BUONA LETTURA ...per tutti quelli che vogliono informarsi meglio su questa barbaria.
Infibulazione, Retaggio Africano
Sono ormai diverse migliaia (40 mila secondo dati Unicef) le donne immigrate in Italia da Paesi che praticano l?infibulazione, cioè la mutilazione degli organi genitali femminili. Il problema è venuto alla ribalta di recente grazie a due convegni organizzati uno dai ministeri per le Pari opportunità, Sanità e Affari sociali e più recentemente, a Torino, dall?Unione cattolica stampa italiana (Ucsi), con l?Associazione Stampa Subalpina. A questo secondo appuntamento, nel febbraio scorso, hanno partecipato giornalisti, medici, studiosi e giuristi.
Si è scoperto che non è più tanto raro per i medici italiani trovarsi di fronte a donne che hanno subito tali mutilazioni, o addirittura mamme che le richiedono per le loro figlie. Si calcola che siano 20 mila le bambine a rischio in Italia e si sospetta che l?infibulazione sia attualmente praticata fuori dalle strutture ospedaliere. Alcuni farebbero venire direttamente dai Paesi di origine donne ?esperte? in questa pratica; forse altri la ottengono addirittura da medici o paramedici senza scrupoli.
Clamoroso il processo intentato di recente a Parigi a 28 immigrati africani, la cui principale imputata, una donna del Mali di 53 anni, Hawa Greou, ha ammesso di aver praticato l?infibulazione su una cinquantina di bambine, in Francia, negli ultimi 11 anni. Gli imputati erano tutti i genitori delle bambine mutilate: 24 madri e 3 padri, che avevano pagato l?intervento fra le 50 e le 160 mila lire.
Il processo si è concluso il 18 febbraio con severe condanne: 8 anni alla Greou, 5 anni a 20 imputati, tre anni ad altre 3 imputate e 2 anni alla madre di Mariatou Koita, la ragazza che aveva denunciato sua madre. Non sono mancate alcune critiche alla sentenza che secondo alcuni avrebbe condannato donne analfabete, rispettose di costumi e tradizioni antiche. Ma il pubblico ministero ha sostenuto che «nei costumi ci sono pratiche che sono onorevoli e altre che non lo sono affatto» e che «non è ammissibile attentare all?integrità dell?essere umano in Francia come in Mali o in Gambia».
Dove si pratica
Sono 26 i Paesi africani dove, con modalità diverse, si pratica la mutilazione dei genitali femminili. La Somalia ha il triste primato della ?infibulazione faraonica" (la più devastante) perchè si calcola che il 98% delle donne somale sia mutilata. Ma anche in Egitto, Sudan settentrionale, Nigeria, Mali, Kenya la pratica, sotto diverse forme, è molto diffusa. La circoncisione femminile, anche in forme più lievi, viene praticata dalle popolazioni musulmane dell?Indonesia, India, Malesia, in alcune zone del Pakistan, nonché in Oman, Yemen e negli Emirati Arabi.
Un problema musulmano?
Le mutilazioni genitali femminili non sono un problema esclusivamente islamico. Anzi di recente alcune autorevoli prese di posizione di studiosi islamici le hanno sconsigliate, primo fra tutti l?allora Gran Muftì d?Egitto (e oggi rettore dell?università islamica del Cairo, Al Azhar) Mohammed Sayid Tantaoui che in un fatwa di due anni fa scrisse che non si poteva trarre dal Corano né dagli insegnamenti del profeta alcuna indicazione al riguardo. Tantaoui dichiarò poi di non avere mai sottoposto la figlia a tale pratica. Subito dopo questo parere il consiglio di Stato egiziano la vietò in tutto il Paese (27/12/97). Ƞvero però che, pur non essendoci fondamento in nessun precetto religioso, in molti Paesi musulmani, come fra popolazioni di religione cristiana, animista o ebrea si crede che le donne non infibulate siano impure.
Storia e situazione attuale
I primi a proibire questo costume furono i Gesuiti nel XVII secolo. Ma il problema non venne mai affrontato veramente dagli europei fino ai primi anni di questo secolo, quando in Kenya i missionari protestanti scozzesi proibirono tale pratica ai loro fedeli: ne nacquero tumulti perché la pratica era molto diffusa e le altre missioni, ad esempio quelle cattoliche, non avevano affrontato il problema. Il padre del Kenya moderno, Yomo Keniatta, difese l?infibulazione come una pratica culturale importante.
In Sudan l?amministrazione coloniale inglese la proibì nel 1946 e la pratica si ridusse drasticamente per un breve periodo. Ma l?intervento fu considerato una violenza colonialista e la pratica riprese rapidamente.
L?Egitto ha affrontato il problema nel 1959, istituendo una commissione per lo studio del problema, l?intervento non è stato vietato come abbiamo visto fino al 1997, anche per il clamore suscitato dalla morte di una bimba infibulata. Tuttavia la pratica è ancora molto diffusa: soprattutto il personale paramedico compie l?intervento arrotondando così il proprio scarso stipendio.
Altro Paese dove è molto praticata la mutilazione genitale femminile è il Senegal. Qui sia i leader politici sia quelli religiosi si stanno opponendo a tale pratica. Anche il Ghana ha promulgato una legge che la vieta, il Burkina Faso ha istituito un comitato nazionale anti escissione.
Grave la situazione in Somalia dove si pratica l?infibulazione faraoinca, cioè il taglio delle piccole labbra, del clitoride e la chiusura quasi completa dell?orifizio vaginale. Secondo una indagine compiuta fra il 1981 e il 1991 dalla professoressa Grassivaro Galli dell?Università di Padova, il costume è diffusissimo: Sul campione considerato è risultato il 99% di donne mutilate. Il 77,5% aveva subito l?infibulazione più mutilante, il 23,6% la circoncisione del clitoride (la suna).
La donna infibulata subisce una altalena di reinfibulazioni: ad esempio dopo ogni parto deve essere richiusa. Anche in Italia diversi medici si trovano ormai di fronte a questo problema: ci sono donne che partoriscono, devono essere deinfibulate per far passare il bimbo, ma chiedono poi di essere reinfibulate perchè altrimenti non sarebbero più accettate. Ƞancora raro il caso, a quanto è dato sapere, di ragazze che chiedano invece di essere deinfibulate per avere normali rapporti sessuali.
Perché l?infibulazione
Nella tradizione le mutilazioni genitali femminili non sono considerate un atto di violenza sul minore, bensì un segno di attenzione e di cura della famiglia verso la bambina: la donna non escissa è stata una bambina di cui nessuno si è preso cura. Le ragioni che portano una madre a mutilare la figlia sono fortemente radicate nella tradizione culturale: Come abbiamo detto ci sono ragioni di tipo religioso, anche se non vi è una precisa indicazione da parte del Corano. Ma le mutilazioni vengono praticate anche in popolazioni animiste, protestanti, cristiane, ebree nelle diverse nazioni interessate da questo fenomeno.
Ci sono prevalenti ragioni di tipo ?psico sessuale?: Il clitoride è ritenuto un organo aggressivo, pericoloso per l?organo maschile e per il bambino durante il parto (Mali, Kenya, Sudan, Nigeria). In altri Paesi si pensa che al momento della nascita entrambi i sessi convivano nella stessa persona: il clitoride rappresenta l?elemento maschile nella donna, e il prepuzio l?elemento femminile nel maschio; entrambi quindi vanno recisi per definire meglio il sesso di una persona.
Infine si pensa che sia necessario attenuare il desiderio sessuale delle donne, proteggersi dalla ipersessualità femminile e favorire la castità. Esistono poi ragioni sociali: le mutilazioni genitali femminili hanno lo scopo di favorire la verginità fino al matrimonio in una società dove le relazioni al di fuori di esso sono punite severamente. Una donna non infibulata, anche se vergine, può difficilmente trovare marito.
Nelle società in cui è praticata la poligamia le mutilazioni sono considerate utili affinchè le richieste sessuali delle donne non siano eccessive. L?imnfibulazione è poi una specie di protezione per la ragazza e può permettere possibilità di recupero in caso abbia avuto un rapporto non lecito poiché può essere ripristinata, come avviene d?altronde dopo il parto.
In conclusione nelle società povere dove il matrimonio è una protezione sociale ed economica per le donne, i genitori pensano con le mutilazioni genitali femminili di garantire un futuro alla figlia, integrandola nelle cultura locale, proteggendo la sua verginità e quindi dandole più possibilità di sposarsi.
Molte sono le complicanze sanitarie di questa pratica che può provocare anche la morte per setticemia, tetano e altre infezioni se effettuata, come speso avviene, da praticone che operano in situazioni igieniche precarie.
Tre forme di mutilazione
Le mutilazioni genitali femminili praticate per motivi ?rituali? e non terapeutici sulle donne sono di 3 tipi:
1) Circoncisione: può limitarsi alla scrittura della punta del clitoride con fuoriuscita di sette gocce di sangue simboliche, o prevedere il taglio del prepuzio;
2) Escissione: taglio del clitoride e totale o parziale delle piccole labbra;
3) Infibulazione o circoncisione faraonica o sudanese: esportazione del clitoride, delle piccole labbra, parte delle grandi labbra con cauterizzazione, cucitura della vulva lasciando aperto un foro per la fuoriuscita dell?urina e del sangue mestruale.
Queste pratiche sono eseguite a diversa età a seconda della tradizione: per esempio nel sud della Nigeria sono le neonate a subire la mutilazione, in Uganda le adolescenti, in Somalia le bambine.
Rispetto delle tradizioni?
Organizzazione mondiale della sanità, Unicef, legislazioni dei Paesi occidentali e codici di deontologia medica condannano le mutilazioni femminili. Tuttavia qualche studioso francese, etnologi e antropologi, sostengono con varie argomentazioni la loro validità, inquadrandole nella tradizione e nella cultura dei popoli che le praticano. Claude Levi Strauss ha affermato che ci sono ?poesia e bellezza? nelle mutilazioni e che solo la nostra morale occidentale, che considera il piacere sessuale alla stregua di un nuovo articolo della Dichiarazione dei diritti dell?uomo, le può considerare un attentato all?integrità del corpo infantile. Lo psichiatra Nathan sostiene che la donna senza il rituale dell?escissione è incompleta, errante. Mentre le donne escisse sono molto più equilibrate. Si tratta comunque di pareri del tutto minoritari fra gli studiosi.
2006-09-16 11:29:03
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answer #9
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answered by xx_caramella22_xx 5
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un pò di chirezza prima di giudicare.
innanzitutto non è obbligatoria, anzi molte legislazioni la vietano, ma è "socialmente consigliabile", nel senso che è la donna stessa a desiderarla in quanto costituisce un rito di ingresso nella società ed è fonte di accettazione da parte della comunità, un simbolo di "riconoscimento" e rispetto che segna il passaggio nell'età adulta. Inoltre, la donna "chiusa" ha forte considerazione da parte del marito e dalla famiglia dello stesso, che per il dolore causatole dalla penetrazione e per il prestigio della sua "chiusura" le elargisce doni e la stima.
Parli di infibulazione , ma questa pratica così invasiva è praticata in molti pochi stati africani, la maggior parte invece pratica la clitoridectomia e altre forme meno invasive sui genitali. Se la donna non si sottopone a tale pratica, viene rifiutata dalla comunità e considerata facile, essa stessa inoltre si sente "impura, sporca" fin quando non subisce tale modificazione estetica dei genitali.
Molti di voi parlano di pratiche brutali, non considerate altrettanto brutali gli interventi di chirurgia estetica che le donne fanno per sentirsi "socialmente accettate" o perchè si sentono brutte ? E questo non è relativismo culturale.
Il vero problema qui non emerso è che tali pratiche sono frutto di culture patriarcali, che esprimono relazioni di potere sul corpo della donna, anzi, della bambina, assoggettandola e non lasciandole autonomia decisionale.
Se è giusto tutelare le bambine nella loro identità consentendole un equilibrato sviluppo sessuale, se è giusto non lottare contro queste pratiche, ma contro la cultura patriarcale che è a monte, per poterle davvero estirpare, mi chiedo e vi chiedo ....
Da qui un interrogativo : se la donna maggiorenne , libera di scegliere, non influenzata dal contesto sociale di riferimento come avviene per quelle che emigrano, decide di sottoporsi comunque a un intervento di modificazione dei genitali femminili o ad un rito simbolico che a questa pratica rimandi, perchè non deve avere la possibilità di farlo in ambiente medicalizzato, anzi per questo deve essere sanzionata penalmente ? E con la legge italiana sull'infibulazione, quello che viene affermato è una supremazia dei valori patriarcali occidentali su quelli "altri", perchè comunque la donna adulta non è libera di gestire il proprio corpo...riflettete su questo, e chi fosse interessato ad approfondire ulteriormente il tema può contattarmi.
2006-09-16 11:23:44
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answer #10
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answered by StellaBlu 3
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