lascia il partito di Fassino, questa notizia mi ha colpito, perchè parlando proprio della finanziaria, chi può dire se è buona o meno per il paese se non un economista per giunta di sinistra?
Rossi lamenta l´esaurimento della spinta propulsiva del riformismo diessino e critica le scelte del governo sulla Finanziaria, che giudica troppo sbilanciate a sinistra: «Non sono poche le occasioni in cui le mie opinioni sono fonte di visibile imbarazzo per i Democratici di Sinistra e – sia detto con altrettanta franchezza – non sono poche le situazioni in cui sono io a sentirmi a disagio per le posizioni assunte dai Democratici di Sinistra»
http://www.unita.it/view.asp?idContent=62225
http://www.ilsole24ore.com/art/SoleOnLine4/Attualita%20ed%20Esteri/Attualita/2007/01/Sb030107RossiFassino.shtml?uuid=bf156d4a-9b28-11db-b6af-00000e251029&type=Libero
E' allucinante sapevo che non erano compatti e uniti, ma fino a questo punto....
2007-01-04
08:35:34
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9 risposte
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inviata da
Anonymous
in
Politica e governo
➔ Politica e governo - Altro
x tanta: tu sei sempre il solito hi hi hi hihi
2007-01-04
08:41:47 ·
update #1
mspexit: se lo dici tu, io di economisti non me ne intendo.
2007-01-04
09:02:11 ·
update #2
bah
non condivido tutto questo pessimismo
in fondo al vicolo la luce si vede
cosa costa attendere il 4015
allora si che vedremo i risultati
2007-01-04 08:37:33
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answer #1
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answered by tantragupta 6
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è l'unica persona con un po' di dignità, tutti gli altri continuano a dfendere una finanziaria che è un disastro su tutti i fronti e lo fanno senza nessuna vergogna. lui coerente con le sue idee ha abbandonato, ed io lo stimo molto. quello che mi spiace di + è vedere che ci sono ancora persone che ritengono che questo governo sia equo
2007-01-04 17:32:40
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answer #2
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answered by zietta79 5
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E' incredibile ragionare in questi termini....
i DS hanno più volte dichiarato di voler formare il centro!
Hanno tolto la falce e martello in favore dell'albero delle mele...
sono passati dal 34% al 14%.... e niente...
da quando hanno capito che si mangia in "Confindustria" si sono messi a capotavola e baffino quando vede la malaparata va agli esteri, non è la prima volta (....ricorda il Kossovo)
travestono Prodi e Rutelli da "sinistri"....e niente
le scelte impopolari ai danni degli stessi elettori.... e niente
hanno spaccato il sindacato per disorientare i "lavoratori"
hanno dimostrato di essere al servizio delle banche ....e niente
il loro solo interesse è di "piazzare" i loro iscritti nei posti "chiave"
a questo punto mi vene da pensare che ci mangi insieme perchè vedi...la fede ha un limite oltre il quale...diventa demenza
2007-01-04 16:51:42
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answer #3
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answered by Anonymous
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Questo è l'ultimo esempio lampante che mostra in che condizioni versa l'attuale pseudo maggioranza. Se un riformista come Rossi decide di uscire dal partito di maggioranza relativa affermando che il governo è troppo sbilanciato a sinistra, è tutto dire. Era chiaro già subito dopo il risultato elettorale che la sinistra radicale avrebbe messo in seria difficoltà il governo di centrosinistra. L'atto del deputato Rossi dimostra che non ci possono essere riforme con questa maggioranza!
2007-01-04 17:30:47
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answer #4
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answered by Anonymous
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Esistono anche le persone che pensano con la propria testa allora!! Oppure che sanno giudicare con obiettività una riforma iniqua e partigiana. Purtroppo non ce ne sono molti, ma è significativo che qualcuno ci sia che apra un varco in uno schieramento allineato e coperto dove pur di tenere il kulo al caldo non sono ammesse distrazioni.
2007-01-04 17:10:40
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answer #5
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answered by Anonymous
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Nicola Rossi lascia i Ds, ed è difficile stabilire se sia più provocatorio oggi il suo addio o se piuttosto non fosse stata provocatoria la sua adesione, dieci anni fa. Di certo l'economista liberal ha deciso di non fornire «ulteriori alibi» a se stesso e alla Quercia, perché ha ormai maturato l'idea che «sul terreno riformista la sinistra ha esaurito tutte le energie», ed è quindi giunto il momento di «scoprire le carte».
Così ha scritto a Piero Fassino, annunciandogli di non voler rinnovare la tessera, e spiegando le ragioni della rinuncia: si è reso conto che «le mie posizioni spesso procurano imbarazzo» al partito, ma che anche le posizioni del partito «mi creano disagio». Di qui la «presa d'atto formale di una distanza», unita ai ringraziamenti. Da deputato rimarrà iscritto al gruppo dell'Ulivo della Camera, ma lo sarà come «parlamentare non appartenente a nessuna forza politica organizzata».
Il gesto innesca una bomba a frammentazione che esplode senza dubbio in casa Ds, ma investe anche l'Ulivo e si propaga fino a palazzo Chigi. Quando Rossi sostiene che «la cifra di questa sinistra è questo governo», di fatto smentisce la tesi di Romano Prodi — secondo cui «è falsa la divisione tra riformisti e conservatori» — e marca la distanza dal premier che ritiene «non urgente» la riforma delle pensioni: «In fondo — commenta sibillino Rossi — lui dice ciò che molti nell'Ulivo pensano». E allora è meglio smetterla con gli «alibi», e ammettere un fallimento che è anche personale, «perché — ha confidato l'economista a un amico — avevo la speranza di vedere un giorno la sinistra italiana contaminata da idee liberali, come è avvenuto in Inghilterra e in Spagna». Era una speranza che Rossi iniziò a condividere negli anni Novanta con Massimo D'Alema, suo punto di riferimento nei Ds. A quei tempi il professore universitario venne segnalato da Alfredo Reichlin all'allora direttore dell'Unità , Peppino Caldarola, perché collaborasse con il quotidiano del partito: «à un economista di grande valore. à una testa d'uovo. Una nostra conquista».
Tanto stretto era il legame con D'Alema, che il segretario del Pds lo volle con se prima come consigliere economico, quando da Botteghe Oscure andò a palazzo Chigi, poi come collaboratore alla fondazione Italianieuropei. Rispetto al passato c'è forte disincanto in Rossi, che di quel rapporto — nei colloqui riservati — salva solo «l'aspetto personale»: «Massimo è una persona di qualità , però...». Raccontano abbia avuto più di un colloquio con il ministro degli Esteri, a cui ha affidato i propri dubbi sulla linea del centro-sinistra. E D'Alema — rivela un autorevole esponente dei Ds — «pur tentando di spiegare le difficoltà nell'azione di governo e nella costruzione del Partito democratico, non ha però trovato argomenti che siano riusciti a dissuaderlo». In estate Rossi aveva già maturato l'idea di lasciare la Quercia, infatti smise di partecipare alle iniziative di partito. E quando in autunno vide saltare il «tavolo dei volenterosi», di cui era uno dei fondatori, confidò a un compagno che «per me finisce qui»: Prodi aveva chiesto e ottenuto che Ds e Dl soffocassero sul nascere quell'iniziativa bipartisan, con i promotori intendevano «migliorare la Finanziaria».
A ottobre l'economista misurò in un articolo sul Corriere la distanza che lo separava ormai dalla manovra del governo: un governo che spostava l'obiettivo prioritario dalla «crescita» alla «lotta alla precarietà », e che invece di puntare sulla «redistribuzione delle opportunità » mirava alla «redistribuzione delle risorse», fermandosi peraltro «sulla porta degli indigenti». L'ultimo alibi era caduto: «il riformismo tornerà a far capolino nelle relazioni dei congressi di partito e nelle interviste, ma la strada che è stata intrapresa con la Finanziaria è inadeguata alle esigenze del Paese». Non gli rimaneva che separare il proprio destino dai Ds, «mettersi in rete» — come ama dire — tessendo rapporti con gli economisti del sito lavoce.info, e collaborando alla preparazione del convegno dei «volenterosi», che si terrà il 29 gennaio a Milano e che affronterà i nodi delle riforme «improrogabili»: previdenza e liberalizzazioni. L'economista liberal è uscito dall'ombra della Quercia. L'ha fatto senza nemmeno informare D'Alema, «per non metterlo in imbarazzo». Caldarola, che è uno dei presentatori della terza mozione al congresso dei Ds, dice che «il Pci uno come Rossi non l'avrebbe mai perso», ed è «rammaricato per una decisione che comprendo ma che non seguo, per ora». E come ultimo gesto di amicizia prova a difenderlo dal venticello che si alzerà dopo l'annuncio: «Nicola non ha mai pensato di fare il ministro, e non è mai stato interessato a un posto di sottosegretario»
2007-01-04 17:02:33
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answer #6
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answered by maligno 5
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purtroppo il sig Prodi ha dovuto fare troppe promesse e ha detto troppe bugie adesso gli si sta sgretolando il castello di carte sotto i piedi perchè la gente di sinistra è seria ( non che quelli di dx non lo siano ) non vuole buffonate .
2007-01-04 16:39:21
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answer #7
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answered by thomas la formica 2
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Vorrei dire all'economista Nicola Rossi,le osservazioni o le "cosiddette battaglie politiche ",le migliori si fanno all'interno,per fa si che si approda.. a qualcosa..e no uscendo dalla propria organizzazione politica.
CIAO
2007-01-04 17:01:48
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answer #8
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answered by leopoldo_buonanno 3
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I Democratici di Sinistra sono un partito ormai molto democratico e poco di sinistra.Il disagio per le loro posizioni?Mi dura dal 1989,pur non avendoli mai votati.
Personalmente uno come Nicola Rossi è meglio perderlo.La sua analisi sull'eccessivo sbilanciamento deriva proprio dall'assenza di cultura di sinistra ormai diffusa nei DS.Avanti in questa direzione e ,con l'ennesimo cambio di nome,avremo a che fare con un partito svuotato del patrimonio sociale che lo ha sempre contraddistinto e riempito di consulenti,indipendenti ed assistenti(come Nocola Rossi),pronti a fare un passo indietro alle prime difficoltà:lese maestà con una spruzzata di opportunismo,I don't like these men.
buon 2007.
2007-01-04 16:57:14
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answer #9
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answered by mspexit 4
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