credo anch'io.. brava syrius..
vedi se la trama ti da qualche idea..
PANE E CIOCCOLATA
La trama
Nino Garofalo è un italiano emigrato in Svizzera, dove lavora come cameriere stagionale in un rinomato ristorante. Un giorno il padrone lo convoca in ufficio: ad attenderlo un commissario di polizia con un foto che lo ritrae mentre orina su un muretto del parco. La conseguente denuncia per atti osceni comporta il licenziamento, la perdita del permesso di soggiorno e l'espulsione. Nino si fa ospitare dalla sua bella vicina di casa, una profuga politica greca (fuggita dalla dittatura dei colonnelli), poi va a cercare un italiano facoltoso, cliente del ristorante, che l'ha preso in simpatia. L'uomo lo assume come cameriere personale e lo convince ad affidargli i risparmi per investirli. Dopo qualche giorno il suo padrone muore suicida e Nino scopre da un giornale che era un noto industriale che ha fatto un crack miliardario; con lui si sono volatilizzati anche i suoi risparmi. Giovanni ormai è un clandestino ma non si dà per vinto: trova ospitalità temporanea da un amico che alloggia nella baraccopoli del cantiere, lavora in pollaio con altri connazionali, abbruttiti da un lavoro degradante. Stanco di umiliazioni Nino si tinge i capelli di biondo, veste l’abito migliore e ,fingendo di essere svizzero, va in un bar affollato di tifosi svizzeri a vedere la partita Italia - Svizzera. Inizialmente si unisce alle voci di scherno contro l'Italia ma quando gli Azzurri segnano e vanno in vantaggio esplode in un urlo liberatore che lascia tutti allibiti. Litiga con alcuni avventori, si ferisce infrangendo una specchiera con una capocciata e infine viene buttato fuori dal locale. Espulso dalla Svizzera con il foglio di via, viene accompagnato alla stazione da un poliziotto. Ad attenderlo c'è Elena con il prezioso permesso di soggiorno che gli ha fatto ottenere. Giovanni ormai stanco e disilluso ringrazia e rifiuta, sale sul treno carico di italiani e parte. Il convoglio entra in una galleria e dall ‘imboccatura spunta Giovanni con la sua valigia di cartone. Ha scelto di rimanere.
La recensione
Una commedia amara e ironica che racconta,attraverso le disavventure tragicomiche di Nino, la dura realtà dell’emigrazione italiana. Che la Svizzera non sia il paese di Bengodi Nino l’ha scoperto subito: pur di integrarsi è disposto a tutto, anche ai mezzi illegali, ma le sue aspirazioni vengono costantemente frustrate. Dietro la facciata civile, asettica, perbenista dei nostri vicini d’Oltralpe si cela il cinismo ipocrita di una società che sfrutta il lavoro degli emigrati e ne ostacola l’integrazione, però accoglie senza troppe domande faccendieri ,evasori e chiunque porti capitali. Nino è severamente punito perché ha fatto pipì in pubblico, cosa sicuramente deprecabile, I’ italiano, che ha gettato sul lastrico migliaia di operai vive senza problemi il suo esilio dorato tra le complici e accoglienti mura elvetiche.Il tema è più che mai di attualità ora che l’Italia è diventata terra di emigrazione, e farebbero bene a pensarci tutti quelli che hanno dimenticato il passato non troppo remoto dell’ Italia come popolo migrante. Il film è fatto su misura per Manfredi che interpreta con la bravura di sempre la parte di “alieno” in terra straniera. In fondo il significato del film sta proprio nella straordinaria tenacia che Nino dimostra, ricominciando sempre da capo, sapendo che i suoi tentativi reiterati sono votati all’insucesso. Andrea Occhipinti, amico del regista, afferma che Brusati si identificava molto nel personaggio di Nino, uno che non sta bene da nessuna parte; quasi una metafora del suo percorso esistenziale. Andrea Occhipinti, amico del regista, afferma che Brusati si identificava molto nel personaggio di Nino, uno che non sta bene da nessuna parte; quasi una metafora del suo percorso esistenziale.
Il Regista e gli attori
Franco Brusati
Franco Brusati regista di teatro e cinema ha girato una decina di film tra il ’55 e l’ “89” tra i quali ricordiamo : ” strong>Il padrone sono me”, “Il disordine”, “Tenderly”, “I tulipani ad Haarlem”, “Pane e cioccolata”, “Dimenticare Venezia”, "Il buon soldato”, “Lo zio indegno”. Tra essi “Dimenticare Venezia”, fu candidato all’Oscar, “Pane e cioccolata”, il più famoso. Ma Brusati non era uno che cercava il facile successo: nel cinema italiano è stata una figura un po’ anomala, seguendo un suo percorso artistico in modo autonomo da mode, tendenze, clan. Forse per questo è poco conosciuto al grande pubblico e i suoi film, tranne qualche passaggio di “Pane e cioccolata”, sono ingiustamente trascurati dalla televisione. Nel 2003, a dieci anni dalla sua morte, il festival di Locarno ha dedicato una rassegna dei film di Brusati, e una monografia “Il castello disincantato”, curata da Andrea Occhipinti. Nello stesso anno anche Milano, in collaborazione con la Cineteca Italiana ha voluto rendere omaggio al regista scom
2006-11-25 05:03:32
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answer #2
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answered by ilaria c 4
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