penso che per "tema" tu intenda questo, io lo ho interamente copiato per te, ciao
Antonella
Le nozze di Cana (Gv. 2)
Così Gesù diede inizio ai suoi miracoli, in Cana di Galilea.
Non è una parabola, ma è comunque uno degli episodi evangelici più ricchi di simbologia, un vero esempio della inesauribilità del tesoro della Parola di Dio. Molte cose infatti sono state già dette, ad esempio circa il significato di prefigurazione dell'Eucarestia, in verità assai evidente: vi compaiono infatti il tavolo del banchetto, segno della mensa eucaristica, e l'acqua mutata nel vino, altro elemento fondamentale del memoriale della nostra salvezza.
Ma c'è dell'altro.
La prima osservazione è che si tratta di nozze molto strane, dal momento che si parla di vari personaggi, ma non degli sposi (solo lo sposo è citato fuggevolmente al termine dell'episodio) i quali invece, di solito, in queste occasioni sono i protagonisti. La contraddizione però è solo apparente, perché anche se gli sposi-persone non si vedono, a Cana si compie il vero sponsale, quello tra Cristo e la Chiesa, ed il racconto reca infatti - attraverso una ricchissima mistagogia - un annuncio completo della missione di Cristo nel mondo.
Il tavolo del banchetto nuziale di Cana rappresenta il mondo intero e gli invitati che, giunti da ogni parte, vi siedono sono l'umanità intera ed indistinta: con la presenza di Gesù, che si riferisce senza distinzioni tanto al Popolo eletto che ai Gentili, quel tavolo diventerà (oltre che mensa eucaristica) il regno di Dio in terra, il nuovo Eden, l'anticipo dell'eternità .
Il maestro di tavola simboleggia colui che, forse anche con saggezza e responsabilità , dirige le regole del mondo materiale e si occupa di amministrare le risorse e la giustizia nella vita di tutti i giorni; è un pragmatico, che non ha mai guardato oltre i limiti della sua finitezza umana, della quale è sicuro, ed è convinto (scettico come lo è ognuno di noi) che non sia possibile farlo, perché l'uomo è quello che è, un animale sia pure riuscito abbastanza bene e che bisogna far funzionare nel modo migliore, fino a che un "bel" giorno cesserà di vivere, riassorbendosi nel ciclo naturale dell'esistenza.
L'acqua e il vino sono elementi contrapposti: la prima nel linguaggio biblico è il simbolo della morte, del diluvio, di ciò che non dà vita, il secondo invece rappresenta l'abbondanza, l'ebbrezza, la gioia: peraltro mentre l'acqua è quasi sempre la stessa, di vini ce ne sono molti, alcuni buoni ed altri meno: e il vino prodotto dagli uomini quasi sempre dà soddisfazioni fuggevoli ed effimere, mentre il vino eucaristico ci catapulta nella vita eterna. Ma di questi e degli altri elementi e personaggi parleremo mano a mano che vedremo cosa accade in quel banchetto, per mezzo dei veri protagonisti, che sono alla pari Maria e Gesù, anche se Maria non farà miracoli, mentre Gesù muterà l'acqua in vino. I due, in realtà , parrebbe che siano andati a queste nozze con la sola e semplice intenzione di godersi una bella giornata di serenità e allegria assieme ai discepoli. Si verifica però, durante il pranzo e forse sul più bello, un evento che smuove dapprima la Madre e, solo poi, il Figlio: ed è che finisce il vino. Si tratta di uno spiacevole inconveniente nello svolgimento del pranzo: è una figuraccia degli organizzatori, forse per una errata previsione o perché gli invitati hanno bevuto troppo, ma sta di fatto che l'intero banchetto rischia seriamente di diventare, da un facile successo, un irrimediabile fallimento.
Si tratta, nel parallelismo evidente che c'è con la vita, di un gravissimo problema, che emerge in tutta la sua ineluttabilità : le nostre risorse ad un certo punto inevitabilmente si esauriscono, i nostri affetti più cari muoiono, la linfa vitale si consuma, possiamo stancarci anche delle cose che più ci piacevano, insomma ci si prospetta il non senso della nostra esistenza, la coscienza che quel dover finire dentro anguste pareti di solido legno e dissolverci in polvere non ci piace, è il tarlo che affligge e rode la nostra tranquillità , è il nemico con cui non vorremmo mai doverci confrontare, anche se sappiamo - ed è una delle poche certezze - che questo confronto è inevitabile. Insomma, il vino che finisce è il dramma fondamentale dell'esistenza umana.
E chi è in grado di rimediare a questo problema? Non gli sposi, che nemmeno si vedono; non il maestro di tavola che, pur bravo e assennato, sa fare cose buonissime ma ha i suoi limiti e li conosce, sa fino a dove è in grado di arrivare e dove invece no.
Per risolvere un problema così, ci vuole ben altro. E Maria è l’unica, in quel tavolo, che lo sa, che sa perfettamente come si può risolvere una situazione impossibile.
Questo però non per scienza infusa, ma semplicemente perché lo ha già sperimentato su sé stessa, ha già incontrato realmente il Signore e sa di che cosa Lui è capace. Quando ha ricevuto la visita dell'angelo, ha avuto lo stesso problema di tutti noi: dire sì o no a una proposta umanamente incredibile. E non pensiamo che vedere l’angelo sia stata (rispetto a noi) una facilitazione, perché poteva certamente pensare di aver avuto solo una visione, una infatuazione (come del resto facciamo noi di fronte ai tanti - piccoli e grandi - miracoli della nostra vita, che abbiamo regolarmente e freddamente razionalizzato).
La differenza tra Maria e tutti gli altri è che Lei già si fida pienamente di Gesù, perché ha fatto un'esperienza profonda di incontro con Dio, di fede, anzi è divenuta essa stessa un sacramento di fede: per questo è Lei l'unica che, in quella situazione gravemente imbarazzante in cui nessuno sa cosa fare, si rivolge a Gesù.
Da questa situazione e da ciò che poi avviene si comprende un'altra verità di immensa grandezza, che non può che lasciarci in adorazione e meraviglia: Gesù non ha senso senza Maria e Lei non ha senso senza Gesù. Lui è la salvezza del mondo, ma se non ci fosse Maria, Egli non esisterebbe, Questo non per una ragione naturalistica, ma ontologica: Dio fa nascere Gesù da Maria perché vuoi dirci, con un fatto, che reputa l'umanità importante quanto sé stesso, al punto che si fa figlio di una donna.
Per questo l'obiezione che taluni muovono dicendo: "Ma ti pare che Dio, così grande e onnipotente, va ad incarnarsi in un uomo proprio duemila anni fa e in questo preciso pianeta Terra. Come possiamo ammettere che Gesù sia veramente Dio?" è superabile. Questa obiezione, in verità assai suggestiva (perché tende a dire che in fondo in cristianesimo non ha nulla di diverso dalle altre religioni), ha un limite nel fatto che esclude quella che è la verità , e cioè che Dio ha creato l'uomo veramente a Sua immagine e somiglianza (ed infatti esso è l'unica creatura che - come il suo Creatore - ha intelligenza, libertà e intuizione dell'infinito) e che quindi Egli applica all'uomo la sua logica irrinunciabile di amore illimitato: questo Amore con l'A maiuscola spiega esaurientemente perché sia possibile il fatto storico dell'Incarnazione in Gesù Cristo.
Il colloquio tra Maria e Gesù, che pare inestricabile, è invece chiarissimo: "Non hanno più vino". E' solo ora che non hanno più vino, perché nella prima parte del banchetto un vino, per la verità anche buono, è stato servito, e i convitati l'avevano gradito, ma il problema è che quel vino, che sembrava appagante, è durato troppo poco, è inevitabilmente finito, e ciò sul più bello, quando ne sarebbe servito molto altro. Non hanno più Canaan, sono consapevoli di essere soli nel deserto della vita, senza averne ancora conosciuto il senso, la Verità , tutto il loro dramma è innanzi a Te e Tu sei venuto proprio per aprire a loro la strada a quella Vita, e stavolta per sempre.
E' il dramma della nostra vita. Quante volte abbiamo finito il nostro vino, quella felicità effimera che tentiamo di fabbricarci con le nostre mani, con la nostra smania di autosufficienza. Quante volte - finito il vino - ci siamo trovati davanti alla nostra insoddisfazione, alla mancanza di risposte ai nostri perché, quelli cosmici (perché vivo, chi sono, che senso ha l'universo, dove finisce o come può non finire) e quelli – più immediati - esistenziali (perché muoiono le persone care, perché non sono abbastanza bello o intelligente,perché ci sono le malattie e i bimbi africani che soffrono, perché subisco dei torti ingiusti etc.)
All'incrocio, al punt cruciale dell'esistenza, ci occorre come il pane qualcuno che a nome nostro chieda chiarimenti e soluzioni a Qualcuno che può risolvere il nostro problema. Il primo qualcuno e Maria, il secondo Qualcuno è Gesù. Ma l'enorme, meraviglioso mistero è che l’uno è in funzione dell'altra, il primo non esisterebbe senza la seconda.
Maria (e cioè la rappresentante – "avvocata nostra" – di tutta l'umanità in tutti i tempi) ha bisogno, per aver senso, del Figlio di Dio a cui affidare il destino dell'uomo. Gesù, il Verbo che era presso Dio ed era Dio, ha bisogno della Madre per incarnarsi e mostrarci che Dio è nell'uomo e con l'uomo (l'Emmanuele), per sua volontà ed amore, perché ha voluto condividerne totalmente la condizione e i sentimenti.
"Ma non è ancora giunta la mia ora". Gesù ha capito benissimo cosa Maria gli stia chiedendo, di portare ora e definitivamente l'uomo dall'Egitto alla Terra promessa, dalla notte al giorno, dal peccato alla grazia, dalla mormorazione al ringraziamento, dalla morte alla vita. Questa è la sua missione, il motivo unico per cui Egli si è fatto uomo, e forse ora è già il momento di passare all'azione: Lei ha serbato per anni nel suo cuore, durante la crescita di Gesù nel corpo, questa consapevolezza, ed ora la situazione di difficoltà che si è creata richiede l'intervento necessario.
Ma Lui sa che tutto dovrà compiersi in un certo tempo e in un certo modo: solo sulla croce potrà dire: "Tutto è compiuto". E dunque adesso sembra quasi riluttante di fronte alla prospettiva di sconvolgere il piano prestabilito. Ma Maria sa che Egli come sempre l'ascolterà e darà un segno potente, un anticipo eloquente della sua missione salvifica.
"Fate quello che vi dirà ".
"Fate quello che vi dirà " è la risposta più grande a "Non hanno più vino".
Hai un problema nella tua vita, adesso, a cui non trovi soluzione, un problema reale, concreto? Un figlio malato, un figlio drogato, un marito impossibile, un capo opprimente, i soldi che non bastano, l'esaurimento nervoso? "Fai quello che ti. dirà ". Questa è la risposta, l'unica vera e satlsfattlva risposta. Maria come madre amorosa te la sta indicando, proprio come da piccolo tua madre ti indicava il modo come vestirsi, come studiare, come mangiare, come affrontare ogni pericolo e ogni insidia, ed era sempre Il modo giusto.
Vedi, Cristo era già presente al tavolo del banchetto, ma questo non basta per salvarci: occorre riconoscerlo come il Cristo e affidarsi a Lui.
Ascolta la voce di Cristo, seguilo e anche tu, come gli invitati di Cana, vedrai l'acqua putrida della tua esistenza inquinata dal peccato trasformarsi in vino purissimo, in nettare dolcissimo che non ti stancherà mai più.
Lo sapeva Maria, lo hanno saputo i servi (i cristiani) che avevano attinto l'acqua, lo hanno constatato - forse senza capire - il maestro di tavola e gli invitati, lo hanno capito i discepoli lì presenti, che "credettero in Lui".
2006-10-13 11:07:41
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answer #2
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answered by malaikasana 5
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