Una risposta esauriente è stata data da "asics", tuttavia vorrei fare notare che il termine 'Evangelisti' si riferisce alle persone che hanno scritto il Vangelo. Intendevi dire 'Evangelici' che sono il sinonimo di 'Protestanti' (come le cjiese Evangeliche o Protestanti).
Sia le Chiese Battiste sia i Pentecostali (tuttavia ci sono studiosi che mettono il movimento pentecostale fuori dal protestantesimo), insieme a tante altre denominazioni (Valdesi, Metodisti, Luterani, Avventisti del settimo giorno e tanti altri) sono Chiese Evangeliche.
In parole povere il pentecostalismo, nato nell'ambiente protestante, si è viva via diffuso anche nel cattolicesimo, dando vita a movimenti ecclesiali come "Rinnovamento dello Spirito".
Oltre ad avere assunto principi basilari del credo evangelico ha una visione di fede molto incentrata sull'emozionalità, sui cosiddetti "segni" del 'battesimo dello Spirito Santo', che "soffia dove vuole" - questi 'segni' si manifestano nella glossolalia (il parlare in lingua sconosciuta, detta anche la lingua degli angeli) durante una preghiera preceduta da insistenti invocazioni, i fedeli, 'toccati dallo Spirito Santo' possono cominciare a pregare in lingue sconosciute. Altri 'doni' dello Spirito Santo sono le guarigioni.
Nella teologia pentecostale, oltre all'insistenza del 'dono delle lingue' ovvero della glossolalia, viene dato molto peso alla 'seconda venuta di Gesù Cristo' che i fedeli aspettano con molta fiducia e speranza.
Il ragruppamento di gran lunga maggiore di pentecostali in Italia è costituito dalle "Assemblee di Dio in Italia" ovvero ADI. Oltre a questo raggruppamento, esistono tantissime 'chiese indipendenti', quasi tutte nel sud Italia (Campania, Puglia, Calabria, Sicilia ecc.),che in quanto totalmente libere, possono essersi allontanate parecchio dalla fede e dall'etica 'ortodossa' delle chiese evangeliche storiche, portandole a volte a divenire realtà di tipo fondamentalista e ultra-conservatore.
L'etica che caratterizza invece le chiese ADI, è improntata ad uno studio frequente e assiduo della Bibbia, alla preghiera sia personale sia in comunità (il culto si tiene 3 volte la settimana).
Si rifugge dalle 'lusinghe della vita' - ai giovani è fortemente sconsigliato se non proibito frequentare bar, discoteche e simili (detto in gergo che devono "rifuggire le tentazioni del mondo"), alle donne l'uttilizzo del trucco e dei gioielli. Durante il culto in chiesa, gli uomini sono separati dalle donne e queste ultime devono avere la testa coperta con un velo mentre si trovano in chiesa.
Rendo noto che alle chiese ADI, da sole, aderiscono in Italia circa 300 mila persone, che costituiscono quindi più fedeli che TUTTE LE ALTRE denominazioni protestanti messe insieme presenti in Italia [eccezion fatta per il gruppo, di matrice protestante ma che tecnicamente non si potrebbe definire (nè da solo si definisce) tale, i Testimoni di Geova, che dovrebbero ammontare a circa 400 mila fedeli in Italia].
Per quanto riguarda le chiese Battiste, queste aderiscono in Italia alla Federazione delle chiese evangeliche ovvero FCEI alla quale appartengono anche le Chiese Metodiste e Valdesi. Queste tre chiese hanno sottoscritto un patto di integrazione molto forte tra loro che permette (nonstante una diversa visione del battesimo per i battisti) ad un pastore Valdese di predicare e di essere il pastore fisso in una chiesa Metodista e viceversa.
I rapporti tra le chiese protestati storiche come quelle della FCEI e i pentecostali sono tiepidi, mentre quelli tra i pentecostali e la Chiesa Cattolica erano per anni molto freddi e distaccati.
Generalmente parlando, le chiese del primo e secondo protestantesimo, ovvero quelle 'storiche' (come ad esempio i valdesi, metodisti ecc...) sono decisamente più 'progressiste' in campo etico e morale rispetto alle chiese pentecostali.
2006-11-13 15:24:50
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answer #3
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answered by geilboy12002 4
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Un buon numero di partecipanti al network pentecostale dei primi decenni non proviene dal metodismo e dall’interpretazione “wesleyana” del battesimo dello Spirito Santo come terza esperienza dopo la giustificazione per fede e la santificazione. Chiamati con termine diffuso ma improprio “pentecostali battisti” – dal momento che, se alcuni provengono dal mondo battista, molti hanno iniziato la loro carriera religiosa come presbiteriani, e che le differenze teologiche con i battisti sono evidenti – questi pentecostali accettano la glossolalia ma (secondo una posizione che era già emersa nella controversia sul battesimo dello Spirito Santo all’interno del terzo protestantesimo) distinguono soltanto due, e non tre esperienze cruciali nella vita cristiana: la conversione (che è insieme consapevolezza della giustificazione e santificazione) e il battesimo dello Spirito Santo, di cui la glossolalia è la prova. Le loro posizioni sono considerate inaccettabili dai pentecostali “wesleyani”; tuttavia molti pentecostali “battisti” riescono a ottenere “licenze” che attestano la loro qualità di predicatori (necessarie – tra l’altro – per ottenere sconti dalle ferrovie, molto importanti in un’epoca in cui i predicatori itineranti vivono spesso in situazioni di povertà ) dalla più tollerante fra le denominazioni “wesleyane”, la Church of God in Christ, composta prevalentemente di afro-americani. La principale figura del pentecostalismo “battista” è William H. Durham (1873-1912), che assicura un’ampia popolarità alla dottrina dei “due passi” (detta anche Finished Work, nel senso che l’opera di Gesù Cristo è perfetta e completa sul Calvario assicurando la possibilità della conversione, e non è necessaria una seconda specifica tappa detta santificazione), e fa di Chicago un centro così importante per il pentecostalismo da superare la stessa Los Angeles.
Durham peraltro è convinto che le denominazioni siano “il più grande ostacolo all’avanzamento della causa di Gesù Cristo” (“The Church”, Pentecostal Testimony, anno 2, n. 1, s.d., p. 14), e la sua affiliazione alla Church of God in Christ risponde a semplici necessità amministrative. In realtà Durham è un sostenitore del mantenimento del network pentecostale e della resistenza a qualunque tentativo di trasformarlo in denominazione. Durham è, tra l’altro, alle origini dello sviluppo del pentecostalismo in Italia e nell’America Latina. Dopo la morte di Durham un buon numero di pentecostali “battisti” – che considerano contraddittoria la loro affiliazione alla Church of God in Christ, che professa dottrine diverse – organizzano un convegno che si tiene nel 1914 a Hot Springs, nell’Arkansas, il cui risultato è la fondazione delle Assemblee di Dio (Assemblies of God). Il processo che trasforma le Assemblee di Dio in una denominazione, sia pure sui generis, è tormentato, e produce numerosi scismi. Tra questi si può far rientrare l’International Church of the Foursquare Gospel (Chiesa Internazionale del Vangelo Quadrangolare). Dissensi sull’organizzazione di quest’ultima denominazione – e problemi personali legati alle controversie sulla fondatrice Aimee Semple McPherson (1890-1944) – portarono alla nascita, all’interno del movimento del Foursquare Gospel, di gruppi scismatici le cui origini risalgono al 1932 e che si organizzano successivamente nelle Open Bible Standard Churches, oggi una denominazione con circa ottantamila membri. Nel suo complesso il segmento impropriamente detto “battista” del movimento pentecostale ne costituisce oggi la parte quantitativamente più rilevante fra quelle organizzate in denominazioni, con circa quaranta milioni di fedeli.
Le origini del pentecostalismo italiano
L’ala più rilevante del pentecostalismo italiano si ricollega a questa corrente impropriamente detta “battista”, anche se tutti gli osservatori sono concordi nel riconoscere nel fenomeno in Italia una matrice nazionale che ne fa qualche cosa di diverso da una realtà di importazione dagli Stati Uniti. Le origini del pentecostalismo italiano – che comportano anche la “pentecostalizzazione” di realtà evangeliche indipendenti sorte in modo spontaneo nel Meridione d’Italia – si situano negli Stati Uniti, nella “Chiesa presbiteriana italiana” creata dai missionari valdesi per evangelizzare gli italo-americani e per mantenere nella fede gli emigrati di religione evangelica. Negli anni 1890 la Chiesa presbiteriana italiana di Chicago, fondata nel 1892, è retta dal pastore Filippo Grill (1874-1939), di Prali, che in Italia era stato discepolo di Paolo Geymonat (1827-1907), uno dei protagonisti del movimento di risveglio nella Chiesa Valdese. Grill è accolto da un gruppo di italiani – fra cui il mosaicista Luigi Francescon (1866-1964) – convertiti grazie all’opera di un predicatore indipendente legato all’Alleanza Cristiana e Missionaria, l’ex-garibaldino Michele Nardi (1850-1914). Lo spirito di indipendenza di alcuni convertiti si adatta male alla disciplina valdese: nel 1903 Giuseppe P. Beretta (1853-1923), con altri, lascia il pastore Grill e costituisce la Assemblea Cristiana.
Sia Francescon sia Beretta nutrono dubbi sul battesimo dei bambini, praticato dai valdesi, e si fanno ribattezzare. Tra i due sorgono però contrasti a proposito del rigore con cui osservare il riposo domenicale: Francescon, sostenitore di una posizione più rigida, si allontana così con alcuni amici dalla Assemblea Cristiana di Beretta. Nel 1907 Francescon conosce William H. Durham (1873-1912), la figura principale alle origini del pentecostalismo “battista”, e sperimenta il battesimo dello Spirito Santo con il segno delle lingue (distinto dal dono, ovvero dal carisma delle lingue), seguito da Pietro Ottolini (1870-1962) e dalla moglie di questo, Emma Pacini Ottolini (1877-1947). Beretta aveva già avuto un’esperienza di glossolalia nel 1898, mentre frequentava una Chiesa metodista libera, ma non ne aveva identificato il carattere “pentecostale”. Lo fa dopo l’esperienza di Francescon, e il 15 settembre 1907 l’Assemblea Cristiana di Chicago diventa la prima Chiesa pentecostale italiana, con culti presieduti da Ottolini, mentre Francescon si occupa della predicazione. Tra i molti che lasciano la Chiesa presbiteriana di Grill – che finirà per cessare le attività nel 1914 – c’è un amico di Francescon, Giacomo Lombardi (1862-1934); altri protagonisti del primo risveglio pentecostale italiano a Chicago sono Lucia De Francesco Menna (1875-1961) e Umberto Gazzeri (1884-1924).
Quasi immediatamente iniziano missioni tra le comunità italo-americane di altre città : Los Angeles, Holley (New York), New York, St. Louis. A New York entra in contatto con il movimento pentecostale anche l’avvocato e già pastore battista (abbandonata l’originaria fede cattolica) Giuseppe Petrelli (1876-1957) – nato in provincia di Potenza e morto a Belleville (New Jersey, USA) –, che avrà un ruolo importante nell’elaborazione teologica del pentecostalismo indipendente italiano, oltre che in Argentina (dove soggiorna fra il 1920 e il 1921), in Canada e negli Stati Uniti. Il nucleo italo-americano è anche alle origini di missioni in Brasile e in Argentina, che avranno uno straordinario successo, e inizia fin da subito a pensare all’Italia, dove – almeno secondo riferimenti storici legati più a ricordi dei protagonisti, di molti anni successivi agli eventi, che a documenti storici certi – nel mese di novembre 1908 – dopo una breve visita di Gazzeri ai suoi parenti in Liguria – giunge per una prima missione Lombardi. Quest’ultimo tiene i primi culti pentecostali in Italia, nel 1908, a Roma e a La Spezia (con l’aiuto dei parenti di Gazzeri).
A Roma si converte l’avvocato evangelico torinese Mauro Paretti (1844-1926), con la moglie Angela Gariglio Paretti (1876-1968); il suo studio legale in Salita del Grillo sarà fino al 1919 la sede del culto pentecostale nella capitale. Nel 1910 si trasferisce in Italia per un soggiorno di quasi cinque anni Ottolini, e nel giro di quattro anni sono fondate una decina di Chiese. Nel 1927 si tiene a Niagara Falls (New York) il primo Convegno delle Chiese cristiane pentecostali italiane degli Stati Uniti (chiamate “Chiese Inorganizzate Italiane residenti negli Stati Uniti” per sottolineare il carattere congregazionalista), che affronta – ma non risolve in modo definitivo – la questione dell’interpretazione del divieto biblico di astenersi dal sangue di Atti 15, 20:29, per la maggioranza da estendersi a tutti i derivati commestibili del sangue animale (diffusi fra una popolazione italo-americana di origine rurale). Questa controversia continuerà a dividere non solo il pentecostalismo italo-americano, ma anche quello italiano per molti anni: la posizione più “liberale” sarà assunta da Petrelli, i cui sostenitori – dissidenti rispetto al convegno di Niagara Falls – daranno vita a comunità indipendenti anche in Italia.
Nell’anno successivo, 1928, a Roma si svolge l’Assemblea costitutiva delle Chiese pentecostali italiane, presieduta da Michele Palma (1884-1963) in rappresentanza delle Chiese italo-americane, seguita da una seconda Assemblea (o “Convegno”) nel 1929, presieduta dallo stesso Francescon. In quest’occasione i pentecostali italiani estendono il divieto di Atti 15, 29 al consumo dei cibi cucinati in occasione di festività cattoliche dedicate ai santi o alla Madonna (ritenute idolatriche); più tardi, lo estenderanno anche ai pranzi e alle cene di Natale e di Pasqua. D’altro canto, il Convegno del 1929 prende posizione contro la dottrina esclusivistica, predicata da Ottolini, secondo cui solo chi è stato battezzato con lo Spirito Santo e ha sperimentato la glossolalia può salvarsi. Le Chiese pentecostali in Italia sono ormai diffuse in 125 località ; Francescon – di idee congregazionaliste – mette in guardia però contro la costituzione di strutture che vadano al di là della singola Chiesa locale. Questa prospettiva rende ancora più difficile – dal momento che i pentecostali non possono profittare neppure della legge sui culti ammessi del 1929 – resistere alla repressione fascista. Il Convegno del 1929 autorizza solo la pratica che porta all’approvazione governativa come ministro di culto del responsabile della comunità di Roma, Ettore Strappaveccia (1886-1957), concessa nel 1931.
Nel 1930 si adotta il nome di Congregazione Cristiana Pentecostale. Sono però gli anni della persecuzione fascista, che culmina nella cosiddetta circolare Buffarini-Guidi del 9 aprile 1935, che vieta il culto pentecostale in tutto il Regno in quanto “esso si estrinseca e concreta in pratiche religiose contrarie all’ordine sociale e nocive all’integrità fisica e psichica della razza”. Spesso denunciati dai parroci cattolici, i pentecostali sono arrestati in gran numero. Alcuni, sorpresi in carcere dall’occupazione tedesca, pagano con la vita, fra cui Antonio Brunetti (1887-1944), ucciso nel campo di concentramento di Mauthausen, e Fidardo De Simoni (1898-1944), che è tra gli ostaggi trucidati alle Fosse Ardeatine. Nel frattempo, pur nella persecuzione, continua un’attività clandestina, e continuano anche controversie, in parte eco di problemi paralleli del pentecostalismo italo-americano negli Stati Uniti. Emerge, in particolare, il dissenso ultra-conservatore della componente “zaccardiana”, guidata da Domenico Zaccardi (1900-1978), contraria a ogni innovazione dottrinale, organizzazione superiore alla congregazione locale e collaborazione con non pentecostali. Dal 1943 le comunità zaccardiane vivono, di fatto, isolate dal resto del mondo pentecostale italiano.
Al Sud, lo sbarco in Sicilia permette la riorganizzazione del movimento pentecostale e un Convegno degli anziani della Chiesa pentecostale siciliana (considerato per le decisioni adottate il terzo Convegno nazionale italiano dopo quelli del 1928 e 1929) si tiene a Raffadali (Agrigento) il 25-27 agosto 1944 per iniziativa di Vincenzo Federico (1911-1995). Un quarto Convegno, tenuto sempre a Raffadali dal 30 agosto al 2 settembre 1945 con ampia partecipazione (si auto-escludono i soli zaccardiani) vede ancora forte il pregiudizio congregazionalista. Questo è rimesso in discussione al successivo Convegno di Roma (28 agosto – 1 settembre 1946), che – preso atto della necessità di una qualche struttura per la gestione di fondi di solidarietà per le comunità più povere e per un auspicato riconoscimento da parte dello Stato – pone le basi per una futura organizzazione di carattere nazionale nella forma di una Chiesa cristiana evangelica pentecostale di cui assume la presidenza Umberto Gorietti (1904-1982).
Questa Chiesa è alle origini delle Assemblee di Dio in Italia, mentre le Chiese che – ancora influenzate dal congregazionalismo originario – rifiutano l’affiliazione alle Assemblee di Dio e costituiscono le Congregazioni cristiane pentecostali, e pongono le basi per una ulteriore fioritura di pentecostalismo indipendente. Fuori delle Assemblee di Dio rimangono anche le Chiese zaccardiane e quelle della Valle del Sele, nonché alcune altre influenzate dall’insegnamento di Giuseppe Petrelli, i cui scritti rifiutano le strutture denominazionali in nome dell’universalità della Chiesa. Le idee di Petrelli ispirano una serie di Chiese e comunità specifiche in diverse regioni d’Italia; circolano però soprattutto in modo trasversale nel mondo pentecostale italiano, diffuse dalla rivista Il granel di senape di Torino, continuazione de Il Regno di Dio (quest’ultima riprendeva il titolo di una pubblicazione statunitense di Petrelli); tale rivista è animata da Antonio Bernabei, che nel 1957 si trasferisce da Foggia (dove, nato in una famiglia cattolica, aderisce alle Chiese dei Fratelli e in seguito al movimento pentecostale) a Torre Pellice (Torino), iniziando un fervido sodalizio spirituale con Aida Chauvie (1899-1962) – di origine valdese –, la quale nell’immediato secondo dopoguerra intraprende un rapporto epistolare e spirituale con Giuseppe Petrelli, diventando alla morte di quest’ultimo una sorta di prosecutrice della sua missione, oggi ulteriormente animata da Antonio Bernabei Chauvie (dove l’aggiunta del cognome Chauvie sta a significare l’adozione spirituale di Aida Chauvie nei confronti di Antonio Bernabei).
B.: Oltre a Eugenio Stretti, Il movimento pentecostale. Le Assemblee di Dio in Italia, Claudiana, Torino 1998; David A. Womack - Francesco Toppi, Le radici del Movimento pentecostale in Italia, ADI Media, Roma 1989; F. Toppi, E Mi Sarete Testimoni. Il Movimento Pentecostale e le Assemblee di Dio in Italia, ADI-Media, Roma 1999, molto importante per le origini del pentecostalismo italiano è l’articolo di Carmine Napolitano, “Il pensiero di Giuseppe Petrelli. Per una storia del movimento pentecostale italiano”, in Domenico Maselli (a cura di), Movimenti popolari evangelici nei secoli XIX e XX, Edizioni Fedeltà , Prato 1999, pp. 94-153. Su singole figure cfr. le seguenti opere di Francesco Toppi, tutte pubblicate da ADI-Media, Roma: Luigi Francescon (1866-1964), 1997; Giuseppe Beretta (1853-1923), 1997; Pietro Ottolini (1870-1962), 1997; Michele Palma (1884-1963), 1998; Giacomo Lombardi (1862-1934), 1998; Massimiliano Tosetto (1877-1948), 1998; Pietro Menconi (1874-1936), 1998; Michele Nardi, 2002; Madri in Israele. Donne del Movimento Pentecostale Italiano, 2003. Su Petrelli, cfr. Antonio Bernabei Chauvie, Biografia del Servitore di Dio Giuseppe Petrelli, presso l’autore, Torino 1997; di Antonio Bernabei si veda inoltre la rivista Il granel di senape. Di Giuseppe Petrelli esiste la collezione completa degli scritti, curata da Antonio Bernabei Chauvie (32 volumi pubblicati, presso la redazione de Il granel di senape).
2006-11-13 14:19:20
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answer #6
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answered by mara 4
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