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Ciao a tutti, vorrei sapere se esiste qualche rimedio per curare la malattia della 'foglia nera' del pero.
Grazie

2006-10-24 04:32:53 · 5 risposte · inviata da Original Deadgirl 1 in Casa e giardino Giardinaggio

5 risposte

Il nome di questa malattia è "TICCHIOLATURA". E’ una malattia causata dal fungo Diplocarpon Rosae che crea sulle foglie delle macchie nerastre o violacee confluenti. Le foglie colpite disseccano e cadono rapidamente spogliando in breve tutta la pianta.
Per risolvere questo tipo di problema si devono fare trattamenti con prodotti a base di Mancozeb o Solfato di rame, eliminare i rami malati, evitare di bagnare le foglie durante l’irrigazione e di creare un ambiente con meno umidità stagnante. In alcuni casi si sono avuti interessanti risultati facendo trattamenti con soluzioni di bicarbonato di sodio.

2006-10-25 09:26:44 · answer #1 · answered by bambi 7 · 2 0

porta un rametto in due consorzi sperando di trovarci un tecnico competente che dia ragione a bambi o identifichi dell'altro!

2006-10-26 05:09:09 · answer #2 · answered by Anonymous · 1 0

foglia nera? non mi sembra di aver mai sentito questo tipo di malattia, se vedi le foglie nere potrebbe essere ticchiolatura, oppure (spero di no) una malattia ke si chiama colpo d fuoco batterico, però ci sono un bel po' di altre malattie ke provocano l'imbrunimento delle foglie, mi spiace nn esserti d miglior aiuto

2006-10-24 12:00:32 · answer #3 · answered by M^2 4 · 0 0

prova a consultare questo link
http://www.sito.regione.campania.it/AGRICOLTURA/difesa/fitopatologia/pero/pero_ticchiolatura.htm

2006-10-24 11:48:27 · answer #4 · answered by chemi82 4 · 0 0

come "foglia nera" non ho mai sentito che esista;
comunque provo a vedre se riesco a capire che intendi!!

Maculatura bruna del pero
(Stemphylium vesicarium)LA PIÙ GRAVE MALATTIA FUNGINA DEL PERO NELL´ AREA MEDITERRANEA ILa Maculatura bruna è considerata una delle più pericolose avversità del pero europeo
(Pyrus communis L.), in grado di causare danni economici rilevanti sulle cultivar maggiormente diffuse. Interessa tutti gli organi verdi della pianta, con danno soprattutto per i frutti che vanno soggetti a processi di marcescenza. Nelle aree ad alta pressione della malattia, vengono effettuati dalla fioritura alla raccolta da 15 a 25 trattamenti anticrittogamici nel tentativo di contenerla entro limiti economicamente accettabili. Le infezioni prendono avvio sulle foglie dopo la fioritura (maggio-giugno) e aumentano in condizioni climatiche favorevoli, fino ad interessare alla raccolta anche oltre il 90% della produzione.
I sintomi si evidenziano dalla fioritura fino alla raccolta su foglie, piccioli, rametti e frutti in forma di macchie necrotiche. Sui tessuti verdi compaiono macchie puntiformi che in seguito si estendono con conseguente necrotizzazione dei tessuti. Sui frutti, le lesioni sono localizzate con maggior frequenza nella zona calicina o nella parte di epidermide più esposta alla luce.

Sono inizialmente macchie brune di pochi millimetri che poi si ingrandiscono mantenendo una forma tendenzialmente circolare, spesso contornata da un alone rossastro. L’infezione si estende in seguito anche alla polpa penetrando in profondità e dando avvio ad un processo di marcescenza, che viene in genere accelerato e aggravato dalla presenza di altri microrganismi.
Il ricorso a trattamenti chimici è tuttora l’unico mezzo per contenere i danni della maculatura bruna. Prove sperimentali hanno permesso di definire la gamma dei fungicidi attivi nei confronti di S. vesicarium e di determinare le dosi e gli intervalli di trattamenti più idonei.

Accanto a diversi fungicidi in grado di svolgere un’azione diretta nei confronti del patogeno con livelli di efficacia valutati mediamente intorno al 70%, ve ne sono altri come i sali di rame a basse dosi e l’etil fosfito di alluminio che mostrano un’azione indiretta molto interessante che si esplica a livello della pianta con conseguente minore suscettibilità dell’ospite alle tossine del fungo.

Oltre alla copertura chimica, è bene attuare tutti gli interventi agronomici e colturali utili a migliorare lo stato vegetativo delle piante e ad abbassare il potenziale di inoculo (lavorazioni del terreno, adozione di ampi sesti di impianto, concimazioni e potature equilibrate). E’ opportuno inoltre limitare le irrigazioni, specialmente quelle soprachioma, raccogliere e distruggere i frutti malati caduti a terra e interrare le foglie previamente trattate con urea per favorirne i processi di degradazione microbica. Per la protezione degli impianti si consiglia di attenersi alle indicazioni contenute nei Disciplinari di Produzione Integrata.

oppure:
Ticchiolatura del melo
(Venturia inaequalis)
Venturia inaequalis (Cooke) Winter, f. con. Spilocaea pomi Fr. Apple scab; Tavelure du pommier; Roña, Moteado de las manzanas; Apfelschorf

E´ la più grave e diffusa avversità crittogamica del melo, in grado di causare danni rilevanti se non vengono attuate idonee misure di controllo. Sensibilità varietale e condizioni climatiche sono i principali fattori da cui dipende l´incidenza e la gravità degli attacchi.
Sintomi:
Possono manifestarsi su tutte le parti aeree della pianta: foglie, frutti, foglie e rametti. Sulle foglie le prime infezioni sono generalmente visibili sulla pagina superiore in forma di macchie inizialmente decolorate, distribuite irregolarmente; in seguito queste lesioni assumono una colorazione più scura e contorni meglio definiti e sono osservabili anche sulla pagina inferiore.
Se c´è elevata umidità, i tessuti colpiti si ricoprono di fruttificazioni fungine che conferiscono alle lesioni un aspetto vellutato. Le foglie ticchiolate disseccano e cadono prematuramente, lasciando le piante parzialmente spoglie.
Sui frutti l´infezione può aver luogo in qualsiasi stadio di sviluppo. Dapprima compaiono macchie puntiformi, bruno-olivastre, che si accrescono lentamente mantenendo una forma rotondeggiante e un´aspetto vellutato in superficie. Attacchi precoci provocano malformazioni, atrofia dei tessuti colpiti e vistose deturpazioni dell´epidermide con macchie dall´aspetto rugginoso e spaccature superficiali. In questi casi si ha generalmente una cascola precoce, mentre infezioni tardive possono essere anche difficilmente rilevabili al momento della raccolta, salvo poi manifestarsi durante la conservazione con lesioni che deprezzano sensibilmente il prodotto.
L´attacco sui fiori e sui rametti è in genere meno frequente: si manifesta sotto forma di lesioni brunastre a carico di petali, calice, peduncolo fiorale e, nel caso dei rami, dei tessuti ancora allo stato erbaceo.
DIFESA Le strategie di intervento per contenere l´avversità si sono via via affinate nel tempo, partendo all´inizio con trattamenti a calendario fino ad arrivare ai nostri giorni a trattamenti con turno biologico, oppure con turno fisso o allungato in funzione dell´andamento climatico e della presenza della malattia come stabilito dai Disciplinari di Produzione Integrata.
I trattamenti prendono avvio alla ripresa vegetativa del melo nella fase fenologica di "punte verdi" e, se nel frutteto non vengono rilevati sintomi della malattia, si interrompono dopo la fase di "frutto noce", quando i frutti non sono più suscettibili alle infezioni primarie.
Le strategie di difesa guidata individuano nella fase iniziale di infezione ascosporica la chiave per una razionalizzazione degli interventi chimici. In Emilia-Romagna viene utilizzato a questo scopo un modello previsionale (modello A-SCAB) in grado di simulare la maturazione degli pseudoteci e la dinamica di emissione delle ascospore e di stimare il livello di rischio nel periodo di infezione primaria.

2006-10-30 03:24:31 · answer #5 · answered by valeny 3 · 0 1

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