Un'altra domanda di questa misteriosa bianka da cui è sparita la mia risposta: v. http://it.answers.yahoo.com/question/index;_ylt=ArqCwRj3BjVo03ADucggbi_wDQx.?qid=20061127064734AAgFT1H
In pratica si può ritienere con logica che l'inferno e il paradiso siano in realtà stati della nostra mente che riflettono il nostro modo di sentirci nella vita che viviamo? Si potrebbe ritenere che questa sensazione in punto di morte diventi, per così dire, definitiva? che ne sappiamo delle nostre ultime attività mentali, forse in punto di morte, quando l'attività corticale cessa, perdiamo la percezione del tempo che passa e il nostro ultimo stato d'animo potrebbe essere avvertito come perenne.
2006-12-03
07:53:55
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18 risposte
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inviata da
etcetera
7
in
Società e culture
➔ Religione e spiritualità
Sì, riguardando le risposte alla domanda di Bianka mi sono accorto che mi ero sbagliato, la mia risposta c'era ancora, probabilmente avevo la testa obnubilata dal sonno. Mi è parso interessante proporre comunque questa domanda, come sono interessanti le vostre risposte. L'idea ovviamente è solo mia, ma mi sembrava un'idea accettabile quella dell'inferno e del paradiso come stati mentali in cui la nostra mente resta congelata nel momento della morte, in fin dei conti porterebbe i concetti astratti di inferno e paradiso su un piano fisico e terreno, forse persino dimostrabile, senza necessità di dicotomie corpo e spirito che sopravvive in un luogo immaginario. Aggiungo per marlboroman che io pur essendo anticlericale non sono assolutamente ateo né mai mi sono dichiarato tale, anzi. Scusami, ma l'avere una fede un po' originale non significa assolutamente non credere in Dio, ma solo crederci in modo diverso.
2006-12-04
05:46:22 ·
update #1
Questa ipotesi permette inoltre di risolvere la contraddizione di un Dio buono e misericordioso che condanna a una pena eterna. Se fosse vera saremmo noi stessi, l'immagine che ci resta della nostra vita vissuta, a condannarci o salvarci.
2006-12-04
06:34:32 ·
update #2
La risposta di Bovary, le cui osservazioni trovo molto interessanti, mi spinge ad aggiungere ancora qualche nota. L'immortalità mentale di cui parlo è uno stato soggettivo interiore e concreto, siamo noi a interpretarlo come forma astratta a sé perché non lo viviamo. Noi possiamo solo percepire la morte e basta, non la qualità e il tempo che si dilata per chi sta morendo per il quale invece questo stato appartiene alla realtà inconscia non più controllata dalla dall'attività corticale che si spegne insieme con le consuete categorie di spazio-tempo che essa determina. Di questa realtà soggettiva, l'ultima traccia di io avverte solo la qualità come tormento o grazia per un istante che si fa eterno. Forse viviamo una simile esperienza quando dormendo, sognamo sogni molto vividi e perdiamo coscienza della loro irrealtà e della loro oggettiva durata. Possiamo allora vivere storie senza alcun riferimento temporale preciso e oggettivo, perché il tempo del sogno è altro e diverso.
2006-12-05
04:52:24 ·
update #3
Forse qualcosa di simile la prova chi entra in coma. In questo stato le esperienze vissute , l'influenza della morale e della società si fondono in un'entità unica che sintetizza tutto. Non c'è più possibilità di sbagliare o di non sbagliare, ma solo il risultato finale. E' difficile esprimere a parole questo, ma se fosse verosimile sarebbe essenziale prepararsi con cura all'ultimo istante affinché l'angoscia non ci opprima e trasformi in un incubo eterno l'ultimo sogno. Sarebbe essenziale sentire vicino chi ci amiamo e ci ama, proprio come quando siamo nati e qualcuno ci ha accolto tra le sue braccia per poterci far cominciare la vita.
2006-12-05
05:01:59 ·
update #4
è una cs inquietante......spero che nn sia così......cmqsia se ami , se provi amore per qualcuno/qualcosa, pernso che questo ti porti dritto al paradiso...
2006-12-03 08:07:13
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answer #1
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answered by auryn 6
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Per me l'inferno e il paradiso sono soltanto degli stati d'animo.
Hai ragione. Dato che il proseguimento dopo la morte lo decidiamo dal nostro operato in terra, paradiso ed inferno sono soltanto dei luoghi dove andremo a finire.
Per alcuni una dimensione dove la sofferenza é prolungata.
Per altri non esisterà.
Sono dentro noi ma non sono d'accordo che la decisione avvenga per conto nostro ma per Qualcuno superiore, Colui che ha deciso per noi la nostra vita e che deciderà anche l'altra.
Sono convinta anche che noi stessi determiniamo con il nostro vivere la destinazione simbolica paradiso o inferno.
2006-12-04 09:27:20
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answer #2
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answered by Anonymous
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Diciamo che sono due luoghi ultraterreni, delle quali atmosfere siamo già in grado di percepirle qua in questa vita.
Chi si è votato al male, vive già l'inferno ancora prima di andarci, chi invece cerca di fare il bene sempre e cmq, anche nelle piccole cose, costruisce già quello che sarà il Regno di Dio...
Ciao!
2006-12-03 08:14:21
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answer #3
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answered by Anonymous
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sono fermamente convinta che l'inferno e il paradiso sono nella vita di tutti i giorni e non nell'aldilà
2006-12-04 00:34:16
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answer #4
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answered by camilla viola 7
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sono tutte teorie interessanti, ma non alterano la percezione e la convinzione di chi crede, o di chi non crede. Inferno e Paradiso sono due "stati" che, pur non essendo "interni", si riflettono tuttavia dentro di noi per una sorta di misterioso "ricordo" che ne ha la nostra essenza. Anima, se preferisci. Difficile pensarli come eterni, ma accettare il mistero e' prova di forza...
2006-12-03 18:56:19
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answer #5
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answered by Anonymous
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bellissima domanda.
complimenti.
adesso che mi ci fai pensare, potrebbe essere così.
se viviamo seguendo rette vie abbiamo già in mente il paradiso e viviamo come santi in terra, già sentiamo le campane e gli squilli di tromba e siamo convinti che in punto di morte si apriranno le porte dle cielo.
al contrario se ci comportiamo male.
già pensiamo di essere destinati alla dannazione eterna e non ci diamo pace, cercando una qualche redenzione.
arrivati alla morte questi preconcetti nessuno sa che fine facciano, ma può darsi che come dici tu i nostri stati d'animo continuino a perdersi nello spazio e a mantenersi delle stesse convinzioni.
2006-12-03 08:37:05
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answer #6
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answered by Anonymous
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Ammettendo che l' Inferno e il Paradiso siano stati della nostra mente che riflettono il nostro modo di avvertire il bene e il male, e che in punto di morte, uno di questi stati si congeli e diventi perenne, comunque dovrei ammettere l'esistenza dell'immortalità di una parte di me: sia esso pensiero, anima...A questo punto mi porrei comunque su un piano astratto, nonostante risolverei l'inconcepibile esistenza di luoghi fisici quali Par. e Inf. Accettando questa teoria, dell'esistenza di un'anima che continua ad esistere, mentre il mio corpo si deteriora, congelata in uno di questi stati mentali, io dovrei vivere la mia vita secondo le mie inclinazioni, secondo il mio modo di discernere il bene dal male che a questo punto diverrebbero concetti personali. E' solo vivendo in pieno la mia visione del bene e del male, scevro da ogni contaminazione di altri modi di avvertire queste due idee, solo così potrei accettare questa teoria, perchè in punto di morte si congelerebbe un mio stato mentale avvertito veramente come tale. Ma noi viviamo seguendo dei canoni, delle regole, una morale universalmente accettata. Vivendo in questo modo, io non ho la percezione del mio vero stato mentale, perchè esso è contaminato dall'ideologia comune. Cosa ne posso sapere se in punto di morte io congeli uno stato mentale che non corrisponde al "vero bene" o al "vero male". La nostra idea di bene e di male è frutto di un'intera storia di percezione di bene e di male, e se mi sbagliassi? Se questo stato mentale, formatosi durante tutto il mio cammino, risultato di una vita di proibizioni, correzioni, inibizioni della natura istintiva, per omologarsi al codice della vita, non fosse sbagliato? Nel momento in cui si nasce, la nostra percezione di bene e del male è diversa, i nostri stati mentali (secondo le regole comuni) devono essere ancora formati e forgiati. Solo dopo aver inibito la mente, solo dopo averla saturata di stati mentali accettati dalla società si è uomini. In punto di morte io non riuscirei più a distinguere il mio vero stato mentale e congelerei un errore, perchè non veramente mio. Perchè non riflette veramente il nostro modo di sentirci nella vita.
Un abbraccio
2006-12-04 22:24:17
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answer #7
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answered by Anonymous
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finchè siamo vivi sì dipende se si è in grazia di Dio o no
2006-12-03 22:43:52
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answer #8
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answered by francesca s 2
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Io credo che tu giustamente sottintendi che inferno e paradiso non sono dei luoghi particolari ma particolari situazioni legati al nostro modo di essere o di vivere . Non capisco però perche tu li voglia univocamente relegarli a semplici stati mentali. Indubbiamente la mente psicologicamente sperimenta stati mentali diversi o sensazioni particolari legati alla nostra situazione di vita. Non ti viene in "mente" però che al di la del nostro cervello ci possa essere qualcos'altro?
A parte tutto sono stato colpito della tua considerazione circa il momento che conclude la nostra vita terrena. Anch'io credo che l'ultimo momento vissuto congeli per sempre il nostro "ultimo stato d'animo", questo mi fa pensare al particolare riferimento fatto nella più conosciuta preghiera cristiana (l'Ave Maria) riguardo all'ora della nostra morte.
2006-12-03 08:57:44
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answer #9
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answered by Anonymous
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Sì, io è da molto che penso e sono giunto a conclusioni molto simili. Sono dentro e fuori da noi. Del resto sono in tanti a dire che il Paradiso inizia (se vuoi) già sulla terra.
2006-12-03 07:56:50
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answer #10
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answered by Anonymous
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