Una tecnica che, oltre a mantenere in forma, permette di conoscere meglio se stessi entrando in contatto con le emozioni
MILANO - Muovere il corpo a ritmo di musica è un'attività che l'uomo pratica dalla notte dei tempi. Ballare libera endorfine, permette di socializzare e serve a mantenersi in forma. Ma esiste una speciale applicazione della danza, chimata danzaterapia, che si basa sulla visione olistica dell'uomo e viene utilizzata principalmente per sanare i nostri disequilibri.
A CONTATTO CON LE EMOZIONI - «Non è necessario aver frequentato corsi di danza, avere un corpo allenato o essere ventenni per praticare la danza terapeutica - spiega Elena Cerruto, responsabile del Centro Sarabanda -. L'ascolto di una musica spinge spontaneamente una persona a battere le mani, i piedi, a muovere la testa, infine a danzare». E grazie a questo tipo di movimento non filtrato si arriva a un contatto più profondo con le nostre emozioni. La danzaterapia, infatti, fa parte dell'arteterapia, di quella disciplina cioè che ipotizza una possibilità di terapia utilizzando le forme artistiche della espressione umana, dalla musica alla drammatizzazione, dalla pittura alla danza.
TENDENZA A ISOLARSI - Questo non significa che occorre essere malati per ricorrere alla danzaterapia, quanto avere voglia o bisogno di conoscersi più a fondo. «Molto disagio e sofferenza derivano dal fatto che tendiamo a isolarci, non solo dagli altri, ma da noi stessi, dalle nostre emozioni profonde - dice Elena Cerruto -. Ogni giorno le emozioni nascono in noi: è solo che non sempre siamo in ascolto oppure le giudichiamo prima che escano, così restano prigioniere dentro di noi». Molto spesso, specialmente in città frenetiche come Milano, le persone si sottopongono a un autocontrollo rigidissimo: il non doversi confrontare con la memorizzazione di strutture rigide può aiutare a sciogliere le tensioni.
ZEN E SHIATSU - La danzaterapia si configura dunque come un training per corpo e spirito, che, oltre a modellare i nostri muscoli, conduce verso una più profonda percezione del proprio corpo. Specialmente perché fonde con la danza tecniche di respirazione zen, medicina cinese e pratica shiatsu. Nella danzaterapia non ci si muove in base a uno schema esterno, ma seguendo le indicazioni del danzaterapeuta in base a quello che si sente, ascoltando i propri bisogni e rispettando le proprie possibilità. Solo così è possibile acquisire consapevolezza del proprio corpo, degli atteggiamenti fisici scorretti e riscoprire movimenti dimenticati.
PROBLEMI PSICHICI - Il lavoro si sviluppa sempre in gruppo e in integrazione. Integrazione, che è una delle parole chiave della danzaterapia, significa l'arte di «con-prendere» l'altro che danza con te. Ma integrazione significa anche la possibilità di far danzare persone non vedenti, sorde e con problemi gravi o meno di menomazioni fisiche e psichiche. «Il contatto con persone con problemi è uno dei punti chiave della danzaterapia e ci permette di scoprire che quelle che avevamo ritenuto essere solo delle menomazioni possono essere anche delle finestre sui nostri "sensi esterni", come se noi fossimo stati seduti dietro ai nostri sensi e avessimo finora percepito il mondo attraverso una televisione», spiega Elena Cerruto, che ha portato il suo metodo in scuole, ospedali e carceri.
METODO CANFORA - Poiché la danzarerapia è una terapia e non una disciplina codificata, moltissimo dipende dal terapeuta, che insegna secondo il proprio metodo. Deepti Canfora, a Milano, insegna Metaphysical Dance, una forma contaminata di Teatro-Danza-Terapia che lavora sul binomio corpomente. «E' un'alchimia armonica di danza ed emozioni, alla ricerca di una totalità espressiva e della propria unicità - spiega Depti Canfora, ballerina e terapeuta olistica -, dove partendo dalla postura attraverso il respiro, l'emozione e il pensiero si ottiene che il gesto riveli e dia spazio a un processo inconscio».
DANZA METAFISICA - La Metaphysical Dance utilizza la danza, la parola, la scrittura e la meditazione, per portarci a contatto con le nostre dinamiche interiori, conoscerle, osservarle e utilizzarle, offrendo la possibilità, attraverso un linguaggio teatrale, di averne una visione più chiara e scoprire una dimensione interiore da cui poter guardare noi stessi. Il processo si completa con una forma di stretching molto simile al training autogeno, il Metodo Canfora, che miscelando yoga, danza contemporanea, tecniche di respirazione e un intenso lavoro di ricerca sul movimento, genera una tecnica per decontrarre e allungare la muscolatura profonda, ottenendo una maggior funzionalità dell'organismo e la scomparsa di alcuni dolori localizzati nella zona delle vertebre cervicali e lombari.
2006-10-06 00:52:45
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answer #1
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answered by Anonymous
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