Augusto José Ramón Pinochet Ugarte (Valparaíso, 25 novembre 1915 - Santiago del Cile, 10 dicembre 2006), è stato un generale che ha governato da dittatore il Cile dall'11 settembre 1973 all'11 marzo 1990.
Arrivò al potere a seguito del golpe del 1973 (il colpo di stato militare che rovesciò il governo del Presidente socialista eletto Salvador Allende). Un referendum nel 1988 mise fine alla dittatura e reintrodusse la democrazia. Lasciò ufficialmente il potere due anni dopo, nel 1990, mantenendo però il controllo dell'esercito fino al 1998. Divenne poi senatore a vita, godendo dell'immunità parlamentare.
Le umili origini
Figlio di un medico e nipote di contadini, gli avi paterni di Pinochet lasciarono la Bretagna nel XVIII secolo per trasferirsi in Cile. Ugarte - il cognome materno - è invece di origine basca.
Gli inizi della carriera
Pinochet frequentò la scuola primaria e secondaria al Seminario San Rafael di Valparaíso, l'Istituto "Rafael Ariztía" di Quillota (Fratelli Maristi), la Scuola dei Fratelli Francesi di Valparaíso, e la Scuola Militare, nella quale entrò nel 1933 dopo essere stato bocciato due volte. Dopo quattro anni di studio, si diplomò da quest'ultima con il grado di Alférez di Fanteria. Nel settembre 1937, si unì al Reggimento "Chacabuco", a Concepción. Due anni dopo, nel 1939, con il rango di Sottotenente, si trasferì al Reggimento "Maipo", di stanza a Valparaíso. Ritornò alla scuola di Fanteria nel 1940. Nel gennaio del 1943 sposò la ventunenne Lucía Hiriart Rodríguez, figlia di un senatore radicale che fu anche Ministro dell'Interno, con la quale ebbe cinque bambini: tre figlie e due figli, che chiamò Marco Antonio e Cesare Augusto, per la sua passione per la storia romana che lo portò a paragonarsi a Cincinnato. Alla fine del 1945, entrò nel Reggimento "Carampangue", a Iquique. Nel 1948 entrò nell'Accademia di Guerra, ma dovette posporre i suoi studi, perché, essendo l'ufficiale più giovane, doveva portare a termine una missione nella zona carbonifera di Lota. L'anno seguente ritornò ai suoi studi in Accademia.
Dopo aver ottenuto il titolo di Ufficiale di Stato Maggiore, nel 1951, ritornò ad insegnare alla Scuola Militare. Nello stesso periodo, lavorò come aiuto insegnante all'Accademia di Guerra nei corsi di geografia e geopolitica militare. In aggiunta a questo, era attivo come Direttore della rivista istituzionale "Cien Águilas" (Cento Aquile), un organo che rappresentava la voce degli ufficiali.
Durante l'inizio del 1953, con il grado di Maggiore, fu inviato per due anni al Reggimento "Rancagua" ad Arica. Mentre si trovava là, fu nominato professore dell'Accademia di Guerra, e ritornò a Santiago del Cile per occupare il suo nuovo incarico. Ottenne un baccalaureato e, con questo diploma, entrò nella Scuola di Legge dell'Università del Cile. All'inizio del 1956 Pinochet fu scelto, insieme ad un gruppo di giovani ufficiali per formare una missione militare che avrebbe collaborato con l'organizzazione dell'Accademia della Guerra dell'Equador a Quito, il che lo obbligò a sospendere i suoi studi di legge. Rimase con la missione a Quito per tre anni e mezzo, tempo durante il quale si dedicò allo studio della geopolitica, della geografia militare e dell'intelligence.
Alla fine del 1959, ritornò in Cile e fu inviato al Quartier Generale della I Divisione dell'Esercito, ad Antofagasta. L'anno successivo, fu assegnato al comando del 7° Reggimento "Esmeralda", a Line. Grazie al suo successo in questa posizione, fu nominato Sottodirettore dell'Accademia di Guerra nel 1963. Nel 1968, fu nominato Comandante in Capo della II Divisione dell'Esercito, a Santiago, e alla fine dell'anno fu nominato Brigadiere Generale e Comandante in Capo della VI Divisione del Presidio di Iquique. Nella sua nuova funzione, fu anche nominato Intendente Rappresentante della Provincia di Tarapacá. Nel gennaio del 1971, salì al grado di generale di Divisione e fu nominato Generale Comandante del Presidio dell'Esercito di Santiago. All'inizio del 1972, fu nominato Generale Capo di Stato Maggiore dell'Esercito. Mentre i conflitti interni crescevano in Cile, Pinochet fu nominato Comandante in Capo dell'Esercito, il 23 agosto 1973, dal Presidente, il socialista Salvador Allende, che lo considerava e lo definì un militare tutto d'un pezzo.
La situazione sociale prima del golpe
Al momento del colpo di stato, l'economia era allo sbando sin dalla fine degli anni '60. I camionisti cileni organizzarono uno storico sciopero e le massaie scesero in piazza agitando pentolini vuoti. Il 22 agosto 1973 fu il Congresso cileno a votare a maggioranza una risoluzione in cui si elencava le violazioni delle legalità compiute dal governo e si invitava l'esercito a rimuovere il presidente.
Colpo di stato del 1973
L'11 settembre 1973, tradendo la fiducia del Presidente Allende, lo destituì con un cruento colpo di stato militare. I leader del golpe usarono aerei da combattimento Hawker Hunter per bombardare il Palazzo Presidenziale che ospitava Allende, che rifiutò di arrendersi e morì (si sarebbe suicidato). Pinochet fu nominato a capo del concilio di governo della giunta vittoriosa, e si mosse per frantumare l'opposizione liberale del Cile, arrestando approssimativamente 130.000 individui in un periodo di tre anni.
Il ruolo di Pinochet nella pianificazione del colpo di stato è soggetto a discussioni. È comunemente accettato che Pinochet sia stato il capo dei congiuranti il colpo di stato e che usò la sua posizione di Comandante dell'Esercito per coordinare un piano ad ampio raggio con le altre forze militari. Questa è la versione degli eventi che Pinochet stesso conferma nelle sue memorie. In anni recenti, comunque, alti ufficiali militari del tempo hanno raccontato che Pinochet fu coinvolto in modo riluttante nel colpo di stato, solo pochi giorni prima che questo avvenisse. Quale che fosse la verità, una volta che la Giunta fu al potere, Pinochet presto consolidò il suo controllo su di essa, prima divenendo il solo presidente della giunta (che originariamente avrebbe dovuto ruotare tra i suoi membri), e quindi proclamando se stesso Presidente della Repubblica. In contrasto con la maggior parte delle altre nazioni dell'America Latina, il Cile aveva avuto, prima del colpo di stato, una lunga tradizione di governi democratici civili; l'intervento militare in politica era stato raro. Alcuni ricercatori politici hanno ascritto la sanguinosità del colpo di stato alla stabilità del sistema democratico esistente, che richiese azioni estreme per essere rovesciato.
La politica economica di Allende implicava il possesso da parte dello stato di molte compagnie chiave, soprattutto le miniere di rame possedute dagli U.S.A. Una grossa porzione della popolazione diede il benvenuto all'intervento dei militari per porre fine al caos prodotto dalla politica economica di Allende e dall'opposizione politica interna supportata dall'estero, che culminò nello sciopero nazionale dei trasportatori privati. Pinochet promise di promuovere lo sviluppo di un mercato più aperto, o per usare le sue parole "di fare del Cile non una nazione di proletari, ma una nazione di imprenditori". Il governo di Allende era in rapporti amichevoli con Cuba. Archivi declassificati degli USA provano che gli Stati Uniti d'America approvarono fondi per azioni che prevenissero l'elezione di Allende e, più tardi, per destabilizzare il suo governo. Il ruolo degli USA nel colpo stesso non è stato stabilito, ma un documento rilasciato dalla Central Intelligence Agency (CIA) nel 2000 intitolato "CIA Activities in Chile" rivelava che la CIA supportò attivamente la giunta militare prima e dopo il rovesciamento di Allende e che essa fece di molti ufficiali di Pinochet degli agenti pagati dalla CIA o dai militari USA, anche se l'agenzia sapeva che erano coinvolti in sistematiche e ampie violazioni dei diritti umani.
La repressione
La violenza e il bagno di sangue del colpo di stato continuarono durante l'amministrazione di Pinochet. Una volta al potere, Pinochet governò con il pugno di ferro. I dissidenti che erano stati assassinati per aver pubblicamente parlato contro la politica di Pinochet venivano definiti "scomparsi". Non si sa esattamente quanta gente sia stata uccisa dalle forze del governo e dei militari durante i 17 anni che rimase al potere, ma la Commissione Rettig, voluta dal nuovo governo democratico, elencò ufficialmente 2.095 morti e 1.102 "scomparsi". Tra le vittime, ucciso nello stadio di Santiago insieme a molti altri, anche il regista e cantante Victor Jara. Anche la tortura era usata comunemente contro i dissidenti. Migliaia di cileni lasciarono il paese per sfuggire al regime.
La presidenza di Pinochet era frequentemente resa instabile da sollevazioni e da isolati attacchi violenti. I tentativi di assassinio erano comuni, il che aumentò la paranoia del governo e per alcuni alimentò il ciclo dell'oppressione. La situazione in Cile raggiunse l'attenzione internazionale nel Settembre 1976 quando Orlando Letelier, un ex-ambasciatore cileno negli Stati Uniti e ministro del governo Allende, fu assassinato con un'auto bomba a Washington. Il Generale Carlos Prats, predecessore di Pinochet come comandante dell'esercito, che si era dimesso piuttosto che sostenere le azioni contro Allende, era morto in circostanze simili a Buenos Aires, Argentina due anni prima. Nell'ottobre del 1999, il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti declassificò una collezione di 1.100 documenti prodotti da varie agenzie degli USA che trattavano degli anni che portarono al colpo di stato militare. Uno di questi documenti diede indicazione della scala della collaborazione degli USA con Pinochet. Si stima che l'aiuto militare USA era cresciuto drammaticamente tra la venuta al potere di Allende nel 1970, quando ammontava a 800.000 dollari all'anno, fino a 10,9 milioni di dollari nel 1972, quando il colpo di stato avvenne. Il 10 di Settembre del 2001, una causa fu intentata dalla famiglia del Generale René Schneider, una volta capo dello staff del generale cileno, accusando il precedente Segretario di Stato Henry Kissinger di aver preparato il suo assassinio nel 1970 per essersi opposto al colpo di stato militare [2]. Nonostante il regime di Pinochet sia durato 17 anni, non tutti i Paesi riconobbero il nuovo Governo. L'Italia e la Svezia non riconobbero mai il cambio degli ambasciatori, e formalmente rimasero in carica quelli nominati da Salvador Allende.
Politica economica
La brutale repressione politica di Pinochet esistette in parallelo alle riforme economiche. Per formulare la sua politica economica, Pinochet si affidò ai cosiddetti Chicago boys, che erano economisti istruiti all'Università di Chicago e pesantemente influenzati dalle politiche monetaristiche di Milton Friedman. Privatizzazione, taglio della spesa pubblica e politiche anti-sindacali alienarono la classe lavoratrice cilena, sebbene strati della società abbiano beneficiato di una crescita reale. Sotto i primi anni del governo Pinochet l'economia cilena mise in campo un massiccio recupero. Alcuni economisti mondiali lo chiamarono il Miracolo del Cile mentre altri hanno contraddetto questa affermazione teorizzando che, anche se le riforme di Pinochet attrassero grossi investimenti esteri, poca parte di quei soldi venne investita nella produzione. Il regime dei cambi fissi strideva, però, con il liberismo e nel 1982 l'aumento dei tassi di interesse internazionale innescò una fortissima recessione. Dal maggio 1983 l'opposizione e il movimento sindacale organizzarono dimostrazioni e scioperi contro il regime, provocando una violenta risposta da parte delle forze di sicurezza. Molte piccole imprese dichiararono bancarotta, mentre l'economia, comprese le industrie appena privatizzate finirono per essere dominate da monopoli con connessioni con la giunta e le imprese straniere. L'inflazione toccò il suo massimo nel 1976, ma venne tagliata e l'economia iniziò a crescere di nuovo verso la fine degli anni '70. Benché la disoccupazione rimase alta, la povertà iniziò a diminuire. Comunque, una seconda recessione colpì il Cile nel 1982, e l'economia non ripartì fino al 1986, quando ci fu un nuovo boom economico, che da allora non si è più arrestato. Anche la disoccupazione cominciò a calare, arrivando al 7,8% nel 1990, quando Pinochet lasciò la presidenza. La crescita durante quel periodo fu superiore di molto al resto dell'America Latina. Al 2004, il Cile è considerato un esempio di successo, avendo sostenuto la crescita delle esportazioni e del PIL per diversi anni. La relazione tra le politiche economiche di Pinochet e questo boom rimangono materia di discussione.
[modifica] Ritorno alla democrazia
Nel settembre del 1986, un attentato alla vita di Pinochet venne organizzato, senza successo, dal Fronte Patriottico Manuel Rodríguez (FPMR), che si pensava fosse connesso al fuorilegge Partito Comunista. Pinochet subì solo ferite superficiali. In accordo con le norme transitorie della Costituzione del Cile, che Pinochet stesso aveva scritto e voluto, un referendum fu tenuto nell'Ottobre del 1988, per votare un nuovo mandato presidenziale di 8 anni per Pinochet. Nel plebiscito, a sorpresa i sostenitori del "NO" vinsero con il 58% dei voti e, ancora in accordo con le norme della costituzione, elezioni libere furono tenute l'anno successivo. Pinochet lasciò la presidenza l'11 marzo del 1990. A causa delle norme transitorie della costituzione, Pinochet rimase il comandante in capo dell'esercito fino al marzo 1998. Una volta abbandonata questa carica, egli prese il posto di senatore a vita e gli fu garantita l'immunità parlamentare.
[modifica] L'arresto
Nell'ottobre del 1998, mentre si trovava a Londra Pinochet fu arrestato e fu posto agli arresti domiciliari, prima nella clinica nella quale era appena stato sottoposto ad un intervento chirurgico alla schiena e poi in una residenza in affitto. Il mandato di arresto era stato emesso dal giudice spagnolo Baltasar Garzón per crimini contro l'umanità e le accuse includevano 94 casi di tortura contro cittadini spagnoli e un caso di cospirazione per commettere tortura. La Gran Bretagna aveva solo di recente firmato la convenzione internazionale contro la tortura, e tutte le accuse erano per fatti avvenuti negli ultimi 14 mesi del suo regime.
Il governo del Cile si oppose al suo arresto, alla sua estradizione e al suo processo. Ci fu una dura battaglia legale nella Camera dei Lords, il massimo organo giurisdizionale britannico, che durò 16 mesi. Pinochet rivendicò l’immunità diplomatica in quanto ex capo di Stato, ma i Lords gliela negarono in considerazione della gravità delle accuse e concessero l’estradizione, pur con vari limiti. Poco tempo dopo però una seconda pronuncia della Camera dei Lords consentì a Pinochet di evitare l’estradizione a causa delle sue precarie condizioni di salute (aveva 82 anni al momento del suo arresto). Questa soluzione fu sostenuta con calore anche da Margaret Thatcher e George H. W. Bush, mentre venne osteggiata da Amnesty International e dalla Fondazione medica per la cura delle vittime della tortura, che contestavano la fragilità delle condizioni mediche di Pinochet. Dopo alcuni accertamenti sanitari, l’allora ministro degli esteri britannico Jack Straw consentì a Pinochet di fare ritorno nel suo Paese. Al suo rientro in Cile (2 marzo 2002), comunque, un giudice era stato nominato per indagare contro di lui a seguito di numerose accuse.
Nonostante il suo rilascio per cause di cattiva salute, la detenzione di Pinochet in uno stato straniero per crimini contro l’umanità commessi nel suo Paese costituisce un punto di svolta molto rilevante nel diritto internazionale. Il mandato d’arresto emesso da Baltasar Garzón si fondava infatti in maniera significativa sul principio della giurisdizione universale: alcuni crimini internazionali sono talmente gravi che qualsiasi Stato può procedere con la loro punizione.
Processo in patria
Nel 2000 la Corte d'Appello di Santiago votò 13 a 9 per togliere a Pinochet l'immunità parlamentare, ed egli venne quindi inquisito. Comunque, il caso venne annullato dalla Corte Suprema per motivi medici (demenza vascolare) nel luglio 2002. Poco dopo il verdetto, Pinochet si dimise dal Congresso, e visse quietamente da ex senatore. Fece rare apparizioni pubbliche, e fu soprattutto assente dagli eventi che celebravano il 30° anniversario del golpe, l'11 settembre 2003. Il 28 maggio 2004 la Corte d'Appello votò 14 a 9 per revocare lo stato di demenza di Pinochet, e quindi la sua immunità al processo. Nel sostenere il suo caso, l'accusa presentò una recente intervista televisiva concessa da Pinochet ad un canale televisivo di Miami. I giudici trovarono che l'intervista sollevava dubbi sulle reali facoltà mentali di Pinochet. Il 26 agosto 2004, con un voto di 9 a 8 la Corte Suprema confermò la decisione che Pinochet dovesse perdere l'immunità senatoriale ed affrontare il processo, portando i suoi critici a sperare di vederlo giudicato per abuso dei diritti umani. Come parte importante del processo, il suo reale stato di salute mentale è stato valutato da un gruppo di esperti proposto dal giudice e dalle parti (12 ottobre 2004). Il 2 dicembre 2004 la Corte d'Appello di Santiago del Cile ha tolto a Pinochet l'immunità dal processo per l'assassinio del suo predecessore, generale Carlos Prats, che fu ucciso nel 1974 da un'autobomba mentre era in esilio in Argentina. Dal 13 dicembre 2004 è agli arresti domiciliari. Lo ha annunciato il giudice Juan Guzman, il magistrato che sta indagando sul ruolo di Pinochet nella "Operazione Condor", il piano concordato negli anni Settanta tra le dittature latinoamericane per reprimere l'opposizione ai diversi regimi. Nel gennaio del 2005 viene pubblicato il Raporto Valech il quale ha indicato in 35.000 i casi di torture commesse dal regime, di cui 28.000 provate.
La Riggs Bank
Un comitato investigativo del Senato degli Stati Uniti, ha rilasciato il 15 luglio 2004, dopo un anno di lavori, un rapporto sulla Riggs Bank, che controllò tra i quattro e gli otto milioni di dollari del patrimonio di Pinochet. Secondo il rapporto, la Riggs partecipò al riciclaggio di denaro per conto di Pinochet, costituendo società di comodo offshore (riferendosi a Pinochet solo come a "un ex funzionario pubblico") e nascondendo i suoi conti correnti alle agenzia regolatrici. Il rapporto diceva che le violazioni erano "sintomatiche di una scorretta e, a volte, inefficace applicazione di tutte le regolamentazioni bancarie federali o del compimento da parte della banca degli obblighi contro il riciclaggio di denaro". Cinque giorni dopo una corte cilena aprì formalmente un'investigazione sulle finanze di Pinochet, per la prima volta, con accuse di frode, appropriazione indebita di fondi e corruzione. Quindi, poche ore dopo, il procuratore di stato del consiglio di difesa statale del Cile (Consejo de Defensa del Estado), presentò una seconda richiesta allo stesso giudice per investigare sul patrimonio di Pinochet, ma senza accusarlo direttamente di reati. Il 1 ottobre 2004 il Servizio delle Imposte Interne cileno (Servicio Impuestos Internos) istruì un azione legale contro Pinochet, accusandolo di frode ed evasione fiscale, per un totale di 3,6 milioni di dollari in conti di investimento alla Riggs, tra il 1996 e il 2002. Pinochet avrebbe potuto affrontare sanzioni per un totale pari a tre volte tale somma e la condanna al carcere se fosse stato condannato.
Gli ultimi anni
Dall'età di 83 anni ha vissuto nella sua villa di Santiago, afflitto da problemi di salute ed inseguito dalla giustizia cilena per le atrocità commesse durante gli anni in cui governò il Paese. Pur essendo finito per ben quattro volte agli arresti domiciliari (l'ultima delle quali il 30 ottobre 2006 per i crimini avvenuti nel centro di detenzione clandestino Villa Grimaldi) riesce ad evitare fino alla fine un processo vero e proprio.
La morte
Il 2 dicembre 2006, all'età di 91 anni, viene ricoverato in un ospedale militare di Santiago per un arresto cardiaco e un edema polmonare, e subisce un intervento di by-pass. Il giorno seguente si aggrava ulteriormente, al punto tale da ricevere il sacramento dell'estrema unzione.
Il 10 dicembre 2006 muore per scompenso cardiaco presso l'Ospedale Militare di Santiago del Cile. Anche da morto Pinochet ha diviso il suo paese: nel giorno della sua morte sono state fermate, a Santiago del Cile ed in un'altra dozzina di città, 53 persone in seguito a scontri tra i sostenitori dell'ex dittatore, che ne piangevano la morte, e gli oppositori che manifestavano per festeggiare l'evento. Il primo ministro socialista Michelle Bachelet ha negato al generale i funerali di stato, ma non ha potuto evitare le esequie militari. 60.000 persone hanno reso omaggio alla salma. Poco prima della cerimonia religiosa hanno fatto il loro ingresso, alla scuola militare di Santiago del Cile, 3.000 persone (altre 5.000 sono rimaste fuori). Alla cerimonia era presente, per il governo, il Ministro della Difesa Vivianne Blanlot. La salma è stata cremata e portata a Los Boldos. Parallelamente al funerale un migliaio di oppositori hanno reso omaggio alla memoria di Salvador Allende.
Eredità politica
I cileni rimangono divisi tra coloro che vedono in lui un brutale dittatore, che pose fine al regime democratico di Allende e guidò un regime caratterizzato dalla tortura e dalla protezione dei ricchi, e quelli che credono che salvò il Paese dal comunismo e guidò la trasformazione dell'economia cilena in un'economia moderna. Anche se vi è un crescente riconoscimento della brutalità del suo regime, i suoi seguaci spiegano questo nel contesto della crescente violenza nella società cilena a causa dei gruppi politici armati rivoluzionari nel decennio precedente il colpo di stato. BUON NATALE....SCUSA LA MODESTIA MA è LA MIGLIORE
2006-12-20 06:55:36
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answer #2
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answered by LuckyMattacchione 3
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Il Generale Augusto Pinochet Ugarte, nato a Valparaiso il 25 novembre 1915, è passato alla storia come uno dei più disumani dittatori del Novecento, tristemente celebre per la barbara eliminazione dei suoi oppositori.
Durante la sua feroce dittatura, durata dal 1973 al 1990, furono torturate, uccise e fatte barbaramente sparire almeno trentamila persone, gli uomini di Unidad Popolar, la coalizione di Allende, militanti dei partiti comunista, socialista e democristiano, accademici, professionisti religiosi, studenti e operai.
Oscuro ufficiale dell'esercito cileno, iniziò la sua entrata trionfale nelle sfere del potere nel 1973, anno in cui prese piede il "golpe" militare che, oltre a provocare la morte dell'allora presidente della Repubblica Salvador Allende, diede inizio alla lunga dittatura cilena.
Pinochet rimpiazzò infatti il rinunciatario comandante in capo dell'esercito, Generale Carlos Prat (il quale aveva deciso di abbandonare l'incarico), a causa delle forti pressioni esercitate dai settori più reazionari della società: la destra e l'oligarchia cilena.
Bisogna sottolineare il fatto che la nomina a Generale, che contò inizialmente proprio sull'approvazione di Allende, fu dettata da una questione tecnica, legata all'anzianità del generale Prat, più che a doti particolari nel comando o a qualità professionali di Pinochet. Ciò avvenne nel tentativo estremo di placare il colpo di stato che era nell'aria da tempo, nonostante i precedenti della carriera professionale di Pinochet avessero già evidenziato il suo profilo repressivo e violento. Negli anni '60, ad esempio, durante il governo del cristiano-democratico Eduardo Frei Montalva gli venne dato l'incarico di soffocare uno sciopero nella zona desertica situata nel nord del Cile: la repressione fu sanguinosa, il numero dei morti e dei feriti fu elevato. Malgrado questi precedenti l'esecutivo approvò la sua nomina, segnando involontariamente la propria sorte.
Ad ogni buon conto Pinochet giocò un ruolo abbastanza secondario nell'organizzazione e nella realizzazione del complotto che il giorno 11 settembre 1973 sfociò nel golpe sanguinoso che travolse il governo di "Unidad Popular". I veri artefici e mandanti intellettuali del "golpe" furono, secondo storici autorevoli, come detto l'oligarchia e le élites imprenditoriali, appoggiate dai settori politici che le rappresentavano, ovvero la destra e la direzione della Democrazia Cristiana (tranne poche eccezioni). La sinistra mondiale inoltre, non ha mancato di additare anche consistenti aiuti all'ascesa del dittatore da parte degli Stati Uniti, timorosi che la pericolosa e illiberale macchia comunista si espandesse anche nell'area sudamericana.
La soluzione della crisi di governo venne affidata all'esercito in quanto storico garante dell'ordine costituzionale e istituzionale della Repubblica, mito rafforzato dal profilo apolitico e professionale delle forze armate cilene. Formazione attuata principalmente attraverso la tristemente celebre scuola "delle Americhe", allora stanziata a Panama (in cui vengono insegnati tuttora vari metodi di repressione psichica e fisica, dalle minacce al genocidio alla tortura).
Dal 1973 al 1990 dunque il mondo fu testimone di migliaia di sparizioni, decine di migliaia di arresti, torture ed esilii. Tutto si concluse, apparentemente, con il "Plebiscito" del 1989, proposto dalla stessa giunta pinochetista. Il rifiuto a Pinochet scaturito dal plebiscito, in realtà fu una farsa che portò ad una pseudo-democrazia nella quale l'ex dittatore mantenne la carica di comandante supremo delle forze armate.
La costituzione emanata dalla dittatura rimase invariata; i delitti commessi furono "liquidati" con l'attuazione della politica della riconciliazione nazionale; l'omicidio di Stato nei confronti di coloro che denunciavano il proseguo della repressione ai danni dell'opposizione rimaneva una realtà; l'assegnazione a Pinochet, una volta in pensione, della carica di Senatore a vita con conseguente immunità ed impunità venne difesa ferocemente.
La "caduta" di Pinochet, fino a poco tempo fa considerato in Cile un intoccabile (negli ambienti militari ha ancora numerosi seguaci), è iniziata il 22 settembre del 1998, quando l'ex generale andò a Londra per una operazione chirurgica.
Amnesty International e altre organizzazioni chiesero subito il suo arresto per violazione dei diritti umani. Pochi giorni dopo il giudice spagnolo Baltasar Garzon emise un mandato di cattura internazionale, chiedendo di incriminare il generale per la morte di cittadini spagnoli durante la dittatura cilena.
A sostegno di questa richiesta si espressero le sentenze dell'Audiencia Nacional di Madrid e della Camera dei Lords di Londra, richiamandosi al principio della difesa universale dei Diritti dell'Uomo e stabilendo rispettivamente che la Giustizia spagnola era competente per giudicare i fatti avvenuti durante la dittatura militare in Cile - dal momento che si tratta di "crimini contro l'umanità" che colpiscono, come soggetto giuridico, il genere umano nel suo insieme - e che i presunti autori di gravi delitti contro l'umanità, come appunto Pinochet, non godono di immunità per i loro crimini, neanche se si tratta di capi di Stato o ex capi di Stato.
Purtroppo il Ministro dell'Interno del Regno Unito, il laburista Jack Straw, il 2 marzo 2000 decise di liberare Pinochet e di permettere il suo ritorno in Cile, negando quindi l'estradizione e adducendo "ragioni umanitarie": un'espressione che suonò come un insulto alla memoria e al dolore dei familiari delle migliaia di vittime della sua dittatura.
A Santiago il giudice Guzman continua la sua inchiesta contro Pinochet, ma il vecchio ex dittatore resiste in tutti i modi per non essere portato davanti a un tribunale del suo Paese, quel Cile che per oltre vent'anni ha dominato col pugno di ferro.
In seguito ad un attacco di cuore, Pinochet muore il 10 dicembre 2006 dopo alcune settimane di degenza nell'ospedale militare di Santiago, a 91 anni.
2006-12-20 01:45:16
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answer #3
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answered by zeroseigrande 4
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