Ecco un po' di numeri sulle coop rosse...
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Da un anno continuo a snocciolare dati sulla consistenza delle aziende DS. Alcuni giorni fa Belpietro (Il Giornale) non li ha elencati all'intervistatore di Radio La Repubblica in un cortese quanto inutile dibattito con Antonio Padellaro.
Oggi, con un anno di ritardo, li leggo sul Corriere della Sera, finalmente belli, nudi e crudi, corrispondenti in tutto a quelli da me riferiti (dal momento che non li avevo inventati, ma recuperati sul sito di LegaCoop).
Eccoli per esteso:
SOCI DI HOLMO: Ariete (18%); Coop Adriatica (10,34%); Coop Lombardia (4,12%); Unicoop Firenze 2,85% etc (tutte coop).La Holmo ha il 51% di FINSOE e il 50,2% di Unipol.La Coop Lombardia fattura 1,117 miliardi di euro all'anno ed ha 716.000 soci; NOVACOOP di Torino: fattura 850 milioni di euro all'anno con 488.820 soci; COOP LIGURIA fattura 677 milioni di euro e ha 431.398 soci (un ligure su tre!); UniCOOP Tirreno (Livorno) fattura 1,118 miliardi di euro all'anno (ecco le ragioni del successo di Livorno calcio?) con 646.000 soci; UniCOOP Firenze fattura 1, 890 mld con 900.000 soci (l'intera provincia di Firenze ha 957.000 abitanti inclusi lattanti e moribondi. C'è da pensare che soltanto la Fallaci non sia socia di COOPFirenze?); La Coop Consumatori del Nordest fattura 857 milioni con 463.375 soci; la Coop Adriatica di Bologna ha fatturato 1,703 miliardi di euro nel 2003 con 760.000 soci; la COOPESTENSE (Modena) ha fatturato 1,255 miliardi di euro con 505.000 soci (la provincia di Modena ha 62.000 aziende e 400.000 abitanti!).
I numeri totali di LegaCOOP sono:- 45 miliardi di fatturato annuo complessivo- 7.354.724 soci- 401.114 dipendenti a libro paga. Resto in attesa dei numeri (equivalenti) di Confcooperative (quelle di Prodi e Rutelli)...
Una cosa è amministrare, un'altra ripartire mazzette...
Dossier Unipol e finanziamento ai Diesse
La notizia - del resto non nuova - è apparsa addirittura sul sito de Il Riformista: quasi mezzo milione di euro in nove mesi. E' la cifra delle donazioni da marzo a dicembre delle cooperative all'Unione, e in particolare ai Ds, come risulta dai dati aggiornati della Camera e consultabili da ogni cittadino.
Certamente di più di quanto i Ds avrebbero potuto raggranellare con rimborsi elettori e donazioni di privati, persone e società, come si nota dalle cifre di Montecitorio. Osservando le donazioni ai partiti, che devono essere dichiarate puntualmente alla Camera, emerge infatti il ruolo quasi provvidenziale del tessuto della cooperazione per la Quercia, un apparato" che si muove all'unisono, che in alcuni casi, come per il governatore dell'Emilia-Romagna Vasco Errani, è stato determinante per arrotondare o addirittura recuperare le spese per la campagna elettorale.
La parte del leone in questo fiume di doni" che risulta dagli elenchi dei contribuenti ufficiali l'ha rivestito la Manutencoop, società di servizi della Lega Coop, un colosso del settore con numerose società affiliate, il cui presidente, Claudio Levorato, è nel consiglio di amministrazione di Holmo, la società controllante di Unipol. "Il collateralismo? - si domandava Levorato in una dichiarazione alle agenzie - Fantasmi del passato". Forse la parola collateralismo è un po' fastidiosa a livello lessicale e apre scenari di "inciuci", ma nel presente del 2005 la Lega coop è una costola dei Ds, a quanto risulta dalle cifre ufficiali dei finanziatori.
La Manutencoop ha versato ai candidati dell'Unione quest'anno quasi 180mila euro. Dodicimila dipendenti, 90 sedi, la cooperativa cura, come si legge nel sito, tutto l'insieme dei servizi ausiliari al core business di enti pubblici, strutture sanitarie e grandi gruppi privati".
Le donazioni sono avvenute tutte nella stessa data: 5 luglio 2005, hanno dunque un carattere di donazione di rimborso" per le spese sostenute durante l'anno. Uno dei versamenti più consistenti è stato per Piero Marrazzo, vincitore delle elezioni regionali nel Lazio. Al "Comitato Marrazzo presidente" la cooperativa di Levorato ha versato 30mila euro a luglio di quest'anno. Il governatore del Lazio ha ottenuto complessivamente 40mila euro dal mondo delle cooperative come risulta da questi dati. Altri 26mila euro sono andati a Uniti nell'Ulivo Bologna".
L'Emilia Romagna è la Regione in cui il finanziamento coop alla politica è stato più significativo. Ma Manutencoop ha partecipato anche ai fondi piemontesi dei Ds, con altri 20mila euro. Ventiseimila euro sono poi stati girati a Vasco Errani, 10mila euro a Ottaviano del Turco (governatore dell'Abruzzo), 10mila al senatore Nicola Latorre, citato sui giornali dei giorni scorsi per le sue conversazioni con Giovanni Consorte, presidente dimissionario di Unipol. Cinquemila euro sono andati anche a Claudio Burlando, attuale presidente della Regione Liguria, ad altri deputati diessini e a qualcuno della Margherita e dei Verdi. I dati pervenuti alla Camera non sono ancora definitivi perché per alcuni governatori non sembrano risultare cifre complete.
Levorato ha chiarito in questi giorni che nella vicenda Unipol la politica non ha costituito "alcun ingombro", ma che per quanto "rumorosa" si è limitata a "fare il tifo". Non aggiungendo, però, che la politica è costosa, perché sostenerla vuol dire aver versato, per le coop, almeno 470.164 euro nel 2005.
Quando non è stata la Manutencoop a elargire le donazioni a Ds e qualche alleato, in prima linea ci sono state grosse cooperative, soprattutto del centro Italia, affiliate alla Lega delle cooperative e che operano nei settori più diversi. Molte riportano sul sito la convenzione con Unipol. La Cooperativa muratori riuniti Filo, che conta dieci società nel suo gruppo, dal settore funebre a quello delle piscine, delle costruzioni, del turismo, ha per esempio versato 10mila euro sia ai Ds di Ferrara sia ai Ds di Roma. A Vasco Errani le coop hanno fornito 67mila euro su 87mila totali ricevuti dalle donazioni. Tutto legittimo e tutto trasparente. Ma non si dica che i Ds sono una cosa e le Coop un'altra.
C'è da chiedersi, poi, chi siano i principali clienti delle Coop rosse. Imprese private? Consumatori? Con l'eccezione delle Cooperative di consumo, della grande distribuzione, i clienti delle Coop si chiamano comuni, regioni, Stato, pubblica amministrazione. Dove i Ds sono quasi ovunque al governo e, in passato, quando non lo sono stati, facevano parte di accordi di spartizione con i vecchi partiti. Chi lo dice, Berlusconi? No, lo dice Giovanni Donigaglia, già leader della Coop Costruttori di Argenta, che in una intervista al Corriere della Sera racconta relativamente a fatti degli anni 70 e 80: "C'era un accordo con le grandi società legate all'Iri per la spartizione delle opere pubbliche del Paese, alle cooperative veniva garantita una quota diversa da zona a zona.
Ognuno secondo le proprie amicizie politiche... e io avevo le mie" E aggiunge "al partito garantivo il sostegno elettorale con i miei 3000 soci... e poi pagavo la pubblicità, le inserzioni, finanziavo interventi nei modi più diversi. Nei processi di Milano e Verona ho documentato di aver dato 1 miliardo in sponsorizzazioni per manifestazioni, ma non erano tangenti, era tutto legale, spese fatturate e messe a bilancio".
http://www.dilloadalice.it/articolo.aspx?Articolo=88a2fi_ds.xml
Parmalat / Tanzi finanziò Prodi e D'Alema. E a Milano Geronzi è indagato per Cirio
¨Finanziamenti a Romano Prodi¨. Secondo i verbali secretati dell'ex presidente di Parmalat, Calisto Tanzi - e pubblicati oggi da Libero - al leader dell'Ulivo vennero corrisposti proprio due finanziamenti ¨in contanti¨. Centocinquanta milioni gli vennero corrisposti per la campagna elettorale del 1996 - tramite Gianni Pecci (d.
"Finanziamenti a Romano Prodi". Secondo i verbali secretati dell'ex presidente di Parmalat, Calisto Tanzi - e pubblicati oggi da Libero - al leader dell'Ulivo vennero corrisposti proprio due finanziamenti ¨in contanti¨. Centocinquanta milioni gli vennero corrisposti per la campagna elettorale del 1996 - tramite Gianni Pecci (d.g. di Nomisma e poi a.d. di Cirm, un fedelissimo del presidente Ue, ndr) e altrettanti lo scorso anno. Tanzi ha anche spiegato che fu consigliato a entrare come socio, proprio in Nomisma, portando denaro fresco, facendo poi nominare come presidente Paolo De Castro. Operazione che andò in porto. E secondo l ex boss del colosso alimentare di Collecchio, venne fatta con la speranza che da quel momento in poi ci sarebbe stato un occhio di riguardo rispetto alle esigenze legislative del Gruppo. Per questo tipo di finanziamenti ai politici e per evitare le norma antiriciclaggio, aprimmo due conti a San Marino, uno intestato a me, l altro a Gorreri (nel consiglio di amministrazione Parmalat, passato pialla presidenza della Banca Monte Parma e arrestato il 19 gennaio, ndr) , racconta Tanzi nei verbali. Da Monte Parma venivano travasati i soldi che servivano ad alimentare i due conti clandestini di San Marino. Nella lista dei politici figura però anche un altro importante leader del centrosinistra: ¨Abbiamo dato soldi anche a Massimo D'Alema¨ che venne pagato ¨attraverso Marco Minniti¨ (sottosegretario alla Presidenza del Consiglio nel corso del governo D'Alema, ndr ). Ma queste elargizioni, secondo la ricostruzioni di Calisto Tanzi, passarono anche attraverso l'interessamento di Pierluigi Piccini, presidente della Fondazione Monte dei Paschi di Siena e, atttraverso un altro canale raggiungevano pure la Fondazione Italiani Europei (ideata dallo stesso D'Alema, ndr). Ma destinatario di premurose attenzioni fu anche l'ex ministro dei Trasporti, Pierluigi Bersani: accadde ¨quattro anni fa¨. Geronzi indagato a Milano Apertura in calo per Capitalia, in una giornata iniziata con il segno più a Piazza Affari: il titolo dell'istututo romano perde circa il 3%, dopo che il Corriere della Sera ha rivelato che il presidente, Cesare Geronzi, è indagato a Milano per associazione a delinquere nell'ambito dell'inchiesta sul crack Cirio. Per il quotidiano, Geronzi, indagato da dicembre a Roma per bancarotta preferenziale e truffa, condivide l'ipotesi di reato milanese con Sergio Cragnotti, con l'avvocato d'affari Riccardo Bianchini Riccardi e con almeno due altre persone. Intanto, aggiunge il Corriere , scoppia la guerra fra le procure di Roma e Milano sulla competenza dell'inchiesta: ieri i magistrati di Roma hanno inviato ai colleghi milanesi una esplicita richiesta di trasferimento degli atti nella capitale.
url=http://notizie.parma.it/page.asp?IDCategoria=127&IDSezione=1083&ID=31899
Una somma al centro di mille sospetti: a cominciare dall'ipotesi (ovviamente tutta da dimostrare) che tutti quei soldi possano essere stati (magari solo nelle intenzioni) una sorta di provvista per finanziamenti occulti alla politica...
Lo strano conto del compagno C
di Renzo Rosati
Un «tesoro» da 50 milioni euro versati all'ex presidente dell'Unipol, Consorte, formalmente per consulenze nella vicenda Telecom.
Eccessive o meno che siano giudicate le iniziative giudiziarie di Silvio Berlusconi, l'inchiesta sulla scalata alla Bnl sta puntando su un nodo: il «tesoro» da 50 milioni euro versati all'ex presidente dell'Unipol, Giovanni Consorte, formalmente per consulenze nella vicenda Telecom. Una somma al centro di mille sospetti: a cominciare dall'ipotesi (ovviamente tutta da dimostrare) che tutti quei soldi possano essere stati (magari solo nelle intenzioni) una sorta di provvista per finanziamenti occulti alla politica.
OGGETTO DEL MISTERO
Senza dare giudizi o anticipare sentenze, qual è intanto l'oggetto del mistero? Che cosa vogliono capire i pm di Milano, ai quali Consorte ha consegnato un memoriale fornendo la sua versione su quella massa di denaro? E che tipo di snodi finanziari e politici sono fin qui emersi?
Tutto inizia nel luglio 2001, quando Roberto Colaninno ed Emilio Gnutti vendono a Marco Tronchetti Provera la Telecom, conquistata nel 1999 attraverso la famosa opa dei «capitani coraggiosi» (definizione di Massimo D'Alema) ai danni del salotto buono imprenditoriale di allora.
PLUSVALENZA IMPONENTE
Da quella operazione dell'estate 2001 Colaninno e Gnutti ricavano una plusvalenza di 1,5 miliardi di euro: una cifra imponente. Due mesi dopo c'è l'attacco terroristico alle Twin Towers e i mercati di borsa, il cui calo è già iniziato, crollano. In particolare i titoli telefonici.
ENTRA IN BALLO CONSORTE
Tronchetti chiede e ottiene di rinegoziare le condizioni di acquisto della Telecom, in particolare dalla Hopa di Gnutti.
Ed è in questa fase che entra in ballo Consorte. La sua partecipazione alla trattativa è stata confermata dallo stesso Tronchetti, che in un'intervista al Sole-24 Ore ha dichiarato: Consorte partecipò alla rinegoziazione assieme ai banchieri Giorgio Cirla (Antonveneta) e Vincenzo De Bustis (allora Montepaschi).
Nomi e istituti che compariranno spesso in tutte queste vicende.
Consorte, secondo la versione da lui fornita, svolge un'attività di consulenza che porta a tramutare parte dello sconto chiesto da Tronchetti in un finanziamento concesso dalla Hopa al patron della Telecom.
Un prestito da 2 miliardi di euro che nel 2003 verrà convertito in azioni del gruppo telefonico con l'ingresso (il secondo) di Gnutti e soci nell'azionariato della holding telefonica.
PASSAGGIO ESTERO
Per questa soluzione Gnutti avrebbe pagato a Consorte la consulenza da 48 milioni, con un passaggio estero su estero: da un conto lussemburghese a conti, pare, in Svizzera e Monte-Carlo.
INFARTO
Ma perché un finanziere esperto come Gnutti sente il bisogno di avvalersi della consulenza finanziaria di Consorte?
Perché, afferma il memoriale, il quel periodo Gnutti sarebbe stato messo fuori combattimento da un infarto. Da qui l'assistenza di Consorte.
La cifra, 48 milioni, viene tuttavia suddivisa in due parti eguali: 24 a Consorte e 24 a Ivano Sacchetti, vice di Consorte in Unipol.
E stranamente coincide con la perdita subita in borsa dalla stessa Unipol, che nel ‘99 era entrata nella Telecom a fianco di Colaninno e Gnutti.
Se questa coincidenza non è casuale, si potrebbe ipotizzare (ma per ora non provare) che i 48 milioni servissero non tanto a pagare la parcella di Consorte per la sua consulenza professionale, quanto per compensare la Unipol della minusvalenza.
SCUDO FISCALE
Sia come sia, una parte del gruzzolo pari a 11 milioni rientra in Italia grazie allo scudo fiscale. Siamo intorno al 2003 e questa prima tranche viene parcheggiata in conti cifrati della Bpi: come si scopre, fanno capo a Consorte, Sacchetti e al figlio di quest'ultimo, Marco.
Anche il resto della somma sarebbe via via rientrato in Italia; e l'intera cifra, 48-50 milioni, sarebbe rimasta intatta, sempre nella disponibilità dei due dirigenti dell'Unipol.
PERCORSO DEL DENARO
Fin qui la ricostruzione del percorso del denaro, per quanto accertato finora. Non c'è dubbio che molti altri dettagli dovranno essere chiariti. In particolare, i magistrati milanesi sospettano che quei circa 50 milioni siano frutto non di una consulenza ma di operazioni di borsa, giocate sulle plusvalenze e sulle minusvalenze.
DUE DOMANDE
Sullo sfondo restano soprattutto due domande: perché la strana coincidenza tra le perdite della Unipol e la somma parcheggiata all'estero e poi, sempre misteriosamente, rientrata in Italia. E, soprattutto, come mai quella somma non sia finora mai stata utlilizzata, né da Consorte né da Sacchetti, come ci si aspetterebbe per l'onorario di ricche consulenze.
Cinquanta milioni di euro rimasti in sostanza in attesa: di che cosa?
http://www.panorama.it/italia/politi...-A020001034395
SCOPERTE ALTRE DECINE DI CONTI DI GIOVANNI CONSORTE
MILANO - L'attenzione degli inquirenti di Milano, sul fronte che vede indagato l'ex numero uno di Unipol, Giovanni Consorte, si sta concentrando su svariati - secondo alcune fonti decine - conti correnti in Italia e all' estero, oltre a quelli già conosciuti, riconducibili allo stesso Consorte. Il valore complessivo non è ancora noto agli inquirenti, tuttavia si ritiene possa essere ben superiore ai 50 milioni già noti. Peraltro, accertamenti sono in corso per capire se si tratti di conti in cui il denaro è depositato e se siano soltanto conti di transito.
CONSORTE, NON HO PIU' CONTI ALL'ESTERO
- Il portavoce di Giuseppe Consorte smentisce l' esistenza di altri conti all' estero intestati all'ex presidente di Unipol, ipotesi circolata in queste ultime ore. ''Consorte - precisa il portavoce - non ha piu' conti all'estero dal maggio 2002. Attraverso quei conti erano transitati gli emolumenti per le consulenze sull'opa Telecom. Si tratta di fondi - conclude - rientrati in Italia ed ora depositati in due fiduciarie a Milano e Torino''.
BPI: FIORANI ANCORA DAVANTI AI PM, ALTRI NOMI DI POLITICI
Dal primo pomeriggio, nel carcere di San Vittore, l'ex Ad di Bpi, Gianpiero Fiorani, sta rispondendo per la settima volta da arrestato (undicesima nell'ambito dell'inchiesta) ai pm titolari del procedimento sul tentativo di scalata a Antonveneta e sulle vicende successivamente emerse. L'interrogatorio di oggi servirebbe ad accertare riscontri a quanto dichiarato nei giorni scorsi da Fabio Massimo Conti, ex gestore del Fondo Vittoria Eagle (per il quale i suoi difensori hanno chiesto i domiciliari) e a quelle dell'ex uomo di fiducia di Fiorani, Silvano Spinelli.
Spinelli, ieri, interrogato a lungo, ha raccontato l'attività svolta per conto dell'ex banchiere e avrebbe anche fatto qualche nome nuovo di politici in rapporto con la banca, oltre a quelli che erano già emersi. L'attenzione degli inquirenti, invece, sul fronte che vede indagato l'ex numero uno di Unipol, Giovanni Consorte, si concentrerebbe su svariati altri conti correnti, oltre a quelli già conosciuti, riconducibili allo stesso Consorte.
http://www.ansa.it/main/notizie/fdg/200601172300227697/200601172300227697.html
L'UNIONE IN SUBBUGLIO - I DS IN LOTTA - TUTTI CONTRO DI PIETRO »
DI PIETRO ANNUNCIA UN FUTURO GIUDIZIARIO A CARICO DEI FURBETTI DI SINISTRA
Dopo lo scandalo Unipol, che ha coinvolto il segretario dei Democratici di Sinistra Piero Fassino (SCARICA LE INTERCETTAZIONI TELEFONICHE), anche Di Pietro, storico Pm di Mani Pulite, ha deciso di prendere le distanze e si accoda al popolo di tutti quelli che chiedono indagini approfondite per i politici furbetti che si nascondono a sinistra.
ECCO LA SUA DICHIARAZIONE: "La contestazione dell'associazione a delinquere nei confronti di Consorte e Gnutti porterà ad indagare anche parlamentari ed esponenti di 'quel sistema politico che ha circumnavigato intorno ai cosiddetti furbetti del quartierino', Ds compresi". Se ne dice convinto l'ex pm di Mani Pulite e leader dell'Italia dei Valori Antonio Di Pietro, intervistato da Radio Radicale.
Quindi anche esponenti dei Ds? "Per forza - risponde Di Pietro - perché per contestare una associazione a delinquere bisogna attribuire a ciascuno un ruolo e un compito, cosa facile sul piano investigativo , ma difficile poi da provare sul piano processuale".
A chi gli domanda se si possa definire Consorte un nuovo Greganti Di Pietro risponde: "Consorte è qualcosa di più di Greganti. Greganti era colui che andava con la bisaccia dei soldi. Oggi il sistema è più 'ingegnerizzato', non c'è più bisogno di commettere reati. C'è l'opportunità di gestire un consenso politico attraverso risultati economici. Una volta era l'azienda che poteva pagare questo o quel partito commettendo il reato di finanziamento illecito.
Oggi ci sono aziende di partito, aziende di riferimento, aziende per le quali quando poi si vince una scalata si può dire 'abbiamo vinto'. Ma se questo lo dice l'amministratore delegato di quella azienda lo si può capire, quando lo dice un leader di partito diventa un po' difficile da capire".
"Sulla gestione dei Ds del dopo Mani Pulite, - osserva l'ex pm -, mi pare che la definizione più corretta l'abbia data Marco Travaglio, che fu querelato ma poi assolto. Travaglio disse che dalla sinistra di Berlinguer si era arrivati alla nuova merchant bank di Palazzo Chigi. Dispiace dirlo ma è così.
05 gennaio 2006
2006-12-03
05:24:45
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cavallo pazzo
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Politica e governo
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