Che cosa significa "pacifismo"?
Il termine "pacifismo" - secondo il dizionario DISC - è stato introdotto nella lingua italiana nel 1908 e significa "teoria politica che rifiuta la guerra come mezzo di risoluzione delle controversie fra gli stati"; deriva dal francese "pacifisme". Altre definizioni di "pacifismo" si traggono da altri dizionari della lingua italiana; ad esempio: "Movimento, tendenza di chi mira a risolvere le vertenze fra gli stati non con la guerra ma con trattative o arbitrati internazionali"; "movimento internazionale che tende a mantenere la pace tra i popoli". Anche sulle enciclopedie troviamo definizioni simili: "Dottrina che propone l'abolizione della guerra"; "movimento ispirato all'idea di bandire la guerra come strumento per la soluzione delle vertenze internazionali".
Il pacifismo è un valore universale?
Sì, il "pacifismo" (come si può notare dalle definizioni sopra riportate) è un valore universale quanto la democrazia. E' cioè un valore civile e morale di garanzia per tutti; è universale come la massima: "Non fare agli altri ciò che non vorresti venga fatto a te". Il fine della risoluzione non violenta dei conflitti è così largamente condivisibile che dovrebbe quindi far parte dei valori fondanti di un'opinione pubblica democratica in quanto la democrazia stessa è stata una metodologia di risoluzione pacifica dei conflitti basata sulla volontà popolare come fonte delle decisioni e del diritto; la democrazia è stata un'idea "pacifista" per la risoluzione delle controversie all'interno delle società in cui spesso è invece prevalso il diritto del più violento.
Perché tante critiche al pacifismo?
Vi è chi deforma il significato del termine "pacifismo" al fine di renderne ridicolo o fazioso il significato, ma così facendo si compie un'evidente forzatura del significato della parola. Qualcuno potrebbe obiettare che il pacifismo è una bella parola che però certi pacifisti hanno reso ridicola con il loro comportamento. Ma anche se così fosse, ciò non giustificherebbe l'acredine verso la parola stessa: allora anche "democrazia" o "libertà" dovrebbero essere parole da gettar via per via del cattivo uso che se n'è fatto.
Il pacifismo è espressione di uno spirito antiamericano?
Il pacifismo è nato fra i quaccheri che avrebbero poi contribuito a fondare gli Stati Uniti. Uno dei primi pacifisti fu infatti William Penn, (Londra 1644 - Buckinghamshire 1718), quacchero inglese, fondatore della colonia della Pennsylvania; Penn si convertì alla fede quacchera; le sue convinzioni religiose lo portarono a schierarsi in aperto contrasto con le autorità e a favore di scelte di pace. Quindi il pacifismo non è nato da un movimento "antiamericano".
Esiste un pacifismo animato dall'antiamericanismo?
Esiste l'antiimperialismo, non l'antiamericanismo. In questo senso è comprensibile che vi sia una parte del movimento pacifista che veda nell'imperialismo americano una fonte di guerre. Ma l'antiamericanismo di per sé è una parola priva di senso coniata per ragioni di comodo e di semplificazione. L'"antiamericanismo" è infatti un termine che non appare in nessun dizionario, a dimostrazione della manipolazione strumentale che si tende a fare delle parole della lingua italiana. Vi sono cioè parole prive di oggetto (a meno che non si riempiano i dizionari di termini come "antibritannico", "antifrancese", "antiturco", "antiruandese", "anticileno", ecc.). Alcune parole hanno cioè origine solo dalla volontà polemica di alcuni giornalisti e uomini politici o dalle direttive dell'ambasciata Usa; ciò tuttavia non è sufficiente a farle entrare nel dizionario; viceversa mentre si "inventano" parole dal significato assai vago capita che altre parole dal significato ben preciso come per esempio "pacifismo" vengano stravolte per gli stessi scopi polemici per cui si inventa appunto il termine "antiamericanismo".
Vi è una differenza fra nonviolenza e pacifismo?
Il termine "nonviolenza" fu introdotto nel 1930 nella lingua italiana, ossia oltre vent'anni dopo il termine "pacifismo". La ragione storica sta nella lotta nonviolenta di Gandhi che dal 1919 in poi acquisì caratteristiche specifiche, basate sulla non cooperazione, sulla disobbedienza civile e sul boicottaggio dei prodotti britannici. Fu Aldo Capitini ad introdurre in Italia il pensiero di Gandhi. La nonviolenza di Gandhi si innestò sul pacifismo trasformandolo in una metodologia che - pur nella conflittualità - escludeva in maniera radicale il ricorso alla violenza oltre che alla guerra. Pertanto i nonviolenti sono pacifisti che hanno elaborato una metodologia coerente di tipo gandhiano; vi sono viceversa pacifisti che individuano casi in cui la violenza possa essere - seppur dolorosamente - usata, come nel caso della legittima difesa. In altri termini si può essere pacifisti ma non necessariamente nonviolenti; il termine nonviolento indica in tal mondo un "di più" rispetto al "pacifista" in termini di esclusione di ogni forma di guerra e di adesione quindi all'obiezione di coscienza al servizio militare. Questa logica considerazione tende ad essere oggi ribaltata in maniera paradossale; ad esempio Marco Pannella mira a contrapporre "pacifismo" a "nonviolenza" al fine di giustificare la "guerra giusta" con le idee di Gandhi; è una tesi artificiosa e si basa sulle rarissime frasi con cui Gandhi giustificò il "dovere di uccidere".
Gandhi escludeva del tutto la violenza?
Gandhi affermò: "Uccidere può essere un dovere... Supponiamo che un uomo venga preso da una follia omicida e cominci a girare con una spada in mano uccidendo chiunque gli si pari innanzi, e che nessuno abbia il coraggio di catturarlo vivo. Chiunque uccida il pazzo otterrà la gratitudine della comunità e sarà considerato un uomo caritatevole". Questa frase, tratta dalla raccolta di testi gandhiani "Teoria e pratica della nonviolenza" (Einaudi), è diventata in certi casi (ad esempio per alcuni radicali) un pretesto per giustificare le guerre giuste in nome della nonviolenza; ma questa ed altre frasi vanno collocate nel contesto del pensiero di Gandhi, nettamente antitetico alla guerra. Gandhi ammetteva la polizia ma non l'esercito.
Perché i radicali sono passati dalla nonviolenza alla polemica contro i pacifisti?
Marco Pannella ha tentato, senza riuscirci, di porsi alla guida del movimento pacifista negli anni Settanta e di diventare, con i suoi digiuni e gli atti di disobbedienza civile, il Gandhi italiano. Ad esempio la LOC (Lega Obiettori di Coscienza) era federata al Partito Radicale. I radicali si sono battuti contro le basi atomiche in Italia, come quella della Maddalena. I radicali hanno in passato portato avanti proprio quelle iniziative che oggi animano il movimento pacifista nonviolento; la radicale Adele Faccio scriveva: "Non più un soldo per le spese né un uomo per il servizio militare (...) Attraverso l'obiezione fiscale alle spese militari e l'obiezione al servizio militare obbligatorio si può cominciare a costruire una concreta politica di pace che rappresenti e realizzi le istanze di pace e il rifiuto della guerra come stadio successivo di una evoluzione culturale e civile dell'umanità intera". Ma i cambiamenti di rotta - da pacifisti ad antipacifisti - sono avvenuti anche nell'area socialista che storicamente è stata la culla del pacifismo laico.
I pacifisti sono contro ogni guerra?
Su questo punto non vi è uniformità di vedute. Una parte dei pacifisti ammette la legittima difesa da invasioni o da dittature, facendo anche ricorso alla forza quando il non ricorrervi porterebbe ad una maggiore perdita di vite umane.
Un pacifista direbbe "no" anche alla seconda guerra mondiale contro Hitler?
La legittima difesa dei territori, dei popoli e delle libertà dal militarismo e dall'oppressione del nazifascismo è ammessa da una parte dei pacifisti anche sotto il profilo militare. La restante parte la ammette in forma di attiva partecipazione non armata (come del fece Aldo Capitini sostenendo la Resistenza). Tuttavia una parte delle azioni militari della seconda guerra mondiale (i bombardamenti a tappeto in violazione delle Convenzioni di Ginevra e il lancio delle atomiche su Hiroshima e Nagasaki) non sono condivisibili per un pacifista. Albert Einstein fu un fervente pacifista (si oppose vigorosamente alla prima guerra mondiale) ma sostenne la necessità della guerra di difesa dal nazismo; sostenne la ricerca per la bomba atomica nel caso Hitler ne fosse venuto in possesso anche lui; ma (assieme ad altri scienziati) non ne condivise l'uso sul Giappone (ormai in procinto di arrendersi) e diventò poi un sostenitore del disarmo nucleare. Come si può notare la storia del pacifismo è stata la storia di persone che hanno avuto molti dubbi, a differenza di chi ha sempre obbedito ciecamente nella guerra.
I pacifisti sono stati una creazione dei comunisti?
No, il pacifismo ha avuto un'origine per metà cristiana e per metà illuminista. Si è cioè alimentato di quelle culture che escludevano l'uso risolutivo della forza. Lenin ebbe pertanto parole molto taglienti nei confronti dei pacifisti: "Una classe oppressa che non si sforza di conoscere le armi, impararne l'uso e possederle, una simile classe merita di essere soltanto di essere oppressa, maltrattata e tenuta schiava. Noi dobbiamo, senza degradarci fino a diventare pacifisti borghesi ed opportunisti, non dimenticare che viviamo in una società di classi, e che nessuna salvezza è possibile né concepibile se non attraverso la lotta di classe. Solo dopo che il proletariato avrà disarmato la borghesia, esso potrà, senza tradire la sua missione storica mondiale, gettare le armi tra i ferri vecchi, il che varrà allora - ma non prima! - a renderlo completamente sicuro". All'interno della tradizione comunista vi è però stata anche una vena antimilitarista e libertaria che rappresentata da Bertolt Brecht e dalle sue poesie contro la guerra.
Quali sono le radici culturali del pacifismo?
Il pacifismo da un punto di vista storico-culturale ha le sue radici nella corrente egualitaria e nonviolenta del cristianesimo (Francesco d'Assisi, Erasmo da Rotterdam, ecc.) e di altre religioni orientali (ma anche nell'etica della responsabilità ambientale tipica degli indiani d'America), nell'illuminismo di Voltaire e nel razionalismo di Kant, nella corrente libertaria del socialismo (Erich Fromm) e nella nuova coscienza ecologica e di critica alla globalizzazione selvaggia che ha avuto sintesi dell'idea di Ernesto Balducci dell'"uomo planetario".
Ma il pacifismo, come tutti gli "ismi", non è da condannare?
Se dovessimo condannare tutti gli "ismi" dovremmo condannare a priori anche il pluralismo, l'illuminismo o il riformismo.
Chi ha dato i più importanti contributi al movimento per la pace italiano?
Oltre ad Aldo Capitini vi sono stati don Primo Mazzolari, Danilo Dolci, don Lorenzo Milani, padre Ernesto Balducci, don Tonino Bello, Lanza del Vasto, Giorgio La Pira. Un grande contributo alla letteratura italiana è stato fornito da Gianni Rodari. E alla politica da Alex Langer. Oggi il movimento pacifista fa riferimento in particolare al notevole attivismo di padre Alex Zanotelli, di don Luigi Ciotti, di don Albino Bizzotto e del chirurgo di guerra Gino Strada, solo per fare alcuni nomi. Un discorso a parte va fatto per il grande peso che hanno avuto - pur senza essere "pacifisti" dichiarati - papi come Giovanni Paolo II o Giovanni XXIII nella promozione di una diffusa sensibilità alla pace.
Quali sono le figure più significative che hanno arricchito a livello mondiale il pensiero pacifista e nonviolento?
Un archivio dei "testimoni della pace" e dei "protagonisti della nonviolenza" è presente all'indirizzo Internet http://www.peacelink.it/pace2000 Partendo tali pagine web si può tracciare un nuovo filo conduttore per lo studio della storia nella scuola. Riferimenti importanti per il pensiero pacifista sono ad esempio Bertolt Brecht, dom Helder Camara, Aldo Capitini, Danilo Dolci, Albert Einstein, Raoul Follereau, Erich Fromm, Gandhi, Hermann Hesse, Franz Jagerstatter, Martin Luther King, Lanza del Vasto, Nelson Mandela, Rigoberta Mechù, monsignor Oscar Romero, Beltrand Russel, Bertha von Suttner, Henry David Thoreau, Lev Tolstoy. Non va poi dimenticato che grandi personalità come Sigmund Freud, Charlie Chaplin o Pablo Picasso hanno espresso pubblicamente la loro scelta per la pace tramite il loro talento artistico e intellettuale.
Cosa ha fatto in Italia negli ultimi trent'anni il movimento per la pace?
Ha promosso una lotta per la legge di riconoscimento del diritto di obiezione di coscienza, ottenuta nel 1972. Il movimento per la pace ha inoltre svolto una forte sensibilizzazione per il disarmo nucleare, promuovendo nella prima metà degli anni Ottanta la lotta contro il riarmo che vide confrontarsi i missili sovietici SS20 e gli euromissili Usa, posizionati allora a distanze pericolosamente sempre più ravvicinate con l'effetto di aumentare il rischio della cosiddetta "guerra per errore". In seguito alla fase di distensione promossa da Gorbaciov vi è stata la campagna "Venti di pace" per la riduzione delle spese militari, con segreteria presso l'Associazione per la Pace e con molteplici adesioni, fra cui Pax Christi, ACLI, Legambiente, Arci, FIM-CISL e altre ancora. Greenpeace a fine degli anni Ottanta ha promosso la campagna "Mare senza nucleare", contro il transito di navi e sommergibili con propulsione nucleare e armi atomiche. Nel 1991 - dopo la prima guerra del Golfo - la campagna di obiezione di coscienza alle spese militari, nata nella prima metà degli anni Ottanta, ha avuto il suo picco storico con quasi diecimila aderenti; la campagna è finalizzata a destinare a fini di pace la quota di imposte (o una sua parte) destinata agli armamenti. Nella prima metà degli anni Novanta il movimento pacifista si è cimentato nell'aiuto alle popolazioni colpite dalla guerra jugoslava e nel processo di pacificazione fra le etnie. In questa esperienza sono morti alcuni pacifisti. Varie associazioni hanno dato un contributo importante, in particolare l'ICS (Italian Consortium for Solidarity) e "Beati i costruttori di pace", un movimento animato da don Albino Bizzotto, sacerdote padovano. Sempre nella prima metà degli anni novanta si è estesa PeaceLink, la rete telematica per la pace nata nel 1991, il cui nome significa "collegamento di pace". A metà degli anni Novanta è stata la campagna antimine a dare uno sbocco concreto a varie iniziative pacifiste giungendo alla messa al bando delle mine antiuomo dalla legislazione dell'Italia, paese tristemente noto per le esportazioni di mine nel mondo. Mani Tese, Pax Christi e Missione Oggi si sono distinte particolarmente nella campagna antimine la quale, a livello mediatico, è stata amplificata dal dottor da Gino Strada e dalla sua associazione Emergency. Nel 1997 la Campagna Antimine ha ricevuto il Premio Nobel per la Pace essendo una campagna internazionale e dimostrando l'efficacia del lavoro di rete di ong (organizzazioni non governative) che la promuovevano.
Vi sono altre ed altrettanto importanti iniziative che per brevità di questo resoconto sintetico non sono state segnalate ma che vengono ogni anno catalogate nell'Annuario della Pace. Oggi una delle realtà più significative di coordinamento delle associazioni è la Tavola della Pace che organizza la marcia Perugia Assisi, uno dei momenti di maggiore partecipazione e visibilità del movimento per la pace italiano. La Tavola della Pace oggi partecipa inoltre all campagna per l'articolo 1 della Costituzione europea in cui - come nelle Costituzioni italiana e tedesca - si ripudi la guerra come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali.
Che rapporto vi è fra il pacifismo e l'obiezioni di coscienza?
Ai giudici che lo interrogavano Adolf Eichmann non cessò mai di ripetere: "Non ho fatto che obbedire. Ho fatto solo il mio dovere". La testimonianza di questo gerarca nazista, uno dei più coinvolti nello sterminio degli ebrei, rende l'idea di quanto forte sia stato storicamente il senso dell'obbedienza nel tacitare ogni impulso della coscienza ad "obiettare" e a disobbedire. Pertanto l'obiezione di coscienza è parte integrante non solo del pacifismo da di qualunque etica della responsabilità personale. Lo stesso Giorgio Perlasca, ex fascista, fu mosso proprio dalla coscienza non solo a disobbedire ma a fare carte false pur di salvare migliaia di ebrei.
L'obiezione di coscienza è relativa solo al servizio militare?
No, l'obiezione di coscienza è relativa a diverse sfere dell'agire sociale ed individuale. E' il rifiuto di eseguire azioni che entrino insanabilmente in contrasto con i propri più profondi ed irrinunciabili principi morali. Per questo alcuni preferiscono parlare di "obiezioni" di coscienza, ossia di diverse forme di obiezione.Esse possono essere:
* Obiezione di coscienza al servizio militare (odc): è la più nota.
* Obiezione di coscienza alle spese militari (osm): fare obiezione alle spese militari significa rifiutarsi di versare allo Stato fino al 5,5% delle imposte (quota che lo Stato impiega per spese militari). Tale somma viene versata su un "fondo di pace" finalizzato allo sviluppo della Difesa Popolare Nonviolenta e di progetti di pace e messo a disposizione del Presidente della Repubblica. Le conseguenze sono di tipo amministrativo (pignoramenti) e non penale.
* Obiezione di coscienza al lavoro bellico: è chiamata anche "obiezione professionale". Chi non vuole in coscienza fare un lavoro o una mansione che prepara alla guerra, come la fabbricazione di armi, la ricerca scientifica di nuovi modi di uccidere, può rifiutarsi e diventare allora un obiettore di coscienza al lavoro bellico.
* Obiezione di consumo: in generale l'obiezione di consumo consiste non effettuare acquisti che - per ragioni di ordine morale - appaiono ripugnanti e contrari alle proprie convinzioni etiche. Chi avrebbe acquistato ottime saponette ricavate dall'annientamento degli ebrei? Le obiezioni di consumo sono anche - in certi casi - "obiezioni ecologiche" (rifiuto di acquistare di prodotti nocivi per l'ambiente) e "animaliste" (per non comprare più pellicce e boicottarle promuovendo azioni di sensibilizzazione). La campagna forse più nota di "obiezione di consumo" è quella contro la Nestlè, responsabile di diffondere nel Terzo Mondo, con metodi scorretti, il latte in polvere anche in contesti in cui ciò può comportare la morte dei bambini per scarse condizioni igieniche. La "Guida al consumo critico" (curata dal Centro Nuovo Modello di Sviluppo ed edita da EMI) è oggi il "manuale italiano" per documentarsi e decidere le proprie "obiezioni di coscienza" in quanto consumatore critico.
* Obiezione bancaria: consiste nel rifiuto di depositare il proprio denaro in banche che poi investono in armi e aiuti a regimi dittatoriali. La non-collaborazione monetaria mira a non finanziare la preparazione delle guerre o il rafforzamento di situazioni di ingiustizia, sfruttamento, discriminazione razziale. Un esempio di obiezione bancaria è la campagna "Banche armate" (http://www.banchearmate.it) che ha lo scopo di boicottare le banche maggiormente coinvolte nell'export di armi. Dal rifiuto di un uso non etico del denaro depositato in banca è nata la "Banca Etica"
* Obiezione di coscienza a violazioni della Costituzione: si può essere obiettori di coscienza al servizio militare in maniera "selettiva", anche se ciò non è riconosciuto per legge. Si può cioè decidere di non imbracciare le armi in casi in cui la guerra si trasformi da guerra di difesa in guerra di offesa. E' il caso, per l'Italia, di un'eventuale violazione dell'articolo 11 della Costituzione. Vi possono essere anche un'obiezione di coscienza alla guerra nucleare e alla sua preparazione.
* Altre obiezioni di coscienza: ognuno può decidere, con la propria azione e convincendo gli altri, di negare il consenso a qualcosa di immorale. Le azioni che si possono intraprendere sono moltissime. Ad esempio un medico può rifiutarsi di non praticare l'aborto perché va contro i suoi principi. Esistono poi le obiezioni al giuramento, alle prestazioni sanitarie obbligatorie (vaccinazioni o esami radiologici) e alla dichiarazione del proprio gruppo etnico (obiezione etnica).
Alcuni osservano che se tutti facessero gli obiettori di coscienza la Patria sarebbe facile preda del primo invasore. Cosa rispondono i promotori dell'obiezione di coscienza al servizio militare?
La risposta è già stata data dalla Corte Costituzionale che ha sancito la non totale coincidenza della difesa della Patria con la difesa armata. Infatti l'obiezione di coscienza non è la rinuncia alla difesa della patria ma è la rinuncia alla "difesa armata" come unica forma di difesa. Gli obiettori ammettono la difesa con metodi alternativi nonviolenti: la Difesa Popolare Nonviolenta (DPN). E' quella strategia che ha consentito a Gandhi di opporsi e vincere sugli occupanti inglesi senza ricorrere a sistemi violenti ma organizzando la disobbedienza civile. Viceversa l'Italia, nonostante avesse le forze armate, rimase del tutto priva di difesa dopo l'invasione tedesca dell'8 settembre 1943 e la fuga del Re Vittorio Emanuele III con i suoi generali.
Su quali principi si basa la Difesa Popolare Nonviolenta (DPN)?
La DPN è l'organizzazione che un popolo può darsi per resistere ad invasioni straniere, o a colpi di stato o ad ogni altra forma di minaccia violenta sulla collettività (mafia, ecc.). La DPN si basa sulla considerazione che nessuno può imporsi e governare senza la collaborazione del popolo ed il suo consenso. La strategia della DPN si basa su una graduale transizione da un modello di difesa della collettività basato sulle armi ad un modello di difesa basato sulla non collaborazione con l'aggressore e sulla disobbedienza civile generalizzata nei confronti di chi minaccia le libertà e i diritti della collettività. La DPN presuppone perciò non la semplice assenza di violenza (e di conseguenza la non azione e la passività) ma un capillare addestramento secondo piani ben studiati in precedenza finalizzati alla non collaborazione, al boicottaggio, alla controinformazione e alla disobbedienza civile.
Esiste un libro completo con le informazioni essenziali sui principi della nonviolenza gandhiana?
Sì, ed è: Gandhi, "Teoria e pratica della nonviolenza", Einaudi. E' un'antologia di scritti di Gandhi. Fondamentale è la lettura dell'introduzione di Giuliano Pontara.
I pacifisti si occupano anche di armamenti?
Può sembrare paradossale ma i pacifisti più attenti e consapevoli leggono più riviste militari dei militari di professione. Lavorare per un futuro di pace richiede competenze tecniche nel campo degli armamenti e delle questioni specifiche della riconversione dell'industria bellica. Occorre conoscere le armi e la loro funzione anche per chi vuole la pace. Ha scritto lo scienziato Robero Fieschi: "L'informazione è alla base della consapevolezza, e la consapevolezza sostiene la capacità di agire (...) Parafrasando un detto latino si potrebbe dire "se vuoi la pace, devi studiare e capire i rischi di guerra". Capire la logica assurda dei signori della guerra è necessario per riuscire a smontarla".
L'"equilibrio del terrore" basato sulle armi atomiche ha garantito la pace?
L'equilibrio raggiunto con trattati di disarmo atomico non va confuso con la gara che ha portato ad un innalzamento non solo degli arsenali ma anche del concreto rischio di guerra atomica. La corsa agli armamenti nucleari è stata fonte di una continua emergenza per i concreti rischi di "guerra per errore", tanto che John Fitzgerald Kennedy disse: "Ogni uomo, donna e ragazzo vive sotto una spada di Damocle nucleare sospesa al più tenue dei fili che può essere reciso da un momento all'altro per un incidente, per un errore di calcolo, per un gesto di follia. Le armi da guerra devono essere eliminate, prima che esse eliminino noi".
Esistono siti web dedicati al controllo degli armamenti e al disarmo?
Sì, valga per tutti il SIPRI (una delle più prestigiose istituzioni indipendenti in questo campo) che è raggiungibile sul sito http://www.sipri.se/ Vi sono anche utili siti italiani come http://www.scienzaepace.it e http://www.peacelink.it/tematiche/disarmo
Un'ottima raccolta di siti è presente su questa pagina web: http://www.scienzaepace.it/links.html
Come ci si collega alla lista disarmo di PeaceLink?
Ci si può collegare cliccando su http://lists.peacelink.it/disarmo/maillist.html
Chi è Vanunu?
Vi è chi ha denunciato l'esistenza di armi di distruzione di massa e ora è in galera. In Israele (potenza nucleare che non ha mai ammesso di possedere un arsenale atomico) per 18 anni è infatti stato messo in carcere Mordechai Vanunu per aver rotto il muro del silenzio in nome della pace.
Quali sono le associazioni pacifiste italiane "storiche"?
Vi è un nucleo storico di associazioni le quali hanno dato vita alle esperienze più significative degli anni passati, in particolare alla lotta contro gli euromissili, per la legge 185/90 sul controllo delle esportazioni italiane di armi, per la legge sull'obiezione di coscienza e la sua successiva riforma, per l'obiezione di coscienza alle spese militari, ecc. L'elenco delle associazioni che hanno promosso in passato una comune azione per l'obiezione di coscienza alle spese militari ("obiezione fiscale") è da considerarsi la base del pacifismo nonviolento italiano. Eccone la lista.
* Associazione Obiettori Nonviolenti (AON). E' un'associazione nata da alcuni membri della LOC (Lega Obiezione di Coscienza). Si caratterizza per un'intensa e metodica attività di informazione e consulenza dedicata agli obiettori. E' collegata ad alcuni parlamentari e dispone di una conoscenza approfondita dei passaggi legislativi e istituzionali delle iniziative relative alle iniziative pacifiste.
* Associazione per la Pace (abbreviata a volte in "Assopace"). E' nata nel 1987 ed ha ereditato il patrimonio di militanza dei tanti Comitati per la Pace che nei primi anni '80 sorgono per la contestazione degli euromissili. Una delle principali iniziative nazionali che in passato ha caratterizzato l'Associazione per la Pace è "Venti di pace", finalizzate alla riduzione delle spese militari.
* Lega Obiettori di Coscienza (LOC). È nata nel 1972 ed è l'organizzazione di tutti gli obiettori al servizio militare. Ad essa aderiscono obiettori di varie aree politiche e culturali, accomunati dai valori della nonviolenza, della pace e della solidarietà. La LOC è un'associazione a carattere federato, dove le singole realtà locali operano in autonomia e si coordinano tramite un organismo nazionale di cui fanno parte tutti i rappresentanti di ogni realtà locale. La LOC promuove la campagna di obiezione fiscale alle spese militari.
* Lega per il Disarmo Unilaterale (LDU). E' nata nel dicembre 1979, promuovendo la prima manifestazione in Italia contro gli euromissili. La LDU è il risultato dell'unione della Lega per il disarmo dell'Italia (costituitasi nel 1977 a seguito della campagna di Carlo Cassola per il disarmo unilaterale) e della Lega socialista per il disarmo unilaterale dell'Italia. E' uno dei movimenti promotori della campagna di obiezione fiscale alle spese militari.
* Movimento Internazionale della Riconciliazione (MIR). Il MIR fu fondato a livello internazionale nel 1914 allo scoppio della prima guerra mondiale da alcuni cristiani inglesi e tedeschi con la promessa di non fare la guerra gli uni agli altri. Nel 1919 il movimento diventò internazionale. Intrattenne rapporti costanti con Gandhi. Appoggiò i buddisti che protestavano - con metodi nonviolenti - contro la guerra del Vietnam. Promotori di questo lavoro sono stati Jean Goss (morto nel 1991) e sua moglie Hildegard, Adolfo Perez Esquivel e, in Italia, i valdesi Vinay e Lupo, il promotore dei preti operai Sirio Politi, Domenico Sereno Regis e altri. Il MIR si basa sull'incontro interreligioso (quaccheri, valdesi, cattolici, mennoniti, altre religioni) per promuovere la pace, il disarmo, la nonviolenza, i diritti umani. E' uno dei movimenti promotori della campagna di obiezione fiscale alle spese militari.
* Movimento Nonviolento (MN). Il MN fa parte di un movimento mondiale laico che non presuppone una fede religiosa dei suoi membri: il suo nome è WRI (Internazionale dei Resistenti alla Guerra). In Italia il MN si è costituito nel 1961 per opera di Aldo Capitini. Molto apprezzata è la rivista Azione Nonviolenta, nata sulla spinta di questa associazione, nella quale vi è la memoria storica del movimento pacifista e nonviolento italiano.
* Pax Christi. E' un movimento internazionale cattolico per la pace, nato dopo la seconda guerra mondiale, ad opera di due sacerdoti di due paesi nemici, un francese ed un tedesco, che, come segno di riconciliazione, lavorarono contro la guerra. E' presente a livello internazionale in varie nazioni ed è stato riconosciuto dall'ONU come organismo non governativo.
* Servizio Civile Internazionale (SCI). Il SCI è stato fondato a livello internazionale nel 1920 da un obiettore di coscienza svizzero, Pierre Ceresole, che organizzò campi di lavoro per ricostruire alcuni villaggi distrutti dalla prima guerra mondiale. E' un'organizzazione laica di volontariato presente in 60 paesi del mondo ed è membro consultivo dell'Unesco e del Consiglio d'Europa. Ha uno stile di lavoro basato sulla "concretezza" degli interventi. La branca italiana del SCI, fondata nel 1948, è impegnata, anche attraverso campi di lavoro ed il volontariato, nella cooperazione internazionale, per il superamento delle situazioni di diseguaglianza, ingiustizia, sottosviluppo, violazione dei diritti umani
nn so se cosi lo capisci meglio senza offesa
2006-09-11 20:53:14
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answer #10
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answered by Alessio T 2
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