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devo fare un lavoro su s.francesco d'assisi e sul film che ne parla, "Francesco" di Liliana Cavani. Se qualcuno l'ha visto oppure ne conosce cmq il significato, mi aiuta?? io dovrei soffermarmi su 3 punti che elenco qui di seguito, ma anche se ne conoscete solo uno, scrivete tutto quel che sapete. Vi ringrazio in anticipo e, per favore, se dovete scrivere cavolate, evitate di rispondere. Grazie.

-perchè la regista ha scelto di raccontare la storia di francesco da parte dei suoi compagni

-i momenti più significativi della vicenda religiosa: 2 parti:
1)uscita dalla famiglia, rifiuto della logica mercantile e rottura con lo spirito di guerra
2)povertà, attenzione degli ultimi, imitazione di Cristo

-spiega i concetti di EGUALITARISMO (uguaglianza tra poveri e ricchi), PACIFISMO e UNIVERSALISMO interpretati da Francesco

2006-11-15 00:16:39 · 2 risposte · inviata da lallynutella 5 in Scuola ed educazione Educazione - Altro

2 risposte

la cavani ha scelto san francesco perchè è stato uno dei grandi santi della storia è patrono d'italia,unico ufficialmente stigmatizzato secondo la chiesa(di padre pio invece non si sono ancora espressi)e poi il primo a fondare un ordine religioso(tra i piu' rigidi che esistano).

L'uscita dalla famiglia è stata tragica e il padre gli ha rivolto parola solo in punto di morte dato che l'aveva ripudiato...in piu' si spoglio' nudo in piazza per dichiarare la sua conversione e questo umilio' profondamente lui e la sua famiglia davanti a tutti per non parlare del suo rapporto con i lebbrosi considerati allora dei mostri da tenere lontani(paura di contagio)....e da qui parte la sua rivolta contro la ricchezza e il divario ricchi-poveri.

per gli ideali che lo mossero informati presso qualche sito francescano..ce ne sono tanti e ben dettagliati.vai sul motore di ricerca di yahoo e ... sai quanti ne trovi.L'argomento è troppo complesso perchè io te lo spieghi qui in 2 parole ciao e in bocca al lupo

2006-11-15 00:33:14 · answer #1 · answered by Anonymous · 0 0

Nasce nel 1181 o 1182 da Pietro Bernardone dei Moriconi e dalla nobile Pica Bourlemont, in una famiglia della ricca borghesia emergente della città di Assisi. Sua madre lo fa battezzare Giovanni (dal nome dell'apostolo Giovanni) nella chiesa costruita in onore del patrono della città, il martire Rufino, che è cattedrale dal 1036.

Tuttavia, il padre decide di cambiargli nome in Francesco, in onore della Francia; la famiglia grazie all'attività di commercio in Provenza aveva raggiunto ricchezza e benessere.

La sua casa, situata al centro della città, è provvista di un fondaco utilizzato come negozio e magazzino per lo stoccaggio e l'esposizione di quelle stoffe che il mercante si procura con i suoi frequenti viaggi in Provenza (Francia). Pietro vende la sua pregiata merce in tutto il territorio del Ducato di Spoleto che comprendeva, all'epoca, anche la città di Assisi. Attualmente in corrispondenza dell'abitazione dei Bernardone, sorge la Chiesa Nuova, costruita nel 1615 a spese del re Filippo III di Spagna.

Esistono varie biografie sulla vita giovanile di Francesco che non possono essere considerate completamente affidabili, è comunque ragionevole ritenere che egli fosse stato indirizzato dal padre a prendere il suo posto negli affari della famiglia.

Dopo la scuola presso i canonici della Cattedrale, che si tiene nella chiesa di San Giorgio (l'attuale basilica di Santa Chiara) a 14 anni si dedica a pieno titolo all'attività del commercio. È in questo periodo che probabilmente egli, giovane e ricco venditore, prende coscienza del contrasto tra la sua ricchezza e l'indigenza delle schiere di mendicanti presenti in città.
Nel 1054 si ha memoria di una prima guerra che contrappone Assisi a Perugia; tra le due città esiste una rivalità irriducibile: Perugia è guelfa, mentre Assisi, insieme a Foligno e Todi, è ghibellina. La battaglia più famosa è quella in cui gli assisani sono sconfitti a Collestrada, vicino a Perugia, nel 1202.

Anche Francesco, come gli altri giovani, vi partecipa; viene catturato e rinchiuso per un anno in carcere. La prigionia sarà per lui un'esperienza fondamentale. Si dice che la partecipazione ai combattimenti, lo spettacolo dei feriti e delle mutilazioni, l'odore repellente dei corpi lasciati marcire sul terreno, lo sconvolgono a tal punto da indurlo ad un totale ripensamento della sua vita. È in questo periodo che inizia ad avvertire quella che lui definisce come "l'esigenza insopprimibile della pace donata da Cristo",

La guerra termina nel 1203 e Francesco, gravemente malato, ottiene la libertà grazie ad un trattato sui prigionieri di guerra che, in caso di malattia, ne impone la liberazione dietro il pagamento di un riscatto; incombenza a cui provvede il padre.

Francesco, una volta tornato a casa, recupera gradatamente la salute trascorrendo molte ore tra i possedimenti del padre. Questi luoghi appartati contribuiscono a risvegliare in lui un assoluto e totale amore per la natura, che vede come opera mirabile di Dio.

Il desiderio di giustizia lo porta l'anno seguente (1204-1205) a tentare la strada della crociata. Si tratta di raggiungere a Lecce la corte di Gualtieri di Brienne, per poi muovere con gli altri cavalieri alla volta di Gerusalemme. Partecipare come cavaliere ad una crociata era al tempo uno dei massimi onori per i cristiani d'occidente. Tuttavia, giunto a Spoleto, si ammala nuovamente e fa ritorno a casa; racconterà poi di essere stato persuaso da una rivelazione notturna.

e straccioni. A Roma, dove viene mandato dal padre a vendere una partita di merce, non solo distribuisce il denaro ricavato ai poveri, ma scambia le sue vesti con un mendicante e si mette a chiedere la carità davanti alla porta di San Pietro.

Da quando poi, nel 1205 sostiene di aver sentito, nella chiesina di San Damiano parlare il Crocifisso, i cittadini di Assisi sospettano che abbia perso la testa o che sia preda di qualche influenza maligna. Ma lui insiste a dire che, dalla croce, la voce del Cristo, gli abbia detto per tre volte: Francesco, va' e ripara la mia casa che, come vedi, è tutta in rovina.

Dopo quell'episodio le "stranezze" del giovane si fanno più frequenti: Francesco fa incetta di stoffe nel negozio del padre e va a Foligno a venderle, vende anche il cavallo, torna a casa a piedi e offre il denaro ricavato al sacerdote di San Damiano perché ci ripari la chiesina. Pietro di Bernardone è furente; molti ad Assisi sono solidali con quel padre che vede tradite le aspettative: è una vergogna per l'intera famiglia. Pietro cerca, all'inizio, di segregare Francesco per nasconderlo alla gente. Poi, vista la sua impotenza di fronte all'irriducibile "testardaggine" del figlio, decide di denunciarlo ai Consoli, non tanto per il danno economico subito, quanto piuttosto con la segreta speranza che, sotto pressione della pena del bando dalla città, il ragazzo cambi atteggiamento. Il giovane, però, si appella ad un'altra autorità: fa ricorso al Vescovo, in forza di una bolla del papa Innocenzo III, nella quale si afferma che nessun religioso può essere giudicato senza il consenso del suo superiore. Lui che, affidatosi ormai alle cure del sacerdote di San Damiano, si considera uomo di Chiesa, può essere giudicato solo da autorità religiose.

Il processo si svolge nel mese di gennaio (o febbraio) del 1206, all'aperto, sulla piazza di Santa Maria Maggiore, davanti al palazzo del Vescovo; tutta Assisi è presente al giudizio.

Le agiografie del santo riportano che durante il processo il padre urla, si lamenta, chiede giustizia. Il figlio, non appena il padre finisce di parlare non sopporta indugi o esitazioni, non aspetta né fa parole; ma immediatamente, depone tutti i vestiti e li restituisce al padre (...) e si denudò totalmente davanti a tutti dicendo al padre: -Finora ho chiamato te, mio padre sulla terra; d'ora in poi posso dire con tutta sicurezza: Padre nostro che sei nei cieli, perché in lui ho riposto ogni mio tesoro e ho collocato tutta la mia fiducia e la mia speranza. Francesco dà così inizio ad un nuovo percorso di vita. Il vescovo Guido lo copre pudicamente agli sguardi della folla (pur non comprendendo appieno quel gesto plateale) e, con quest'atto di manifesta protezione, lo accoglie nella Chiesa.

Da uomo nuovo Francesco comincia il suo viaggio. Agli inizi del 1207 parte per Gubbio. È inverno e probabilmente c'era molta neve. Man mano che si allontana dal territorio di Assisi, Francesco si espone all'attacco delle bande di briganti: sono gruppi di mercenari, privi di scrupoli, spesso al soldo del miglior pagante. Infatti, poco prima di Caprignone, poco dopo Valfabbrica (non tutti gli studiosi sono concordi nell'identificare il luogo dell'accaduto) gli viene sbarrata la strada.

Alla domanda su chi sia, Francesco risponde: "Sono l'araldo del Gran Re; vi interessa questo? Quelli lo perquotono e lo gettano in una fossa piena di neve, dicendo: -Stattene lì, zotico araldo di Dio! Ma egli, appena i briganti sono spariti, balza fuori dalla fossa e, tutto giulivo, riprende a cantare a gran voce, riempiendo il bosco con le lodi del Creatore di tutte le cose".

Discussioni varie ruotano anche attorno al monastero che ha accolto il Francesco dopo l'aggressione. Alcuni indicano Santa Maria di Valfabbrica, altri San Verecondo de Spissis (oggi Vallingegno). Dal monastero (dove è stato sbattuto in cucina a fare lo sguattero) Francesco riparte quasi subito. Il viaggio si snoda per circa 40 chilometri attraverso le colline dell'Appennino centrale, fino a raggiungere le pendici del monte Ingino. Il giovane ha da sempre qui diversi amici. Uno di essi è Federico Spadalonga che lo accoglie benevolmente. A Gubbio Francesco "amante di ogni forma di umiltà, si trasferì presso i lebbrosi restando con loro e servendo a loro tutti con somma cura".

Si tratta del lebbrosario intitolato a San Lazzaro di Betania, e nel suo Testamento dice chiaramente che la vera svolta verso la piena conversione ha avuto inizio per lui quando si è accostato a queste persone. I primi tempi Francesco non ha una fissa dimora. Solo nel 1213 il beato Villano, vescovo di Gubbio e benedettino dell'abbazia di San Pietro, concederà ai frati di stabilire una loro sede nell'antica Santa Maria della Vittoria, che la tradizione indica come il luogo in cui Francesco ammansì il lupo.

Passati alcuni mesi dell'anno 1207 e placatosi lo scandalo sollevato dalla rinuncia dei beni paterni, Francesco ritorna ad Assisi. Per un certo periodo se ne sta solo, impegnato a riparare alcune chiese in rovina come San Pietro (al tempo, fuori le mura), la Porziuncola a Santa Maria degli Angeli e San Damiano. L'alacrità e l'impegno che mette nel lavorare convince col tempo alcune persone che vanno ad aiutarlo; riferendosi a San Damiano diceva: "Qui sorgerà un monastero di signore, e per la fama della loro santa vita, sarà glorificato in tutta la chiesa il nostro Padre Celeste".

Le parole del Santo si rivelano profetiche perché di lì a poco, nel 1211 (o 1212) Chiara, dopo aver vestito a Santa Maria degli Angeli lo stesso abito religioso di Francesco, troverà qui stabile dimora, fondando, a sua volta, un Ordine femminile. Per Francesco, San Damiano ha un valore particolare. Tra le sue mura trova sempre pace e consolazione. Nel 1225, dopo aver ricevuto le stigmate sul monte della Verna (luogo su cui sorgerà l'omonimo Santuario), vi soggiorna alcuni giorni per riposarsi. Secondo la tradizione, è qui che il Frate improvvisa le prime strofe del Cantico delle Creature
I primi anni della conversione sono caratterizzati dalla preghiera, dal servizio ai lebbrosi, dal lavoro manuale e dall'elemosina. Ma nel 1208, dopo aver ascoltato la parola del Vangelo nella chiesa di San Nicolò ad Assisi, Francesco sente fermamente di dover portare la Parola di Dio per le strade del mondo. Inizia così la sua predicazione, dapprima nei dintorni di Assisi, poi sempre più lontano. Ben presto altre persone si aggregano a lui e, con le prime adesioni, si forma il primo nucleo della comunità di frati. Uno di essi è Bernardo di Quintavalle, suo amico d'infanzia. Per un breve periodo, nel 1209 Francesco e i suoi si istallano nel "tugurio" di Rivotorto, sulla strada verso Foligno, che i frati hanno scelto perché vicino ad un ospedale di lebbrosi.

Ma il posto scelto è umido e malsano e sarà presto abbandonato. Francesco, con i suoi primi compagni (frate Leone, frate Masseo, frate Elia Bombarone, frate Ginepro, e nel 1214 i primi frati "dotti", tra cui Tommaso da Celano, uno dei principali biografi del Santo e forse Giovanni da Pian di Carpine) si stabilisce vicino alla piccola badia di Santa Maria degli Angeli, sulla pianura del Tescio, in località "Porziuncola". Abbandonata in mezzo al bosco di cerri, viene concessa a Francesco e ai suoi frati dall'Abate di San Benedetto del Subasio, intorno al 1209. Da qui partiranno le prime missioni apostoliche verso i quattro angoli della terra.

Nel 1210 a Roma Si recò egli a Roma per avere l'autorizzazione dell'allora papa Innocenzo III, ma questi vedendolo tutto sporco oltre ogni dire, lo rifiutò, dicendogli di tornare solo dopo che fosse stato a rotolarsi nel fango, come si conveniva a gente come lui; Francesco lo prese alla lettera e si ripresentò ancora più sporco, ma fu allora che il papa intuì il potenziale di questo pauperismo guidato da un personaggio con così cieca obbedienza ed allora gli concesse la sua approvazione per il suo "Ordo fratum minorum".

Alla Porziuncola Francesco scrive nel 1221 la prima Regola di vita; la meno rigorosa "Regola seconda" viene scritta con il cardinale Ugolino d'Ostia (il futuro papa Gregorio IX) e approvata da papa Onorio III nel 1223. Sempre alla Porziuncola si tengono i primi Capitoli Generali detti anche capitoli delle stuoie, vi si celebra l'indulgenza del 1216 concessa a Francesco, in una visione, dallo stesso Cristo. In questo "luogo santo", nel 1226, Francesco vuole tornare a morire. Lascia un "Testamento", che vorrebbe fosse sempre legato alla "Regola", in cui esorta l'ordine a non allontanarsi dallo spirito originario.

Viene canonizzato nel 1228, due anni dopo la morte.

2006-11-15 08:41:10 · answer #2 · answered by bestor0682 2 · 0 2

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