John Stuart Mill (Pentonville, Londra, 20 maggio 1806 – Avignone, 8 maggio 1873) fu un filosofo ed economista britannico.
Definito da molti come un liberale classico, la sua collocazione in questa tradizione è controversa per il discostamento di alcune sue posizioni dalla dottrina classica.
J. S. Mill infatti, riteneva che solo le leggi di produzione fossero leggi naturali, e quindi immutabili, mentre considerava le leggi di distribuzione come una fenomenologia etico - politica, determinate da ragioni sociali e, quindi, modificabili. Inoltre Stuart Mill ammette un uso strumentale del protezionismo, quando questo sia funzionale a consentire ad una "industria bambina" di svilupparsi fino al punto da poter competere con le industrie estere, momento in cui le protezioni vanno rimosse.
Nell'opera System of Logic, Mill conduce una critica alla logica come era tradizionalmente insegnata in Inghilterra nella prima metà del XIX secolo, proponendo una radicale riformulazione dei suoi termini e delle sue metodologie d’indagine. Egli propone un modello di ragionamento deduttivo, capace di coniugare la verifica e l'osservazione a posteriori dei fenomeni (fisici ed umani) con il ragionamento a priori su di essi. Mill dunque non è un empirista in senso assoluto, ossia non pensa che l'esperienza sia la fonte esclusiva delle nostre conoscenze, ma ritiene che una conoscenza astratta, puramente teorica, ovvero a priori, sia poco utile. È per lui possibile invece integrare teoria ed esperienza, combinare insieme ragionamento ed osservazione, per non cadere nel dogmatismo razionalistico o nel relativismo empirista (o addirittura nello scetticismo): nella follia della ragione astratta o nell'idiotismo della pura esperienza. Nella riflessione di Stuart Mill, il fulcro di una tale ricerca teorica sull'etica riguarda il metodo d'indagine delle scienze sociali. Venivano infatti così definite quelle discipline che, a differenza delle scienze della natura, studiavano i fenomeni sociali, i problemi politici ed economici, la storia ed i meccanismi della mente umana.
Secondo Mill queste discipline, a differenza delle scienze naturali, non potevano essere spiegate ricorrendo allo schema meccanico per cui ad una causa corrisponde sempre un determinato effetto: i fenomeni sociali infatti sono in genere determinati da una pluralità di cause che vanno analizzate e studiate, tenendo presente che la Legge di Causalità è il principio fondamentale di spiegazione di tutti i fenomeni naturali. Essa è nota per esperienza, allorché la mente, tramite un'induzione, comprende che due fenomeni si associano più volte in modo tale per cui la comparsa dell'uno si accompagno a quella dell'altro. Quando una tale osservazione particolare viene generalizzata, ossia quando si verifica un numero elevato di volte, possiamo dire che i due fenomeni sono in rapporto di causa-effetto.
L'opera più importante della produzione milliana sono senza dubbio i Principi di economia politica. Il testo racchiude in se gran parte del pensiero liberale del nostro autore, presentandoci la dottrina politico-sociale in tutta la sua complessità. Nel tentativo di riassumere il suo pensiero è utile riproporre la metafora che egli spesso usa nei suoi scritti: l'autore paragona la società ad un mulino ad acqua. Per capire il funzionamento del mulino, è necessario tener presente due elementi. Primo occorre che ci sia una forza naturale, l'acqua che scorre, capace di produrre l'energia necessaria al funzionamento della macchina. Questa energia,che non può essere creata dall'uomo, non è controllabile e risponde a leggi naturali completamente avulse dalle regole dell'etica. Secondo è necessario creare un meccanismo capace di sfruttare la forza della natura per trasformarla in ricchezza. Il meccanismo deve essere creato tenendo conto delle conoscenze umane e delle regole che ordinano il vivere civile. Allo stesso modo, nella società esistono leggi naturali, come ad esempio quelle che regolano la produzione della ricchezza, che non possono subire limitazioni, ma devono seguire le libertà dei singoli individui che naturalmente ricercano il proprio utile e la propria felicità. Ma tutta questa energia prodotta sarebbe inutile, e potenzialmente dannosa, se non fosse guidata e trasformata da un meccanismo sociale, determinato secondo le leggi dell'etica, capace di distribuire questa ricchezza in modo da trasformarla in ricchezza sociale. I "principi di economia politica" espongono il problema della divisione tra la produzione e la distribuzione della ricchezza, presentandoci una tra le piò brillanti proposte sociali del mill: la fusione dell'idea liberale con le idee socialiste sulla distribuzione
commento sul dialogo sulla libertà
Il principio guida e' quello dell'importanza per l'uomo e per la societa' di una larga varieta' di caratteri e di una completa liberta' della natura umana. Cio' spiega il principio forte milliano di limitazione dell'intervento statale: la societa' puo' interferire solo per proteggersi. L'individualismo di Mill si rifa' al principio di von Humboldt:(1767-1835) dell'assoluta ed essenziale importanza dello sviluppo umano nella sua piu' ricca diversita' che costituisce il motto di On Liberty. Esso impone di proteggersi dalla tirannia dell'opinione e del sentimento predominanti che come l'ispettore onniveggente e invisibile del Panopticon bentamiano toglie anche il desiderio di pensare. E con Tocqueville, Mill sottolinea come trovandoci tutti piu' o meno al medesimo piano (per esempio con la tv)diremo noi oggi), cio' che conta e' il numero e la fede dell'opinione pubblica diviene una specie di religione e la maggioranza e' il suo profeta. Ecco profilarsi il conflitto come garanzia di base di una societa' aperta. Quindi esiste una stretta connessione tra liberta' di opinione e liberta' di espressione.
2007-01-16 06:43:42
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answer #1
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answered by Anonymous
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Il filosofo ed economista J.Stuart Mill (e non Mills!). Sul terreno strettamente politico va rilevato il celebre saggio "On Liberty" del 1859 ; Saggio sulla libertà, nel quale vengono riaffermati i principi del liberalismo. Ma qual'era la posizione di Mill? Diciamo che è stato l'ultimo dei filosofi della grande scuola benthamiana. Bentham fu il caposcuola degli utilitaristi che vedevano nel principio dell'utile individuale la spiegazione del funzionamento dell'intera società. Tornando al saggio "Sulla libertà", se da un lato apparve una delle più nobili ed appassionate difese della libertà stessa, rappresentò anche il superamento del Liberalismo individualistico che sul terreno politico ed economico sembrava realizzare solo la difesa di una classe determinata di cittadini, la borghesia, anzichè della totalità dei cittadini stessi. Egli vedeva la democrazia come un conseguente sviluppo del Liberalismo e dava spazio all'azione dello Stato proprio in quei campi che il Liberalismo classico voleva riservato esclusivamente all'iniziativa privata. Una coerente applicazione di tale pensiero portava a conseguenze di grande rilievo : scuola, grandi lavori pubblici, aziende di interesse generale non potevano più essere lasciati alla mercè dei privati. Mutava lo spirito del Liberalismo e mutava anche la politica dei liberali. CIAO
2007-01-16 15:13:19
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answer #2
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answered by Totila 4
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