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Ne avete mai sentito parlare? Secondo me è profondamente un genio!

2006-09-07 23:49:36 · 2 risposte · inviata da Anonymous in Arte e cultura Arti visive Arti visive - Altro

2 risposte

.. non è quell'artista concettuale - minimalista francese che realizza le sue tele monocrome (grigie) dipingendo dei numeri in serie? L'artista affronta il tema del tempo: il tempo dell'esistenza e il concetto di durata. Dal 1965 il suo progetto consiste nel contare da 1 all'infinito... è un progetto unico, organico, dinamico , infinito, anzi, l'opera avrà termine con la morte dell'artista stesso. Il suo tentativo è di dipingere il tempo che passsa.
Il colore assume, in questo progetto, un'importanza fondamentale. A partire dal 1975 Opalka aggiunge una minima percentuale di bianco (1%) allo sfondo nero della tela ricoperta da numeri, per rappresentare visivamente lo scorrere del tempo. Il grigio in quanto fusione di nero e bianco, di assenza di colore e totalità del colore annulla il dualismo bianco - nero e rappresenta l'unità del movimento dei colori.
Inoltre alla fine di ogni giornata scatta una foto di se stesso: il parallelismo tra il bianco che aumenta sulla tela e sulla foto rappresenta ulterioremente l'avvicinamento alla morte e alla fine dell'opera in atto....

2006-09-08 00:32:23 · answer #1 · answered by Francy 2 · 0 0

Fra le varie citazioni ho trovato questa che pone in evidenza aspetti particolarmente importanti della sua vita:

Ritroviamo, invece, l’ossessività della memoria e la sua predisposizione alla ripetitività nell’opera e nella storia temporale di un uomo che pur avendo vissuto sulla propria pelle, all’età di nove anni, la tragica condizione di reclusione in un campo di concentramento, perché polacco, non ha mai posto l’accento su di essa: Roman Opalka, nato ad Abeville nel 1931, il quale, dopo una serie di esperimenti fallimentari rivolti al disperato tentativo di dipingere il tempo che passa, rappresentati dai “Chronomes”, illuminato dall’eureka del 1965, decide di consacrare l’intera sua esistenza alla realizzazione di un’opera unica ma infinita. Nasce così il singolare “projet de vie” intitolato “Opalka 1965/8” che consiste nella trascrizione pittorica di una progressione numerica ascendente che avrà termine solo con la morte dell’autore stesso. Si tratta, dunque, di un’opera organica, dinamica, in continuo movimento nel suo accrescersi, inarrestabile e irreversibile come il tempo e la sua memoria. Ma anche di una vera e propria missione, una professione di fede alla quale Roman Opalka si dedica con la massima severità, serietà e costanza. Non si è mai dedicato, infatti, parallelamente alla realizzazione di altri progetti, ma ha scelto impavido la ripetizione di uno stesso gesto. Tra i vari “Détails”, come nomina significativamente i quadri che compongono fisicamente l’illimitatezza mentale di questo “tableau unique”, sparsi per tutto il mondo e tutti rigorosamente dello stesso formato (196x135 cm), esiste, dunque, un legame indissolubile come indissolubile è il rapporto esistente tra i tanti istanti della vita umana, così iscritti nella tela e per sempre. Quello che noi vediamo è, allora, sì, una serie indistinta e processuale di numeri, ma è anche, e soprattutto, la registrazione di un tempo vissuto, di un tempo esistenziale, della durata di Roman Opalka. Inoltre per accentuare la finalità del progetto, a partire dal 1972 ha aggiunto, a questa maestosa architettura pittorica del tempo che fugge, due varianti: l’aggiunta di 1% di bianco in più sul fondo di ciascun dettaglio e lo scatto di un autoritratto al termine della giornata di lavoro. Le tele sempre più bianche, come le foto, per il naturale invecchiamento dell’individuo, ci ricordano l’avvicendarsi della morte e la fine di un progetto tendenzialmente infinito. Una memoria ossessiva, dunque, che, attraverso un approccio filosofico e inimitabile, ripete ciò che di per sé è irripetibile. Che scorre come scorrono i giorni e che parla di ciò che non ha voce, né sapore, di ciò che è per sua natura ineffabile e incommensurabile, eppure sempre presente. Del tempo che passa e delle modifiche che questo sottintende nell’apparente monotonia della ridondanza, della ripetizione dei giorni.
Memoria autobiografica. Intrisa delle stanchezze, le fatiche, le gioie e le sfide di un uomo che ha votato se stesso alla realizzazione concreta di un’idea astratta.

da L'eco della memoria
di Anna Lo Cascio

http://www.luxflux.net/n12/drills2.htm

2006-09-08 21:23:44 · answer #2 · answered by ocima 7 · 0 0

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