Argentina
1 INTRODUZIONE
Argentina (nome ufficiale República Argentina, Repubblica Argentina), stato dell'America meridionale, è delimitato a nord dalla Bolivia e dal Paraguay; a est dal Brasile, dall'Uruguay e dall'oceano Atlantico; a ovest e a sud dal Cile. Il paese comprende la parte orientale dell'isola della Terra del Fuoco, oltre ad alcune isole minori situate al largo della costa orientale, tra cui l'isola degli Stati. Con una superficie di 2.780.400 km², l’Argentina è per estensione il secondo paese dell'America meridionale dopo il Brasile. Le coste si estendono per 4.989 km. La capitale è Buenos Aires.
L’Argentina rivendica una parte dell'Antartide e alcune isole dell’Atlantico meridionale, tra cui le isole Falkland, che nel 1982 furono causa di un violento scontro con la Gran Bretagna, la Georgia del Sud e le Isole Sandwich Australi.
2 TERRITORIO
Il paese si estende, in direzione nord-sud, per circa 3.700 km; da ovest a est l'ampiezza massima è di circa 1.400 km. Il territorio dell’Argentina è caratterizzato dagli elevati rilievi della catena andina nella parte occidentale, dalle vaste pianure che si estendono nella sezione orientale e dagli altipiani rocciosi presenti nell’estremità meridionale.
Il confine occidentale del paese è segnato interamente dalla catena delle Ande, il più esteso e imponente sistema montuoso dell'America meridionale. Per un lungo tratto, lo spartiacque continentale definisce il confine cileno-argentino. Le Ande della Patagonia, ricche di ghiacciai, sono uno dei settori meno elevati della catena, e solo alcune vette superano i 3600 m di altitudine. Dall'estremità nordoccidentale della Patagonia fino al confine con la Bolivia, la parte occidentale dell'Argentina è occupata dalla cordigliera andina principale, che raggiunge le massime elevazioni, con numerosi picchi che superano i 6.800 metri. L'Aconcagua (6.960 m) è la massima vetta del paese, oltre che del continente. Altre vette di rilievo sono l'Ojos del Salado (6.880 m), il Tupungato (6.800 m) e il Mercedario (6.770 m). Nella parte centrale del paese si estende, in direzione nord-sud, una modesta catena montuosa, la Sierra de Córdoba, la cui massima elevazione è il ChampaquÃ, di 2.884 m.
La parte orientale del paese è costituita da una vasta pianura con ondulazioni che non superano i 600 metri di altezza. A nord si estende la regione pianeggiante del Gran Chaco, che interessa il territorio argentino solo nella sezione meridionale (Chaco Austral e Central). Nell’estremità nordorientale del paese, tra i fiumi Paraná e Uruguay, si trova la regione piatta e paludosa denominata Mesopotamia argentina. A sud di questa e del Chaco si estende per circa 1.600 km la Pampa, regione pianeggiante caratterizzata da vegetazione erbacea e arbustiva. La Patagonia, la selvaggia regione situata a sud della Pampa, è costituita da altopiani semidesertici e aride steppe.
Il suolo del territorio argentino varia considerevolmente nelle diverse aree. Una delle caratteristiche principali in quasi tutto il paese, fatta eccezione per le zone subtropicali, è la scarsità d'acqua. La Pampa, per la sua fertilità , si presta alla coltivazione dei cereali. Il terreno ghiaioso della maggior parte della Patagonia, al contrario, non è adatto all'agricoltura. La regione delle Ande settentrionali non si presta allo sfruttamento agricolo estensivo; sono invece presenti alcune colture intensive, soprattutto frutticole.
Le praterie della Pampa costituiscono la principale risorsa naturale dell'Argentina: la vasta pianura viene infatti sfruttata per il pascolo del bestiame (prevalentemente bovino) e per la coltivazione del frumento. Recentemente però anche le risorse minerarie del paese, specialmente i giacimenti di petrolio e di gas naturale situati al largo della costa, hanno assunto un'importanza economica notevole. Di rilievo soprattutto le miniere di piombo, zinco, stagno e rame.
L’Argentina, insieme al Cile, al Paraguay e all’Uruguay, forma la regione naturale del Cono Sud.
2.1 Idrografia
L'Argentina è attraversata da numerosi grandi fiumi. Il maggiore è il Paraná, navigabile, che attraversa la regione centro-orientale del paese. Si ricordano poi l’Uruguay, che segna il confine con l'Uruguay, e il Rio Paraguay, che è il maggiore affluente del Paraná. Questi tre fiumi formano un efficiente sistema di comunicazione. Lungo la costa orientale del paese si apre il Rio de la Plata, il profondo estuario formato dalla confluenza dei fiumi Paraná e Uruguay. Il sistema Paraná-Uruguay è navigabile per quasi 3.200 km. Le famose cascate dell'Iguazú-Iguaçu si trovano nell'estremità nordorientale del paese, nel punto di incontro tra i confini del Paraguay, del Brasile e dell'Argentina. Altri fiumi di rilievo sono il Rio Colorado, che sfocia nella baia di BahÃa Blanca, il Rio Salado, affluente di destra del Paraná, e il Rio Negro. Nella regione del Gran Chaco e nella Pampa alcuni grandi fiumi sfociano in laghi e paludi o spariscono nel sottosuolo. Numerosi sono i laghi, in particolar modo nelle Ande patagoniche. I più noti sono quelli situati nella regione circostante il centro turistico invernale di San Carlos de Bariloche.
2.2 Clima
Alla notevole estensione latitudinale del territorio corrisponde una grande varietà climatica. Il clima è temperato nella fascia centrale della Pampa e nella maggior parte del paese, di tipo subtropicale o tropicale nel Chaco e nella Mesopotamia e desertico nella Patagonia.
Nei pressi di Buenos Aires, la temperatura media annuale è di circa 16 °C, mentre le medie di gennaio e luglio sono di 10 °C e di 23 °C. Le temperature più elevate si registrano nella parte settentrionale, situata in prossimità del Tropico del Capricorno, dove si sono occasionalmente raggiunte massime di 45 °C. Le condizioni climatiche più rigide si registrano nelle zone più elevate delle Ande, nella Patagonia e nella Terra del Fuoco. Nella parte occidentale della Patagonia le temperature medie invernali sono di circa 0 °C. Nella maggior parte delle zone costiere, l'oceano esercita la sua influenza mitigatrice sulle temperature.
Le precipitazioni variano a seconda delle regioni. Nel nord, in corrispondenza del clima tropicale-umido, si hanno valori assai elevati (anche 1.800 mm annui), mentre a sud e a ovest, dove le condizioni climatiche possono essere definite semiaride, i valori oscillano tra i 200 e i 400 mm annui. A Buenos Aires le precipitazioni si aggirano sui 950 mm annui.
2.3 Flora e fauna
La vasta estensione territoriale del paese favorisce una grande varietà di ambienti e specie vegetali. La calda e umida regione del Nord-Est possiede una vegetazione di tipo tropicale, con piante come la palma e il guaiacum. Nel Chaco la vegetazione predominante è quella cespugliosa della savana. Nella Pampa prevalgono le graminacee e, come anche in gran parte della Patagonia, sono assenti le specie arboree, fatta eccezione per le specie importate e resistenti alla siccità , come l'eucalipto, l'acacia e il sicomoro. Anche la Patagonia presenta una vegetazione prevalentemente erbacea e arbustiva. Nelle Ande Patagoniche e nella Terra del Fuoco sono diffuse le conifere (come l'abete, il cipresso, il pino e il cedro) e le lauracee. Nell'arida regione andina del Nord-Ovest argentino, predominano le piante spinose come il cactus.
Nell’area nordorientale del paese la fauna è particolarmente varia e abbondante. Tra i mammiferi presenti si trovano diverse specie di scimmie, il giaguaro, il puma, l'ocelot, il formichiere, il tapiro, il pecari e il procione. Ricca anche l'avifauna, con specie come il fenicottero e diverse specie di pappagalli e colibrì. Nella Pampa vivono l'armadillo, la volpe, la martora, la lince, la lepre, il cervo, lo struzzo americano, il falco, l'airone, il piviere e la pernice. Alcuni di questi animali si possono trovare anche in Patagonia. Nelle fredde regioni andine sono caratteristici il lama, la vigogna, il guanaco, l'alpaca e il condor. Lungo le coste dell’estremità meridionale dell’Argentina e nella Terra del Fuoco sono presenti alcune specie di pinguini, tra cui il pinguino reale.
2.4 Problemi e tutela dell’ambiente
L'Argentina ha adottato una politica di protezione ambientale piuttosto complessa. Il 4,4% del territorio nazionale è compreso in 190 aree protette sotto la tutela dell'amministrazione federale, provinciale o municipale, mentre altre riserve sono amministrate da università e privati. Solo il 6,3% (2003) del territorio è tuttavia oggetto di una tutela ambientale adeguata e solo la metà degli ecotipi identificati nel paese rientrano in aree protette. Il disboscamento, soprattutto nel Nord, così come il degrado del suolo, il fenomeno della desertificazione, lo sfruttamento indiscriminato dei pascoli e l’inquinamento atmosferico nelle aree di maggiore concentrazione urbana, sono i principali problemi ambientali che il paese deve fronteggiare.
L'Argentina ha aderito alla WHC (World Heritage Convention, Convenzione per il patrimonio culturale mondiale) e alla Convenzione di Ramsar sulla salvaguardia delle zone umide; inoltre possiede 11 riserve della biosfera sotto la tutela dell'UNESCO. Recentemente gli Stati Uniti d'America hanno stanziato dei finanziamenti per la conservazione dell'habitat delle Ande della Patagonia.
Il paese ha varato un programma nucleare relativamente avanzato e attualmente sono in funzione 2 centrali nucleari, i cui standard di sicurezza sono stati uniformati a quelli della IAEA.
3 POPOLAZIONE
La popolazione dell'Argentina ammonta a 39.537.943 abitanti (2005). Con una densità media di 14 abitanti per km² l'Argentina è uno dei paesi meno densamente popolati del mondo. Il tasso di crescita demografica è dello 0,97% annuo. La gran parte degli abitanti – il 90% (2003) – è concentrata nelle aree urbane; un terzo dell’intera popolazione vive nella sola area metropolitana di Buenos Aires.
Circa l'85% della popolazione argentina è di origine europea. Il paese ha conosciuto, tra il 1850 e il 1940, una massiccia immigrazione di europei, principalmente italiani (il 35% degli immigrati) e spagnoli (il 24%), ma anche francesi, inglesi, tedeschi, russi ecc. A differenza della maggior parte dei paesi sudamericani, il paese presenta una bassa percentuale di meticci, cioè di individui nati dall'incrocio tra europei e popolazioni autoctone. Degli amerindi originali, vale a dire delle antiche popolazioni antecedenti alla colonizzazione europea, sopravvivono circa solo 30.000 individui, residui delle tribù guaranÃ.
3.1 Lingua e religione
La lingua ufficiale è lo spagnolo, che è parlato dalla maggioranza degli abitanti. Sopravvivono idiomi amerindi, come il quechua e il guaicurú. Molto diffuso è l'italiano, seguito dall’inglese, dal francese e dal tedesco. La grande maggioranza della popolazione è cattolica (91%); minoranze di protestanti e di ebrei raccolgono, ciascuna, circa il 2% della popolazione.
3.2 Istruzione e cultura
L'istruzione primaria è gratuita e obbligatoria dai 5 ai 14 anni. Il tasso di alfabetizzazione della popolazione adulta, uno dei più alti dell’America latina, è pari al 97,2% (2005).
L'Argentina ha 31 università nazionali e molte università private e statali. Tra i principali istituti universitari si citano l'Università di Buenos Aires (1821, la più antica del paese), l'Università cattolica argentina (1958), il Politecnico (1959) e l'Università nazionale di Cordova (1613).
La biblioteca principale dell'Argentina è la Biblioteca Nazionale di Buenos Aires (1810), che contiene circa due milioni di volumi. Tra i molti musei di Buenos Aires si citano il Museo argentino di Scienze Naturali, il Museo nazionale delle Belle Arti e la Galleria internazionale dell'Arte. Il Museo di storia naturale di La Plata è noto per la sua collezione di fossili e rettili.
La letteratura argentina, originariamente derivata da quella spagnola, ha assunto caratteri propri e originali solo nel secolo XIX. Tra le opere sono da segnalare il poema Fausto (1866) di Estanisláo del Campo, che è una versione "gaucho" della leggenda di Faust; il poema MartÃn Fierro (1872) di José Hernández, che narra della vita dei gaucho ed è considerato da molti una sorta di epopea nazionale argentina; il saggio sociologico Facundo (1845) di Domingo Faustino Sarmiento, uno studio sull'influenza che la vita rurale della Pampa argentina ha esercitato sulla formazione del carattere nazionale. Tra le principali opere del XX secolo si citano il celebre romanzo Ombre nella Pampa (1926) di Ricardo Güiraldes, e il romanzo Hopscotch (1963) di Julio Cortázar. Tra i maggiori scrittori si ricordano Jorge LuÃs Borges, Adolfo Bioy Casares e Osvaldo Soriano (per ulteriori approfondimenti vedi Letteratura latinoamericana).
Per l’arte, l’architettura, la musica, il teatro, la danza e il cinema dell’Argentina, vedi Arte latinoamericana; Musica latinoamericana; Teatro latinoamericano, Danza latinoamericana e Cinema latinoamericano.
4 DIVISIONI AMMINISTRATIVE E CITTÃ PRINCIPALI
L'Argentina è suddivisa in ventitré province e una Capitale Federale autonoma (che coincide con l’agglomerato urbano di Buenos Aires).
Le province sono raggruppate in cinque grandi regioni: Litoral, che comprende le province di Buenos Aires (esclusa la città stessa), Chaco, Corrientes, Entre RÃos, Formosa, Misiones e Santa Fe; Norte, che comprende le province di Jujuy, Salta, Santiago del Estero e Tucumán; Centro, con le province di Córdoba, La Pampa e San Luis; Regione andina, costituita dalle province di Catamarca, La Rioja, Mendoza e San Juan; Patagonia, con le province di Chubut, Neuquén, Rio Negro, Santa Cruz e Tierra del Fuego.
Molte nazioni, tra cui gli Stati Uniti, non riconoscono le rivendicazioni territoriali dell'Argentina sulla vasta regione dell'Antartide compresa tra il meridiano di 25° ovest e quello di 74° ovest, nonché su numerose isole dell'Atlantico meridionale, tra cui le Falkland (Malvinas in spagnolo), la Georgia del Sud e le Sandwich Australi.
Oltre alla capitale, Buenos Aires, tra le principali città si ricordano Córdoba, importante centro manifatturiero e sede di università ; i porti fluviali di Rosario e Santa Fe; La Plata, capoluogo della provincia di Buenos Aires; Mar del Plata, centro di villeggiatura sulla foce del Rio de la Plata; San Miguel de Tucumán, centro manifatturiero; Salta, celebre per gli edifici in stile coloniale, e Mendoza, importante centro agricolo.
5 ECONOMIA
L'economia dell'Argentina si basa principalmente sull'agricoltura e sull'allevamento. L'Argentina è una delle prime nazioni al mondo per la produzione di bestiame e di frumento, a cui sono legate anche le attività manifatturiere. Il turismo riveste un ruolo significativo nell’economia del paese.
Nel 2003 il prodotto interno lordo dell’Argentina era di 129.596 milioni di dollari USA, pari a un PIL pro capite di 3.520 dollari. Il 23% (2001) della forza lavoro del paese è occupata nel settore industriale, lo 0,4% nell’agricoltura e il 76% nei servizi. Nel 2002 il tasso di disoccupazione del paese era pari al 19,6%.
5.1 Agricoltura e allevamento
Più del 50% del territorio argentino viene utilizzato per il pascolo di ovini e bovini, circa il 10% è coltivato, mentre boschi e foreste occupano il 12,7% del territorio. L'Argentina è uno dei principali produttori mondiali di grano (14,8 milioni di tonnellate nel 2004). Altre colture di rilievo sono il mais, l'avena e l'orzo. L'area da cui proviene quasi tutto il frumento prodotto dal paese è la Pampa. Lungo le rive del Rio Negro, in aree ben irrigate, sono presenti colture intensive di alberi da frutta, di canna da zucchero e di viti.
La maggiore industria argentina è quella legata alla macellazione del bestiame, alla conservazione delle carni e alla lavorazione del latte. Un altro settore importante è quello della produzione di lana (60.000 tonnellate nel 2004). Quasi il 40% degli ovini viene allevato in Patagonia. Un'importante voce dell'allevamento è quella equina: i cavalli argentini sono molto apprezzati a livello internazionale per le corse e per il gioco del polo. Nonostante le flessioni del mercato negli anni Ottanta, l'esportazione di carni riveste ancora un ruolo primario negli scambi con l'estero.
5.2 Risorse forestali e pesca
Le foreste coprono il 12,7% del territorio argentino; la maggior parte di esse non viene tuttavia sfruttata. I tipi di legname più utilizzati per la produzione della cellulosa sono l'olmo e il salice; il quebracho bianco viene invece usato come legna da ardere, quello rosso per la conciatura del cuoio e il cedro per la produzione di mobili. Altri legnami importanti per l'economia argentina sono il pino, il cipresso, la quercia e l'araucaria.
La pesca, che offre grandi potenzialità , non è ancora pienamente sfruttata, nonostante la crescita costante che ha avuto negli ultimi decenni del XX secolo. La produzione, nel 2001, è stata di 608.003 tonnellate. Tra le specie più pescate ci sono le acciughe e il nasello.
5.3 Risorse energetiche e minerarie
Gran parte del fabbisogno energetico del paese è coperto dalla produzione di energia idroelettrica e dall'estrazione di combustibile fossile. Nonostante la varietà di giacimenti di petrolio, di carbone e di diversi altri minerali, l'attività mineraria del paese non occupa un posto rilevante nell'economia argentina. Recentemente, tuttavia, la produzione di petrolio e di carbone, in particolare, ha registrato un notevole incremento. Il principale prodotto minerario è il petrolio (277 milioni di barili nel 2002), la cui produzione è in crescita per lo sfruttamento dei giacimenti off-shore. Il paese produce anche quantitativi significativi di gas naturale. Le miniere di oro, argento, rame, piombo e zinco, ferro, stagno e tungsteno e mica presenti nel territorio vengono sfruttate in maniera minore.
Benché la maggior parte dei fiumi con potenziale energetico sia situata lontano dai centri industriali, lo sfruttamento delle risorse idroelettriche è in continua espansione. Alcuni grandi progetti idroelettrici sono stati realizzati negli anni Settanta e Ottanta nella Patagonia settentrionale, con la costruzione di numerose dighe sui fiumi Paraná e Uruguay (queste ultime realizzate in cooperazione con l'Uruguay). La quantità di elettricità prodotta fu, nel 2002, di 81,4 miliardi di kWh, dei quali il 43,7% prodotto da centrali idroelettriche.
5.4 Industria
L’industria argentina, estremamente diversificata, si è sviluppata in maniera significativa nell’area intorno a Buenos Aires e lungo il corso del fiume Paraná. Il 23% (2001) della forza lavoro nazionale è occupato nell'industria manifatturiera, concentrata soprattutto attorno alla capitale. La principale e più antica industria del paese è quella agroalimentare. Seconda per importanza è l’industria tessile. Altri settori trainanti sono quelli della gomma, del cemento, dei prodotti chimici, della carta, della plastica e dei prodotti petroliferi. Nel 1993 la produzione di acciaio era di circa 3 milioni di tonnellate e l'industria automobilistica produceva circa 400.000 autoveicoli.
5.5 Commercio e finanza
In Argentina la bilancia commerciale tende a essere in attivo quando la domanda internazionale di prodotti alimentari è alta, come avvenne agli inizi degli anni Novanta. Nel 2002 le importazioni e le esportazioni ammontavano rispettivamente a 8.990 e 25.709 milioni di dollari USA. Gli Stati Uniti sono sia il principale fornitore di prodotti importati, sia il principale acquirente delle esportazioni. Altri partner commerciali importanti sono il Brasile, i Paesi Bassi, la Germania, l'Italia, la Spagna e il Giappone. Il commercio regionale con gli altri paesi latinoamericani è invece regolato dall'Associazione d'integrazione latinoamericana (LAIA), di cui l'Argentina fa parte. Di grande importanza per lo sviluppo delle relazioni economiche con i paesi del continente è stata, nel 1995, l’istituzione doganale Mercosur, di cui l’Argentina è uno dei membri fondatori.
Tra i prodotti principali importati dall'Argentina vi sono le apparecchiature elettriche, il ferro e i suoi derivati, i prodotti chimici, gli oli e i combustibili minerali, e i prodotti cartacei. I principali prodotti esportati sono i cereali, le carni, la lana, i pellami, i latticini, i prodotti forestali e l'acciaio.
Originariamente il sistema monetario argentino si basava sul peso oro, anche se non circolavano monete effettivamente coniate in oro. La valuta in uso era il peso moneda nacional, chiamato “peso di carta”, suddiviso in 100 centavos. Dopo una grave crisi monetaria, nel 1985 fu introdotta la nuova unità monetaria, l'austral (equivalente a 1000 pesos), nell'ambito di un ambizioso programma finalizzato al controllo dell'inflazione. Nel 1992 fu introdotto il nuevo peso argentino (equivalente a 10.000 austral), con un valore di scambio di 1 peso corrispondente a 1 dollaro USA.
La Banca Centrale, fondata nel 1935 e sottoposta al controllo del governo dal 1949, funge da istituto bancario nazionale ed è l'unico organismo autorizzato all'emissione di moneta. Nella metà degli anni Ottanta, altre 30 banche furono sottoposte al controllo dello Stato, mentre il settore privato ne contava circa 160.
5.6 Trasporti e vie di comunicazione
Le ferrovie argentine furono controllate dallo stato dal 1948 al 1994, anno in cui alcune parti del sistema ferroviario vennero privatizzate. Il sistema ha uno sviluppo totale di 35.754 km. Due linee collegano il paese con il Cile attraverso le Ande; altre linee lo collegano con la Bolivia, il Paraguay, l'Uruguay e il Brasile. A seguito della privatizzazione, alcune zone del paese non sono più servite.
La rete stradale ha un’estensione complessiva di 215.471 km, di cui solo il 29% è asfaltato. I porti di maggior traffico sono Buenos Aires e La Plata sul Rio de la Plata; Rosario e Santa Fe sul Paraná; BahÃa Blanca sull’Atlantico. I fiumi offrono circa 3100 km di vie navigabili, soprattutto nella regione circostante il Rio de la Plata.
La compagnia aerea di bandiera, le AerolÃneas Argentinas, privatizzata agli inizi degli anni Novanta, è oggi in profondissima crisi; numerose compagnie aeree effettuano i collegamenti interni.
6 ORDINAMENTO DELLO STATO
Secondo la Costituzione del 1853 l'Argentina è una repubblica federale, al cui vertice vi è un presidente che è anche capo del consiglio di ministri. Nel secondo dopoguerra la vita politica del paese ha vissuto un lungo periodo di instabilità , culminato nel 1966 e nel 1976 in due colpi di stato militari; il secondo instaurò al potere una giunta militare che attuò una violentissima repressione. La Costituzione venne restaurata nel 1983, quando, in seguito alla sconfitta dell’esercito argentino nella guerra delle Falkland, il potere tornò ai civili.
6.1 Potere esecutivo
Il presidente, eletto a suffragio diretto, è anche capo del governo e nomina il Consiglio dei ministri. La Costituzione emendata nel 1994 ha ridotto da sei a quattro anni il mandato del presidente, che può restare in carica per un massimo di due mandati consecutivi.
6.2 Potere legislativo
Il sistema legislativo, simile a quello degli Stati Uniti, è basato su un Congresso (Congreso Nacional) che comprende una Camera dei deputati (Cámara de Diputados de la Nación) di 257 membri eletti attraverso un sistema di rappresentanza proporzionale per un termine di quattro anni, con la metà dei seggi rinnovati ogni due anni, e un Senato (Senado de la Nación) di 72 membri, espressi con voto diretto nel numero di tre per provincia e tre dalla città di Buenos Aires. I senatori rimangono in carica per sei anni; ogni due anni ne viene rinnovato un terzo. Tutti i cittadini a partire dai 18 anni di età hanno diritto al voto.
6.3 Potere giudiziario
L’ordinamento giudiziario è ispirato al diritto continentale europeo e a quello statunitense. Il sistema comprende la Corte Suprema federale (formata da nove giudici nominati dal presidente con l’approvazione del Senato), le Corti Supreme provinciali e vari tribunali minori. La pena di morte è stata abolita nel 1953 per i delitti politici; nel 1984 è stata abolita per tutti gli altri reati, esclusi i reati eccezionali commessi in tempo di guerra.
6.4 Istituzioni periferiche
L’Argentina comprende 23 province e un Distretto Federale che include la città di Buenos Aires e alcuni dei suoi sobborghi. L’Argentina rivendica anche alcune isole dell’Atlantico del Sud, tra cui le Falkland (o Malvinas). A capo di ciascuna provincia vi è un governatore.
6.5 Difesa
L'esercito argentino è uno dei più moderni ed equipaggiati dell'America latina e storicamente ha avuto un ruolo primario nelle vicende politiche interne. L’esercito è una milizia nazionale, con arruolamento volontario dal 1995. Nel 2003 le forze armate contavano 71.400 effettivi.
6.6 Forze politiche
Le principali forze politiche argentine sono il Partito giustizialista (Partido Justicialista, PJ; di tendenza populista) e l’Unione civica radicale (Unión cÃvica radical, UCR; centristi). Quest’ultima, tuttavia, dopo la gravissima crisi economica e sociale che ha colpito il paese nel 2000, è stata fortemente ridimensionata. Tra le altre forze politiche presenti nel Parlamento argentino, si segnalano il Fronte per un paese solidale (Frente del paÃs solidario, FREPASO; progressisti); l’Azione per la repubblica (Acción por la república, AR); l’Alternativa per una repubblica di eguali (Alternativa por una república de iguales, ARI; conservatori); e la Sinistra unita (Izquierda Unida, ID).
7 STORIA
Nel 1516 il navigatore spagnolo Juan DÃaz de SolÃs, impegnato nella ricerca di un passaggio a sud-ovest per le Indie Orientali, giunse presso il Rio de la Plata, rivendicandone il territorio circostante alla corona di Spagna. Il navigatore italiano Sebastiano Caboto, anch'egli al servizio della Spagna, esplorò l'estuario nel 1526 e quindi le regioni interne, dove si spinse fino al fiume Paraná. Presso l'attuale città di Rosario costruì un forte, poi raggiunse il Paraguay. Caboto esplorò il bacino del fiume per quasi quattro anni, ottenendo dalle popolazioni autoctone grossi quantitativi d'argento (plata, in spagnolo), da cui prese il nome la regione.
7.1 I primi insediamenti
La colonizzazione della regione iniziò nel 1535, a opera del soldato spagnolo Pedro de Mendoza, che venne nominato governatore militare delle aree che si estendevano a sud del Rio de la Plata. Dopo aver fondato la città di Buenos Aires, vi stabilì una colonia permanente, ma l'ostilità delle popolazioni indigene lo costrinse, cinque anni più tardi, ad abbandonare momentaneamente il progetto.
Nel 1538 il suo luogotenente Domingo MartÃnez de Irala fondò Asunción (l'attuale capitale del Paraguay), primo insediamento permanente nella regione della Plata, che fu la base da cui gli spagnoli partirono per la graduale conquista dei territori posti tra i fiumi Paraná e Paraguay. Le mandrie di bestiame portate dalla madrepatria riuscirono a moltiplicarsi nella Pampa, creando le condizioni per un'economia agricola stabile.
Santiago del Estero, primo insediamento permanente nell'odierno territorio argentino, venne fondato nel 1553 da alcuni coloni spagnoli provenienti dal Perù; la costruzione di Santa Fe nel 1573 e il ripopolamento di Buenos Aires nel 1580 segnarono altri due importanti passi nel processo di colonizzazione. Nel 1620 l'intera regione della Plata fu incorporata al vicereame del Perù. Le politiche commerciali restrittive del governo spagnolo rallentarono lo sviluppo della regione, ma Buenos Aires crebbe invece in modo costante come mercato delle merci di contrabbando e degli schiavi: verso la metà del secolo XVIII la popolazione della città era di oltre 20.000 abitanti. Nel 1776 gli attuali territori di Argentina, Bolivia, Paraguay e Uruguay si separarono dal Perù per costituire il vicereame autonomo della Plata.
7.2 La nascita del movimento indipendentista
Nel giugno del 1806 Buenos Aires fu attaccata dagli inglesi; il viceré spagnolo non oppose resistenza agli invasori, che furono invece scacciati da un esercito di volontari cittadini nell'agosto successivo; un nuovo tentativo di conquista, che si concluse in un fallimento, fu messo in atto dalla Corona britannica nel 1807. Questi eventi convinsero i coloni della propria capacità militare, inducendoli a prendere parte attiva nel movimento indipendentista che si andava sviluppando nel Sud America spagnolo.
La regione della Plata divenne uno dei centri principali del movimento indipendentista e rivoluzionario nel periodo che seguì la deposizione del re Ferdinando VII di Spagna da parte di Napoleone (1808). La popolazione di Buenos Aires non riconobbe alcuna autorità a Giuseppe Bonaparte, fratello di Napoleone, investito della corona spagnola, e il 25 maggio del 1810 il governo del viceré fu deposto e sostituito da un governo provvisorio che promosse una campagna rivoluzionaria nell'entroterra della Plata. Numerose battaglie furono vinte dai rivoluzionari nel 1812-13, e i territori del vicereame liberati furono suddivisi in quattordici province. Nel 1814 le truppe rivoluzionarie di José de San MartÃn ottennero una serie di decisive vittorie sugli spagnoli.
7.3 Le Province Unite
Tra il 1814 e il 1815, nella zona della Plata liberata (ancora però nominalmente soggetta alla corona di Madrid) il desiderio dell'indipendenza si fece sempre più forte tra le popolazioni. I rappresentanti delle varie province si riunirono a Tucumán nel marzo del 1816, e il 9 luglio seguente proclamarono la creazione della nazione indipendente delle Province Unite del Sud America (più tardi chiamate Province Unite del Rio de la Plata), ma non vennero raggiunti accordi sulla forma di governo. I delegati della regione di Buenos Aires erano propensi alla creazione di una monarchia costituzionale, posizione in seguito moderata nel senso di un sistema repubblicano fortemente centralizzato; i rappresentanti delle altre province favorivano al contrario un governo di tipo federale. Il disaccordo, dovuto anche ad altri fattori, si radicalizzò al punto da portare alla guerra civile nel 1819. L'anno dopo la pace fu ristabilita senza che la questione fosse però risolta. Seguì uno stato di anarchia che durò quasi dieci anni, aggravato dalla guerra col Brasile (1825-1827) originata dalle rivendicazioni delle due parti sul territorio dell'Uruguay (che peraltro uscì dal conflitto come nazione indipendente).
Nel 1829 Juan Manuel de Rosas, dopo aver annullato sistematicamente ogni tipo di opposizione politica, estese rapidamente la sua autorità su tutte le Province Unite, che iniziarono a essere conosciute come Confederazione argentina.
7.4 Il governo repubblicano
Il regime dittatoriale di De Rosas fu rovesciato nel 1852 dal generale Justo Urquiza, ex governatore della provincia di Entre RÃos, sostenuto dall'Uruguay e dal Brasile. L'anno successivo venne introdotta una Costituzione federale repubblicana e Urquiza divenne il primo presidente della Repubblica argentina. La provincia di Buenos Aires rifiutò di riconoscere la nuova Costituzione e proclamò la propria indipendenza nel 1854. L'ostilità tra i due nuovi stati sfociò in una guerra, rapidamente vinta dalla Repubblica argentina, che nell'ottobre del 1859 congiunse la regione di Buenos Aires alla Federazione. La provincia fu teatro di un'altra ribellione nel 1861, nel corso della quale, sotto il comando del generale Bartolomé Mitre, gli insorti sconfissero le forze dell'esercito nazionale, eleggendo in seguito il loro capo militare come presidente della repubblica e Buenos Aires come capitale nazionale. La provincia di Buenos Aires, la più ricca e popolata dell'Unione, raggiunse così temporaneamente l'egemonia sull'intera nazione argentina.
Le complesse vicende uruguayane portarono intanto, nel 1865, all'invasione del territorio argentino da parte del Paraguay, dando origine alla cruenta guerra della Triplice Alleanza, che vide l'affermazione dell'Argentina, del Brasile e dell'Uruguay (1870). Nel decennio successivo si completò la colonizzazione della Pampa fino al Rio Negro; gli indigeni furono eliminati con una cruenta guerra, conosciuta come "guerra del deserto" (1879-80), che, sotto la guida del generale Julio A. Roca, rese disponibili vaste aree per l'agricoltura e per l'allevamento del bestiame. Nel 1880 Roca fu eletto alla presidenza; oppositore del ruolo predominante rivestito dalla provincia di Buenos Aires negli affari nazionali, egli dispose la separazione della città -capitale dal suo entroterra, trasformandola in distretto federale. Un lungo conflitto col Cile per questioni di confine portò, nel 1881, a un accordo che assegnò all'Argentina i territori orientali della Terra del Fuoco; un nuovo grave contrasto sorto con il Brasile in relazione alle terre della Patagonia (1899) si risolse nel 1902 grazie a un arbitrato della Gran Bretagna.
7.5 Il XX secolo
Negli anni successivi al 1880 l'Argentina conobbe un notevole progresso economico e sociale, emergendo nel primo decennio del XX secolo come una delle più importanti nazioni dell'America latina, tanto da svolgere il ruolo di mediatore tra Messico e Stati Uniti nella crisi tra i due paesi scoppiata nel 1914. L'Argentina rimase neutrale durante la prima guerra mondiale, svolgendo però un ruolo importante come fornitore di prodotti alimentari dei paesi alleati.
La crisi economica del 1929 ebbe forti ripercussioni nel paese, creando un profondo disagio sociale e politico. Nel 1930 un colpo di stato depose il governo del radicale Hipólito Irigoyen e portò al potere il generale AugustÃn Justo, sostituito alla guida del paese da Roberto M. Ortiz nel 1938.
7.6 La seconda guerra mondiale
Nel luglio del 1940 Ortiz, malato, fu sostituto da Ramón S. Castillo. Alla Conferenza panamericana di Rio de Janeiro del gennaio 1942, Argentina e Cile furono così le uniche nazioni americane a rifiutarsi di troncare le relazioni diplomatiche con le potenze dell'Asse. Castillo fu deposto un anno dopo da un gruppo di militari guidato dal generale Arturo Rawson, favorevole alla rottura delle relazioni con la Germania e il Giappone. Dissidi interni con gli altri congiurati gli impedirono tuttavia di assumere la presidenza, che andò invece al generale Pedro RamÃrez. Nel gennaio del 1944, con una completa inversione di marcia causata dalle forti pressioni degli Stati Uniti, RamÃrez ruppe le relazioni diplomatiche con Germania e Giappone. Decisa a ostacolare la politica alleata, la giunta militare, che deteneva l'effettivo potere politico, obbligò il presidente alle dimissioni (24 febbraio 1944). Figura centrale divenne a questo punto quella del colonnello Juan Domingo Perón.
Nonostante le dichiarazioni di solidarietà con gli Alleati, il governo fu ufficialmente accusato dalle autorità di Washington di aiutare le potenze dell'Asse. Solo il 27 marzo 1945, quando la vittoria degli Alleati era ormai certa, la giunta dichiarò guerra alla Germania e al Giappone, sottoscrivendo il mese successivo l'Atto di Chapultepec, che creava il sistema difensivo integrato delle nazioni americane. L'Argentina venne accettata come membro delle Nazioni Unite in giugno.
7.7 L'era di Perón
La rinascita dell'attività politica in Argentina fu segnata dalla comparsa del Partito del lavoro, raccoltosi attorno al candidato alla presidenza Perón. La base di consenso della nuova formazione politica veniva dai gruppi più depressi della classe lavoratrice agricola e industriale, conosciuti come descamisados ("gli scamiciati"). I peronisti basarono la loro campagna elettorale sulla promessa di concessioni di terra, di salari più alti e di assistenza sociale alle classi popolari. Perón vinse a grande maggioranza le elezioni presidenziali del 24 febbraio 1946, imponendosi sul candidato della coalizione progressista.
A gestire l'attività propagandistica e sociale del nuovo governo fu la moglie di Peron, l'ex attrice Eva Duarte, che si guadagnò rapidamente un grande ascendente sulla popolazione argentina. Nell'ottobre del 1946 Perón promulgò un ambizioso programma quinquennale per lo sviluppo dell'economia.
7.8 La nuova Costituzione
Nel marzo del 1949 venne introdotta una nuova Costituzione, che permetteva la rielezione del presidente della repubblica per un secondo mandato. Avvalendosi della nuova disposizione, nel luglio dello stesso anno Perón venne ufficialmente ricandidato dal suo partito per le elezioni in programma nel 1952. Le fortissime critiche dei partiti d'opposizione e della stampa a questo velato tentativo di dar vita a un regime personale spinsero la maggioranza governativa a mettere a punto una serie di norme limitanti l'azione delle opposizioni, sino alla chiusura degli organi di stampa indipendenti. In questo modo l'intera campagna elettorale del 1951 risultò fortemente falsata e, significativamente, oltre alla scontata riconferma del presidente uscente, i peronisti ottennero 135 dei 149 seggi a disposizione alla Camera dei deputati.
7.9 Il secondo mandato
Nel gennaio del 1953 il governo inaugurò il suo secondo piano quinquennale, questa volta incentrato sull'incremento della produzione agricola. Nei mesi successivi l'Argentina strinse importanti accordi commerciali ed economici con diversi paesi (fra cui Gran Bretagna, Unione Sovietica e Cile), riportando in attivo la bilancia commerciale; la moneta argentina continuò invece a subire una forte svalutazione.
Nel novembre del 1954 Perón avviò una fase di scontro frontale con le istituzioni cattoliche (accusate di fomentare attività antigovernative) e fece approvare, nell'arco di due mesi, una legge sul divorzio.
7.10 La caduta di Perón
Il 16 giugno 1955 alcuni dissidenti dell'aeronautica argentina diedero vita a un tentativo di rivolta antiperonista, fallito per la scelta dell'esercito di rimanere fedele al governo. La vicenda si ripeté tre mesi dopo, ma questa volta il pronunciamento militare mostrò una base di consenso più estesa, così che, dopo tre giorni di guerra civile (che costarono la vita a circa 4000 persone), Perón fu costretto a dimettersi e a riparare in esilio prima in Paraguay, quindi in Spagna. Nel frattempo, il 20 settembre, il maggiore Eduardo Lonardi aveva assunto le funzioni di presidente provvisorio dell'Argentina, promettendo al paese la pronta restaurazione di un regime democratico.
7.11 I presidenti provvisori
Il governo Lonardi cadde in meno di due mesi, vittima a sua volta di un colpo di stato guidato dal generale maggiore Pedro Eugenio Aramburu. Motivo ufficiale del golpe fu la riluttanza di Lonardi a reprimere il peronismo, specialmente tra le file dell'esercito e della classe lavoratrice. Aramburu abrogò la Costituzione del 1949 ristabilendo quella liberale del 1853, che proibiva la rielezione del presidente. Un tentativo di rivolta peronista fu annientato nel giugno del 1956, con migliaia di arresti e l'esecuzione di 38 simpatizzanti dell'ex presidente in esilio.
Le votazioni per l'elezione di un'assemblea costituente ebbero luogo in luglio: il Partito radicale del moderato Ricardo BalbÃn ebbe la maggioranza dei consensi, seguito dal Partito radicale intransigente di Arturo Frondizi. I peronisti, messi al bando come partito, votarono scheda bianca.
7.12 I presidenti eletti
L'assemblea costituente inaugurata a Santa Fe nel mese di settembre adottò nuovamente la Costituzione del 1853, dopo il ritiro dai lavori dei radicali intransigenti. Le successive elezioni presidenziali del febbraio 1958 furono vinte da Frondizi, sorretto anche da peronisti e comunisti, mentre i radicali intransigenti si assicurarono la maggioranza dei seggi in Parlamento.
Nonostante le agitazioni sindacali e il continuo aumento del costo della vita, un certo grado di stabilità interna, sia sociale che economica, fu raggiunto nei mesi successivi anche grazie al ricorso a ingenti prestiti internazionali (tra i quali spicca quello di oltre un miliardo di dollari ottenuto nel 1960 dagli Stati Uniti). La popolarità di Frondizi calò tuttavia notevolmente, come mostrò, nelle elezioni del marzo 1962, il 35% dei consensi raccolti dai peronisti, nuovamente ammessi alla corsa elettorale. Nonostante proibisse a cinque esponenti peronisti di assumere l'incarico di governatore provinciale conquistato elettoralmente, il presidente fu destituito dai vertici delle forze armate, che lo accusarono di scarsa fermezza contro il movimento peronista. A succedergli fu chiamato il presidente del Senato José MarÃa Guido, che però lasciò il potere di fatto ai militari.
Peronisti e comunisti furono nuovamente esclusi dalle elezioni presidenziali del luglio 1963, che portarono alla nomina del candidato moderato Arturo IllÃa. Questi annunciò un programma di ricostruzione nazionale e di regolazione degli investimenti stranieri: l'introduzione di minimi salariali, di scarsi controlli governativi su prezzi e beni, nonché la regolamentazione delle agitazioni sindacali.
7.13 Il ritorno di Perón
Nelle elezioni del 1965 le liste peroniste conquistarono molti seggi, pur conservando il partito governativo di IllÃa una maggioranza di 71 seggi nella Camera dei deputati. Le agitazioni dei lavoratori, indotte dalla difficile situazione economica, proseguirono per tutto l'anno successivo, mentre i peronisti continuavano a ottenere successi nelle elezioni amministrative. Risultato di questa situazione fu il colpo di stato del giugno 1966: una giunta militare prese il potere; dopo Juan Carlos OnganÃa e Roberto Marcelo Levingston, fu il generale Alejandro AugustÃn Lanusse, che assunse l'incarico nel 1971, ad avviare il rientro nel regime civile. Nel 1972, tuttavia, il paese fu colpito da una nuova ondata di violenze, scioperi, rivolte studentesche e atti di terrorismo, alimentati dall'ulteriore aggravarsi della crisi economica.
I peronisti vinsero largamente le elezioni del marzo 1973, e il loro candidato presidenziale Héctor Cámpora assunse l'incarico il 25 maggio successivo. Immediatamente vi fu un intensificarsi degli atti di terrorismo di matrice fascista, ma altrettanto violenti scoppiarono gli scontri entro lo stesso partito di maggioranza, diviso tra moderati e radicali progressisti; il giorno del rientro di Perón a Buenos Aires (20 giugno), una manifestazione di protesta degenerò provocando 380 vittime.
Un mese più tardi Cámpora si dimise, e in settembre un nuovo pronunciamento popolare riportò Perón alla presidenza con più del 61% dei consensi; la sua terza moglie Isabelita Perón venne eletta vicepresidente e quando, il 1° luglio 1974, il suo consorte morì, andò al potere. Durante il suo governo, le condizioni politiche ed economiche del paese peggiorarono drammaticamente, mentre lo scatenarsi del terrorismo di sinistra e di destra giunse a provocare oltre 700 morti nel solo anno 1975. Fallito un primo tentativo di golpe militare nel dicembre di quell'anno, nel marzo successivo una giunta guidata dal luogotenente generale dell'esercito Jorge Rafael Videla assunse i pieni poteri, sciolse il Parlamento e impose la legge marziale, governando da allora per decreto.
7.14 Il regime militare e la guerra delle Falkland
Nei mesi immediatamente successivi al colpo di stato militare, il terrorismo continuò a dilagare; Videla lanciò allora la sua campagna di terrore contro gli avversari politici, basata su arresti, torture e assassinii di massa. La situazione economica rimase caotica; Videla fu sostituito dal maresciallo Roberto Viola (nel marzo 1981), a sua volta deposto meno di un anno dopo dal generale Leopoldo Galtieri. Il governo di quest'ultimo riuscì a raccogliere il paese attorno a sé nell'aprile 1982, occupando le isole Falkland (Islas Malvinas per gli argentini), ma dopo la breve guerra delle Falkland la Gran Bretagna recuperò le isole, screditando senza appello il dittatore, che venne sostituito dal generale Reynaldo Bignone.
7.15 Il ritorno alla democrazia
Nell'ottobre del 1983, in una situazione di crisi economica estrema, con un debito estero senza precedenti e un'inflazione a oltre il 900% annuo, il paese tenne le prime elezioni presidenziali democratiche dopo dieci anni, eleggendo il candidato del Partito radicale Raúl AlfonsÃn. Questi guidò il paese nel ritorno alla democrazia: le forze armate furono riorganizzate; i precedenti leader militari e politici emarginati; il debito estero fu ricontrattato e progressivamente ridotto; vennero introdotte riforme fiscali. Risultò invece insoluto il nodo dell'inflazione e delle gravi violazioni dei diritti umani avvenute durante tutto il precedente regime militare (che avevano causato anche la morte di circa 30.000 oppositori, molti dei quali desaparecidos, "scomparsi").
Alle presidenziali del maggio 1989 il candidato peronista Carlos Saúl Menem fu eletto presidente. Menem impose un drastico programma di austerità d'ispirazione neoliberista, ed entro i primi anni Novanta riuscì a frenare l'inflazione, pareggiare il bilancio, privatizzare le aziende di stato e saldare i debiti del paese con le banche. Nel 1990, con il paese ancora sottoposto a gravi tensioni e al ricatto delle gerarchie militari, Menem concesse l'amnistia agli esponenti del regime militare con un legge detta "dell'obbedienza dovuta".
Nel 1993 Menem ottenne una modifica della Costituzione per ripresentarsi alle elezioni presidenziali. Alle elezioni del 1995 fu rieletto alla presidenza, ma subito dopo grosse divisioni si verificarono all'interno del partito di governo, che prefiguravano già la lotta per la successione. Menem fu accusato di corruzione, assieme a tutto l'entourage governativo, dal suo ex ministro dell'Economia Domingo Cavallo. Nel 1997 la grave situazione economica e sociale causò una forte ripresa del conflitto sindacale e politico (rivolto anche a scongiurare il piano governativo di deregolamentazione del mercato del lavoro), e nelle elezioni per il rinnovo della Camera dei deputati il Partito giustizialista perse la maggioranza assoluta.
7.16 Il passato sotto inchiesta
Nel 1995, con la pubblicazione della testimonianza di un ufficiale dell'aeronautica, si riaprì la pagina dolorosa dei desaparecidos. L’ufficiale – che in seguito, sottoposto a continue minacce, ritrattò parte delle sue affermazioni – sostenne di aver fatto parte, durante la dittatura militare, dell’equipaggio di un aereo utilizzato dai militari per liberarsi dei prigionieri politici, gettandoli in mare ancora vivi. Nel 1998 alcuni militari – tra cui Jorge Videla, uno degli alti ufficiali succedutisi alla guida della giunta militare – furono sottoposti a inchieste giudiziarie e arrestati con l’accusa di sequestro di minori, un reato non previsto dalle misure di amnistia di cui avevano goduto i protagonisti della violenta dittatura. Al provvedimento della magistratura argentina – che suscitò il malcontento delle forze armate – si aggiunse peraltro quello del magistrato spagnolo Baltasar Garzon (lo stesso che aveva causato, con un’analoga inchiesta, la lunga permanenza agli arresti domiciliari dell’ex dittatore cileno Augusto Pinochet a Londra); nel novembre 1999 Garzon spiccò infatti dodici mandati di cattura internazionali contro membri della passata giunta militare argentina, tra cui lo stesso Videla, l’ex capo della marina Emilio Massera e il generale Leopoldo Galtieri (il protagonista della disastrosa guerra delle Falkland). Tre ufficiali dell’esercito argentino furono in seguito perseguiti dalla legge anche in Italia, per la scomparsa di cittadini italo-argentini durante la dittatura militare; al termine di un processo che vide la testimonianza di diversi parenti degli scomparsi, agli inizi del 2001 i tre ufficiali vennero riconosciuti colpevoli dei reati loro ascritti e condannati in contumacia a pesanti pene detentive.
La questione dei diritti umani, grazie anche alla cresciuta attenzione internazionale e al clamoroso “caso Pinochet”, tornò così alla ribalta anche in Argentina. Agli inizi del 2001 un giudice federale dichiarò per la prima volta incostituzionali le leggi cosiddette dell’”obbedienza dovuta” e del “punto finale”, che, approvate nel 1986-87, avevano garantito l’impunità per tutti i militari coinvolti nella violenta repressione. Il provvedimento, sebbene valido per un unico processo a carico di undici militari, fu accolto con estrema soddisfazione dalle organizzazioni argentine e internazionali che si battono per il rispetto dei diritti umani.
Nel 1998 Menem non riuscì nel proposito di ottenere dall’Alta Corte un parere favorevole alla sua terza candidatura alle elezioni presidenziali e dovette cedere il passo a Eduardo Duhalde. Il forte malcontento diffuso nel paese nei confronti del Partito giustizialista non favorì tuttavia la corsa di Duhalde, che nelle elezioni dell’ottobre 1999 fu battuto, al primo turno e con uno scarto di dieci punti, da Ferdinando de la Rúa, il candidato dell’Alleanza, composta dai radicali e dal FREPASO (Fronte per un paese solidale).
7.17 La bancarotta
L’Argentina emerse dal decennio di presidenza Menem in piena recessione. Il suo debito estero ammontava a 160.000 miliardi di dollari USA. La ristrutturazione dell’economia aveva conseguito scarsi risultati e causato un acutissimo disagio sociale. Il sistema di protezione sociale era stato smantellato, mentre l’oligarchia, arricchitasi anche grazie alle selvagge privatizzazioni realizzate negli anni Novanta, aveva trasferito all’estero un’enorme fortuna. Secondo le stime ufficiali i disoccupati rappresentavano il 20% della forza lavoro attiva e una persona su tre viveva al di sotto della soglia di povertà .
Per fronteggiare la grave crisi economica e per ottenere un prestito di 20 miliardi di dollari dal Fondo monetario internazionale, il nuovo governo di centrosinistra adottò a sua volta una politica di austerità , riformando il sistema delle pensioni e congelando la spesa pubblica delle province fino al 2005. I provvedimenti del governo furono severamente contestati dai sindacati, che nel novembre del 2000 bloccarono il paese con un sciopero generale di 36 ore.
Nel marzo del 2001 De la Rúa chiamò al ministero dell’Economia, concedendogli poteri speciali, Domingo Cavallo, già ministro di Menem e artefice delle legge di convertibilità che aveva agganciato il peso al dollaro nel 1992. A distanza di un anno dalle elezioni, la coalizione che aveva portato alla presidenza il radicale De la Rúa si sfaldò. Contro il rimpasto governativo – e soprattutto contro la strategia economica delineata da Cavallo – si pronunciò infatti il FREPASO, che abbandonò la coalizione. Accusato di corruzione, in giugno l’ex presidente Menem fu posto agli arresti domiciliari.
Durante l’estate la crisi argentina si acuì, nonostante il drastico piano di risanamento lanciato da Cavallo, che istituì un taglio del 13% a stipendi e pensioni. Nella provincia di Buenos Aires, gli stipendi dei dipendenti pubblici vennero pagati con buoni governativi (i cosiddetti “patacones”), anziché in denaro; chiusero le Aerolineas Argentinas, la compagnia di bandiera passata, durante la presidenza Menem, sotto il controllo della spagnola Iberia; a settembre le entrate fiscali diminuirono del 14%, mentre crollavano la produzione industriale, il consumo interno e le esportazioni.
A ottobre, nelle elezioni di medio termine per il rinnovo del Senato e della metà dei seggi della Camera, la coalizione di centrosinistra subì una severa sconfitta e De la Rúa perse la maggioranza in entrambi i rami del Parlamento. Ad avvantaggiarsi della crisi del centrosinistra furono i peronisti del Partito giustizialista, che vinsero in 18 province su 23. Ma le urne espressero soprattutto un voto di protesta; un quinto delle schede scrutinate risultarono bianche o nulle e il 26% degli elettori si astenne del tutto (una quota elevatissima, se si considera che in Argentina il voto è obbligatorio).
A dicembre, sull’orlo della bancarotta, l’Argentina sospese i pagamenti dei rimborsi dovuti alle istituzioni finanziarie internazionali. In seguito a questa decisione, il Fondo monetario internazionale bloccò l’erogazione di un nuovo prestito già accordato al paese. Per far fronte alla gravissima situazione, il ministro Cavallo propose ulteriori tagli alla spesa pubblica e impose un limite (“corralito”) al prelievo di denaro liquido dai depositi bancari. Il provvedimento colpì in modo particolare i piccoli e medi risparmiatori e le imprese nazionali, e causò moti di protesta in tutto il paese. Il 19 dicembre centinaia di migliaia di persone scesero in piazza; a Buenos Aires un’immensa manifestazione circondò la Casa Rosada chiedendo le dimissioni del governo. In molte città argentine la folla saccheggiò i supermercati e si scontrò violentemente con la polizia; 35 persone, in gran parte giovani, caddero sotto i colpi sparati dalla polizia e dai proprietari dei negozi assaltati. Mentre il ministro Cavallo lasciava il suo incarico, il presidente De la Rúa impose lo stato d’assedio, prima di dimettersi a sua volta il giorno dopo, incalzato dalla folla.
Il 23 dicembre il Congresso nominò alla presidenza il peronista Adolfo RodrÃguez Saá, che costituì un nuovo governo includendovi anche diversi esponenti politici coinvolti in gravi casi di corruzione. Il 29 nuove manifestazioni percorsero le città e a Buenos Aires vennero assaltati il Congresso e la sede del governo. Dopo le dimissioni di RodrÃguez Saá, il 2 gennaio del 2002 il Congresso nominò un nuovo presidente, Eduardo Duhalde, il candidato peronista battuto dal radicale De la Rúa nelle precedenti elezioni presidenziali. Duhalde formò un governo di unità nazionale con l’intento di porre fine al modello economico seguito dall’Argentina nell’ultimo decennio e annunciò la moratoria sul debito estero e l’abbandono della parità tra il peso e il dollaro.
7.18 Sviluppi recenti
Nel febbraio 2002 il governo Duhalde sospende la parità peso-dollaro e impone la conversione forzata in dollari dei depositi e dei crediti; in pochi mesi il cambio con il dollaro raggiunge la quota di 4 a 1. In marzo l’Argentina raggiunge un accordo con il Fondo monetario internazionale per la ripresa dei pagamenti dei rimborsi e per la concessione di un nuovo prestito.
Il primo trimestre registra una forte caduta del prodotto interno lordo (circa il 16% rispetto al primo trimestre 2001) e un’impennata dell’inflazione (42%). La disoccupazione raggiunge livelli drammatici; cresce infatti, secondo i dati ufficiali, fino alla quota del 24%. Sempre secondo dati ufficiali, più della metà degli argentini (52%) vive sotto la soglia di povertà ; tra questi, il 22% è considerato indigente. La fame colpisce alcune province del paese, mietendo diverse vittime soprattutto tra i bambini.
La grave situazione economica e sociale alimenta un forte malcontento in tutto il paese ma anche la nascita di una singolare organizzazione di base. Nelle città principali compaiono “assemblee di quartiere”, che oltre a organizzare la protesta contro il governo con marce e cacerolazos (rumorosi concerti eseguiti percuotendo le cacerolas, cioè le pentole), danno anche vita a scuole e a mercati, dove la merce viene direttamente barattata o scambiata con buoni spendibili nell’ambito del mercato stesso. Compaiono anche movimenti di disoccupati che animano folte manifestazioni e violenti scontri con la polizia; per la principale forma di lotta adottata – il blocco del traffico e degli ingressi degli uffici pubblici e delle imprese private – vengono chiamati piqueteros (da picchetto).
La protesta non si riflette tuttavia sul piano politico. Il paese esprime infatti un rifiuto e un disgusto per tutti i partiti politici, considerati in blocco responsabili della grave situazione; questo atteggiamento è perfettamente sintetizzato nello slogan più diffuso: “que se vayan todos” (se ne vadano tutti).
La forte crisi si riflette sul mondo politico, che appare diviso e più attento a conservare quote di potere che ad affrontare la grave situazione (i parlamentari argentini godono peraltro di elevatissimi compensi, tra i più alti al mondo). Le elezioni presidenziali del maggio 2003 diventano l’occasione per un nuovo drammatico scontro politico, il cui principale protagonista è il Partito giustizialista (che non riesce a esprimere un candidato comune) e soprattutto Carlos Menem, riapparso, dopo le vicissitudini giudiziarie, sulla scena politica argentina con l’intenzione di riconquistare la presidenza del paese. Al primo turno delle elezioni Menem si piazza al primo posto con il 24,4%, ma, sfavorito dai sondaggi, per evitare una cocente sconfitta che avrebbe compromesso la sua posizione all’interno del Partito giustizialista, decide di abbandonare la corsa e cedere la presidenza al secondo arrivato, Néstor Carlos Kirchner, membro dello stesso partito. Le elezioni registrano il più alto tasso di astensione della storia argentina e sanciscono il tracollo dell’Unione civica radicale, il secondo partito del paese, il cui candidato raccoglie solo il 2,3% dei voti.
Deciso a prendere le distanze dalla politica degli anni Novanta, Kirchner avvia una serie di provvedimenti mirati a dare alla popolazione una nuova immagine della politica; tra questi si collocano l’allontanamento degli ufficiali coinvolti nella dittatura militare e la destituzione dei personaggi implicati negli scandali di corruzione. In politica estera si distacca progressivamente dall’allineamento agli Stati Uniti, in favore di più stretti rapporti politici ed economici con i paesi del Mercosur. La situazione dell’Argentina resta comunque in bilico, gravata da un’economia che stenta a riprendersi, un’inflazione che ha raggiunto il preoccupante indice del 21% e una disoccupazione sempre elevata.
Microsoft ® Encarta ® 2006. © 1993-2005 Microsoft Corporation. Tutti i diritti riservati.
2006-10-30 19:58:50
·
answer #7
·
answered by xarino10 3
·
0⤊
4⤋