"I rigassificatori sono degli impianti che trasformano il gas da liquido allo stato aeriforme. Il problema non è l'inquinamento ma il fatto che sono degli impianti ad alto rischio d'incidente rilevante (DL 334/99). Studi autorevoli prescrivono la costruzioni dei terminali lontano da città e da altre industrie soggette a tale decreto, in quanto l'effetto domino che si verrebbe a creare a seguito d'incidente avrebbe effetti catastrofici per la popolazioni vicini a detti impianti. Ecco perchè non li vogliono."
"Il metano, per essere trasportato via mare è necessario renderlo liquido ad una pressione di 273 kg (o qualcosa del genere), quindi caricarlo in apposite navi metaniere e trasferirlo, ancora liquido, in depositi particolari sotterranei. Per renderlo disponibile alla rete però è indispensabile rigasificare il gas, cioè portarlo a pressione a dimensione umana.
Così facendo si libera una enorme quantità di "freddo" che potrebbe esser riutilizzato, esempio nell'industria alimentare per surgelare, oppure nell'industria chimica eliminerebbe molti costosi cicli frigoriferi. Ora, effettivamente, passare da 270 kg di pressione a 4 - 5 kg implica problematiche di sicurezza non da poco, ma l'industria chimica e sua madre (quella energetica) in materia hanno fatto da secoli passi da gigante, ne è prova il fatto che in tutta Europa, compresa la parte orientale, tecnologicamente arretrata in fatto di sicurezza, gli incidenti sono tendenti allo zero e comunque nessuno di rilevanza da catastrofe. Cito l'Europa perchè onestamente non conosco la realtà USA e Canadese, ma stando alle notizie di stampa non dovrebbe scostarsi molto da quella Europea.
I gasificatori, indipendentemente dalla attuale situazione contingente, si sarebbero comunque resi indispensabili in tutta Europa perchè hanno anche la funzione di aiutare il mantenere costante la pressione della rete intercontinentale che va dalla Siberia, alla Sicilia e alla GB, passando per tutte le nazioni centro europee.
Nel piano CEE erano previsti almeno 6 gasificatori di cui due in Italia che, per la sua posizione geografica a ridosso dell'Africa, avevano soprattutto la funzione di "sfruttare" le copiose risorse Nigeriane di cui Eni, BP e Shell erano proprietarie a vario titolo.
In Italia, grazie alla lungimiranza degli anni 70, esiste un gasificatore 8 miliardi di mc a Porto Venere in provincia della Spezia, ma essendo stato concepito in un ottica esclusivamente nazionale e per servire soprattuto la pianura Padana, da sempre consumatrice storica di gas, oggi è decisamente insufficente alle nostre e alle altrui esigenze. I due gasificatori, da circa 20 miliardi di mc ciascuno, sarebbero dovuti sorgere in confine tra il Veneto e l'Emilia (ENI) e a Brindisi (BP), sta di fatto che per il primo c'è stata una sollevazione popolare fatta anche di boicotaggi contro i prodotti ENI, per cui questa società ha rinunciato alla costruzione in quella zona, sull'altro di Brindisi è quasi successo un caso diplomatico tra Italia e GB perchè il V.I.A. non è ancora arrivato, a distanza di molti anni, tanto che la BP sta studiando tecnicamente la possibilità di costruire l'impianto in acque internazioni per bypassare la burocrazia italiana.
In tutto questo gran can can pseduecologico, però, alle "autorità mediatiche" italiane e alle associazioni che si rifanno ad un mondo puro è sfuggito il fatto che nel mondo esistono appena 282 navi metanienere che difficilmente potranno soddisfare le richieste via mare di Europa, Asia, America e Australia nel breve e nel medio periodo, tantè che durante la crisi Californiana di alcuni anni fa, nonostante negli USA vi fossero molti gasifficatori, questi rimasero fermi per mancanza di mezzi per il trasporto del gas.
Ciliegina sulla torta infine è il fatto che, ad oggi, questo genere di navi le costruiscono solo ed esclusivamente in due cantieri coreani e in uno giapponese che, è giusto precisare, sono subbissati di ordini fino al 2020.
Sulla questione gasificatori mi sono particolarmente documentato perchè essendo il metano assente in Sardegna, dove i costi della kcal sono del 45% superiori alla media nazionale che a sua volta è la piu' elevata d'Europa, avevo preso contato con i colleghi della SNAm per verificare la possibilità di trasferire la costruzione di quello rifiutato in "Veneto - Emilia" nell'isola, dove, ironia del caso, è favorevole perfino la Lega Ambiente.
La cosa finora non si è fatta, e probabilmente non si farà, perchè, politicamente, la nostra classe dirigente passata e presente è affascinata dal carbone per il quale esistono copiosi finanziamenti Europei, visto che siamo l'unico angolo del continente che ancora crede (a parole) in questo combustibile."
2006-10-08 05:16:14
·
answer #1
·
answered by dark_tulip83 1
·
0⤊
0⤋
sono dei siti , prevalentemente isole galleggianti, che acquisiscono gas liquido più facilmente trasportabile ( non sono necessari costosissimi condutture) su navi e lo trasfomano in gas. il gas "rigassato" ( scusa la ripetizione , ma è necessaria ) in loco viene avviato nella rete di condotte locali e distribuito all'utenza. è un'idea geniale e perfettamente ecologica ! non inquina con condutture lunghe migliaia di km, non è pericoloso, dà lavoro nel luogo di rigassificazione ad operai ed impiegati locali anzichè a quelli delle condutture che sono prevalentemente stranieri,etc, Per questi fatti è FEROCEMENTE OSTEGGIATA dai Verdi . I quali Verdi non nascondono la loro preferenza per i siti petroliferi di proprietà di alcuni fra i loro maggiori sostenitori. Non è elegante fare nomi , ma se ti informi vedrai che quasi tutti i petrolieri italiani stanno con i verdi e con i rifondaroli comunisti saluti.
2006-10-08 12:21:11
·
answer #3
·
answered by giuseppelipera46 4
·
0⤊
0⤋