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3 risposte

Henri Bergson nasce a Parigi il 18 ottobre 1859, si laurea in Lettere e Matematica all'Ècole normale supérieure (più o meno si scrive così) . Insegna filosofia nelle scuole secondarie fino al 1898, quando diventa professore dell'Ècole normale supérieure, per poi passare, due anni dopo, al Collège de France. Nel 1914 è nominato accademico di Francia. Nel 1917 compie numerosi viaggi negli Stati Uniti per convincere il presidente Wilson a entrare in guerra contro la Germania. Nel 1921 lascia definitivamente il Collège de France per dedicarsi alla politica. Nel 1927 riceve il premio Nobel per la letteratura. Negli ultimi vent'anni della sua vita pubblica una sola opera, Le due fonti della morale e della religione (1932), nella quale indaga le conseguenze religiose della sua filosofia. Di origine ebraica, Bergson si era avvicinato progressivamente al cattolicesimo, evitando però una conversione ufficiale dato il clima antisemita. Muore il 4 gennaio 1941.

Il suo pensiero...

...In opposizione al neokantismo e al positivismo che dominavano il panorama culturale di fine ottocento, Bergson riprende i temi dello spiritualismo francese ed elabora un pensiero vitalista della spontaneità e della novità del processo reale, fondato sull'intuizione come metodo.
Nel 1889 la pubblicazione della tesi di dottorato, intitolata Saggio sui dati immediati della coscienza, suscita un grande interesse fra i filosofi. A partire dalla lettura di Aristotele, Bergson pone le questioni fondamentali della filosofia, tempo, libertà e coscienza, mostrando come la riflessione filosofica sia rimasta prigioniera dei falsi problemi. In quest'opera sono già presenti alcuni dei temi fondamentali del bergsonismo: l'opposizione tra la spazializzazione del tempo e la verità della durata vissuta della coscienza, il rifiuto della dialettica e dei falsi problemi, il tentativo di cogliere l'esperienza concreta.
Bergson individua la condizione stessa della coscienza nei differenti registri della memoria ed è in Materia e memoria, 1896, che Bergson sviluppa questa concezione della coscienza parallelamente al problema del rapporto tra il pensiero e la materia, filo conduttore di quest'opera nella quale il pensiero emerge in quanto irriducibile al semplice processo cerebrale.
Nel 1899 pubblica Il riso. Saggio sul significato del comico, indagine arguta della comicità nella sua dimensione sia psicologica e sociale che metafisica.
In questo studio Bergson anticipa il tema centrale de L'evoluzione creatrice, 1907, in particolare nell'opposizione tra la vita intesa come ciò che è spontaneo, creativo, libero, e il meccanico, inteso come ciò che accade, ripetitivo, incontrollato. Se si ride sempre dell'essere umano, è anche vero che si ride di quell'umano che cessa momentaneamente di essere umano per diventare meccanico, automa rinchiuso nella ripetizione o nella caricatura. Secondo Bergson infatti «il comico è il meccanico applicato sul vivente». Nell'ultima parte di questo saggio Bergson elabora una teoria dell'arte a partire dal confronto tra la tragedia e la commedia. L'arte tenta di raggiungere la singolarità che sfugge sia al linguaggio che alla vita quotidiana, anche se la commedia, a differenza della tragedia, non crea dei personaggi singolari ma dei tipi (l'avaro, il malato immaginario).
L'evoluzione creatrice è l'opera con cui Bergson tenta di pensare l'essere vivente attraverso un dialogo costante con la biologia del suo tempo, rifiutando però sia il meccanicismo materialista tradizionale che il finalismo metafisico di Leibniz. Egli ritiene che entrambe queste posizioni spingano all'abolizione dell'azione del tempo intesa come esplosione immediata, azione che di continuo si crea e si arricchisce, sia negli elementi della materia, dell'universo, che nell'intelletto, nel disegno del Creatore.
Puntando su ogni situazione in cui la natura sembra esitare tra svariate soluzioni, Bergson pensa l'universo non come la realizzazione di un piano, contenuto nella materia o nell'intelletto divino, ma come l'effetto di uno slancio che si differenzia progressivamente secondo il confronto con la materia: è la teoria dello slancio vitale. L'unità di questo slancio non deve quindi essere cercata alla fine bensì all'inizio, prima che questo slancio si differenzi secondo l'effetto della materia che esso solleva.
Nel 1932, in Le due fonti della morale e della religione, Bergson applica alla religione la distinzione stabilita ne L'evoluzione creatrice. Se nella durata coesistono due parti, una di slancio vitale e l'altra di caduta nella materia, esistono allo stesso tempo una società chiusa e una società aperta (distinzione che sarà ripresa da Karl Popper), una morale chiusa, fatta di obblighi e divieti, espressione dell'oppressione sociale, e una morale aperta, quella dei santi e degli eroi, una religione statica al servizio della coesione del gruppo e una religione dinamica come quella dei mistici.

mi sono aiutato con i miei appunti, lo stò studiandio per l'università. ciao ciao

2006-10-22 10:29:52 · answer #1 · answered by nicgarlet 2 · 0 0

ok aspetta un secondo vado su wikipedia leggo e riformulo con le mie parole

2006-10-22 17:28:26 · answer #2 · answered by ? 7 · 0 0

E' un'interrogazione in cui non si possono aprire i libri?... non ne capisco il motivo... comunque visto che non posso scrivere un trattato di filosofia su due piedi, preferisco lasciar parlare lui, tramite la frase che meglio ne caratterizza il pensiero:

"La contemplazione è un lusso, l'azione una necessità"

ciao :-)

2006-10-22 17:26:56 · answer #3 · answered by computolo 6 · 0 0

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