Lungo la via Vandelli , in località “la Serra”,in confine tra i comuni di Frassinoro e Pievepelago, tanto tempo fà ,era stata costruita una casetta bassa,a piano terra,con mura in mattoni.
Attacata a questa,una stalleta ,coperta a paglia, dove viveva l’asinello dello zio Aleardo.
A quell’epoca la montagna era del tutto priva di strade, veniva percorsa dai sentieri più o meno agevoli che attraversavano pascoli,boschi e fossati.L’asino era perciò indispensabile, come aiuto all’uomo nei suoi brevi trasporti. Farfarello(il suo nome), detto Lello,era un animale di piccola statura, ma restistenti, pelo scuro, due orecchie lunghe, mobili e attente. Si chiamava così perchè molto goloso di foglie ,carnose che crescono nei luoghi umidi fertili.Nel nostro dialetto questa pianta è detta infatti “farfarola”.
ubbidiente ed estroso, aveva imparato presto ad aprire la porta della stalla,(usando la bocca) fermata da un grosso catenaccio, amanovrare cancelli chiusi da un anello in tessuto di vimini,(come usava allora) a percorrere sentieri tra siepi spinose, rimanendo al centro per evitare di rompere i sacchi di grano o di farina.
Arrivato al mulino non c’era bisogno di legarlo all’anello consueto, perchè quest’asinello ubbidiva al padrone e sostava appena Aleardo, con voce un pò rocae decisa, gli ripeteve :”Leè, Leè, fermati Lello”.Muoveva allora le orecchie sensibili vocio dei bambini, che giocavano,lì, vicino al fiume, poi ragliava richiamando la loro gradita presenza.Arrivavano a frotte e l’asino felice li lasciava volentieri salire, uno alla volta,sulla groppa, per ricevere la loro qualche crosta di pane e una carezza.
Comee era giocherellone ,quell’animale!Il suo comportamento rappresentava una vera eccezione alla categoria.Ignorante come un asino, si suol dire, ma Lello non lo era e dimostrava, a modo suo, finezza di modi , ubbidienza, fedeltà al padrone: un vero gioiello. Inutile nascondere che per lo zio Aleardo l’asino era una vera e propria compagnia, gli parlava e lo lasciava quasi sempre libero; al suo richiamo accorreva all’istante. Spesso lo zio andava a giocare a carte in un casolare poco distante, dove abitavano due suoi nipoti.L’asino, in quest’occasione, lo seguiva come un cagnolino, ma non recava mai danni. Si fermava nella piccola aia e aspettava pazientemente...
Un giorno, in autunno inoltrato, lo zio Aleardo decise di fare provviste perche la brutta stagione si avvicina.Era sua abitudine infatti, recarsi ogni anno, in Toscana , in una borgata sotto S. Pellegrino per il solito scambio di prodotti: grano e formaggio da un lato, farina dolce, cipolle legumi secchi dall’altro.Si alzò di buon’ ora, preparò l’asinello con la soma: sotto mise il sacco di grano e sopra, ben disposto, un altro sacchetto con alcune forme di calcio. Si prospettava una bella giornata, ancha se l’aria fredda e pungente preannunciava l’arrivo della neve.
Lello procedeva davanti con un passo moderato, dietro il padrone con l’immancabile bastone, su cui si appogiava, nei tratti in salita.
Fu un viaggio discreto, nè più nè meno come tanti altri; anche l’asino era ormai abituato a percorrere quel sentiero più faticoso all’andata che al ritorno, poichè dopo si scendeva.
Fu fatto lo scambio della merce, dopo un breve riposino per entrambi, un buon bicchiere per Aleardo, qualche gradito ciuffo d’erba per Lello.
Sull’Alpe, durante il ritorno, un tratto di sentiero ghiacciato tradì all’improvviso l’esperienza del vecchio montanaro , che scivolando malamente, si procurò una brutta distorsione alla caviglia. Provò e riprovò a rialzarsi, ma gli era impedito il passo per il gran dolore.La cassetta sulla Serra era ancora lontana e faceva ormai buio.Lello intanto si era già fermato, guardava il suo padrone e aveva capito che era accaduto qualcosa di grave. Aleardo gli disse:”Presto, vai a chiamare i mie nipoti e accompagnali qui”.
Era sdraiato per terra, con la gamba dolente e grosse gocce di sudore gli imperlavano la fronte.L’asino si girò , proseguì ed Aleardo in preda all’agitazione ripeteva :”Aiuto, aiuto!”.
Il silenzio era profondo e la zona molto isolata non gli avrebbero mai permesso di essere soccorso, ma l’uomo ha, per fortuna, una compagna fedele: la speranza.Nessuno può raccontare il viaggio di ritorno di Lello, si potrà soltanto immaginare.Fatto sta che i nipoti di Aleardo videro giungere l’asinello nell’aia,solo e ancora carico.
L’iniziale sorpresa, lasciò il posto ad una crescente preoccupazione: qualcosa di grave doveva essere accaduto allo zio.Dopo aver controllato che Aleardo non fosse alla “Serra”, si procurarono una lanterna perchè stava per soppraggiungere l la notte, presero subito la via dell’Alpe e Lello li precedeva.Incredibile che quell’asino fosse in grado da far strada, ma fu proprio così.
I due giovani, lungo il tragitto, fecero mille congetture, quasi tutte disastrose.Non si erano mai trovati in una situazione simile.Giunti nella salita più ripida, udirono la voce dello zio che, vista da lontano la luce, tentava di richiamare l’attenzione su di sè.
Fu veramente un incontro commovente; caricarono Aleardo sull’asinello e si avviarono sulla strada del ritorno .In quell’occasione il più festeggiato del paese fu Lello e in paese si parlò a lungo di questo episodio e l’asino fu considerato al pari di un eroe di allora, in grado di capire ed ancor più ricambiare l’affetto del suo padrone.Vissero a lungo insieme e tuttora chi racconta questa favola, non può fare a meno d’immaginare Aleardo accanto al bravo e buon asinello
2006-09-29 08:36:18
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answer #6
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answered by luby 3
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