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12 risposte

NON E' VERO! Ho molti libri sugli anni di piombo, e molti sono di BOCCA per esempio, ma potrei citartene degli altri!!

2006-10-31 00:24:48 · answer #1 · answered by Anonymous · 1 0

anke Montanelli ne ha scritto

2006-10-31 00:34:17 · answer #2 · answered by ﮮﻩﺃﺀﻩﻜ 4 · 1 0

Hai mai letto Pansa?Non è esattamente il mio preferito ma molti libri,soprattutto i più vecchi,sono interessanti.

2006-10-31 00:32:51 · answer #3 · answered by ЩЦ-MIПG 6 · 1 0

certo che non scrivono sugli anni di piombo se no come farebbero a dire che il fascismo solamente e' stato il male dell'italia?

per compagnop sicuramente intendeva sui libri di scuola dove non si parla degli anni di piombo delle foibe dei bambini di otto anni mandati dal "che" nelle trincee a comattere.

2006-11-02 12:25:01 · answer #4 · answered by scream594 4 · 0 0

Gli storici preferiscono far decantare gli avvenimenti e fare le ricerche dopo qualche anno. Ti posso segnalare un buon libro di Luca Telese Cuori Neri

Trama

Ventuno morti, un unico filo di sangue che attraversa un decennio complesso di storia italiana. Ventuno giovani, quasi tutti di destra o comunque considerati tali, caduti nella guerra spietata degli anni di piombo: mitizzati dai loro camerati, demonizzati dai loro nemici, dimenticati da tutti gli altri. Ma prima di tutto ventuno ragazzi e altrettante storie che dicono molto sul nostro presente e che per la prima volta vengono sottratte alla memoria di una parte per essere restituite alla memoria condivisa di un intero paese. Storie tragiche, sorprendenti, emblematiche, sanguinose e drammatiche: il romanzo criminale degli anni di piombo. Questo libro è il frutto di un lavoro durato più di tre anni, durante i quali l'autore ha raccolto documenti spesso inediti, scovato fotografie, compulsato atti processuali, ritrovato vecchie interviste e trasmissioni televisive, ascoltato le voci di famigliari, amici e sopravvissuti a una stagione di odio e violenza. Dalla morte di Ugo Venturini, ucciso nel 1970 da una bottiglia lanciata per fermare un comizio di Giorgio Almirante, fino all'uccisione di Paolo Di Nella nel 1983, quando una tragica stagione sembrava conclusa; in mezzo una sequenza di morti salite agli onori della cronaca - la strage di Primavalle, l'uccisione di Sergio Ramelli - e altre ormai dimenticate.

2006-10-31 01:53:24 · answer #5 · answered by cestmoisabel 2 · 0 0

Ne indico uno che affronta il tema in maniera abbastanza completae vista con occhio il più posibile neutro:Primo Moroni e Nanni Balestrini, L'ORDA D'ORO, SugarCo 1988.D'altronde per uno storico puro scrivere sugli anni di piombo che si conclusero con l'omicdio di Aldo Moro è avventurarsi su di un terreno molto scivoloso perchè,come dimostrano gli innumerevoli processi che prendono nome dallo statista democristiano ucciso,ancora tanto c'è da scoprire e molte vicende rimangono tutt'ora da scoprire.Diverso è per me scriverne,in quanto da sessantottino appassionato alla materia, conservo molti miei personali appunti(pur non avendoci assolutamente partecipato) e a buttare giù un breve sunto non corro il rischio di alterare la storia:-----------------------------------------

Esiste per qualsiasi fenomeno che abbia implicazioni sociali un periodo di incubazione, una fase di maturazione e un momento, per così dire, conclusivo e terminale. Difficile, quasi sempre, però indicare il momento esatto della nascita di questo o quel fenomeno.
Per il fenomeno terroristico italiano – e stiamo parlando qui di sovversione di matrice di sinistra – è invece possibile indicare un preciso punto di svolta, una data che condizionerà il suo emergere ed il suo imporsi sulla scena politica del Paese.
Quella data è il 12 dicembre 1969: il giorno della strage di piazza Fontana a Milano.
Negli anni immediatamente precedenti la strage era cresciuto in Italia un movimento politico nuovo, quello del ’68, formato da una generazione di studenti, ma anche di operai, che aveva come primo punto all’ordine del giorno la crescita politica del movimento stesso, l’elaborazione delle strategie necessarie a pervadere l’intero tessuto della società.
La bomba che esplode in una banca nel pomeriggio di venerdì 12 dicembre 1969 - e che strazia i corpi di tanti innocenti – pone al movimento che sta crescendo un problema del tutto nuovo: non più la sua crescita politica, il suo indirizzo riformista o rivoluzionario, ma la sua autodifesa.
Il 12 dicembre 1969 sulla scena della vita sociale italiana irrompe un fantasma: il fantasma del golpe, l’idea che il potere, con la P maiuscola, sia in grado di mettere in campo tutta la sua forza per contrastare ogni tentativo di cambiamento o soltanto di rinnovamento.
L’idea di svegliarci un mattino con i carri armati sotto casa oggi può fare solo sorridere.
Così non era in quegli anni quando il laboratorio della strategia della tensione era già in funzione.
Così non fu dopo quella maledetta strage.
Sono proprio la paura del golpe, la possibilità di dover fronteggiare una reazione drastica e violenta del Potere – il colpo dei colonnelli in Grecia, Spagna e Portogallo ancora sotto dittatura fascista – che fanno maturare in settori limitati e ristretti dell’estrema sinistra la necessità di armarsi e di costituire gruppi clandestini pronti ad una nuova resistenza. Quella che ad alcuni sembrerà una mera necessità, con il tempo si trasformerà in un’altra idea ancor più pericolosa: la possibilità che esista in politica una scorciatoia, quella - appunto - della lotta armata.
Ecco spiegato - in estrema sintesi - il perché, proprio tra la fine del ‘69 e l’inizio del ’70, nascono in Italia i primi gruppi terroristici.
La prima formazione armata italiana nasce a Genova da un Circolo frequentato da giovani operai e proletari. Si chiama XXII Ottobre. Quasi contemporaneamente a Milano si formano i GAP (Gruppi di azione partigiana) voluti da un ricco editore, uscito dal PCI dopo i fatti di Ungheria del 1956: Giangiacomo Feltrinelli.
Si tratta di due minuscole formazioni che avranno vita brevissima. Ma dopo sarà il diluvio: nasceranno le Brigate rosse che concluderanno la loro parabola solo nel 1988 (con una coda ancora misteriosa nel 1999 con l’omicidio D’Antona); spunteranno al sud i NAP e poi, soprattutto al nord, Prima Linea. Fino alla galassia del terrorismo diffuso.
Ovviamente andrebbero raccontate le storie delle loro imprese e dei loro delitti.


Ciao

2006-10-31 01:22:45 · answer #6 · answered by lupogrigio 7 · 0 0

Enzo Biagi in "Italia del 900" (se mi ricordo bene il titolo)

2006-10-31 00:58:36 · answer #7 · answered by Anonymous · 0 0

forse perché troppo vicini a noi! pochissimi hanno le idee e le informazioni chiare, altri sono coinvolti, altri potrebbero avere ritorsioni!

2006-10-31 00:54:18 · answer #8 · answered by Anonymous · 0 0

..ne hanno scritto anche i protagonisti.. tutte pagine da divorare con gli occhi e il cuore.. hasta la victoria siempre..

2006-10-31 00:45:34 · answer #9 · answered by noska68 4 · 0 0

Corri in libreria e acquista "La notte della repubblica" di Zavoli. Ne fecero un incredibile programma televisivo in più puntate con documenti originali e interviste. Si parlò allora, e io ne fui fermo sostenitore, per l'equilibrio, specificità, incisività e dovizia di particolari, di proporre l'opera come materia di studio nelle scuole. Ovviamente..........

2006-10-31 00:41:45 · answer #10 · answered by scamanangous 3 · 0 0

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