Dopo il Congresso di Vienna (22 settembre 1814-10 giugno 1815), tenutosi dopo la sconfitta di Napoleone a Waterloo, le monarchie europee tentarono di cancellare, attraverso la Restaurazione, tutte le idee che si erano diffuse durante la Rivoluzione Francese; non tenendo conto del fatto che ormai tali idee si erano radicate nella popolazione e che "restaurare" in tutto e per tutto il vecchio ordine non era possibile, dopo i mutamenti sociali, istituzionali e giuridici che si erano verificati. Ma, soprattutto, sottovalutando l’importanza di una classe sociale che durante tale rivoluzione aveva acquisito maggiori poteri: la borghesia.
In Italia, la Restaurazione fu particolarmente dura solo nel Regno di Sardegna, mentre negli altri stati (Stato Pontificio, Regno delle due Sicilie, Granducato di Toscana) le spinte reazionarie furono in parte frenate ed in parte tollerate.
Comunque, come in altri paesi europei, anche in Italia, si diffusero le società segrete (massoneria e carboneria) che si opponevano al governo del luogo sia con le loro idee liberiste sia talvolta con azioni violente che coincisero con i primi inconcludenti moti del 1820-21. Moti che ripresero nel 1830 ma senza successo. La sconfitta di quest’ultimi provocò una vera e propria crisi della Carboneria, a vantaggio, di nuove correnti politiche che coincisero con le figure di Giuseppe Mazzini e Vincenzo Gioberti.
Il pensiero di Gioberti (più moderato) era incentrato sulla riscoperta della funzione nazionale della Chiesa cattolica (Neoguelfismo), mentre la concezione di Mazzini, animata da uno spirito mistico-religioso, era dominata dall’idea di una "missione" per l’unità dell’Italia. Obiettivo che si sarebbe potuto realizzare solo attraverso un’insurrezione armata.
Ma, con il fallimento delle rivoluzioni del 1848-49, prese il via una nuova corrente politica, quella diplomatica intrapresa da Cavour, che alla fine si sarebbe realizzata la migliore.
Egli, infatti, fece in modo che la questione italiana fosse spogliata d’ogni premessa rivoluzionaria e impostata come interesse europeo, per favorire l'estromissione dell'Austria dai territori italiani. Riuscì ad ottenere, a tal fine, l’appoggio indispensabile di Napoleone III, siglato con l’accordo di Plombières. Nei progetti di Cavour, che ebbero il consenso dell'imperatore, si sarebbe dovuti arrivare alla costituzione di un regno d'Italia, i cui confini avrebbero compreso il Piemonte, la valle dei Po, la Romagna e le legazioni pontificie.
Restava un solo problema per Cavour: farsi dichiarare guerra dall’Austria.
La tanto sospirata casus belli si verificò quando il governo asburgico inviò un secco ultimatum al Piemonte dove gli chiedeva l’immediato scioglimento dei corpi volontari (i Cacciatori delle Alpi di Garibaldi) e il rientro dell’esercito sabaudo dai territori di confine.
Cavour, ovviamente, respinse l’ultimatum.
Così, nell’aprile del 1859, scoppia la guerra tra Austria e Piemonte e la Francia, ovviamente, si schiera a favore del suo alleato.
Le sorti del conflitto sembrano volgere subito a favore dei Franco-Piemontesi; ma la loro avanzata non si spinge sino all'Adriatico, com'era nei patti, ma, si ferma al Mincio per la decisione di Napoleone III di concludere la guerra (armistizio di Villafranca e pace di Zurigo) con l'Austria nel timore che il conflitto si potesse allargare con l'intervento di altre potenze europee.
Secondo l’armistizio di Villafranca, lo Stato Sabaudo non sarebbe dovuto andare oltre l'annessione della Lombardia al regno di Sardegna, ma le insurrezioni e la costituzione di governi provvisori negli stati dell'Italia centro-settentrionale portarono all’annessione anche dell’Emilia, della Romagna e della Toscana, mentre il regno di Sardegna doveva cedere alla Francia Nizza e la Savoia.
Dopo Villafranca, Cavour, anche per evitare il rischio di una ripresa di iniziativa dei mazziniani, si mosse in direzione di un programma unitario, che assegnava alla monarchia un ruolo di espansione non più limitato territorialmente al centro-nord, ma esteso a tutta la penisola Mezzogiorno compreso.
Ma egli doveva, nel suo progetto, doveva fare i conti con il Partito d'azione, di ispirazione democratico-mazziniana, contrario a ricorrere all'aiuto dello straniero per realizzare l'indipendenza nazionale.
Il capo di questo partito era Giuseppe Garibaldi, il quale, nel maggio del 1860, sbarcò in Sicilia con mille volontari e, sconfitte le truppe borboniche, formò un governo provvisorio.
Cavour, in accordo con Napoleone III, spedì un esercito che, attraverso le Marche e l'Umbria, raggiunse l'esercito garibaldino, facendo rientrare l'impresa dei Mille nelle prospettive di una soluzione moderata monarchico-sabauda, controllata dal governo di Torino.
Il 18 febbraio 1861 si riuniva a Torino il primo Parlamento dell’Italia unita, che il 17 marzo proclamava il regno d'Italia sotto la monarchia dei Savoia.
ciao
2006-10-13 02:41:19
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answered by vAleNtiNa @----> LIVORNO OLè 4
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