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Ripeto in questa sezione la domanda che vi prego di leggere in: http://it.answers.yahoo.com/question/index;_ylt=AnSLErI9G88ze96Q3N74R8PwDQx.?qid=20061027104329AAQ3rmt
Sono rimasto sorpreso dallo scarso numero di risposte ricevute su un argomento che credo interessante per tutti. E anche dal contenuto delle risposte che fanno appello a una concezione meccanicistica della medicina, ferma al pensiero cartesiano. O forse è l'ennesima conseguenza del tecnicismo imperante, che pensa che guarire un essere umano e riparare una macchina sia esattamente la stessa cosa che richiede solo una diversa specializzazione? Mi piacerebbe sapere se, tra chi risponde, c'è qualche medico.

2006-10-27 20:25:53 · 13 risposte · inviata da etcetera 7 in Società e culture Società e culture - Altro

Grazie per le risposte, tutte interessanti. Peccato non ci sia nessun medico (forse non hanno tempo da perdere in questioni di questo tipo). Vorrei solo aggiungere che a volte una carrezza (ma anche una parola buona, se vi crea meno imbarazzo) è più efficace di una pillola, costa meno al servizio sanitario e produce meno effetti collaterali. Il detto "medico pietoso fa la piaga puzzolente" io lo intendo che il medico deve essere impietoso verso la malattia, non verso il malato. Nessuno nega che il medico debba avere capacità tecnica e conoscenza, ma, se vuole davvero curare, deve prima di tutto sapere avvicinarsi al malato per stimolare in lui le capacità di guarigione. Il malato non è mai un oggetto passivo, ma il soggetto stesso che può determinare il suo processo di guarigione. Sì, mi rendo conto che può non essere facile per chi è a contatto tutti i giorni con il dolore non assuefarsi, ma è proprio questa capacità che io penso distingua il bravo medico dal mestierante, anche capace

2006-10-30 08:17:29 · update #1

13 risposte

C'è un vecchio detto che dice "medico pietoso fa la piaga puzzolente",il detto popolare sostiene che troppa partecipazione non sarebbe poi così vantaggiosa ai fini della guarigione.
Della serie: meglio essere brutali ma efficaci, piuttosto che delicati ma non sufficientemente incisivi.
Se da una parte capisco che la fermezza di chi riveste un ruolo di autorevolezza (come un medico) è auspicabile, dall'altra dico che - soprattutto quando si maneggiano materie delicate come la sofferenza, il dolore e la malattia - l'aspetto di primo impatto e di prima importanza è sicuramente quello umano.
Siamo umani su entrambi i versanti, chi cura e chi è curato...Ma se devo propendere per la maggior tutela di un versante, credo che sia più giusto schierarsi dalla parte di chi è malato ( e spesso anche disorientato e spaventato!) piuttosto che dalla parte di chi ha gli strumenti per curarlo.
Quindi, è vero si che anche il medico ha DIRITTO di tutelarsi e proteggersi da un eccessivo coinvolgimento emotivo,ma a patto che questo non diventi sterilità d'animo o indifferenza, come invece troppo spesso succede.
Credo che una soluzione potrebbe essere un training speciale per la classe medica e paramedica: una settimana nei panni del degente, trattati come normalmente viene trattato un paziente tipo,con tutti i traumi che questo implica.
Chissà se i vari baroni e primari,medici,assistenti e paramedici, una volta che venissero chiamati sguaiatamente per nome o per numero da una infermiera che potrebbe essere loro figlia o nipote,senza rispetto per l'età e per la condizione di malattia, trattati con arroganza, sgridati se non avessero perfetto controllo delle loro funzioni mentali e corporali (nemmeno fossero cani!) o venissero puliti e maneggiati con l'indelicatezza di uno scaricatore di porto, dopo si sentirebbero ancora così in animo di trattare le persone con distacco e superbia.

2006-10-27 21:25:33 · answer #1 · answered by 3li 4 · 1 0

la questione è complessa..ma dato che vorrei fare la tesi anche su questo ti dico a grandi linee che idea mi sono fatta.. ci sono essenzialmente due correnti: il modello biomedico (che si esplicita con la "medicina centrata sul medico") e il modello biopsicosociale (che si esplicita con la "medicina centrata sul paziente"), il primo è meccanicistico, il secondo olistico..bene, da soli hanno entrambi dei limiti! quindi bisogna INTEGRARLI! per curare la malattia c'è bisogno di una visione meccanicistica, per prendersi cura del malato di una olistica..ma attenzione, nemmeno la visione olistica dice che bisogna provare simpatia per il paziente, quella che serve è l'EMPATIA. se ti immedesimi troppo perdi razionalità (e sre ti porti a casa le sofferenze di tutti a lungo andare finisci dall'analista) e comunque è dimostrato che il paziente non vuole un medico insicuro e fragile, ma che anzi ha bisogno di una figura di riferimento forte. empatia significa invece interiorizzare i sentimenti del paziente e fargli sentire che si vedono le cose sotto una prospettiva molto simile e quindi lo si può aiutare davvero: non devi stare male tu, ma devi comprendere la sofferenza altrui..davvero non è la stessa cosa! il problema è che non tutti lo sanno e quelli che lo sanno non lo mettono in pratica (effettivamente è difficile, soprattutto è difficile capire quali sono i veri bisogni del paziente)
mi dispiace se hai avuto brutte esperienze, ma ti assicuro che ci sono molti bravi medici e operatori sanitari in giro..

2006-10-28 05:16:18 · answer #2 · answered by LUMI 4 · 1 0

Tra il coinvolgimento emotivo e il totale distacco che impedisce di capire la sofferenza fisica e morale di una persona, c’è sicuramente una via di mezzo che è data dal senso del rispetto per la persona umana.
Non sarebbe giusto pretendere che un medico o comunque un qualsiasi operatore che stia quotidianamente a contatto con la realtà della malattia viva con sofferenza i drammi personali più o meno gravi delle persone malate, avvallare un simile assunto significherebbe sostenere che certe figure professionali non hanno diritto a vivere serenamente il proprio lavoro; inoltre, come è stato già detto prima, un simile stato d’animo potrebbe alla fine essere controproducente rispetto all’obiettivo della guarigione o della cura della malattia in quanto in simili circostanze potrebbero difettare la lucidità e l’equilibrio necessari a tal fine.
Sarebbe ampiamente sufficiente, e ti assicuro che non è una cosa scontata, che ogni medico(naturalmente il ragionamento vale anche per le altre figure sanitarie) avesse ben presente il senso del rispetto della persona umana, che in termini pratici, non potrebbe che tradursi innanzitutto nella necessità di fare ciò che è umanamente possibile nei confronti del paziente, e in secondo luogo di non fare al paziente ciò che non si vorrebbe che venisse fatto a se stessi.
Purtroppo molta acqua dovrà passare sotto i ponti, perché trovo che si sia ancora ben lontani da una diffusa cultura della umanizzazione della medicina, alla quale si contrappongono invece altri modelli improntati sulla differenza dei piani tra medico e paziente (che troppo spesso viene considerato in una posizione di subalternità e inferiorità). Per non parlare poi dei vergognosi conflitti di interesse esistenti all’interno della sanità pubblica, dove il medico è al tempo stesso dipendente dell’USL e libero professionista (intra o extra moenia) che svolge attività in concorrenza con proprio datore di lavoro (roba che per i comuni mortali comporta giusta causa di licenziamento).
E’ facile che stante questa situazione un medico (naturalmente non è una regola assoluta perché ci sono tanti bravi medici) sia molto più ben disposto nei confronti del paziente che si rivolga al suo ambulatorio privato o a quello intramoenia, rispetto a quello che esegue visite e controlli in regime pubblico pagando il ticket.

2006-10-28 04:52:34 · answer #3 · answered by Anonymous · 1 0

ho letto le risposte che hai ricevuto fino ad ora, ed a parte la constatazione che evidentemente (e purtroppo) non ci sono medici (non lo sono nemmeno io) e che sappiamo anche usare belle parole ed esprimere bei concetti, devo però anche far notare che nessuno ha scritto dell aspetto carrieristico (!) della professione.
Ho purtroppo avuto spesso a che fare con medici per i miei figli, tra l altro operati fin da cuccioli, ma questa discussa freddezza (nonchè maleducazione a volte) appartiene quasi esclusivamente a professori, luminari, primari....
Non sarà che si sentono un pò Dio in terra?

2006-10-28 03:59:51 · answer #4 · answered by Anonymous · 1 0

C'e' un vecchio detto che dice:" IL MEDICO PIETOSO FA LA PIAGA PUZZOLENTE". Ed io credo che sia vero! Il medico non deve esternare debolezze nei confronti del paziente, ma, quello che per me e' piu' importante, deve essere UMANO! Deve capire il paziente e non deve trattarlo come una......pratica da evadere!!! Buoni medici, ringraziando il cielo, ci sono ancora, e sono quelli che prima delle medicine usano un minimo di psicologia, altri sono mercenari che,pur di guadagnare, non hanno il benche' minimo sentimento sia umano che cristiano! Spero di aver capito la tua domanda e di aver risposto in modo appropriato! Ciao
P.S. Complimenti per la domanda che reputo molto seria ed intelligente.

2006-10-28 03:59:01 · answer #5 · answered by ndr 4 · 1 0

Io penso che alcuni medici non partecipino alla sofferenza dei malati e a quella dei parenti del malato, ti riporto una mia esperienza personale: 7 anni fa a mio padre è stato diagnosticato un tumore al pancreas, abbiamo fatto tutte le cure del caso, la chemio, la radioterapia, medicine etc., tutto il possibile, mio padre aveva un carattere forte, non si è mai moralmente abbattuto, ha sempre lottato, fino a quando un giorno chiamando in ospedale per sapere quando doveva essere ricoverato per la terapia la dottoressa gli ha risposto "ma signore..... ormai...." lasciando intendere che per mio padre non c'erano più speranze.... il giorno dopo mio padre è entrato in coma e dopo 3 giorni è morto. Magari non cambiava nulla, ma magari avendo più tatto quella dottoressa io avrei potuto passare qualche giorno in più con mio padre.

2006-10-28 03:38:27 · answer #6 · answered by Anonymous · 1 0

bisognerebbe fare un giretto dove c'è veramente bisogno di un medico di medicina generale, zone sottosviluppate dove ci sono solo volontari li si vede la differenza

2006-10-28 03:46:09 · answer #7 · answered by tobia1111 3 · 1 1

Non sono un medico . La mia esperienza mi porta a dire che la partecipazione emotiva non è sempre cosa giusta. Trovo che il medico debba essere una persona gentile e corretta, che metta a suo agio i pazienti, ma che riesca a controllare la sua emotività. Troppo spesso ciò che deve fare per il benessere del malato è in contrasto con quello che si vorrebbe fare. Esempio terra terra: tuo figlio si sbuccia un ginocchio, piange disperato e tu che per prima cosa vorresti baciarlo e abbracciarlo invece sei li con alcool e cerotti. Sai che i medici sono i primi a temere le malattie ?

2006-10-28 03:45:24 · answer #8 · answered by raissanovanta 4 · 0 0

io spero di si....
certo la meccanicità di certe operazioni ti fa perdere una certa "sensibilità"...
e poi spesso si insegna ai neo medici a non farsi troppo prendere da certe situazioni...
ma ogni essere umano degno di essere chiamato tale, non può riuscire a non farsi coinvolgere difronte alla sofferenza altrui...
un medico ha una grande responsabilità... e ai "buoni medic"i va tutta la mia stima!

2006-10-28 03:43:37 · answer #9 · answered by DANIELE 3 · 0 0

é proprio un argomento interessante e io trovo che la maggior parte di dottori ignorino quanto sia importante il lato umanitario sostenendo la sofferenza del malato.

2006-10-28 03:42:34 · answer #10 · answered by ribelle12003 4 · 1 1

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