'Italia venne portata da Firenze a Roma.
Papa Pio IX scomunicò Vittorio Emanuele, gettando le premesse del non expedit (non conviene), che regolò la vita politica dei cattolici per circa mezzo secolo. In pratica i cattolici uscirono dalla vita politica italiana.
Il brigantaggio
Sebbene la storiografia tradizionale definisca come brigantaggio la resistenza nata nel Sud Italia all'invasione dell'esercito piemontese, seguita alla spedizione garibaldina e all'annessione del Regno delle Due Sicilie al Regno d'Italia, la ricerca storica più recente ha contribuito a mettere in luce gli aspetti politici che motivarono la resistenza e le conseguenze della sua repressione - prima tra tutte la nascita della Questione meridionale - mettendo in crisi il modello che ha tentato per decenni di liquidare l'insorgenza meridionale come fenomeno puramente banditesco.
2007-01-20 00:46:32
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answer #1
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answered by LuckyMattacchione 3
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