Semplice: nessuna.
Solo la fiducia in se stessi e nel Genere Umano, negli Esseri Umani, insieme all'Amore, potrebbe far si di superare le divisioni.
Credere vuol dire annullare e offendere la propria intelligenza e la propria razionalità!
La religione è la più gigantesca utopia, cioè la più gigantesca
“metafisica” apparsa nella storia.
(Antonio Gramsci, «Il materialismo storico e la filosofia di Benedetto Croce», 1948).
Quale luogo spaventevole ha saputo fare della terra il cristianesimo, già per il solo fatto di aver collocato ovunque il crocifisso, e per aver in tal modo designato la terra come il luogo in cui «il giusto viene martirizzato a morte»!
(Friedrich Nietzsche, «Aurora», 1881).
Vi scongiuro, fratelli, rimanete fedeli alla terra e non credete a quelli che vi parlano di sovraterrene speranze! Lo sappiano o no: costoro esercitano il veneficio. Dispregiatori della vita essi sono, moribondi e avvelenati essi stessi, hanno stancato la terra: possano scomparire! Un tempo il sacrilegio contro Dio era il massimo sacrilegio, ma Dio è morto, e così sono morti anche tutti questi sacrileghi.
(Friedrich Nietzsche, «Così parlò Zarathustra», 1885).
L’uomo di fede, il “credente” di ogni specie, è necessariamente un uomo dipendente - un uomo che non può disporre se stesso come scopo, che non può in generale disporre scopi derivandoli da se stesso. Il “credente” non si appartiene, egli può essere soltanto un mezzo, egli deve essere usato, sente la necessità che qualcuno lo usi (Friedrich Nietzsche, «L’Anticristo», 1888).
“Fede” significa non voler sapere quel che è vero.
(Friedrich Nietzsche,«L’Anticristo» 1888).
Definisco il cristianesimo l’unica grande maledizione, l’unica grande e più intima depravazione, l’unico grande istinto della vendetta, per il quale nessun mezzo è abbastanza velenoso, furtivo, sotterraneo, meschino - lo definisco l’unica immortale macchia d’infamia dell’umanità
(Friedrich Nietzsche, «L’Anticristo», 1888).
Mosè, Paolo di Tarso, Costantino, Maometto, in nome di Jahwèh, Gesù e Allah, loro utili finzioni, si danno da fare per gestire le forze oscure che li invadono, li agitano e li tormentano. Proiettando sul mondo le loro perfidie essi lo oscurano ancora di più e non si liberano di nessuna pena. L’impero patologico della pulsione di morte non si cura con un’irrorazione caotica e magica, ma con un lavoro filosofico su di sé. Un’introspezione ben condotta ottiene che arretrino i sogni e i deliri di cui si nutrono gli dèi. L’ateismo non è una terapia, ma una salute mentale recuperata
(Michel Onfray, «Trattato di Ateologia», 2005).
Il silenzio di Dio permette la chiacchiera dei suoi ministri che usano e abusano dell’epiteto: chiunque non crede al loro Dio, dunque a loro, diventa immediatamente un ateo
(Michel Onfray, «Trattato di Ateologia», 2005).
L’esistenza di una creazione senza Dio, senza scopo, mi sembra meno assurda che la presenza di un Dio perfetto, che crea un uomo imperfetto per fargli correre il rischio di una punizione infernale
(Armand Salacrou, «Certezze e incertezze», 1954).
Fossi stato Dio, mi sarei suicidato per liberare l’umanità
(Nikos Lygeros, «Prometeo e Atena»).
Le preghiere non cureranno l’AIDS. La ricerca sì
(Pubblicità promossa dall’American Foundation for AIDS Research, a cui sono stati tagliati i fondi a causa delle lamentele dei religiosi).
Il monoteismo è una schifezza, come tutti i dispotismi. La specie è, per natura, democraticamente politeista, a parte quell’élite, frutto della evoluzione, che ha potuto liberarsi interamente dal bisogno del divino (Salman Rushdie).
Personalmente non ho nulla contro chi crede in un Dio, non importa quale. Sono contrario a chi pretende che il suo Dio sia l’autorità che gli permette di imporre delle restrizioni allo sviluppo e alla gioia dell’umanità (Alexander S. Neill, «Summerhill», 1960).
Chiedo ai genitori di far nascere una civiltà su cui non pesi il peccato originale. Chiedo ai genitori di eliminare ogni necessità di redenzione semplicemente dicendo ai figli che essi sono nati buoni, non cattivi. Chiedo ai genitori di dire ai bambini che è questo mondo che può essere e deve essere reso migliore, di impiegare qui e ora le loro energie e non in una mitica vita eterna di là da venire (Alexander S. Neill, «Summerhill», 1960).
Se vogliamo che i nostri figli mantengano uno spirito sano, dobbiamo guardarci dall’insegnare loro dei falsi valori. Molte persone che hanno dei dubbi sulla religione cristiana non esitano a insegnare ai loro figli ciò di cui loro stessi non sono convinti. Quante madri credono realmente in un inferno che brucia e in un dorato paradiso pieno di arpe? Nonostante ciò migliaia di madri incredule sviano l’anima dei loro figli tenendo in piedi queste storie ridicole e antiquate
(Alexander S. Neill, «Summerhill», 1960).
Quando ero ragazzino mio padre voleva che io fossi un bravo cattolico e che io mi confessassi tutte le volte che avevo pensieri impuri sulle ragazze. Così ogni sera io diventavo rosso a confessare i miei pensieri. Così successe una sera, e poi un’altra sera, e così via. Dopo una settimana decisi che la religione non era fatta per me
(Fidel Castro, in «The Economist», 1997).
Non c’è in fondo che una definizione valida: l’ateo è un credente divenuto adulto
(Thomas Cleaners jr., «Dio, l’oroscopo e altri veleni», 2000).
C’è un senso del blasfemo che viene dal dolore ed è quindi più sincero di qualsiasi discorso di speranza. Il grottesco è oggi il modo che ci pare più adeguato per parlare di Dio
(Franco Maresco).
La morale è roba troppo seria per lasciarla nelle mani delle religioni (Pino Caruso). Facile essere Dio. Difficile è essere uomini (Pino Caruso). Piuttosto che pretendere da me spiegazioni sul mio comportamento, Dio dovrebbe fornirmele sul Suo (Pino Caruso). Il problema non è la libertà delle religioni ma la libertà dalle religioni (Pino Caruso). Quando parlo di Dio, non è di Dio che parlo ma dell’idea che gli uomini hanno di Dio (Pino Caruso). Nessuno è più pericoloso di chi crede che i propri pensieri siano i pensieri di Dio (Pino Caruso).
Fondamentalmente la religione ha paura della vita. È un modo di fuggire dalla vita. Scredita la vita qui e ora, perché è un semplice preliminare a una vita più piena, ancora da venire
(Alexander S. Neill, «Summerhill», 1960).
Io non credo a quelle persone che sanno così bene che cosa vuole Dio, perché noto che questo corrisponde sempre a quello che essi stessi vogliono (Susan Brownell Anthony).
La Chiesa è una sposa sbandata che, in mezzo alla piazza, scopa con banchieri e diplomatici, avvelenando al tempo stesso la vita ai ragazzini che si fanno una **** (Vladimir Senakowsky).
Il miglior consiglio che posso dare a chiunque voglia far crescere un bambino felice e mentalmente sano è: tenetelo lontano dalle chiese appena potete (Frank Zappa).
Il pensiero di Dio è totalmente assente dalle preoccupazioni quotidiane della maggioranza degli uomini contemporanei. Tuttavia, le credenze religiose quasi viscerali derivate dai millenni passati permangono in loro senza essere sradicabili […] In realtà, per la maggior parte degli uomini Dio non esiste
(Marcel Légaut).
Il più grande sforzo della teologia è stato sempre quello di scagionare Dio (Carlo Gragnani, «A conti [quasi] fatti», 1989).
Meno si crede in Dio, più si capisce che altri ci credano
(Jean Rostand, «Inquietudini di un biologo», 1967).
Nessun vero tiranno conosciuto della storia è mai stato responsabile di un solo centesimo dei delitti, dei massacri, e di tante atrocità attribuite al Dio della Bibbia (Steve Allen, «Sulla religione della Bibbia e sulla moralità», 1990).
Ogni uomo pensa che Dio è dalla sua parte. Il ricco e il potente lo sanno (Jean Anouilh).
Tu puoi citare cento riferimenti per mostrare che il Dio biblico è un sanguinario tiranno, ma loro scoveranno due o tre versi che dicono «Dio è amore», e loro dichiareranno categoricamente che TU prendi le cose al di fuori del contesto!
(Dan Barker, «Perdendo fede nella fede: da predicatore ad ateo», 1992).
Tu (prete) credi in un libro in cui ci sono animali parlanti, maghi, streghe, demoni, bastoni che si trasformano in serpenti, cibo che cade dal cielo, tizi che camminano sull’acqua e ogni tipo di storie magiche, assurde e primitive, e mi vieni a dire che noi siamo quelli che hanno bisogno di aiuto? (Dan Barker,
«Perdendo fede nella fede: da predicatore ad ateo», 1992).
La Verità non richiede fede. Gli scienziati non uniscono le mani ogni domenica salmodiando «Sì, la gravità è vera! io avrò fede! Io sarò forte! Io credo nel mio cuore che tutto quello che va su, su, su deve venire giù, giù, giù, Amen!». Se lo facessero, potremmo pensare che siano poco sicuri della verità gravitazionali (Dan Barker, «Perdendo fede nella fede: da predicatore ad ateo», 1992).
L’agnosticismo: una disciplina dello spirito che mantiene aperte tutte le porte dell’ignoto (André Malraux).
L’Umanità ha le stelle nel suo futuro, e il futuro è troppo importante per essere perso a causa della sua follia infantile e della superstizione che la mantiene nell’ignoranza
(Isaac Asimov).
È religione anche non credere in niente
(Cesare Pavese, «La casa in collina», 1949).
L’avvenire è l’unica trascendenza degli uomini senza Dio
(Albert Camus, «L’uomo in rivolta», 1951).
L’unica giustificazione possibile per Dio è che non esiste
(Albert Camus).
Quando Dio tace, gli si può far dire quello che si vuole
(Jean Paul Sartre, «Il diavolo e il buon Dio», 1951).
L’ateismo non è una conclusione, è un punto di partenza (Mathieu Delarue).
Non si diventa atei per adottare delle nuove credenze, ma per diventare liberi (Mathieu Delarue).
Per un fanciullo la religione significa semplicemente paura. Dio è un uomo potente che vede tutto; Egli può vederti dovunque tu sia. Per un fanciullo spesso ciò significa che Dio può persino vedere quello che avviene sotto le coperte. E introdurre la paura nella vita di un fanciullo è il peggiore di tutti i delitti
(Alexander S. Neill, «Il fanciullo difficile», 1927).
Siccome Dio poteva creare una libertà che non consentisse il male (cfr. lo stato dei beati liberi e certi di non peccare), ne viene che il male l’ha voluto lui. Ma il male lo offende. È quindi un banale caso di masochismo
(Cesare Pavese, «Il mestiere di vivere», 1938).
Quando una religione ha la pretesa di imporre la sua dottrina all’umanità intera, si degrada a tirannia e diventa una forma di imperialismo (Rabindranath Tagore, «Discorso per il centenario di Ramakrishna», 1937).
Quando si è vinti si diventa cristiani
(Ernest Hemingway, «Addio alle armi», 1929).
L’uomo non può vivere senza una perenne fiducia in qualcosa d’indistruttibile in sé, la qual cosa non esclude che, sia tale fiducia, sia quell’elemento indistruttibile, gli possano restare perennemente nascosti. Uno dei modi coi quali può esprimersi questo nascondimento è la fede in un Dio personale
(Franz Kafka, «Quaderni in ottavo», 1917).
La teologia è il tentativo di spiegare l’inconoscibile nei termini di ciò che non vale la pena conoscere
(Henry Louis Mencken, «Trattato sugli Dei», 1930).
La fede: una credenza assurda nell’eventualità dell’improbabile (Henry Louis Mencken, «Trattato sugli Dei», 1930).
La parola “credere” è una cosa difficile per me. Io non credo. Devo avere una ragione per certe ipotesi. Anche se conosco una cosa non è detto che debba crederci (Carl Gustav Jung).
La religione è ciò che l’individuo fa con la propria solitudine (Alfred North Whitehead).
La malattia dell’uomo è la coscienza, la malattia della coscienza è dio (Antonin Artaud).
La fede è un crampo, una paralisi, un’atrofia della mente in certe posizioni (Ezra Pound, «Selected Prose», 1921).
Se qualcuno giunge al punto di accettare acriticamente tutte le assurdità che le dottrine religiose gli trasmettono, e perfino di ignorarne le contraddizioni vicendevoli, la sua debolezza intellettuale non deve stupirci oltremodo
(Sigmund Freud, L’avvenire di un’illusione, 1927).
La nostra concezione di Dio deriva dall’antico dispotismo orientale, ed è una concezione indegna di uomini liberi. Non ha rispetto di sé stesso chi si disprezza e si definisce miserabile peccatore […] Non bisogna rimpiangere il passato o soffocare la libera intelligenza con idee che uomini ignoranti ci hanno propinato per secoli. Occorre sperare nell’avvenire e non voltarsi a guardare a cose ormai morte che, confidiamo, non rivivranno più in un mondo creato dalla nostra intelligenza
(Bertrand Russell, «Perché non sono cristiano», 1927).
Se un filosofo è un uomo cieco, in una stanza buia, che cerca un gatto nero che non c’è, un teologo è l’uomo che riesce a trovare quel gatto
(Bertrand Russell, «Perché non sono cristiano», 1927).
Una cosa mi ha sempre profondamente stupito: che i credenti di tutti i tempi abbiano cercato e fornito prove dell’esistenza di Dio. E, naturalmente, tutte queste prove sono irrefutabili per coloro che le utilizzano. Disgraziatamente sono tali soltanto per loro: provano che essi credono in Dio, e niente più
(Félix Le Dantec, «L’ateismo», 1910).
La psicoanalisi ci ha insegnato a riconoscere l’interconnessione esistente tra complesso paterno e fede in Dio, ci ha indicato che il Dio personale non è altro, psicologicamente, che un padre innalzato, e ci pone ogni giorno sotto gli occhi i casi di giovani che perdono la fede religiosa appena vien meno in loro l’autorità paterna (Sigmund Freud, «Un ricordo d’infanzia di Leonardo da Vinci», 1910).
La Bibbia è letteratura, non dogma (George Santayana,
«Introduzione all’Etica di Spinoza», 1910).
La religione è una delle forme dell’oppressione spirituale (Nikolaj Lenin, «Socialismo e religione», 1905).
Ti bastano?
:)
2006-09-01 10:13:54
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answer #1
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answered by Mikè 3
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