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e se sì...km vi è sembrato?

2006-09-24 04:22:55 · 2 risposte · inviata da ☆PrG☆ 4 in Società e culture Religione e spiritualità

2 risposte

Hernàn Huarache Mamani è un indio quechua nato in un villaggio della cordigliera delle Ande: Chivay.
Si è laureato in economia all'Università di Arequipa e ha lavorato come economista per il ministero dell'agricoltura peruviano. In seguito ha riscoperto le sue origine incaiche fino a diventare curandero, un terapeuta della medicina tradizionale andina e un appassionato studioso di questa cultura. E' insegnante di lingua quechua all'università di Arequipa e da anni lavora al progetto di rivalutazione e divulgazione della cultura del suo paese, un immenso patrimonio culturale distrutto che Mamani ha cercato di riportare alla luce, raccogliendo testimonianze, usi e pratiche dimenticate. Allievo di un maestro depositario di remoti segreti e vivendo con lui su una montagna sacra, lontano dal mondo, è venuto a conoscenza di antichi saperi magici, medici, scientifici e religiosi dell'antico popolo inca. Questa cultura si pensava per sempre perduta dopo la distruzione del grande Impero dell'Oro e dell'Argento causata dall' invasione spagnola del sud America nel 1535.
Attraverso il professor Mamani giunge in Europa questo sapere secolare con seminari, conferenze, interventi in varie università europee e cerimonie religiose.

http://web.tiscali.it/mamani/hhm.html

Quando una volta chiesi ad un contadino del canyon del Colca, nel Sud del Perù, che cosa bisogna fare per diventare un vero uomo, lui mi rispose:

"Vivere in armonia con la natura. In campagna molti ancora lo fanno, ma in città quasi tutti dimenticano il fatto di essere figli della Grande Madre. Pensano che l’uomo sia il padrone della terra, e questa è la loro maggiore ignoranza, perché l’uomo è soltanto un filo nel tessuto di tutti gli esseri viventi che la Pachamama tesse. Siamo tutti fratelli e sorelle. Le piante, le pietre, gli animali e tutto quanto esiste va rispettato e curato, perché non ci appartiene, è soltanto dato in prestito come aiuto alla nostra evoluzione spirituale."

Pachamama è il temine quechua, la antica lingua degli Incas ancora parlata dai popoli andini, che designa la madre Cosmica. E’ composta di due parole: Pacha, che significa tempo e spazio, e Mama, madre. Come la donna, Pachamama genera la vita ricevendo il seme di Kamaq, lo spirito eternamente fecondante, e pertanto tutti gli esseri viventi sono i suoi figli.

I popoli andini considerano Pachamama la madre e la dispensatrice del nutrimento necessario alla vita: è eterna perché è la madre del tempo e dello spazio, è cosmica perché è madre di tutti, ed è unica perché la Terra è una nell’immensità dell’Universo.

Noi che coltiviamo la terra siamo come la levatrice, lavoriamo alla nascita di una nuova vita, mettendo i semi nella terra, piantando le radici da cui crescerà un’altra pianta. Siamo come i genitori perché ci prendiamo cura di ogni pianta del nostro giardino, innaffiandola, potandola, fertilizzandola, affinché diventi bella e dia i suoi migliori frutti.

La Terra è un immenso giardino, e prendersene cura induce a coltivare se stessi e il proprio giardino interiore. Ogni seme che piantiamo diventa una qualità che innestiamo nel nostro essere, ogni erbaccia che estirpiamo è metafora di un vizio di cui non abbiamo più bisogno per la nostra crescita.

I seminari sulla Pachamama sono finalizzati a far capire alle donne e agli uomini che essi sono parte della natura e che, per la legge della reciprocità, qualsiasi cosa accade loro accadrà alla Madre Terra e, viceversa, qualsiasi cosa accade alla Madre Terra accadrà a loro, prima o poi.

Quando vedo come gli uomini hanno riempito di cemento molti luoghi mi viene tristezza, perché sono parti della terra in cui lei non respirerà più e in cui non potranno crescere alberi. Quando vedo le montagne di spazzatura che escono dalle città le guardo con amarezza perché so che finiranno per sporcare ancora di più la madre terra. Da bambini i nostri genitori ci dicevano: "non sporcare mai il posto dove mangi, dormi e vivi." E’ il contrario di ciò che sta accadendo ora.

Molte persone inquinano per ignoranza. Inquinano anche con i loro pensieri e parole negativi senza rendersene conto. Non capiscono che tutti gli esseri viventi sono collegati fra loro e con la Madre Terra e che qualunque cosa faccia male all’acqua, alle piante, alla terra, all’atmosfera finirà per far male anche a noi, i suoi figli.

Come possiamo uccidere nostra madre, che ci dà la vita?

Il mio compito è insegnare a rispettare e ad amare la Terra, farne capire la sacralità: essa è la nostra dimora, e il Grande Spirito, che ci ha permesso di venire a fare esperienze in questo pianeta, ce l’ha affidata magnifica. Dobbiamo conservarla così oppure renderla ancora più bella. In questo modo potremo ringraziarlo per il dono della vita e per il fatto di essere ospiti- per un determinato periodo di tempo- in un meraviglioso pianeta. Impariamo a non sporcarlo, perché le generazioni future meritano di trovare una terra pulita, bella, un luogo dove sia possibile sperimentare pace e felicità.

La mia voce è la voce della Pachamama, perché io sono figlio della Terra, consapevole che lei mi ha dato la vita e che mi permette di stare nella sua casa. Per questo, ogni giorno con umiltà faccio una preghiera:

"Madre Cosmica, Madre Sacra, sempre bella, sempre accogliente, Madre che doni la vita, ti ringrazio per il dono che mi hai fatto fino ad ora, sono pronto a vivere la vita in questo momento. Fammi vivere nel tuo grembo sereno, libero, fammi capire sempre qual è la strada che devo percorrere oggi."

http://www.auraweb.it/articolo_benavere.asp?cid=13&aid=1132

Una clinica a 4000 metri: le pratiche di purificazione dei "curanderos" andini
Progettato in origine come un "normale" tour turistico in solitaria, il viaggio narrato in questo libro di G. Poli diventa, dopo poche pagine, un'esperienza unica, con mete, visite e incontri del tutto anomali ed eccentrici rispetto a qualunque risaputo itinerario peruviano. Grazie all'incontro fortuito con una giovane antropologa, l'autore ha infatti accesso a luoghi, cerimonie, rituali, normalmente preclusi, o addirittura proibiti, al viaggiatore straniero. Feste di paese e di matrimonio, danze, balli di corteggiamento, cerimonie in onore del bestiame e, soprattutto, inaccessibili rituali sciamanici si susseguono quindi lungo il percorso dell'autore che da Lima, Nazca, Arequipa, Moquegua, arriva fino alla "puna", agli altipiani del lago Titicaca, a Cuzco, ad Ayacucho, patria del "Sendero Luminoso", per terminare, sempre inerpicandosi sulla dorsale della Cordigliera, a Huaringas.

La laguna Shimbe è uno spettacolare specchio d'acqua, ora baciato dal sole che si è arrampicato fra le vette dei monti simili a magistrali piramidi. Rimango ammirato a contemplare il paesaggio, quasi una Svizzera in miniatura in un luogo dimenticato, conosciuto solamente per i poteri curativi delle acque delle sue sedici lagune.

Il sacerdote osserva il gruppo di pazienti; siamo una ventina e ognuno di noi risponde alle domande dello stregone confessando i propri bisogni o le proprie infermità.

Basso, leggermente tarchiato, coperto da un vecchio poncho che gli arriva fino ai piedi e da un enorme cappello a tese larghe, il viso rigato dagli anni, il sacerdote scruta con un inquietante sguardo indagatore i miei occhi imbarazzati e muove appena le grosse labbra raggrinzite per chiedere il motivo della mia presenza nel sacro luogo andino. Mi ero preparato una risposta che, però, ora non convince neppure me, ma tant'è; sono giunto fin qui -dico- per guarire un male d'amore che addolora il mio cuore e non mi lascia vivere. Il maestro sembra accettare la mia giustificazione e, terminata l'inchiesta, ordina a tutti noi di levarci parte degli indumenti e di entrare in acqua senza indugio per lavare il male che ristagna sulla superficie del corpo. Per ben tre volte siamo costretti a immergerci nelle fredde acque del lago e, dopo ogni bagno, il sacerdote s'avvicina e sputa sui nostri corpi un miscuglio di profumi, talco e fiori che, unitamente alle immersioni nella laguna, aiuta a cambiare l'aura e il destino. Sopporto in nome della curiosità, convinto d'essere oggetto di scherno da parte del guaritore, anche se Carmen mi giura che quello che il sacerdote ha appena compiuto su di noi è un rito magico che elimina le onde malefiche e dona energia positiva.

[...] Ci vogliono altre tre ore di marcia per raggiungere la dimora dello stregone, dove finalmente arriviamo che è quasi mezzogiorno.

La casa è composta da tre unità abitative; una è costituita dalla capanna adibita a cucina e dormitorio per il sacerdote e la sua famiglia, la seconda è un semplice capanno dove il 'curandero' elabora le pozioni magiche, mentre l'ultima, la più grande, è una lunga costruzione in adobe con il tetto di lamiera e il pavimento di terra battuta. Qui vengono ospitati i pellegrini, come se fosse una vera e propria clinica a circa quattromila metri d'altitudine.

Entriamo invitati dalla moglie del guaritore, non senza essere prima stati 'purificati' da un'ulteriore spruzzata di essenze e saliva. Un angolo della costruzione è occupato da un lungo e vecchio tavolo di legno sopra il quale i postulanti depongono oggetti insospettati. Carmen, la mia compagna di viaggio, poggia sul piano della 'mesa' alcuni sacchettini contenenti terra di casa sua, fotografie della famiglia, nonché pezzi di slip, capelli, unghie e altre cose, su cui non voglio indagare, appartenenti al marito.

Sopra un altro tavolo vicino al primo, sono disposti in bell'ordine numerosi contenitori di vetro pieni di erbe che non conosco, ma, che, a detta dei miei compagni, sono dotate di proprietà curative. Il resto dell'enorme stanza è coperto da pagliericci sopra i quali ci sdraiamo, esausti. Di mangiare, non se ne parla!

Fa molto freddo e così ci stringiamo gli uni agli altri, finendo per assopirci.

Alle dieci di sera, la padrona di casa, con fare brusco e distaccato, entra a ripartire fra i pellegrini una povera zuppa calda a base di pollo, acqua senza sale e pochi, insipidi vegetali; è la dieta purificatrice che ci preparerà all'imminente cerimonia.

Alcune persone, le più bisognose d'aiuto, si fermeranno in questo luogo per diverso tempo, accontentandosi di nutrirsi solo una volta al giorno con il misero intruglio sempre uguale. Non sarà il mio caso!

http://www.edt.it/estratti/estratto.php?id=8870634469

2006-09-24 06:12:26 · answer #1 · answered by ocima 7 · 0 0

Se hai bisogno di un hotel per Lima lo puoi trovare tranquillamente su questo sito che ha prezzi bassissimi https://tr.im/1xufH
Nonostante sia ubicata nel deserto, ha un clima piuttosto mite, caratterizzato però da umidità e nebbie. La vita cittadina è molto attiva ed ha un sacco da iniziative culturali e nuovi locali. È una citta ricca di storia con un sacco di musei chiese e cattedrali da visitare.Girando per la città c’è il forte contrasto del moderno con l'antico, mettendo in evidenza la conservazione delle tradizioni nella gastronomia, nella musica, nella danza e nelle altre forme d'arte.
È una città dal fascino malinconico con un’ intensa vita notturna, a mio parere è una delle capitali europee più suggestive.Non basta chiudersi in un museo o aspettarsi un modo semplice per girarla ma è una città da vivere .E’ una città animata e vivace con gente piacevole ed aperta e tantissima cultura con architetture che spaziano dall antico al moderno.Nella parte alta della citta ci sono locali tipici dove puoi mangiare ottimo cibo, la sera è il posto migliore dove andare mentre di giorno ci sono un sacco di castelli da visitare .

2016-12-17 01:27:59 · answer #2 · answered by Anonymous · 0 0

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