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1. perchè il film si chiama così (so che è stato tratto da un libro)
2. cosa ne pensate di questo film??

2006-12-08 22:23:28 · 11 risposte · inviata da Anonymous in Musica e intrattenimento Cinema

11 risposte

Cockney slang..

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2006-12-08 22:32:54 · answer #1 · answered by taleequale 4 · 1 2

Per me è il film più bello di Kubric, le musiche, il linguaggio sono una caso unico nella storia del cinema.
Per quanto riguarda il titolo ho trovato questo:
“Nel 1945, al ritorno dal fronte, in un pub di Londra ho sentito un cockney ottantenne dire di qualcuno che era "sballato come un'arancia a orologeria" (queer as a clockwork orange). L'espressione m'incuriosì per la stravagante mescolanza di linguaggio popolare e surreale. Per quasi vent'anni avrei voluto utilizzarla come titolo per qualche mia opera: ne ho avuto poi l'occasione quando ho concepito il progetto di scrivere un romanzo sul lavaggio del cervello.”

Anthony Burgess (è l'autore del romanzo)

2006-12-09 06:39:16 · answer #2 · answered by Anonymous · 3 1

è un film spaventosamente benfatto e stupendo!!

2006-12-09 07:33:27 · answer #3 · answered by Ugo x Voi!!! 1 · 1 0

Film sptrepitoso, colonna sonora magnifica e poi Alex....... che dire?......................... un capolavoro

2006-12-09 07:03:24 · answer #4 · answered by Anonymous · 1 0

non mi chiedere pareri sul titolo perchè lo ignoro ma il film è strepitoso ma lo sono tutti i film di Kubrick come non amare Alex o ( A - LEX = senza legge ) ti lascio con una citazione di S. Freud

"L'uomo non e' una creatura mansueta... egli vede nel prossimo non soltanto un eventuale aiuto e oggetto sessuale, ma anche un invito a sfogare su di lui la propria aggressivita', a sfruttarne la forza lavorativa senza ricompensarlo, ad abusarne sessualmente senza il suo consenso, a sostituirsi a lui nel possesso dei suoi beni, ad umiliarlo, a farlo soffrire, a torturarlo e a ucciderlo. Homo homini lupus: chi ha il coraggio di contestare quest'affermazione dopo tutte le esperienze della vita e della storia? "

2006-12-09 06:28:37 · answer #5 · answered by Marco 2 · 2 1

Un film epocale, come ogni film di Stanley Kubrick.
La risposta è nelle parole di Burgess, come viene detto nelle risposte precedenti.
Tuttavia l'arancia meccanica è anche il nome di un tipo di esplosivo, che può esplodere da un momento all'altro, come il potenziale di violenza sociale nel mondo degli anni '70... del resto il futuro descritto nel film e credo libro, non avendolo letto, non è altro che la metafora dell'allora presente.
Non avevo mai notato dell'intuizione Alex come A-Lex, senza legge...

2006-12-13 04:25:58 · answer #6 · answered by mascin75 4 · 0 0

Londra, Annus Domini 1962 (l'anno di pubblicazione del romanzo da cui la pellicola è tratta). La giornata proprio non vuol passare senza un buon bicchiere di «latte più», un beverone «rinforzato con qualche droguccia mescalina» reperibile al Moloko Milk Bar - uno dei tanti pub underground in voga all'epoca - «arrovellandosi il gulliver» in attesa di saper cosa fare della serata. Così Alex - un giovane senz'arte né parte, figlio di operai che vivono nei «sobborghi di periferia» (come avrebbe cantato Eros Ramazzotti) - fra una bevuta e l'altra si dedica all'esercizio della «amata ultraviolenza», fatta di furti, stupri ed omicidi, assieme agli altri tre spostati della sua banda: i «drughi».
Sempre meglio che andare a scuola: si fatica di meno e ci si guadagna di più.
E poi, diciamo la verità, «vivere» significa, un po', «essere violenti» (o, perlomeno, lo implica).
Si pensi, con mente aperta e senza troppi vincoli filologici alle nostre radici linguistiche, che chiamavano la «vita» e la «violenza» con termini la cui assonanza è palese: rispettivamente, bioV e bia in greco, vita e vis in latino; in quest'ultimo idioma col termine vir era designato il vero uomo, quello che ancor oggi si definisce «virile».
Alex, senza dubbio, l'ha interpretata così.
Il giovane vive in un piccolo appartamento nel casamento municipale 18A della «zona nord», nello squallido e sterminato hinterland londinese.
Nei cassetti del proprio comodino, all'interno di un'angusta cameretta, Alex nasconde, oltre ad un serpente (allevato in compiaciuta adorazione di quello biblico) e alle preziose mini-audiocassette con le sinfonie di Ludwig van Beethoven, una ricca refurtiva frutto delle quotidiane scorribande notturne.
Le mattinate le trascorre immancabilmente a poltrire fino a tardi, con l'improbabile scusa di tremende e ricorrenti emicranie.
Dopo un complotto ordito ai suoi danni dagli stessi «compagni di merende» coi quali di notte «aiuta di qua e di là, come capita», a causa di screzi precedenti, finisce dritto in galera, condannato a 14 anni di pena detentiva nella prigione 84F - «fra checche puzzanti e psicopatici professionali» - per l'omicidio della ricca e stravagante proprietaria di una clinica per dimagrire, fuori città. Comincia, così, la sua personale odissea nelle carceri di Sua Maestà, sottoposto ad innumerevoli soprusi ed angherie da parte di guardie brutali, criminali e pervertiti d'ogni sorta.
Ma lui si fa amico un ministro del culto anglicano e, pur di essere scarcerato, dopo due anni passati nell'inferno della giustizia di Stato britannica, accetta di farsi sottoporre volontariamente al «trattamento ludovico».
L'esperimento consiste in una terapia d'urto forzata a base di nuovi ritrovati farmacologici affiancati all'esposizione prolungata del soggetto a filmati di violenza gratuita.
Ciò ne dovrebbe decretare la finale idiosincrasia nei confronti della soperchieria e dell'aggressività umana.
Ma, per affidarsi alla saggezza popolare, «non tutte le ciambelle riescono col buco»; e se «il diavolo insegna a far le pentole», per i coperchi occorre arrangiarsi da sé.
Cosa suggerisce la visione di questo geniale lungometraggio di Stanley Kubrick, tratto dall'omonimo romanzo dello scrittore cattolico, di origine inglese, Anthony Burgess?
Suggerisce l'impressione che il «male» non sia curabile, se non per intercessione divina.
Alex ne è l'incarnazione.
Egli è l'Anticristo fatto persona, che il «male» non si limita a compierlo: lo rappresenta in se stesso. Quella è la sua natura e non può farne a meno.
Non è stata la famiglia - quei due poveracci ignari dei suoi genitori - o la società - come avrebbe voluto Jean-Jacques Rousseau - a corromperlo, a renderlo aggressivo.
Come tenta vanamente di spiegare anche il cappellano al politico ebbro di ubriV per i progressi della scienza medica applicata alla giurisprudenza, evocando l'esercizio del libero arbitrio: «la bontà viene da dentro. La bontà è una scelta. Quando un uomo non ha scelta, cessa d'essere uomo».
Alex, semplicemente, è così!
In lui il «male» acquista quella nobiltà che è propria della purezza: non ha remore o indugi quando compie i suoi crimini, né ripensamenti o sensi di colpa dopo, giacché deve farli, in quanto vive e si nutre di essi.
Una buona bevuta e la Nona nel mangianastri faranno il resto.
Ma in questa malvagità «pura» non sembra neppure moralmente condannabile: sarebbe come voler condannare un serpente perché è velenoso, o un giaguaro perché divora l'innocente e gracile gazzella.
Non si può: perché è la loro natura.
Qual è, allora, il vero errore della società?
L'errore sta nel cercare di «rieducarlo».
Il «male» non si rieduca: il «male» si estirpa!
Come la gramigna, che nessun buon contadino tenta di mutare in saggina.
Nel folle intento, infatti, la società consegue unicamente il vano risultato d'influire sul suo corpo, ma non sulla sua essenza: quando lo incarcera gli impedisce di nuocere al suo prossimo soltanto perché è recluso; tuttavia, lui continua a pensare allo stesso modo (sebbene le stupide «istituzioni» non se ne diano conto) e recepisce solo il «male», ovunque e da tutto ciò che lo circonda.
Legge e rilegge, ad esempio, la Sacra Scrittura, ma solamente per immaginarsi nei panni di un flagellatore del Cristo!
Lo sottopongono ad una cura sperimentale e lui prova nausea e sofferenza nel corpo, essendo materialmente incapace di compiere crimini, ma proprio perché nella sua mente continua, incessantemente, a contemplare il «male».
Due vie soltanto, fra loro antitetiche, sembrerebbero possibili: la misericordia compassionevole di quella carità ad oltranza che alcuni benpensanti supporrebbero «cristiana»; il perdono e la sofferenza dell'intransigente lotta che il fedele adotta contro il demonio, rifiutando di far uso delle sue stesse armi.
Oppure, l'offerta sacrificale da immolare sull'altare con feroce spirito «pagàno».
Tertium non datur.
E Kubrick, come Burgess, sembra suggerire, per contrasto, la seconda strada: l'unica vera soluzione, pare voler dire allo spettatore rapito ed attonito, sarebbe ucciderlo, una volta per tutte, liberandone così la parte sana della comunità.
Ma, in realtà, a condannare la pena capitale non è il cristianesimo, bensì una cultura «politicamente corretta» del «pensiero debole», che la giudica come un esempio intrinsecamente contrario ai sentimenti di «tolleranza» e di «umanità».
Non è certo la Chiesa cattolica, che - perlomeno storicamente - ne ha sostenuto per quasi duemila anni la liceità, occupandosi di giustificarla perfino da un punto di vista teologico.
A Clockwork Orange diviene, pertanto, una denuncia implicita - voluta o non voluta - dell'ateismo, che risulta essere proprio il motivo ultimo per il quale Alex non viene condannato a morte.
In una società con il senso del «sacro» egli sarebbe stato sacrificato (l'etimologia tradisce il senso) per tutelare il bonum commune.
Nel nichilismo profondo che attanaglia le attuali società «secolarizzate», invece, dove il massimo valore da preservare è la vita terrena, proprio perché «sappiamo» che dopo non c'è n'è un'altra ma rimane soltanto il «nulla», si tenta di «reinserirlo», di «recuperarlo».
Qui sta il tragico errore: voler rigettare la mela marcia nel paniere.
È solo questione di tempo: presto o tardi guasterà anche le altre, spargendo nuovamente miseria e terrore non appena squillerà il timer innescato dal meccanismo ad orologeria della sua Arancia Meccanica.

2006-12-12 17:00:05 · answer #7 · answered by Anonymous · 0 0

beh...il titolo è questo perchè l'arancia ad orologeria è una metafora per indicare un robot...lo dice anche kubrick durante un'intervista..per sapere il mio parere sul film e leggere la citazione di kubrick che spiega il significato del titolo (e dell'intero film) clicca sul link sottostante:

http://www.pellicolascaduta.it/aranciameccanica.htm

2006-12-09 08:00:47 · answer #8 · answered by con.teo 4 · 0 0

Ottima la risposta che ha dato Stefania, che mi ha preceduto:
comunque io ho trovato qui, se sai l'inglese:
http://www.filmsite.org/cloc.html

ciao.

2006-12-09 06:40:33 · answer #9 · answered by H.D. Chopper 6 · 1 1

1. A quel ke ho capito Antony Burges (autore del libro) ha sentito dire questa affermazione da due anziani della sua città e gli è piaciuta (anke se io sinceramente nn ne capisco il senso...)
2. La prima volta ke l'ho visto sn rimasta un attimo perplessa prima x il linguaggio poi per le scene violente xò dopo la 2 volta ke l'ho guardato mi è piaciuto di + anzi è nella top10 dei miei fil preferiti...hehe

2006-12-10 18:19:02 · answer #10 · answered by supersara_88 2 · 0 1

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