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questo sacerdote in genesi 14,17-20 e menzionato anche in ebrei 7,1-19-re e sacerdote per l'eternità si doveva dare la decima.vorrei sapere se qualcuno ne sa più di me di questa figura ,secondo me rappresentava Cristo già allora ,qualcuno ha fatto più ricerche di me? ringrazio chi risponderà,ciao

2007-01-03 09:13:23 · 8 risposte · inviata da antossal 6 in Società e culture Religione e spiritualità

8 risposte

Se ti va di leggere tutto... Avrai di che divertirti!!! :-)

Buona notte a te, che sia ricca di colori pensieri e teneri sogni da raccontare!!!

M.

Melchisedec, ovvero Malkî-tzèdeq, secondo l'ebraico del testo masoretico di Genesi 14, 18, può significare:

"Il mio re è Giustizia", infatti mèlekh (MLK),"re", con il suffisso possessivo di prima persona -î (Y) diventa malkî e significa "mio re", mentre tzèdeq (TzDQ) vuol dire "giustizia" e la copula è omessa (cfr. Brown-Driver-Briggs, p. 575; Ricciotti, Storia d'Israele I, 130);
"Re di giustizia" (come il sanscrito dharmarâja), se si interpreta la -î non come suffisso possessivo bensì come littera compaginis (cfr. Joüon, 93m; Scerbo 56).
Zorell non dà il significato, ed i filologi sono incerti
Parecchi interpretano tzèdeq come il nome di una divinità (p. es. Brown-Driver-Briggs: "my king is Tzedeq"; Testa, Genesi, p. 179: "re cananeo, protetto dal dio Tzèdeq"); e Tzèdeq è in ebraico anche il pianeta Giove (cfr. per es. il Séfer Yetzirà IV, 6ss. [Toaff] o 43ss. [Busi-Loewenthal]).
Recentemente si e' evinto che dato che la vocalizzazione massoretica del testo biblico è del VII sec. d. C., questa non risulta essere vincolante. La parola MLKY-TzDQ potrebbe anche essere letta malkî-tzàdaq, "il mio re fu giusto", laddove si leggesse tzàdaq invece di tzèdeq, ovvero mèlekh yitzdàq,, "il Re sarà giusto", se si interpreta il nome come composizione di mèlekh, "re", e yitzdàq, "sarà giusto" (MLK-YTzDQ).
Un suo anagramma - ottenuto spostando la yod - darebbe poi "mikhal tzèdeq", MYKL TzDQ, "serbatoio/ruscello (termine di difficile interpretazione) di giustizia".
Un altro anagramma darebbe "Mèlekh tzaddìq", MLK TzDYQ, che vuol dire "re giusto". Ciò, se non ha significato da un punto di vista filologico, può però averlo da un punto di vista cabalistico, in quanto mostra il Giusto implicito, celato nella Giustizia, ovvero la nona sefirà, Yesòd, il Fondamento, celata nella decima, Malkhùth, il Regno. Infatti Tzaddìq, Giusto, è un altro nome per Yesòd, e Tzèdeq, Giustizia, un altro per Malkhùth.
Questo ci può portare a vedere in Melchisedec una sorta di guardiano della soglia, o di traghettatore verso il mare interno dell'anima, o di perno, di "polo" spirituale del mondo.


[modifica] Melchisedec nell’Antico Testamento
Melchisedec è una figura misteriosa dell’Antico Testamento. Di lui ci sono soltanto pochissimi cenni, molto scarni. Se ne contano due. Il primo riferimento a questa figura lo ritroviamo in: Genesi 14:18-20 dove Melchisedec è un sacerdote dei tempi di Abramo, viene descritto come re di Salem (Gerusalemme). E’ significativo che Melchisedec offra pane e vino al Signore, come fece Gesù nell’ultima cena istituendo l’eucaristia secondo i Vangeli.

Intanto Melchisedec, re di Salem, offrì pane e vino: era sacerdote del Dio altissimo e benedisse Abramo con queste parole: «Sia benedetto Abram dal Dio altissimo, creatore del cielo e della terra, e benedetto sia il Dio altissimo, che ti ha messo in mano i tuoi nemici». Abramo gli diede la decima di tutto Genesi 14:18-20

Il secondo punto in cui si parla di Melchisedec nell’Antico Testamento è nel Salmo 110, in cui si prefigura la venuta di una figura messianica destinata ad esercitare il giudizio di Dio, che sarà sacerdote eterno in modo analogo a Melchisedec.

'Oracolo del Signore al mio Signore: «Siedi alla mia destra, finché io ponga i tuoi nemici a sgabello dei tuoi piedi». Lo scettro del tuo potere stende il Signore da Sion: «Domina in mezzo ai tuoi nemici. A te il principato nel giorno della tua potenza tra santi splendori; dal seno dell’aurora, come rugiada, io ti ho generato». Il Signore ha giurato e non si pente: «Tu sei sacerdote per sempre al modo di Melchisedec ». Il Signore è alla tua destra, annienterà i re nel giorno della sua ira. Giudicherà i popoli: in mezzo a cadaveri ne stritolerà la testa su vasta terra. Lungo il cammino si disseta al torrente e solleva alta la testa.Salmo 109

L’evidenza storica dell’Antico Testamento evidenzia due brani in cui si definisce Melchisedec

Nel primo Melchisedec è un re e un sacerdote, una figura comunque umana. Nel secondo passo Melchisedec é un Sacerdote Eterno


[modifica] Melchisedec nei Vangeli
Non vi sono riferimenti diretti a Melchisedec nel nuovo testamento, ma esiste un riferimento indiretto: Gesù cita in Matteo 22:41-45 il Salmo 109, uno dei rarissimi passi dell’Antico Testamento in cui si parla di Melchisedec e fornisce la sua interpretazione delle qualità fondamentali che deve possedere il Messia (sottintendendo che queste qualità si applicano a sé stesso):


[modifica] Melchisedec nelle lettere di San Paolo
In San Paolo vi sono altri riferimenti a Melchisedec.

Nella lettera agli Ebrei si afferma che Gesù è un Sacerdote Eterno alla maniera di Melchisedec, ma Gesù non coincide con l’antico sacerdote ritornato sulla terra.

Ebrei 7:1-4 – Questo Melchisedec infatti, re di Salem, sacerdote del Dio Altissimo, andò incontro ad Abramo mentre ritornava dalla sconfitta dei re e lo benedisse; a lui Abramo diede la decima di ogni cosa; anzitutto il suo nome tradotto significa re di giustizia; è inoltre anche re di Salem, cioè re di pace. Egli è senza padre, senza madre, senza genealogia, senza principio di giorni né fine di vita, fatto simile al Figlio di Dio e rimane sacerdote in eterno. Considerate pertanto quanto sia grande costui, al quale Abramo, il patriarca, diede la decima del suo bottino.

Ebrei 7:14-17 – È noto infatti che il Signore nostro è germogliato da Giuda e di questa tribù Mosè non disse nulla riguardo al sacerdozio. Ciò risulta ancor più evidente dal momento che, a somiglianza di Melchisedec, sorge un altro sacerdote, che non è diventato tale per ragione di una prescrizione carnale, ma per la potenza di una vita indefettibile. Gli è resa infatti questa testimonianza: Tu sei sacerdote in eterno alla maniera di Melchisedec.

Ebrei 7:23-24 – Per questo, Gesù è diventato garante di un’alleanza migliore. Inoltre, quelli sono diventati sacerdoti in gran numero, perché la morte impediva loro di durare a lungo; egli invece, poiché resta per sempre, possiede un sacerdozio che non tramonta


[modifica] Manoscritti del Mar Morto
Uno dei Manoscritti del Mar Morto , in specifico il manoscritto 11Q13/11QMelch rinvenuto nella grotta 11 di Qumran presso il Mar Morto è stato datato paleograficamente tra la fine del II sec. a.C. e l’inizio del I secolo a.C. Esso è composto di tredici frammenti dai quali si sono ricavate due colonne. La colonna 2 è preservata molto bene, la colonna 3 è ricostruita solo con alcune parole. 11Q13 può essere riguardato come una sorta di targum, uno scritto che in ebraico significa letteralmente “interpretazione”, una parafrasi dei passi biblici che serve a spiegare e a interpretare i brani delle sacre scritture. É stato tradotto in italiano da parte di Florentino Garcia Martinez

Il papiro e' intitolato "Melchisedec e il giudizio finale". In tale testo di definisce Melchisedec come una Entita' Celeste e come Messia

2007-01-03 10:22:03 · answer #1 · answered by Lone Wolf 4 · 0 1

MELKISEDEK, il re sacerdote di Salem


« Melkisedek, re di Salem, offrì pane e vino: era sacerdote del Dio altissimo e benedisse Abramo».

Così si legge nel capitolo 14,18-19 della Genesi che è proposto nella liturgia del Corpo e del Sangue del Signore. Il re-sacerdote di Salem appare alla ribalta della storia di Abramo quando il patriarca è reduce da una sorta di spedizione militare contro i quattro sovrani orientali per liberare il nipote Lot. Abramo attraversa il territorio di Salem, nome arcaico di Genisalemme - che, come è noto, sarà strappata al dominio indigeno dei Gebusei solo secoli dopo ad opera di Davide -, e il suo re, che era anche sacerdote della divinità locale el-'eljòn, "Dio altissimo", gli offre ospitalità e un'alleanza di pace.

Il pane e il vino sono appunto il segno di questa accoglienza e concretamente il sostentamento destinato a rifocillare la piccola armata di Abramo. Quest'ultimo accetta il gesto di Melkisedek e lo ricambia con la decima del bottino di guerra, così da confìgurare un patto bilaterale. Fin qui il cuore storico del racconto, per altro carico di interrogativi e di questioni esegetiche che qui annoierebbero. Voglio solo sottolineare il profilo simbolico che il volto del re di Salem acquisterà all'interno della tradizione successiva, soprattutto cristiana.

Già nel Salmo 110,4 al re davidico si dedica questo oracolo divino: "Tu sei sacerdote per sempre, al modo di Melkisedek".

Era forse questa una forma per assicurare anche al sovrano di Gerusalemme una qualità sacerdotale, diversa da quella del sacerdozio levitico (Davide e i suoi successori appartenevano alla tribù di Giuda e non a quella sacerdotale di Levi).
Ora, questo dato interessa molto all'autore neotestamentario della Lettera agli Ebrei che, volendo mostrare come Cristo sia sacerdote in modo unico e nuovo rispetto all'antico sacerdozio ebraico, ricorre proprio alla figura di Melkisedek (si legga il capitolo 7 di quello scritto che è, in realtà, una solenne omelia).

Innanzitutto si fa notare che il nome Melkisedek tradotto significa "re di giustizia" (più esattamente sarebbe "il Re, cioè Dio, è giustizia"). Poi si ricorda che "re di Salem" vuol dire re di pace". Si ha, così, nel profilo di quel re-sacerdote la coppia dei doni messianici per eccellenza, la giustizia e la pace (vedi il Salmo 72). Poi si marca il fatto che Abramo si lascia benedire da lui, riconoscendone, perciò, la supremazia e, dato che da Abramo sarebbe disceso Levi col sacerdozio ebraico, si afferma implicitamente la superiorità del sacerdozio di Melkisedek.

A questo punto per l'autore della Lettera agli Ebrei la conclusione è spianata: Cristo, discendente davidico, è "sacerdote in eterno alla maniera di Melkisedek", come aveva attestato il citato Salmo 110,4. È in questa luce che la tradizione liturgica non ha esitato a riconoscere in quel pane e in quel vino offerti dal re di Salem ad Abramo un simbolo dell'Eucaristia che il perfetto re e sacerdote Cristo offre ai fedeli da lui benedetti e santificati.
ciao e buona vita

svelato il misterioso segreto di esdrah??

2007-01-04 00:19:32 · answer #2 · answered by Anonymous · 7 4

Melchisedek, re di Salem, offrì pane e vino: era sacerdote del Dio altissimo e benedisse Abram con queste parole:
«Sia benedetto Abram dal Dio altissimo, creatore del cielo e della terra e benedetto sia il Dio altissimo, che ti ha messo in mano i tuoi nemici».
Così si legge in Genesi, 14,18-20, un brano che la liturgia cristiana propone nella solennità del Corpo e del Sangue del Signore. La ragione è evidente nel segno del pane e del vino, l’offerta che questo re cananeo della futura città di Gerusalemme, la capitale del re Davide, presenta al patriarca biblico Abramo.
Certo, come scriveva Paul Claudel nel suo dramma L’annunzio a Maria (1912), «interroga la vecchia terra ed essa ti risponderà col pane e col vino». Ma per il cristiano questi frutti della terra diventano segno di un mistero più alto, quello dell’eucaristia.
È in questa luce che l’episodio di Melchisedek acquista una luce diversa nel suo senso originario.
Per l’antico autore della Genesi l’offerta di pane e vino ad Abramo, che tornava da una spedizione militare e passava nel territorio del re di Salem, era un segno di ospitalità:
si offrono, infatti, cibo e bevanda per le truppe affamate e per il loro capo Abramo, indicando accoglienza, sicurezza e permesso di transito.
Ma già la Lettera agli Ebrei andrà oltre e vedrà nel volto di Melchisedek il profilo del sacerdote perfetto Gesù Cristo (capitolo 7), come cantava padre Turoldo:
«Nessuno ha mai saputo di lui, / donde venisse, chi fosse suo padre; / questo soltanto sappiamo:
che era / il sacerdote del Dio altissimo. / Era figura di un altro, l’atteso, / il solo re che ci liberi e ci salvi: / un re che preghi per l’uomo e lo ami, / ma che vada a morire per gli altri; / uno che si offra nel pane e nel vino / al Dio altissimo in segno di grazie: / il pane e il vino di uomini liberi, / dietro Abramo da sempre in cammino».
È in questa linea che Melchisedek entra nel Canone eucaristico romano:
«Tu che hai voluto accettare i doni di Abele il giusto, il sacrificio di Abramo, nostro padre nella fede, e l’oblazione pura e santa di Melchisedek, tuo sommo sacerdote, volgi sulla nostra offerta il tuo sguardo sereno e benigno».
È per questo che nei mosaici della basilica di Santa Maria Maggiore a Roma (V sec.) la scena di Melchisedek è staccata dalla sequenza logica del ciclo musivo e collocata vicino all’altare per sottolineare il legame con l’eucaristia. Sulla parete interna della facciata della cattedrale francese di Reims (XIII sec.) l’incontro tra Abramo e il re di Salem è rappresentato proprio come se fosse la comunione eucaristica, mentre Rubens nel ‘600 situerà la scena all’interno dell’arazzo che ha per tema Il trionfo dell’Eucaristia.
Ormai il pane e il vino sono quelli deposti sulla tavola dell'ultima cena di Gesù e la spiegazione del loro valore è quella delle parole che Cristo pronunzia nella sinagoga di Cafarnao:
«Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo... Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue dimora in me io in lui» (Giovanni 6,51.56).

Quando Abram fu di ritorno, dopo la sconfitta di Chedorlaomer e dei re che erano con lui, il re di Sodoma gli uscì incontro nella Valle di Save, cioè la Valle del re. 18 Intanto Melchisedec, re di Salem, offrì pane e vino: era sacerdote del Dio altissimo 19 e benedisse Abramo con queste parole:Sia benedetto Abramo dal Dio altissimo, creatore del cielo e della terra, 20 e benedetto sia il Dio altissimo, che ti ha messo in mano i tuoi nemici". Abramo gli diede la decima di tutto.Genesi (14:18)

Abramo lo rispettava come suo superiore.

Melchisedec non apparteneva al popolo ebraico.

Melchisedec assunse un posto primario nel pensiero monoteistico e cristiano: egli è l archetipo (figura) che precede Gesù Cristo, nelle sue funzioni di sacerdote (Gesù Cristo viene definito da San Paolo "Sacerdote in eterno dell'Ordine di Melchisedek".

Melchisedec è ricordato nel canone della Messa durante l'Anamnesi come preghiera per accettare il sacrificio, come quelli di Abele e Abramo.

"Volgi sulla nostra offerta
il tuo sguardo sereno e benigno,
come hai voluto accettare i doni di Abele, il giusto,
il sacrificio di Abramo, nostro padre nella fede,
e l'oblazione pura e santa di Melchisedech,
tuo sommo sacerdote."



[modifica] Significato del nome
Melchisedec, ovvero Malkî-tzèdeq, secondo l'ebraico del testo masoretico di Genesi 14, 18, può significare:

"Il mio re è Giustizia", infatti mèlekh (MLK),"re", con il suffisso possessivo di prima persona -î (Y) diventa malkî e significa "mio re", mentre tzèdeq (TzDQ) vuol dire "giustizia" e la copula è omessa (cfr. Brown-Driver-Briggs, p. 575; Ricciotti, Storia d'Israele I, 130);
"Re di giustizia" (come il sanscrito dharmarâja), se si interpreta la -î non come suffisso possessivo bensì come littera compaginis (cfr. Joüon, 93m; Scerbo 56).
Zorell non dà il significato, ed i filologi sono incerti
Parecchi interpretano tzèdeq come il nome di una divinità (p. es. Brown-Driver-Briggs: "my king is Tzedeq"; Testa, Genesi, p. 179: "re cananeo, protetto dal dio Tzèdeq"); e Tzèdeq è in ebraico anche il pianeta Giove (cfr. per es. il Séfer Yetzirà IV, 6ss. [Toaff] o 43ss. [Busi-Loewenthal]).
Recentemente si e' evinto che dato che la vocalizzazione massoretica del testo biblico è del VII sec. d. C., questa non risulta essere vincolante. La parola MLKY-TzDQ potrebbe anche essere letta malkî-tzàdaq, "il mio re fu giusto", laddove si leggesse tzàdaq invece di tzèdeq, ovvero mèlekh yitzdàq,, "il Re sarà giusto", se si interpreta il nome come composizione di mèlekh, "re", e yitzdàq, "sarà giusto" (MLK-YTzDQ).
Un suo anagramma - ottenuto spostando la yod - darebbe poi "mikhal tzèdeq", MYKL TzDQ, "serbatoio/ruscello (termine di difficile interpretazione) di giustizia".
Un altro anagramma darebbe "Mèlekh tzaddìq", MLK TzDYQ, che vuol dire "re giusto". Ciò, se non ha significato da un punto di vista filologico, può però averlo da un punto di vista cabalistico, in quanto mostra il Giusto implicito, celato nella Giustizia, ovvero la nona sefirà, Yesòd, il Fondamento, celata nella decima, Malkhùth, il Regno. Infatti Tzaddìq, Giusto, è un altro nome per Yesòd, e Tzèdeq, Giustizia, un altro per Malkhùth.
Questo ci può portare a vedere in Melchisedec una sorta di guardiano della soglia, o di traghettatore verso il mare interno dell'anima, o di perno, di "polo" spirituale del mondo.


[modifica] Melchisedec nell’Antico Testamento
Melchisedec è una figura misteriosa dell’Antico Testamento. Di lui ci sono soltanto pochissimi cenni, molto scarni. Se ne contano due. Il primo riferimento a questa figura lo ritroviamo in: Genesi 14:18-20 dove Melchisedec è un sacerdote dei tempi di Abramo, viene descritto come re di Salem (Gerusalemme). E’ significativo che Melchisedec offra pane e vino al Signore, come fece Gesù nell’ultima cena istituendo l’eucaristia secondo i Vangeli.

Intanto Melchisedec, re di Salem, offrì pane e vino: era sacerdote del Dio altissimo e benedisse Abramo con queste parole: «Sia benedetto Abram dal Dio altissimo, creatore del cielo e della terra, e benedetto sia il Dio altissimo, che ti ha messo in mano i tuoi nemici». Abramo gli diede la decima di tutto Genesi 14:18-20

Il secondo punto in cui si parla di Melchisedec nell’Antico Testamento è nel Salmo 110, in cui si prefigura la venuta di una figura messianica destinata ad esercitare il giudizio di Dio, che sarà sacerdote eterno in modo analogo a Melchisedec.

'Oracolo del Signore al mio Signore: «Siedi alla mia destra, finché io ponga i tuoi nemici a sgabello dei tuoi piedi». Lo scettro del tuo potere stende il Signore da Sion: «Domina in mezzo ai tuoi nemici. A te il principato nel giorno della tua potenza tra santi splendori; dal seno dell’aurora, come rugiada, io ti ho generato». Il Signore ha giurato e non si pente: «Tu sei sacerdote per sempre al modo di Melchisedec ». Il Signore è alla tua destra, annienterà i re nel giorno della sua ira. Giudicherà i popoli: in mezzo a cadaveri ne stritolerà la testa su vasta terra. Lungo il cammino si disseta al torrente e solleva alta la testa.Salmo 109

L’evidenza storica dell’Antico Testamento evidenzia due brani in cui si definisce Melchisedec

Nel primo Melchisedec è un re e un sacerdote, una figura comunque umana. Nel secondo passo Melchisedec é un Sacerdote Eterno


[modifica] Melchisedec nei Vangeli
Non vi sono riferimenti diretti a Melchisedec nel nuovo testamento, ma esiste un riferimento indiretto: Gesù cita in Matteo 22:41-45 il Salmo 109, uno dei rarissimi passi dell’Antico Testamento in cui si parla di Melchisedec e fornisce la sua interpretazione delle qualità fondamentali che deve possedere il Messia (sottintendendo che queste qualità si applicano a sé stesso):


[modifica] Melchisedec nelle lettere di San Paolo
In San Paolo vi sono altri riferimenti a Melchisedec.

Nella lettera agli Ebrei si afferma che Gesù è un Sacerdote Eterno alla maniera di Melchisedec, ma Gesù non coincide con l’antico sacerdote ritornato sulla terra.

Ebrei 7:1-4 – Questo Melchisedec infatti, re di Salem, sacerdote del Dio Altissimo, andò incontro ad Abramo mentre ritornava dalla sconfitta dei re e lo benedisse; a lui Abramo diede la decima di ogni cosa; anzitutto il suo nome tradotto significa re di giustizia; è inoltre anche re di Salem, cioè re di pace. Egli è senza padre, senza madre, senza genealogia, senza principio di giorni né fine di vita, fatto simile al Figlio di Dio e rimane sacerdote in eterno. Considerate pertanto quanto sia grande costui, al quale Abramo, il patriarca, diede la decima del suo bottino.

Ebrei 7:14-17 – È noto infatti che il Signore nostro è germogliato da Giuda e di questa tribù Mosè non disse nulla riguardo al sacerdozio. Ciò risulta ancor più evidente dal momento che, a somiglianza di Melchisedec, sorge un altro sacerdote, che non è diventato tale per ragione di una prescrizione carnale, ma per la potenza di una vita indefettibile. Gli è resa infatti questa testimonianza: Tu sei sacerdote in eterno alla maniera di Melchisedec.

Ebrei 7:23-24 – Per questo, Gesù è diventato garante di un’alleanza migliore. Inoltre, quelli sono diventati sacerdoti in gran numero, perché la morte impediva loro di durare a lungo; egli invece, poiché resta per sempre, possiede un sacerdozio che non tramonta


[modifica] Manoscritti del Mar Morto
Uno dei Manoscritti del Mar Morto , in specifico il manoscritto 11Q13/11QMelch rinvenuto nella grotta 11 di Qumran presso il Mar Morto è stato datato paleograficamente tra la fine del II sec. a.C. e l’inizio del I secolo a.C. Esso è composto di tredici frammenti dai quali si sono ricavate due colonne. La colonna 2 è preservata molto bene, la colonna 3 è ricostruita solo con alcune parole. 11Q13 può essere riguardato come una sorta di targum, uno scritto che in ebraico significa letteralmente “interpretazione”, una parafrasi dei passi biblici che serve a spiegare e a interpretare i brani delle sacre scritture. É stato tradotto in italiano da parte di Florentino Garcia Martinez

Il papiro e' intitolato "Melchisedec e il giudizio finale". In tale testo di definisce Melchisedec come una Entita' Celeste e come Messia
Questo personaggio della storia, rappresenta una figura di re e sacerdote un po’ misteriosa che emerge quasi dal nulla. È un personaggio fuori della storia (oltre il tempo e lo spazio) e dalla grandezza sovrumana, ricordato nei salmi come il “sacerdote per sempre”, un sacerdote modello.



Il Gran Sacerdote e Re Melchisedek offre del pane e del vino ad Abrahamo (in lingua accadica “ama il padre”) in Genesi cap. 14, vv.18-20. Tali offerte, erano tipiche di quei tempi e servirono allora per sfamare la truppa e celebrare la vittoria; mentre nei commenti patristici tali offerte vennero considerate quali prefigurazione dell’Eucaristia.

Sempre nel cap. 14, vv.18-20 è riportato” E Melchisedek, re di Salem (in ebraico: pacifico - Salem era anche la città di Gerusalemme-) fece portare del pane e del vino, Egli era Sacerdote dell’Iddio Altissimo 19) Ed Egli benedisse Abrahamo dicendo: ’Benedetto sia Abrahamo dall’Iddio Altissimo (Re d’Israele), padrone dei cieli e della terra ! 20) E benedetto sia l’Iddio Altissimo che t’ha dato in mano i suoi nemici ! E Abrahamo gli diede la decima di ogni cosa”.



È la prima volta che un uomo di altri popoli (si è quasi certo che fosse caananeo) ma servitore dello stesso “Dio Altissimo”, benedice un altro uomo. In questo caso, benedire significa invocare il favore divino sopra quella persona.

La ricorrenza di “El Elyon”, cioè “Dio Altissimo” è testimonianza della fede in Dio, della validità della benedizione e della fede di Melchisedek. Non importa di che popolo sia; l’importante è che serva lo stesso Dio Altissimo di Abrahamo.

L’incontro tra Melchisedek e Abrahamo serve per collegare in qualche modo la figura di quest’ultimo (e con lui tutta la sua discendenza) con Gerusalemme, in quanto questa sarà la futura capitale, sede del Tempio e della Regalità.

Nell’Azione compiuta da Abrahamo , cioè nel dare la decima di tutto (fra tutti i Re da lui conosciuti), solo a Melchisedek, emergono due significati: da un lato l’ approvazione dei gesti e delle formule cultuali e l’ importante significato consistente nel fatto che la decima diventa modello da seguire dalle future generazioni; dall’altro una specie di giustificazione della concessione della decima da parte del popolo.

Nella Genesi 14, v.24: Abrahamo asserisce:“Non voglio niente per me, salvo ciò che hanno mangiato i miei servi e la parte che spetta ai miei uomini”. Abrahamo mostra di contare una grande fede solo su Dio, quindi di non richiedere altro se non il minimo indispensabile per la sopravvivenza. È un Abrahamo diverso da quello presente in Egitto.

Ma tornando all’importanza della decima, si può asserire che questa è fondamentale poiché rappresenta un sacrificio attraverso il quale ci si purifica davanti all’Altissimo. Infatti, sia nella religione ebraica che in molti culti protestanti è presente questo “modello da seguire” per le future generazioni avvicinando il credente verso uno stato di elevata purificazione. Nel libro del Levitico al cap. 27, v.30 è riportato:”Si dovrà consacrare al Signore un decimo dei prodotti della terra e dei frutti degli alberi: è questa la parte riservatagli”.

(Ma lo stesso verso, dalla traduzione ebraica, recita: ”Ed ogni decima di vegetali, sia di cose seminate in terra, sia di frutti degli alberi, è del Signore, è cosa sacra al Signore”). Inoltre nelle “note” della Torah è scritto: “Per prelevare le decime si faceva passare tutto il gregge per un passaggio stretto, un capo per volta, ed ogni decimo animale che passava sotto la verga del pastore che controllava il passaggio era prelevato come decima”.

Il significato di quanto sin qui scritto interessa soprattutto alcuni culti protestanti, cioè coloro che sono pronti ad avvicinarsi al Sacerdozio di Melchisedek, denominato Sacerdozio Superiore o Maggiore, (vedi Dottrina Alleanze cap.107, vv. 1- 4:” Vi sono in alcuni culti due sacerdozi: quello di “Melchisedek” e quello di “Aronne”, che include il sacerdozio Levitico. 2) Il motivo per cui il primo (più antico) è chiamato Sacerdozio di Melchisedek è perché Melchisedek fu un grandissimo Sommo Sacerdote. 3) Prima dei suoi giorni era chiamato il Santo Sacerdozio secondo l’ordine del Figlio di Dio. 4) Ma per rispetto, ossia riverenza, per il nome dell’Essere Supremo, …” prosegue il v.5):” Tutte le autorità o uffici nella chiesa sono appendici a questo sacerdozio”.

E’ giusto conoscere perché il culto presente nel Tempio ha scelto la figura di Melchisedek per effettuare un così importante stato di essere Sacerdotale. (leggere anche Dottrine Alleanze cap. 107, vv.8-12).

Melchisedek rappresenta un importante Sacerdote-Re di cui non parla molto la Bibbia, mentre è citato nelle scritture della tradizione biblica. Il suo nome non è di origine ebraica come si potrebbe immaginare, ma scaturisce dalla semantica cananea dove tale termine si compone di 2 vocaboli: melek = re e sedeq = giustizia da cui il significato: “Re di giustizia”.

Nella lingua ebraica, il nome di questo personaggio biblico deriverebbe dalla parola ebraica “Melkisedeq” che tradotto in ebraico significa “il mio Re è giustizia”.

E’ riportato nella Bibbia (Salmi cap. 2, v.7: “Tu sei mio figlio; io oggi ti ho generato”, mentre più palesemente è citato nel Salmo 110 ai vv. 4-5:”:“ L’Eterno l’ha giurato e non si pentirà:

Tu sei Sacerdote in eterno,

secondo l’ordine di Melchisedek.

5) Il Signore è alla tua destra,

schiaccerà dei re nel giorno della sua ira.”



Anche nel testo della lettera agli Ebrei cap. 5, vv.1-10 è riportata l’importanza del Re-Sacerdote Malchidesek: “ Poiché ogni Sommo Sacerdote, preso fra gli uomini è costituito a pro degli uomini nelle cose concernenti a Dio, affinché offra doni e sacrifici per i peccati; 2) e può aver convenevole compassione verso gli ignoranti e gli erranti, perché anch’egli è circondato da infermità; 3) e a cagion di questa ch’egli è obbligato ad offrir dei sacrifici per i peccati, tanto per se stesso quanto per il popolo. 4) E nessuno si prende da se quell’onore; ma lo prende quando sia chiamato da Dio, come nel caso di Aronne. 5) Così anche il Cristo non si prese da sé la gloria d’esser fatto Sommo Sacerdote”; ma l’ebbe da Colui che gli disse:” Tu sei il mio figliolo; oggi t’ho generato; (Salmo 2,v. 7) 6) Come anche in un altro libro (salmi 2,5) Egli dice:” Tu sei Sacerdote in eterno secondo l’ordine di Melchisedec”. (Salmo 110,v.4) Il quale ne’ giorni della sua carne, avendo con gran grida e con lacrime offerto preghiere e suppliche a Colui che lo poteva salvare dalla morte, (Mt. Cap. 26,39-44) ed avendo ottenuto di esser liberato dal timore (Luca 23,43) 8) benché fosse figliolo, imparò l’obbedienza delle cose che soffrì; (Filippesi cap. 2 v.8) ed essendo stato reso perfetto, divenne per tutti quelli che gli ubbidiscono, 10) autore di una Salvezza Eterna, essendo da Dio proclamato Sommo Sacerdote secondo l’ordine di Melchisedek”. (E’ interessante conoscere che secondo recenti studi la lettera agli Ebrei non sarebbe stata scritta da S. Paolo, ma forse da Sacerdoti Esseni . Quanto asserito risulta abbastanza veritiero poiché, specie nel capitolo 4, 5 e 6 viene ad essere assente l’inconfondibile spirito paolino ).

Per tornare alla nostra tematica, essa viene ampliata e compresa anche attraverso la lettura del testo delle “Dottrne Alleanze” (testo di Josph Smit). Dove nel cap. 84, nei vv.23-26 recita: “Dio tolse agli ebrei il Sacerdozio Superiore di Melchisedek quando questi mancarono di vivere all’altezza dei privilegi” Il testo asserisce nel v. 23:” Ora, Mosè insegnò chiaramente queste cose ai figlioli d’Israele nel deserto e cercò diligentemente di Santificare il suo popolo affinché potessero guardare il volto di Dio 24); ma essi indurirono il loro cuore e non poterono sopportare la Sua presenza” v.25)”Perciò Egli prese Mosè di mezzo a loro, e anche il Santo Sacerdozio; 26) E il Sacerdozio minore continuò, sacerdozio che detiene la chiave del mistero degli angeli e del Vangelo preparatorio (vangelo del pentimento e del Battesimo).

Interessante è anche quanto è scritto nella lettera agli Ebrei nel cap. 6, v. 19:”Questa speranza [che Dio non mente] noi l’abbiamo come un’ancora per l’anima, sicura e ferma, ed essa penetra entro la cortina, 20)dove Gesù è entrato per noi qual precursore, essendo divenuto Sommo Sacerdote (lett.Ebrei 4,14) in eterno secondo l’ordine di Melchisedek”.

La stessa lettera agli Ebrei al cap. 7 al v. 1 prosegue: ”Poiché questo Melchisedek, Re di Salem e Sacerdote dell’Iddio Altissimo, che andò incontro ad Abrahamo quando Egli tornava dalla sconfitta dei Re e lo benedisse 2) A cui Abrahamo diete anche la decima, di ogni cosa, Il quale in prima , secondo la interpretazione del suo nome, è Re di giustizia e poi Re di Salem, vale a dire Re di pace, 3) senza padre, senza madre, senza genealogia, senza principio dei giorni, né fin di vita, ma rassomigliato al Figliolo di Dio, questo Melchisedek rimane Sacerdote in perpetuo. 4)Or considerate quanto grande fosse colui al quale Abrahamo, il Patriarca, dette la decima del meglio della preda. 5) Veramente, gli uomini dai figli di Levi che ricevono il loro incarico sacerdotale hanno il comandamento di raccogliere le decime dal popolo secondo la legge, cioè dai loro fratelli, anche se questi sono usciti dai lombi di Abrahamo; 6) ma l’uomo, che non è annoverato nella loro genealogia prese le decime da Abrahamo e benedisse colui che aveva le promesse. Nel verso 15 invece è riportato: “Ed è ancora più abbondantemente chiaro che a somiglianza di Melchisedek, sorge un altro Sacerdote, 16) che è divenuto tale non secondo la Legge di un comandamento che dipende dalla carne, ma secondo il potere di una vita indistruttibile”. Segue poi nel v. 21:” giacché vi sono uomini divenuti sacerdoti senza giuramento, ma ve n’è uno con giuramento fatto da Colui che disse a Lui: “Dio ha giurato e non si rammicherà: “Tu sei Sacerdote per sempre” 22)Gesù è anche divenuto garante di un patto migliore”.

Anche attraverso il libro di Alma si amplia il discorso della decima. Infatti al cap. 13 al v. 15 è riportato: “Ed era lo stesso Melchisedek a cui Abrahamo pagò le decime, si, proprio nostro padre pagò, come decima la decima parte di tutto ciò che possedeva.”



In alcune tradizioni ebraiche antiche si considerava Melchisedek come un essere divino, un salvatore celeste o un Messia.

Sia la tradizione giudaica che cristiana, ha dedicato molta attenzione al mistero della figura di Melchisedek e al suo agire nell’incontro con Abrahamo.

San Gerolamo attribuisce ad Origene la frase secondo cui Melchisedek fu un angelo. Sant’Epifanio cita che alcuni consideravano Melchisedek il figlio di Dio e perfino Dio Padre. Giuseppe Flavio, e fra gli scrittori cristiani, Tertulliano, sostenevano che Melchisedek portò il pane e il vino per saziare la fame e la sete di Abrahamo e dei suoi guerrieri, mentre Filone d’Alessandria e San Cipriano, come primi commentatori cristiani ritenevano che Melchisedek portò il pane e il vino per offrire un sacrificio in azione di grazie per la vittoria di Abrahamo. Questa opinione ha avuto molti sostenitori, per cui l’offerta del pane e del vino di Melchisedek venne considerata come un tipo di sacrificio eucaristico precristiano.

Tale punto di vista, trovò in seguito la sua espressione nel canone romano della Messa. Infatti nella messa del canone latino Melchisedek venne paragonato alla figura di Abele.

L’esegesi rabbinica si tenne sul terreno storico, ma si allontanò sviando nell’arbitraria identificazione di Melchisedek con Sem, primogenito di Noè, per rendere il personaggio più scialbo a vantaggio di Abrahamo.

In ambienti religioso-idealistici d’Oriente la figura di Melchisedek fu resa analoga ad un angelo, a una persona della Trinità, al Verbo, lo Spirito Santo apparso in forma d’uomo.

Nella Comunità di Qumran, Melchisedek emerge quale figura di gran rilievo. Infatti i manoscritti di un frammento ebraico provenienti dalla grotta 11 e pubblicato nel 1965 ce lo presentano come Sommo Sacerdote Celeste e Misericordioso, Imperatore del Perdono divino nell’età escatologica.

2007-01-05 06:44:33 · answer #3 · answered by SARA 2 · 0 0

M. era connesso con la consapevolezza cristica e di questa consapevolezza era il sacerdote. 'Adorava' il dio di Abraamo, il dio che fece lasciare ad Abraamo la città natale per mettersi in viaggio... è importante non confondere il dio di Abraamo con yhwh. Il dio del divenire con il dio della conservazione. Shiva con Visnu. Sono tutte manifestazioni del tutto infinito, ma non vanno confuse tra loro. Difatti si manifestano nella nostra realtà con nomi diversi. La consapevolezza cristica è la consapevolezza che si manifesta nel mondo relativo sapendo di essere il tutto, sapendo che ogni 'parte' ha origine e sostegno dal tutto e accettando la propria condizione limitata in quanto parte del tutto. Gesù di Nazareth, "sommo sacerdote alla maniera di M." è stato un' altra coscienza cristica.

2007-01-04 07:32:42 · answer #4 · answered by ? 2 · 0 0

Melchisedek e' figura di Gesu'. se vuoi approfondire devi farti una ricerca approfondita usando la chiave Biblica e un buon Dizionatio Biblico! non e' questione di saperne piu' te, quest'uomo non ha genealogia, senza principio di giorni senza fine. Abramo fu benedetto e pago' a lui la decima. E' strano perche questi era un sacerdote ed il sacerdozio non era ancora stato stabilito,perche' Mose' non era ancora nato, quindi la classe sacerdotale non era stata mai stabilita, in poche parole non c'erano i leviti, infatti Levi era figlio di Giacobbe (cioe' Israele) Israele non era ancora nato quando compare Melchisedek appunto col bis nonno di Levi Abrahamo!
quindi lo scrittore (sconosciuto) degli Ebrei ci parla un po di piu' di tale, ma anche li la sua stessa affermazione e' vaga!
Gesu' piu' grande di Melchisedek e' il punto principale. Gesu' viene accostato a diverse figure nell'antico testamento come anche ad Adamo, infatti anche Adamo non era stato concepito attraverso seme umano, quindi Dio stesso! lo stesso per Gesu' nato si da Maria ma non col seme di Giuseppe, quindi la figura di Gesu' e' il Secondo adamo!
la Bibbia e studi teologici non si possono approfondire su di un sito del genere! La Bibbia e' infinita! proviene dall'Eternita', contiene 6000 anni di storia ed e' proiettata nell'eternita.... Adora DIO!
Dio ti benedica! comunque un soggetto interessante!

2007-01-03 18:43:07 · answer #5 · answered by Ferrari f 3 · 1 1

il Papa..

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2007-01-03 17:26:15 · answer #6 · answered by taleequale 4 · 0 0

tantragupta

2007-01-03 17:14:55 · answer #7 · answered by ? 4 · 0 1

é un segreto ma non era un cristo
ciaooo

2007-01-03 20:58:42 · answer #8 · answered by Anonymous · 0 4

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