Non so il perché, credimi, ma l'immagine che mi si è presentata davanti al giorno che hai descritto, ha portato la mia mente ad un vecchio racconto... te lo scrivo anche se non rispecchia la risposta che cerchi.
Piangeva. Erano ormai dieci minuti che stava piangendo, silenziosamente, quasi avesse paura di poter infastidire qualcuno.
Avrebbe potuto esplodere in singhiozzi violenti, tanto nessuno l’avrebbe sentita, nessuno sarebbe stato infastidito e nessuno, peraltro, avrebbe potuto consolarla.
La sua automobile la teneva completamente isolata dal mondo esterno, la tangenziale era trafficata ma non ancora da avere le macchine vicine ad ogni lato dell’abitacolo.
La radio era l’unica compagnia di quei giorni tristi. Erano ormai nove mesi che suo marito non c’era più, che le era stato risucchiato dalle fauci maledette di quel cancro che l’aveva consumato fino alle ossa.
L’aveva distrutto, aveva distrutto tutti i suoi sogni e quelli della sua famiglia, l’aveva inghiottito quando la giovinezza gli stava scorrendo ancora calda nel sangue. Il loro figlio era ancora piccolo, ancora un piccolo fiore, appena sbocciato.
"Questa è per Nadia, dalla sua amica Paola," - la radio trasmetteva un programma di dediche, lettere, cartoline con qualche pensiero per un amico, un parente, un amore - "con la speranza che quest’anno di scuola cominci almeno meglio di come è finito quello scorso e un augurio anche per i suoi diciassette anni che sono giunti proprio pochi giorni prima dell’inizio della scuola. Tanti auguri e ascoltati questa bella canzone degli 883: una canzone d’amore.".
Giulia piangeva ancora, guidava imperterrita sulla lingua d’asfalto che sfiorava Milano in ogni angolo: la tangenziale, quasi come se stesse guidando sui suoi pensieri, lambendo come un’ombra il suo cuore senza volerlo toccare, senza volerlo danneggiare.
Eppure ogni pensiero le faceva male, le tornavano alla mente i bei momenti passati in compagnia del marito e del figlio, insieme, e non riuscì a sopprimere un leggero singhiozzo che non riuscì, comunque, a oltrepassare il volume della radio.
"Ed ora caro Roberto, è Cristina che ti scrive perché, forse te lo sei dimenticato, ma oggi hai varcato una soglia molto importante." - il deejay aveva un tono di voce così allegro che quasi Giulia sorrise - "La lettera dice: Caro Roby, oggi è un giorno molto importante per te, vero? Sono mesi che ci stai pensando: i tuoi primi quarant’anni sono giunti, finalmente. Cosa ne pensi, adesso? Sono poi così terribili come credevi? Oggi è un giorno speciale e ad una persona speciale posso solo augurare infiniti momenti speciali e, naturalmente, una canzone molto, molto speciale.
Molto carina, davvero, cara Cristina, ecco la canzone speciale per il tuo Roby, oggi quarantenne. Sono i Queen, con la loro memorabile Bohemian Rapsody.".
La musica pervase l’abitacolo e le meravigliose note di quel brano che anche lei e Marco avevano ascoltato chissà quante volte la riempirono ancor di più di malinconia.
Quel giorno era il loro anniversaio: dieci anni. Erano stati dieci anni molto intensi, tra soddisfazioni e delusioni, tra forti passioni e lievi disinteressamenti. Poi il bambino, il grande amore che li univa, tutti e tre, poi il male, quel maledetto dolore ed infine la morte, silenziosa come solo lei sa esserlo. Come solo lei sa prendere così silenziosamente una vita così piena di suoni e melodie.
Singhiozzò ancora, Bohemian Rapsody stava sfumando, si asciugò gli occhi col dorso della mano; imboccò la tangenziale Ovest, era quasi a casa.
"Ed ora una lettera datata dicembre dello scorso anno: mamma mia che prenotazione straordinaria.
Passiamo a leggerla immediatamente: "Cara Giulia, ciao sono Marco," - il cuore di Giulia ebbe un sussulto, una coincidenza terribile, proprio quel giorno - "non ci crederai ma sono proprio io. Quando ascolterai queste mie parole, purtroppo saprai già molte cose della vita che avresti preferito non conoscere mai. Io ho voluto lasciarti questo ricordo che, spero, non ti riapra ferite che magari si stanno già rimarginando.
Nel tal caso, perdonami. In questi giorni il male ha cominciato a rodere ogni spazio libero del mio corpo, ogni piccolo angolo sento che cerca di sfuggire alle insidie, inutilmente. Questa mina che ho dentro sta lacerando ogni speranza, ogni mio sogno e tu lo sai già da tempo. Tu in questi ultimi giorni non trovavi il coraggio di parlarmi, ma le tue mani stringevano le mie e mi dicevano milioni di cose, mi abbracciavano e mi baciavano e lenivano il dolore.
Tu sei stata la luce che mi ha aiutato a sopravvivere sereno a questo lento precipitare nel buio." – Giulia tratteneva il respiro: una mano era sulla bocca, quasi a trattenerle un grido d’angoscia - "Volevo dirti questo e ricordarti che questo giorno io sarò con te, dentro di te, ogni momento, per ricordarti il nostro amore, la nostra breve vita insieme.
Sono sicuro che in questo momento ti stai tenendo una mano sulla bocca per non strillare, vero? Già ... non devi strillare, ti ricordi? Non devi lasciar scappare le emozioni in un grido: tienile dentro e falle esplodere quando vuoi tu, non quando l’han deciso loro. Ora ti lascio guidare in pace. Starai guidando, vero? Sì, starai tornando a casa, come sempre, dal piccolo Luca, dal nostro piccolo Luca. Faccio tanta fatica a parlare di lui, sai? Mi vengono le lacrime agli occhi se penso a lui, al poco tempo che ho avuto per conoscerlo.
Piango spesso quando penso ai suoi piccoli occhi che mi cercavano nel buio della notte quando aveva paura. Vorrei stringerlo forte tra le mie braccia, come quando mi diceva che mi voleva tanto bene, ma ora non è qui e non lo vedrò più, lo so. Spero solo che cresca forte, che faccia della sua vita una risposta e non una serie di domande, che viva per ciò che crede e combatta per ciò che vuole. Beh, insomma, ora sto facendo troppo il padre e sto diventando noioso, scusami. Ecco qua; ce l’ho fatta a scrivere questa lettera, un po’ a fatica e un po’ cercando di costringermi a non fartela avere prima del previsto. Domani chiederò ad un’infermiera di spedirla a questa radio, alla radio che ci ha fatti conoscere, ti ricordi?
Beh, allora credo che ti ricorderai anche la nostra canzone, amore mio. Buon anniversario e un bacio al piccolo Luca. Ti amo, Marco." - Giulia accostò, fermò la macchina e china sul volante si lasciò andare ad un pianto che parve irrefrenabile.
Il deejay fece una pausa di qualche secondo, poi riprese a parlare: "Mamma mia, cara Giulia, credo che questa sia la più bella dedica che mi sia mai capitata tra le mani. Mi dispiace per quello che è successo ma spero che le parole di Marco abbiano su di te un piacevole effetto. Ti lascio alla meravigliosa voce di Whitney Houston, con Greatest love of all, per te Giulia e anche per te Marco. Buon anniversario."
2006-12-19 04:26:09
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